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Belgio.

Stato (30.528 kmq; 10.417.000 ab.) dell'Europa centro-occidentale. Confina a Nord con i Paesi Bassi, a Est con la Germania, a Sud-Est con il Lussemburgo, a Sud e Sud-Ovest con la Francia e si affaccia per breve tratto a Nord-Ovest sul Mare del Nord. Capitale: Bruxelles. Città principali: Anversa, Bruges, Gand, Liegi, Hasselt, Aarlen e Namur. Ordinamento: Monarchia costituzionale parlamentare. Il potere esecutivo è esercitato dal re, capo dello Stato, e dal Consiglio dei ministri da lui nominato; il potere legislativo spetta al re e al Parlamento, composto dalla Camera dei rappresentanti e dal Senato. Lo Stato è diviso in dieci province amministrative. Moneta: fino al 31 dicembre 2001, franco belga; dal 1° gennaio 2002, euro. Lingue ufficiali: neerlandese (dialetto fiammingo) e francese (dialetto vallone). Religione: cattolica; esistono minoranze protestanti. Popolazione: è formata da due gruppi etnici ben distinti: i Fiamminghi (50%), stanziati rispettivamente a Nord e a Sud di una linea che attraversa da Est a Ovest il Paese (poco a Sud di Bruxelles); i Valloni, il gruppo etnico francofono. La capitale, insieme alle minoranze tedesche lungo il confine germanico e lussemburghese, è un'isola bilingue nel Brabante fiammingo. La densità è di 341 ab./kmq, la più elevata d'Europa, e raggiunge punte massime nelle province del Brabante e di Anversa.

GEOGRAFIA

Morfologia: il territorio è molto vario sia come morfologia che come struttura. Posto tra l'Altopiano delle Ardenne e il Mare del Nord, è diviso, dal punto di vista morfologico, in tre zone distinte: a Sud l'Alto B., occupato dall'Altopiano delle Ardenne, ultima parte del Massiccio Scistoso Renano (la cima più elevata è il Botrange, 694 m); i rilievi sono incisi dalla Mosa e dai suoi affluenti che hanno scavato profonde valli. Nel centro il Medio B., corrispondente alla regione storica del Brabante, occupato da rilievi che digradano progressivamente con terrazze verso la pianura; è attraversato da numerosi fiumi che scorrono tra il bacino della Mosa-Sambre e quello della Schelda. A Nord il Basso B., formato dalla pianura costiera delle Fiandre, caratterizzata da dune sabbiose di formazione eolica. Un tempo questa zona era acquitrinosa; è stata prosciugata mediante un sistema di canali che, permettendo il deflusso delle acque, hanno reso possibile il recupero di vaste aree, i polders, ora abitate. ║ Idrografia: i fiumi sono numerosi e quasi interamente navigabili sia perché scorrono in pianura, sia perché sono sempre ricchi di acqua. Sono collegati tra loro e con i più importanti porti del Mare del Nord grazie a una fitta rete di canali. I principali sono la Schelda, che attraversa le Fiandre; la Mosa, la cui pittoresca vallata si estende fra i rilievi delle Ardenne, i loro affluenti Lys, Sambre, Semois, Ourthe, Lesse. ║ Clima: il clima è di tipo atlantico, con inverni non troppo rigidi, estati fresche e precipitazioni uniformemente distribuite nel corso dell'anno. È favorevole allo sviluppo della vegetazione, costituita prevalentemente da foreste di latifoglie.
Cartina del Belgio

La valle della Mosa presso Namur, in Belgio

Scorcio di Bruges

Il centro storico di Anversa visto dalla Schelda


ECONOMIA

L'economia belga si fonda sull'attività industriale, alla cui base sono i grandi giacimenti carboniferi: più antico e ormai in via di esaurimento quello meridionale, nella regione Sambre-Mosa, più recente e modernamente attrezzato quello settentrionale della Campine. La ricchezza di carbone e la vicinanza degli sbocchi marittimi, nonché i giacimenti di minerali di ferro francesi e lussemburghesi hanno favorito lo sviluppo dell'industria siderurgica, per cui il B. si trova fra i grandi produttori mondiali di acciaio e di ghisa; notevole anche la metallurgia dello zinco e del piombo, come pure dei concentrati di rame e dei minerali uraniferi. Sono poi rappresentate tutte le industrie manifatturiere, dal settore meccanico (locomotive, autoveicoli, materiale elettrico) a quello chimico (fertilizzanti, esplosivi, prodotti farmaceutici), da quello tessile (lana e lino) a quello alimentare (zuccherifici, industrie conserviere). Anversa, sulla riva destra della Schelda, è il maggiore porto e centro commerciale del Paese. Seguono Gand, rinomata per le industrie tessili, e Liegi al centro di un grande bacino carbonifero. L'agricoltura (cereali, patate, barbabietole e lino) occupa solo il 15% della popolazione attiva; l'allevamento (bovini) concorre per 3/4 alla formazione del reddito agricolo. Il B. detiene il primato mondiale della densità ferroviaria. Notevole anche il sistema di navigazione interna, che sfrutta i fiumi (quasi tutti navigabili) e i numerosi canali.

STORIA

La storia del B., nato ufficialmente nel 1830, ebbe inizio con la costituzione, sotto l'Impero romano, della Provincia Belgica, divisa sotto Diocleziano in due entità distinte: Belgica prima, con capoluogo l'odierna Treviri, e Belgica secunda, con capoluogo Reims. In età medioevale il territorio, che sotto il dominio franco aveva fatto parte dei regni di Austrasia e di Neustria e in cui già da alcuni secoli si erano andati distinguendo due diversi gruppi linguistici (progenitori degli odierni fiammingo, dialetto germanico, simile all'olandese e vallone, dialetto francese), si disintegrò in innumerevoli Principati, laici e vescovili, tra cui assunsero particolare importanza quelli di Liegi, Cambrai, Namur, Fiandra, Gheldria, Brabante, Limburgo e Lussemburgo. Una parte di tali Principati era sottoposta alla sovranità dell'Impero germanico, un'altra parte a quella della Corona francese. Legato all'Olanda dal 1493 nella comune denominazione di Paesi Bassi, il territorio belga, a differenza di quello olandese che nel 1579 si era reso indipendente dalla Spagna, entratane in possesso attraverso la casa d'Asburgo, rimase assoggettato al dominio spagnolo sino al 1713; a quell'epoca, in seguito al trattato di Utrecht, passò sotto la sovranità austriaca. Le riforme introdotte dall'imperatore Giuseppe II favorirono la ripresa economica del Paese, ma incontrarono la dura opposizione della classe clerico-conservatrice. Costituitosi in Repubblica degli Stati Uniti del B. in seguito alla Rivoluzione brabantina del 1789, dopo alcuni anni di violenze interne tra conservatori e progressisti appoggiati rispettivamente dalle armi austriache e francesi, venne incorporato dalla Francia rivoluzionaria (1792). Nel 1815, sulla base delle decisioni del Congresso di Vienna, fu riunito all'Olanda, sotto la sovranità di Guglielmo I di Orange-Nassau, col compito di costituire uno Stato-cuscinetto contro un'eventuale insurrezione della Francia rivoluzionaria. Le potenze restauratrici non tennero alcun conto delle aspirazioni nazionali del popolo belga, che finirono col determinare l'alleanza tra le varie forze nazionali, in particolare tra la nobiltà clerico-conservatrice e la borghesia liberale, le quali per motivi diversi avversavano l'assolutismo di Guglielmo I e aspiravano alla costituzione di uno Stato indipendente. I Belgi erano circa il doppio degli Olandesi, ma le due comunità avevano un numero uguale di rappresentanti agli Stati Generali e il Governo, monopolizzato da funzionari olandesi, teneva conto soprattutto degli interessi di questa parte della popolazione. La Rivoluzione parigina del luglio 1830 ebbe vasta eco nel B., dove sin dal 1828 le due maggiori correnti di opposizione, liberale e cattolica, si erano alleate contro l'Olanda. Il 25 agosto si ebbero delle dimostrazioni a Bruxelles e, contemporaneamente, scoppiarono delle rivolte anche nei centri di provincia. Il re si limitò a mandare a Bruxelles i due figli; il principe d'Orange si impegnò a sostenere il programma liberale che chiedeva la completa separazione del B. dall'Olanda. Il re acconsentì e il 29 settembre gli Stati Generali votarono a favore della scissione. Intanto a Bruxelles la situazione era passata sotto il controllo degli insorti: i soldati olandesi vennero cacciati e si istituì un Governo provvisorio, di cui facevano parte sia i rappresentanti della vecchia nobiltà cattolico-clericale, che si era opposta al riformismo e all'accentramento statale di Guglielmo I, sia quelli della giovane borghesia liberale. Il 4 ottobre venne proclamata l'indipendenza del B., cui seguì la firma di un armistizio con l'Olanda e il riconoscimento, nel novembre successivo, (Conferenza di Londra) da parte delle grandi potenze europee, che dichiararono la neutralità "perpetua" del B. Nel febbraio 1831 venne promulgata la nuova Costituzione; essa risultò essere la più liberale delle costituzioni europee del tempo e pur salvaguardando il principio monarchico, proponeva notevoli limitazioni all'autorità del re. Poiché era stata affermata l'ineleggibilità dei membri della famiglia olandese degli Orange-Nassau, il re fu scelto, nel giugno successivo, dai rappresentanti del popolo (il nuovo Congresso nazionale era stato eletto da circa trentamila elettori, su una popolazione di quattro milioni), nella persona del principe Leopoldo di Sassonia-Coburgo-Gotha, che giurò fedeltà alla Costituzione assumendo il nome di Leopoldo I (1831-1865). Nel 1831 egli sposò la figlia maggiore di Luigi Filippo d'Orléans, rendendo più stretti i legami con la Francia, e sotto la sua guida il B. riuscì a conciliare nazionalismo e costituzionalismo, conservatorismo cattolico e liberalismo. In tal modo, su una linea di compromesso tra le varie forze, il nuovo Stato andò assestandosi e sviluppandosi in uno spirito di moderazione borghese che consentì al Paese di progredire pacificamente e di costituire un vasto impero coloniale in Africa (Congo belga), esteso su un territorio di oltre due milioni di kmq, ricco di risorse minerarie e inizialmente riconosciuto come proprietà personale di re Leopoldo II (1865-1909). Per quanto legato agli interessi della borghesia imprenditoriale, il Governo belga seppe dimostrarsi abbastanza duttile da riuscire a sostenere, nel corso della seconda metà del XIX sec., gli assalti dei movimenti democratici, cui non mancò tuttavia di opporre una certa resistenza. Solo, infatti, nel 1867 le associazioni operaie furono legalmente autorizzate, sotto forma di Società di mutuo soccorso. Nel 1885 poté essere costituito il Partito socialista, ma l'elettorato rimase limitato a meno del 5% della popolazione sino al 1893 quando, dopo un grandioso sciopero generale proclamato dal Partito operaio al quale aderirono circa trecentomila lavoratori (aprile 1893), fu varata una riforma elettorale che consentì ai socialisti, capeggiati da E. Anseele ed E. Vandervelde, di eleggere una trentina di deputati. Pertanto, a partire dagli ultimi anni del secolo, il Partito socialista belga assunse le caratteristiche di un partito parlamentare, concentrando gran parte delle sue energie nel rivendicare misure di legislazione industriale per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Sino al 1921, tuttavia, fu impedita la costituzione di un sindacato che consentisse ai lavoratori di opporre una loro forza organizzata a quella padronale. L'ininterrotto sviluppo economico del Paese subì una drammatica battuta d'arresto nel corso della prima guerra mondiale, in seguito alla violazione della neutralità da parte delle truppe tedesche nell'agosto 1914 che portò all'occupazione di tutto il Paese, costringendo il Governo ad abbandonare il B. e a stabilirsi a Le Havre, in Francia. La popolazione oppose una coraggiosa resistenza, senza tuttavia poter impedire la devastazione del Paese, le cui condizioni resero lungo e difficile l'assestamento del dopoguerra. Notevole fu in quegli anni la pressione esercitata dai socialisti, che erano entrati a far parte del Governo durante la guerra e che nelle elezioni del 1919 avevano quasi raddoppiato la loro rappresentanza parlamentare, conquistando settanta seggi. Nonostante la forte opposizione degli industriali, fu approvata la legge sulla giornata lavorativa di otto ore e furono apportate importanti innovazioni al sistema fiscale; venne anche istituito un sistema di pensioni di vecchiaia. Quando, però, i timori della borghesia si attenuarono, la resistenza contro queste misure si fece più energica e, negli anni immediatamente successivi, la coalizione di Governo cattolico-liberale ridusse i sussidi di disoccupazione e modificò la legge sulle pensioni, violando in vari modi i diritti che i lavoratori avevano conquistato nel 1919. Questa politica reazionaria rafforzò il Partito operaio che, nonostante il distacco della sua ala sinistra costituitasi in Partito comunista, nelle elezioni politiche del 1925 conquistò 78 seggi, affermandosi come il maggiore partito belga. Accettò, così, di partecipare a un Governo di coalizione con i cattolici, sulla base di un programma che si proponeva la stabilizzazione della moneta; il tentativo fallì e la moneta subì un crollo catastrofico, accompagnato da una cospicua "fuga di capitali". Al Governo cattolico-socialista si sostituì una coalizione di tutti i partiti, sotto la presidenza di Henry Jaspar. Il nuovo Governo riuscì nel compito di stabilizzare la moneta, ma quando sembrava che, bloccata la spirale inflazionistica, la situazione stesse normalizzandosi, l'economia belga fu coinvolta nella grande depressione economica mondiale, particolarmente grave per un Paese come il B., dipendente in larga misura dal commercio estero. La crisi economico-finanziaria ebbe notevoli ripercussioni anche sul piano politico, in seguito alla nascita del Movimento rexista e del Movimento nazionale fiammingo, raggruppamenti che si indirizzarono verso il Fascismo e che opposero violente reazioni alla politica intrapresa dal Governo, presieduto dal cattolico Paul van Zeeland. In una situazione che tra il 1920 e il 1940 vide il susseguirsi di una ventina di Governi, il Movimento rexista, fondato da Léon Degrelle nel 1934, guadagnò rapidamente terreno, facendo appello, contemporaneamente, al nazionalismo estremista, al conservatorismo cattolico, al militarismo, nonché al malcontento dei disoccupati e a quello della piccola borghesia colpita dalla svalutazione monetaria. Un'ulteriore lacerazione del tessuto nazionale si ebbe dopo l'attacco hitleriano sferrato il 10 maggio 1940, che portò all'occupazione tedesca del Paese nel giro di un paio di settimane. Mentre re Leopoldo II (succeduto al padre Alberto nel 1934) si consegnava al nemico e i vari raggruppamenti fascisti si ponevano al servizio dell'occupante, le forze democratiche cominciarono a organizzare la resistenza, incoraggiate dal Governo in esilio. Date le molte difficoltà e le resistenze dei conservatori, nel periodo prebellico il B. era rimasto arretrato, rispetto agli altri Paesi dell'Europa settentrionale, nel miglioramento della legislazione sociale e delle riforme democratiche, tanto che le donne furono escluse dal voto sino al 1949. Superata la lunga e dura parentesi della guerra, il B. (nelle elezioni politiche del 1946 i cattolici conquistarono 92 seggi, i socialisti 69, i comunisti 23, i liberali 16) dovette affrontare, da un lato, il problema della ripresa economica, dall'altro, quello dell'unità nazionale. Mentre la prima fu facilitata da un efficace piano di stabilizzazione monetaria, attuato dopo la liberazione di Bruxelles nel settembre 1944, il problema dell'unità nazionale fu reso ancor più difficile dal dissidio sulla questione dinastica (nel 1944 era stato riconosciuto come reggente il fratello del re, principe Carlo), risolta solo nel luglio 1951 con l'abdicazione di Leopoldo in favore del giovane figlio Baldovino. Risolto il problema dinastico, rimase aperta la cosiddetta questione linguistica, determinata dalla ribellione del gruppo fiammingo contro il tradizionale predominio culturale francese. A complicare la situazione si aggiunse la decadenza economica delle province valloni, provocata dalla crisi dei settori produttivi tradizionali, in particolare di quello carbonifero. Pertanto, mentre il Paese andava intensificando il proprio impegno internazionale con l'adesione a vari organismi europei e atlantici, la politica blandamente riformista portata avanti dal Partito cristiano-sociale, rimasto alla guida del Governo dopo l'espulsione dei comunisti nel 1947 e la perdita di voti dei socialisti nel 1949 (una ripercussione sia della guerra fredda che, forse, della partecipazione elettorale delle donne), non riusciva a risolvere le più gravi questioni di ordine interno. A questi motivi di turbamento si aggiunse nel 1960 un altro grave motivo, provocato dalla disastrosa politica di decolonizzazione attuata nel Congo, che determinò la caduta del Governo di coalizione tra cristiano-sociali e liberali. La successiva politica perseguita da un Governo di centro-sinistra si dimostrò non meno fallimentare e nel 1966, in seguito alla forte avanzata dei liberali passati da 20 a 48 seggi, si ricostituì la precedente coalizione. Il nuovo Governo si trovò a dover fronteggiare due gravi ordini di problemi: da un lato, il deterioramento della situazione economico-finanziaria, dall'altro, la crescente tensione tra fiamminghi e valloni. Mentre nell'ambito della politica economica si ebbero risultati apprezzabili, l'esasperazione del contrasto linguistico portò a violente agitazioni che minarono la stessa unità del partito cristiano-sociale, determinando nel febbraio 1968 la caduta del Governo e una nuova consultazione elettorale, svoltasi nel marzo successivo. L'ulteriore regresso dei cristiano-sociali, passati dai 96 seggi del 1961 a 59, e dei socialisti, passati da 84 a 69 seggi a tutto vantaggio dei liberali e dei partiti rappresentanti l'estremismo linguistico, non consentì di creare le basi per una seria alternativa politica. Data anche la critica situazione economica, dovuta all'appesantimento del debito pubblico, ben scarsi furono i margini di manovra offerti al Governo di centro-sinistra presieduto dal cristiano-sociale Gaston Eyskens, dopo una crisi durata ben 132 giorni. Il nuovo Governo si impegnò a promuovere una riforma costituzionale, tendente a risolvere il difficile e annoso problema della convivenza tra le diverse comunità etniche e linguistiche. La riforma, attesa da oltre 15 anni, venne approvata dal Parlamento nel luglio 1971. La nuova Costituzione, che sostituì quella centralizzata del 1830, diede vita a una struttura statale comunitaria o regionalista, con la presenza di tre Cantoni: Vallonia, Fiandre e territorio tedesco dell'Est, aventi come lingue ufficiali, rispettivamente, il francese, il fiammingo e il tedesco, fermo restando il bilinguismo della capitale, Bruxelles, riconosciuta come territorio a sé stante. L'entrata in vigore della nuova Costituzione lasciò, però, irrisolti molti problemi e le elezioni legislative del novembre 1971 confermarono il processo di frammentazione politica dell'elettorato, che si orientò verso le formazioni linguistiche francesi e fiamminghe (da una parte verso il Front Democratique des Francophones e il Rassemblement Wallon, che ottennero insieme l'11,23% dei voti; dall'altra verso il Volksunie, che ottenne l'11,11%), a spese dei tre partiti tradizionali: cristiano-sociale, socialista e liberale. Nel corso del 1972, le difficoltà politiche aumentarono, rendendo sempre più difficile la posizione del Governo Eyskens, che in novembre venne costretto a dimettersi. Nel gennaio 1973 si costituì un Governo tripartito (socialisti, socialcristiani, liberali), guidato dal socialista Edmond Leburton. Sin dalla sua nascita esso apparve poco vitale e, a distanza di un anno, si aprì una nuova crisi, seguita da elezioni anticipate nel marzo 1974. Smentendo i pronostici della vigilia favorevoli ai partiti "federalisti", cioè vallone e fiammingo, i risultati indicarono invece un regresso, a vantaggio soprattutto dei socialcristiani che conquistarono 71 seggi, guadagnandone quattro, mentre immutate rimasero le posizioni di socialisti e liberali, che conquistarono rispettivamente 60 e 31 seggi. Non essendo stato possibile ricostituire la coalizione tripartita, nel maggio successivo si dette vita a un Governo di minoranza (192 seggi su 212) tra socialcristiani e liberali, presieduto dal leader del Partito cristiano-sociale Leo Tindemans che, potendo contare sull'appoggio di una parte dei raggruppamenti vallone e fiammingo, si impegnò ad attuare una "buona regionalizzazione", basata su un allargamento delle competenze spettanti alle regioni, estese ai problemi urbanistici, all'assetto del territorio, all'ecologia, alla politica fondiaria e a quella economica, energetica, sanitaria, della famiglia, ecc. Nelle elezioni amministrative del 1976 si registrò una avanzata del Fronte democratico dei francofoni (Bruxelles), del Partito socialcristiano (Fiandra) e del Partito socialista (Vallonia). Nel 1977 scoppiò una nuova crisi di Governo e il re Baldovino dovette sciogliere il Parlamento. Nelle elezioni dell'aprile i socialcristiani registrarono una forte avanzata e la coalizione di Governo diretta da Tindemans si allargò a comprendere i socialisti. Nel 1978 il B. intervenne militarmente nello Zaire per curare i propri interessi economici. Questo intervento provocò una crisi tra socialisti e socialcristiani, in seguito alla quale Tindemans rassegnò le dimissioni (giugno 1978); gli successe Vanden Boeynants, del Partito socialcristiano. Nelle elezioni del dicembre 1978 i socialcristiani compirono una grande avanzata, a scapito dei partiti nazionalisti fiamminghi e socialisti. Nell'aprile 1979 Wilfred Martens, socialcristiano, riuscì a dar vita a un nuovo Governo, rivelatosi anch'esso assai instabile a causa dei vari disaccordi sorti sulla composizione del Parlamento regionale a Bruxelles. Nel 1980 venne approvata la riforma per la costituzione dei Consigli regionali in Vallonia e nelle Fiandre, ricomponendo in tal modo le due fazioni più avverse: Fiamminghi e Valloni. Pochi mesi dopo, però, il Governo Martens cadde, in seguito al dissenso dei socialisti nei confronti della proposta, avanzata dagli alleati di Governo, di un piano di contenimento salariale e di modifica della scala mobile. Con i liberali all'opposizione, anche il successivo Governo retto da Gaston Eyskens si rivelò incapace di porre fine ai contrasti politici tra i partiti dell'area governativa. Si giunse, così, alle elezioni anticipate dell'ottobre 1981 che fecero registrare una secca sconfitta dei socialcristiani, mentre i socialisti e soprattutto i liberali ottennero un buon risultato. Nel dicembre 1981, Martens dette vita a un Governo di coalizione tra socialcristiani e liberali. Nonostante la conferma nelle elezioni amministrative del 1982, la coalizione di centro-destra incontrò crescenti difficoltà a causa della sua rigida politica economica e sociale. All'inizio del 1983, per la prima volta nella storia del B., i due sindacati rivali, quello cattolico e quello socialista, sottoscrissero un'alleanza, ponendo fine alla tregua sociale sottoscritta due anni prima. Le agitazioni sindacali che ne seguirono vennero composte all'inizio del 1984, allorché il Governo concesse una serie di garanzie sull'occupazione e sulla difesa dei livelli salariali. Nel 1985 Martens rassegnò le dimissioni, in seguito alla tragedia dell'Heysel (lo stadio in cui 38 persone persero la vita prima dell'incontro di calcio Juventus-Liverpool). Vennero, allora, indette nuove elezioni (13 ottobre) che confermarono al potere la coalizione di centro-destra. Nel frattempo, però, l'attenzione dell'opinione pubblica si spostò verso i rapporti con la NATO e sul problema dell'installazione dei missili Cruise. Mentre in tutto il Paese trovavano largo seguito posizioni di dissenso, fece la sua apparizione il terrorismo, un fenomeno del tutto inedito in B., che si assommava alle tradizionali frizioni tra fiamminghi e valloni. Nelle nuove elezioni politiche del 13 dicembre 1987 si registrò il clamoroso successo del Partito socialista che, dopo 50 anni, ritornò a essere la principale forza politica del Paese. Nel 1988 Martens, rovesciando l'alleanza di centro-destra, formò il suo ottavo Governo, basato su una coalizione tra cristiano-sociali, socialisti e Volksunie. Le elezioni del 1991 videro invece un calo dei democristiani e dei socialisti, mentre si affermarono i movimenti dei verdi e dell'estrema destra. L'anno seguente a Martens successe alla guida del Governo Jean-Luc Deahene, il quale proseguì sulla strada del federalismo, già iniziata dal suo predecessore con il trasferimento alle regioni (Fiandre, Vallonia, Bruxelles) di diverse competenze in materia di educazione, economia, commercio, ricerca scientifica, lavori pubblici. Gli accordi di Saint-Michel (settembre 1992), infatti, stabilirono che i Consigli regionali fossero eletti con suffragio diretto e per una durata di cinque anni e che il Senato dovesse comprendere alcuni membri scelti dalle comunità linguistiche. Restavano di competenza dello Stato la politica estera, la difesa, la pubblica sicurezza, la protezione sociale, la politica economica. Inoltre nel febbraio 1993 il Parlamento approvò il primo articolo di una nuova Costituzione che prevedeva la trasformazione del Regno in uno Stato federale. Tuttavia questa evoluzione verso il federalismo non attenuò il conflitto tra i due gruppi linguistici, ma lo aggravò, soprattutto a causa dei problemi economici ancora esistenti. In conseguenza delle tensioni tra i socialisti francofoni e i cristiano-sociali fiamminghi, nel marzo 1993 Dehaene presentò le sue dimissioni a re Baldovino che le respinse. In luglio re Baldovino morì improvvisamente; gli successe il fratello minore Alberto. Alla crisi economica si aggiunse in seguito una serie di scandali che colpirono i vertici del Governo: il vice primo ministro socialista Guy Coëme fu processato (gennaio 1994) per lo scandalo Agusta, che costrinse alle dimissioni anche il presidente del Governo vallone Guy Spitaels (socialista); Michel Demaret, esponente di spicco del Partito cristiano-sociale di Bruxelles, dovette lasciare i suoi incarichi in seguito all'accusa di frode finanziaria (marzo 1994). Nuove elezioni (europee del giugno 1994 e politiche dell'ottobre 1994) misero in evidenza il significativo rafforzamento dei partiti di destra, vincitori in entrambe le consultazioni. Nel 1995 vennero organizzate le prime elezioni dopo l'approvazione della nuova Costituzione durante le quali furono eletti per la prima volta i 75 rappresentati delle tre Assemblee regionali di Bruxelles, Fiandre e Vallonia. Il successo politico e personale di Deahene gli permise di continuare a governare. Nel 1996 alcuni scandali, primo fra tutti quello della pedofilia legato all’affare Dutroux, portarono al coinvolgimento di numerosi membri del Governo. Contemporaneamente scattò il piano di rinnovamento della giustizia la quale, nel 1998, si trovò di nuovo al centro dello scandalo dopo la morte di un’emigrata nigeriana uccisa da un poliziotto al momento del suo ritorno in patria dopo l’espulsione dal Paese. Il ministro degli Interni, Louis Tobback, si dimise, ma l’eco degli avvenimenti non si spense. Il 1° gennaio 1999 il B. entrò a far parte dell'Unione economica e monetaria europea e in giugno fu investito da un nuovo scandalo, legato alla scoperta di diossina nel mangime per gli allevamenti. La vicenda provocò le dimissioni dei ministri dell'Agricoltura e della Sanità e condizionò le elezioni politiche del 13 giugno, terminate con la pesante sconfitta del Partito cristiano-sociale (la prima dal 1958) e l'eclatante successo raggiunto dai liberali (che diventarono il primo partito alla Camera) e dai verdi. Il Governo venne quindi affidato al liberale fiammingo Guy Verhofstadt, capo di una coalizione arcobaleno formata da liberali, socialisti, verdi francofoni e fiamminghi. L'estrema destra nazionalista fiamminga, anch'essa premiata da questo voto, ottenne un'ulteriore conferma nelle Fiandre con le elezioni amministrative dell'8 ottobre 2000. Il 2001 fu un anno di rallentamento per l'economia del B., in parte riflesso della contrazione della domanda europea. La compagnia di bandiera Sabena, dopo anni di ristrutturazioni, dichiarò bancarotta (fu il maggior fallimento mai avvenuto nello Stato), assestando un duro colpo all'immagine del B. proprio nel momento in cui il Paese aveva la presidenza di turno dell'Ue (luglio-dicembre 2001). Il 1° gennaio 2002 l'euro divenne moneta ufficiale del B. Sul piano delle relazioni internazionali, il primo ministro Verhofstadt, che aveva già ammesso le colpe della Nazione durante la guerra in Ruanda, continuò il processo di revisione del passato coloniale belga, chiedendo ufficialmente scusa (gennaio 2002) per l'omicidio di Patrice Lumumba, il primo presidente democraticamente eletto in Congo, assassinato nel 1961. In ambito interno, il 16 maggio 2002 venne approvata la legge sull'eutanasia. Le elezioni politiche tenutesi il 18 maggio 2003 confermarono la vittoria dei partiti liberale e socialista (appartenenti alla coalizione governativa) e il crollo dei verdi (la terza componente del Governo arcobaleno). Il partito di estrema destra xenofoba Vlaams Blok avanzò ulteriormente, passando dal 15,5% del 1999 al 19%. Nelle consultazioni europee del giugno 2004 il Partito liberale fu ridimensionato (24% delle preferenze), tanto da essere scavalcato dai socialisti (24,5%), e il partito di estrema destra Vlaams Blok si mantenne su buone posizioni (14,3%). Nel maggio 2005 il Parlamento approvò la Costituzione europea.

LETTERATURA

All'inizio del XIX sec., la Nazione belga non era ancora formata politicamente e una coscienza nazionale non poteva esistere nei suoi abitanti; si deve attendere il 1830 (data peraltro solo orientativa), anno in cui fu concessa una Costituzione ufficiale, per assistere allo sbocciare di una moderna produzione letteraria nazionale. Con l'annessione della Fiandra ai Paesi Bassi del Nord (1815) parve risvegliarsi la letteratura fiamminga; nacquero, così, la prosa e la poesia fiamminghe, che in un primo tempo ebbero la supremazia sulle opere di cultura francese. Tale predominio fu però di breve durata; la borghesia di Fiandra, che parlava francese da più di settant'anni, cominciò a dar vita a quella che attualmente si chiama letteratura belga di espressione francese. In questo ambito, il movimento romantico arrivò tardi e non fu capito né sentito in profondità; si volle fissare l'individualismo belga nell'onesto buon senso dei personaggi di S. Bemarteu o nella saggezza e nel conformismo di C. Baider. Un solo poeta di rilievo domina gli anni della prima metà del XIX sec.: André van Hasselt (1806-1874). Bisogna attendere il 1868 per una rinascita delle lettere belghe (pubblicazione del Till Ulenspiegel di C. Coster e di Nos Flamands di C. Lemonnier). Nel frattempo, il romanzo si era rivolto al realismo; la pittura fu la musa ispiratrice dei romanzieri: l'estetica di Campfleury e di Coubert influì sulla "Societé des Joyeux" e dal 1856 uscì regolarmente l'"Ulenspiegel", giornale che ospitò per molti anni sulle sue pagine dibattiti politici e letterari vivacissimi. La narrazione cruda e verista della grigia realtà quotidiana, rattristata da dolorosi quadri di miseria e densa di problemi sociali, continuava nelle opere di E. Leclerq, E. Gryson, P. Heusy; quest'ultimo fu anche l'iniziatore del Naturalismo, che diffuse dalle colonne della "Jeune Belgique". Coster e Lemonnier seguirono la Scuola; il secondo lanciò anche la nuova parola d'ordine "nous-même ou périr" e si pose a capo del movimento, cercando di imitare E. Zola; lo testimoniano alcuni dei suoi migliori lavori: Un Mâle e La fin des bourgeois, permeati di violenza e di un erotismo crudo e brutale. Sullo stesso piano si trovano G. Bekhoud, che descrive i bassifondi e gli strati più bassi della società, ed E. Verhaeren che ravviva di un personale lirismo le sensuali pagine delle Flamandes. Un "Parnasse de la Jeune Belgique" raggruppò, invece, nel 1887 uno stuolo di poeti attorno al direttore Max Waller: fra di loro figurano degnamente E. van Arembergh, A. Fontainas, O. Gillion, L. Hannon, il giovanissimo Maeterlinck e il moralista O. Pirmez. La poesia belga visse un grande momento con scrittori come C. Rodenbach, autore di Bruges la morta, e i parnassiani V. Gille, F. Séverin, A. Giraud, seguace quest'ultimo di Verlaine, I. Gilkin e G. Marlow, dal tono mitico e popolareggiante, P. Géraldy che incorporò al patrimonio letterario belga anche i canti di St. Vith, territorio allora prussiano. I romanzieri continuarono sulla scia naturalistica, evocando spesso anche la storia e le tradizioni regionali, con descrizioni minuziose e pittoresche, come nelle opere di M. des Ombiaux e di Ekhoud. Emerse, allora, Meusan Jean Toussel che si distinse per il suo populismo. L. Courouble introdusse nel romanzo un umorismo sano e schietto, scegliendo gli ambienti della capitale; nel teatro, Ponson e Wicheler conquistarono le scene europee con Le mariage de Mille. Contemporaneamente, si ebbero il teatro neoclassico di A. Dubois, i drammi psicologici di H. Maubel e i lavori di P. Spaak, che si potrebbero definire post-romantici. Dopo il Simbolismo, le scuole letterarie si susseguirono l'una all'altra, frantumandosi in molteplici movimenti. Meritano un cenno i romanzieri cattolici H. Carton de Wiart, H. Davignon e P. Nothomb, nonché i saggisti M. Wilmotte e Dumond-Wilden. I primi decenni del Novecento videro apparire nuove riviste letterarie, come la "Revue des poètes" (1932-36) intorno alla quale si raggrupparono i lirici delle ultime tendenze: T. Braun, Melot du Dy e il giovane Odillon Jean-Périer, morto prematuramente, i cui versi ricordano quelli di Cocteau e Cendrars. Negli anni successivi, nessun nome spicca particolarmente nella letteratura belga; tutti i letterati dell'epoca furono dei poligrafi e ognuno era poeta, romanziere, critico e drammaturgo senza eccellere nell'uno o nell'altro genere. Charles Plisnier (1896-1952) si colloca, però, tra i maggiori romanzieri belgi; cominciò con la poesia, ma si dedicò successivamente alla narrativa descrivendo con acutezza gli ambienti della borghesia. Le sue opere (Mariage, Meurtres, Mères) possono essere definite opere belghe d'espressione francese. Il teatro moderno belga, di rinomanza europea, è basato sulle commedie di F. Crommelynch, ad esempio Le cocu magnifique e Les amants puérils, farse e drammi allo stesso tempo, che originano un grottesco tipicamente fiammingo.

ARTE

I più antichi monumenti architettonici e scultorei risalgono all'età romanica; legati al gusto renano sono San Vincenzo di Soignes (X-XI sec.), con Westwerk, torre-lanterna e poderoso transetto, e le parti romaniche di Notre-Dame a Tournai (XlI sec.) con il grande transetto absidato, serrato da quattro torri e la Porta Mantile, dal curioso profilo quasi moresco, nonché sculture che sono tra i più antichi documenti dell'arte belga. Più vicino al Romanico italiano appare il coro di Santa Croce a Liegi (1030); per la scultura dello stesso periodo citiamo i fonti battesimali di Bastogne. Fra le prime chiese gotiche ricordiamo Notre-Dame di Pamèle (1238 circa) ad Audenaarde e, soprattutto, San Martino di Ypres. Una sottile eleganza impronta il maturo gotico di San Paolo di Liegi (iniziato nel 1280). Bellissimi esempi di architettura civile protogotica sono i mercati di Ypres, Bruges e Gand, con le tipiche enormi torri al centro. La scultura gotica si esercita soprattutto nelle lastre tombali in pietra, rame e smalto e nell'oreficeria. L'estremo Gotico flamboyant continua a riferirsi ad esempi francesi: ricordiamo la chiesa di Notre-Dame di Anversa, con il coro e la facciata dell'altissima torre sinistra. Nei secc. XV-XVI sorgono anche gli imponenti palazzi comunali di Bruxelles, di Audenaarde, di Lovanio. Tipici dell'estrema scultura gotica sono i grandi altari lignei, in genere a trittico: i più antichi esempi risalgono al 1300 e culminano negli altari di Baerze e nella Certosa di Champmol (1390), in Borgogna. Poco prima della metà del Cinquecento, il Romanismo impronta di sé anche l'architettura, con la curiosa commistione di estremo Gotico e di Manierismo che caratterizza, per esempio, il Palazzo di giustizia di Bruges (1537) e il Palazzo comunale di Anversa (1561-1565), di Cornelis Floris. Anche nella scultura prevale un gusto pesante, sovraccarico di spirito tardogotico, ma con ornati rinascimentali. Il Barocco, rappresentato soprattutto nelle chiese dallo stile gesuita, è esemplato dalla chiesa del Gesù di Anversa (1614-21). Rubens, architetto della propria casa di Anversa, è più direttamente vicino al Cinquecento italiano. Il trionfo del più ornato e bizzarro Barocco è dato dalla ricostruzione della Piazza grande di Bruxelles (1696-1699). Nella scultura prevalgono le dinastie dei Quellinus, assai più vicine al gusto di Rubens, e dei Duquesnoy, di cui il più celebre è Francesco. Il più bell'esempio di architettura Rococò è il Palazzo reale di Anversa (1745), opera del Baurscheit. Di tipico gusto settecentesco sono alcuni splendidi pulpiti, come quello di San Giovanni a Malines. Rappresentante della cultura neoclassica è lo scultore Gilles Godecharle (1750-1835). Nell'Ottocento possiamo ricordare, fra i pittori, il davidiano Navez (1787-1869), Gustave Wappers, celebre soprattutto come illustratore della Rivoluzione del 1830; fra gli scultori, il vigoroso realista C. Meunier. Verso la fine del secolo, il B. balza all'avanguardia con H.C. van de Velde e Victor Horta, maestri del Liberty, mentre in pittura si formano numerosi movimenti di tendenza simbolista ed espressionista.

MUSICA

Soltanto a partire dal Seicento, dopo il periodo franco-fiammingo, si possono intravedere i primi segni preannunciatori di una musica nazionale belga. Nella seconda metà del secolo Henri Du Mont, inventore del mottetto per doppio coro, ebbe notevole fama. Dalla fine del XVII sec. alla proclamazione dell'indipendenza (1830), la musica belga risentì degli influssi delle altre Nazioni europee. L'Ottocento vide l'affermarsi dei musicisti belgi, tra cui Franck e Belnoit, quest'ultimo favorevole a una musica nazional-popolare. Nel Novecento, la tradizionale ricchezza di interessi musicali è stata assicurata dai concorsi a livello internazionale, dall'introduzione della musica nell'insegnamento universitario e da altre istituzioni idonee alla diffusione della musica moderna nel Paese.

SCIENZE

Il B. annoverò, tra gli uomini illustri del XVI sec., i geografi Gemma Frisius, Mercatore e Ortelius, il botanico Dodoens, il matematico Simon Stecin e l'anatomista Andrea Vesalio; nel XVII sec. visse il chimico Van Helmont. Nel XIX sec. ricordiamo: i geologi d'Omalius e Dumont, i matematici e astronomi Quetelet, Dandelin, Liagre e Houreau, il naturalista Van Beneden, i chimici Stas e Melsens e l'ingegnere militare generale Brialmont. Fra le contemporanee personalità della scienza sono da citare: il matematico La Vallée Poussin, l'astronomo canonico Lemaître, uno dei sostenitori dell'universo in espansione, il chimico Swarts, lo zoologo Pelseneer, il geologo Fourmarier e il grande microbiologo Bordet, premio Nobel 1919.