Termine che indica il primo stile di jazz qualificato come moderno, creato a New
York intorno al 1943. Detto anche semplicemente
Bop,
Re Bop o
Kloop Mop, il nome di tale linguaggio jazzistico ha un significato
onomatopeico, riflettendo vocalizzi privi di senso letterale e frasi musicali
corte e spezzate, tipiche di questo genere, mediante i quali i cantanti
gareggiavano con gli assoli strumentali. Il
b. nacque negli anni Quaranta
come reazione alla tradizione espressiva dello
swing, ormai invecchiato;
esso rappresenta il logico sbocco di un'attività di ricerca, certamente
inconsapevole agli inizi, e di un'ansia, da parte di musicisti cosiddetti puri,
di poter far uscire la musica jazz dai binari del conformismo e della cosiddetta
"musica bianca". In realtà lo
swing era ormai indirizzato
più ai ballerini che agli ascoltatori e si era sempre più
allontanato dai modelli autentici del vero jazz sviluppato e imposto dai
musicisti di New Orleans, di Chicago, di Kansans City e di New York.
L'improvvisazione, ad esempio, da sempre alla base del jazz, era andata a poco a
poco standardizzandosi e seguiva ormai regole prestabilite; gli stessi
arrangiamenti venivano sviluppati secondo un formulario commerciale di effetto
ma che trascurava la personalità del
jazzman. Solo poche orchestre
meritavano ancora la considerazione dei puri musicisti di jazz: quelle di Duke
Ellington, di Count Basie e di Benny Goodman. Le altre, quelle di Artie Shaw, di
Jimmy Dorsey, di Jimmy Lunceford, di Harry James seguivano la corrente che le
conduceva a una facile popolarità. Alcuni solisti sentirono la
necessità di imboccare una nuova strada dando l'avvio a un nuovo
linguaggio musicale, più spontaneo e originale; fra questi spiccano i
nomi di Roy Eldridge, Lester Young, Jimmy Blanton e Charlie Christian, cui si
aggiunsero più tardi i nomi prestigiosi di Charlie Parker, Dizzy
Gillespie, Art Blakey e, più recentemente, di Miles Davis, Fats Navarro,
Dexter Gordon e Tadd Dameron. I primi quattro organizzarono, tra il 1940 e il
1942, con altri musicisti "ribelli", delle
jam-session al Minton's
Playhouse di New York; si trattava di sedute sperimentali alle quali
partecipavano dopo aver prestato la loro opera nelle orchestre da ballo della
metropoli. Il locale della 118ª Strada divenne ben presto il luogo di
ritrovo dei musicisti d'avanguardia. Chiunque poteva prender parte alle
jam-session unendosi al gruppo di base, suonando e improvvisando
liberamente. Si studiarono in tal modo formule nuove: l'unisono del primo e
dell'ultimo ritornello di un brano musicale; la percussione quasi continua dei
piatti; le frasi brevi e scattanti, più impostate su moduli ritmici che
su vere linee melodiche; l'impiego, nel canto, della tecnica
scat (che fu
un'invenzione di Louis Armstrong), che portarono a una quasi codificazione del
nuovo stile. Intanto vari musicisti che frequentavano il Minton (Dizzy
Gillespie, Charlie Parker, Benny Green, Wardell Gray, Benny Harris) furono
assunti da Earl Hines per la sua orchestra; trovandosi insieme essi ebbero modo
di "esercitarsi", davanti al pubblico, nelle nuove formule. Poi, quasi tutti si
staccarono da Hines e formarono dei piccoli complessi che eseguivano il jazz
secondo il nuovo linguaggio; il più importante fu il quintetto di Dizzy
Gillespie, che aveva con sé Oscar Pettiford, Benny Green, Max Roach, Don
Byas e George Wallington. Ma la prima grande orchestra di
B. fu quella
del cantante Billy Ekstine, formata nel giugno 1944, che allineava, fra gli
altri, Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Benny Green e poi Budd Johnson, Leo
Parker, Art Blakey e Gene Ammons. Tuttavia gli esponenti di maggior spicco del
B. furono C. Parker e D. Gillespie che cominciarono a incidere dischi di
Bop, tra cui i classici
Salt Peanuts, Be bop, Hot House, Dizzy
atmosphere. Inizialmente il nuovo stile incontrò molte
difficoltà: si trattava di musica per iniziati: i
boppers si
comportavano in modo alquanto selettivo nei confronti dei cosiddetti
squares, come essi definivano i profani; il loro atteggiamento
decisamente ostile nei confronti del facile successo del jazz "leggero",
d'evasione, li induceva a eseguire anche in pubblico brani molto difficili e
impegnativi all'ascolto, in quanto i
boppers consideravano il nuovo stile
musica pura e non musica d'intrattenimento. Con l'andar del tempo si fece
sentire, proprio da parte degli autori più autorevoli, l'esigenza di
"alleggerire" gli eccessivi rigori stilistici di tale genere musicale, facendo
del
B. musica da ascoltare, pur mantenendo una connotazione di musica non
consumistica.