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Belinskij, Vissarion Grigorevič.

Critico letterario e saggista russo. Compiuti gli studi presso l'università di Mosca, frequentò il circolo filosofico-letterario di Stankevic, dove veniva propugnato l'idealismo tedesco. Svolse l'attività di critico giornalistico, dirigendo la rivista "Molva" e l'"Osservatore moscovita"; collaborò agli "Annali patrii" e al "Contemporaneo". Viene considerato il fondatore della critica letteraria russa e dell'estetica materialistica, nonché il propugnatore teorico del realismo in Russia. Il tono della sua critica e la caratteristica passionalità lo fecero soprannominare il "Vissarione furioso". Le sue teorie sull'arte sono compendiate da queste parole: "L'arte è la ricreazione della realtà; per conseguenza il compito dell'artista non è di correggere o di abbellire la vita, ma di mostrarla quale è nella realtà. Shakespeare non pensa a mostrare o a dimostrare qualche cosa; egli si limita a dipingere la vita quale essa è". Tipico rappresentante della nuova intelligencija borghese, definì Puškin (in una serie di undici articoli apparsi fra il 1843 e il 1846) come scrittore che faceva l'"arte per l'arte"; di Gogol riconobbe la grandezza pur non apprezzando il carattere della psicologia artistica gogoliana. Tra le sue opere ricordiamo: Fantasie letterarie (1834), Sul racconto russo e sui racconti del signor Gogol (1835), Le opere di A. Puškin (1843-46), Lettera a Gogol (1847) (Sveaborg, Helsinki 1811 - Pietroburgo 1848).