Movimento artistico-letterario sviluppatosi dalla seconda metà del
Cinquecento alla fine del Seicento. ║ Come aggettivo: relativo a tale
periodo. ║ Spreg. - Bizzarro, oscuro, contorto. ║
Origine del
termine:
b. nella filosofia scolastica indicava una tra le figure
più ambigue del sillogismo, a causa del contrasto tra la corretta logica
formale dell'assunto e la effettiva inconsistenza del contenuto. Nella lingua
italiana si registra a partire dal XVI sec., riferito a qualsiasi forma di
ragionamento contorta e ingannatrice. Altri studiosi hanno però dato una
interpretazione differente dell'origine del nome. A partire da W. Weisbach, ad
esempio, fin dal 1921 si è supposta la derivazione dall'aggettivo
baroque francese, a sua volta proveniente dallo spagnolo
barroco e
dal portoghese
barucco, presente nel
Dizionario dell'Accademia del
1694, a indicare una perla di forma irregolare. Il termine risulta in seguito
registrato nel
Dictionnaire des Trevoux col significato di irregolare,
bizzarro ed esteso alla pittura nella quale indica una figura costruita nel
mancato rispetto delle regole classiche e a capriccio dell'autore. Complesso
è il campo di applicazione del vocabolo. Il termine è talvolta
usato a indicare elementi peculiari dell'arte del Seicento, talora invece
è esteso anche a manifestazioni artistiche del tardo Cinquecento
(
Manierismo) o del primo Settecento (
Arcadia). Successivamente si
è iniziato a usare la parola estendendola più in generale alla
cultura del secolo, e alle manifestazioni letterarie e musicali. Recentemente
inoltre si sono messi in rilievo elementi secenteschi che non rientrano
però nel movimento
b. Alcuni studiosi, per lo più storici
dell'arte, propendono per limitare l'uso del termine a un ben delimitato momento
dell'arte del Seicento: altri, prevalentemente letterati, sono maggiormente
inclini a un uso più vasto e ad estendere il vocabolo a tutta la
produzione letteraria del XVII sec. Applicato alle arti figurative il termine
appare nella seconda metà del Settecento, usato per la prima volta da F.
Milizia che utilizzò il sostantivo nell'accezione ampia dell'aggettivo
francese riprendendo probabilmente il termine da Winckelmann. Nel corso del
Settecento l'opposizione secentesca si esplica nella critica di alcuni artisti
romani accusati di aver sovvertito le regole classiche (ad esempio, Bettinelli
accusò Caravaggio e Bernini di aver ricercato a tutti i costi il
bizzarro). Dai teorici neoclassici alla storiografia, ancora per tutto il XIX
sec. predomina l'accezione negativa del termine, sinonimo di stravaganza e di
sovvertimento delle regole. Solo alla fine del Novecento e contemporaneamente al
diffondersi dell'estetica wagneriana, al riconoscimento di una estetica
ellenistica autonoma da quella classica, si inizia una rivalutazione del
termine. Prendendo lo spunto da Burckardt che scorgeva nel
B. la
maturazione del Rinascimento, Gurlitt e soprattutto Wolfflin elaborano una nuova
concezione della parola. In particolar modo Wolfflin si oppone alla concezione
del
B. come periodo di decadenza e, riconoscendone il valore positivo, ne
definisce le peculiarità come stile. Successivamente Wolfflin elabora
l'idea di una evoluzione da uno stile a un altro in
Concetti fondamentali di
storia dell'arte, dove si scorge l'idea di una interpretazione metastorica
del vocabolo, come categoria estetica assoluta. In Italia alla fine
dell'Ottocento si registra un momento di riesame del termine con E. Nencioni
(
Barocchismo, 1984) e con B. Croce (
Saggi sulla letteratura del
Seicento, 1911), che in seguito ritorna però sulle sue posizioni di
aspra critica denunciando non solo la decadenza dell'arte ma anche quella morale
e storica del periodo (
Storia dell'età barocca in Italia, 1929).
La critica del Novecento si muove in due direzioni: da un lato ampliando l'idea
di una categoria metastorica, dall'altro cercando di limitare invece
storicamente il periodo. È soprattutto E. D'Ors a elaborare nella forma
più meticolosa tutta una serie di
b. nel corso delle epoche
storiche. Tra gli studiosi che invece hanno cercato di individuare il
B.
in riferimento a precise circostanze storiche si possono menzionare W. Weisbach
(
Il Barocco come arte della Controriforma, 1921); P. Pevsner (
Pittura
barocca nei Paesi neolatini, 1928), V.L. Tapiè (
Il Barocco,
1961) e A. Grisieri (
Le metamorfosi del Barocco, 1967). Ognuno di essi ha
tentato di applicare il termine a determinate situazioni ottenendo esiti
differenti: rimane tuttora la difficoltà di trovare un comune
denominatore a esperienze tanto differenti. Alcuni studiosi come G. Briganti
hanno trovato una possibile soluzione nel ritorno a una accezione più
ristretta del termine e, in sostanza, al significato datogli dai primi teorici
del Neoclassicismo. Il
B. diventerebbe così una delle facce del
Seicento e l'arte
b. uno degli aspetti dell'arte di questo secolo.
║
Politica e società: il Seicento si caratterizza per
l'assoluto predominio spagnolo e per l'azione della Controriforma, tanto che
spesso si fa coincidere quest'ultima con il
B. stesso. Importante per lo
sviluppo del movimento è inoltre il cambiamento della classe egemone, non
più la borghesia mercantile ma una nobiltà di corte; tale
mutamento spiega un aspetto particolare del
B., ovverosia la sua ricerca
di un lusso formale metaforico lontano dal senso di misura delle corti
rinascimentali. • Lett. - Molti elementi della letteratura
b. sono
vicini alla sfera artistica. Alla decorazione
b. corrisponde la ricerca
di ornamenti letterari; alla tendenza a variare le forme, a contorcere le
colonne, i capitelli, i timpani, fa riscontro la tendenza a perfezionare i
modelli classici. La presenza di elementi macabri e lascivi e la ricerca di
effetti attraverso l'uso di figure retoriche richiama la ricerca di effetti
scenografici del teatro. In particolar modo sia l'arte che la letteratura mirano
all'illusione, alla sorpresa. Anche in letteratura è presente la
commistione fra le arti: si mescolano generi differenti e toni stilistici; la
stessa poesia ricerca soluzioni che la avvicinano alla pittura, oppure effetti
sonori con il variare dei metri. È soprattutto nel melodramma che la
poesia raggiunge il massimo della commistione fra le arti e non a caso il luogo
prediletto è il palcoscenico. Vi è nell'arte
b. la ricerca
dello spettacolo, la vocazione alla teatralità: si può dire che il
teatro è presente anche quando, in effetti, manchi la rappresentazione
vera e propria. Esso è presente nel gusto degli effetti scenico -
oratori, nell'uso costante di arguzie che camuffano ogni cosa come se tutta la
vita fosse una metafora. È da notare che, per quanto riguarda il
B. letterario, manca un centro di diffusione principale. In particolar
modo la letteratura italiana non occupa un ruolo centrale anche se, d'altra
parte, sarebbe impensabile il fiorire della poesia
b. senza l'apporto
italiano. Il
B. nasce come sviluppo e opposizione al Rinascimento che
è, all'origine, preponderantemente un fenomeno italiano, ma che, nella
seconda metà del Cinquecento, si presenta ormai come fatto europeo.
Sottolineare il nesso tra
B. e Rinascimento serve a comprendere il
carattere sopranazionale del fenomeno e in particolar modo a individuare alcune
caratteristiche peculiari del
B. italiano. Fuori d'Italia in particolar
modo le forme rinascimentali e
b. si uniscono e si confondono, mentre in
Italia le forme prebarocche sono già individuabili come tali: molte
discussioni letterarie già nel secondo Cinquecento confermano nei
letterati italiani la consapevolezza del nuovo che si annuncia. Questa
coscienza, per quanto non sia sempre positiva, conferisce al
B. italiano
una sua peculiarità ed eccezionalità: è in Italia, infatti,
che assume rilievo fondamentale la trattatistica. Per la comprensione della
letteratura
b. fondamentale è il riferimento al concettismo,
all'acutezza. Gli stessi trattatisti del Seicento parlano di
aguteza, di
pointe, di
wit, il che ci fa capire come il
B. fosse quindi
fin dall'inizio una poetica consapevole e non sia solo una periodizzazione a
posteriori. La ricerca dell'acutezza va spiegata in relazione a un profondo
mutamento che sta alla base della poetica
b.: la negazione dell'ideale
platonico del bello ideale, di una regola universale eternamente valida.
È questa un mutamento del pensiero, che determina una profonda crisi e la
convinzione che arte e poesia non debbano più imitare l'ideale, ma la
natura. In questa fase non si è ancora al
B., ma si è
vicini ad esso: la poesia, se non è il reale, ricerca il verosimile. E
nella società
b. si esalta proprio la tecnica di rappresentare il
verosimile. La
aguteza non è solo il modo in cui più
palesemente si manifesta il
B. ma è anche il chiarimento della sua
visione estetica: una poesia come finzione e come compiacimento dell'illusione
stessa, e nella quale risulta considerato l'aspetto conoscitivo. Ma c'è
la possibilità di un ulteriore sviluppo dell'
aguteza. Se la poesia
si compiace dell'illusione, è perché tutto il mondo è
illusione. Il sorriso del poeta che emerge dal concetto diventa il riso
disincantato di colui che scopre l'aspetto bizzarro del reale. È questo
il momento più profondo del
B., che rivela un disagio
esistenziale: l'affermazione della vanità dei valori umani e
l'accettazione della verità delle strutture ecclesiastiche. Il punto di
rottura dal Rinascimento al
B. è dato dalla
Gerusalemme
liberata del Tasso. La controversia dura fino alla metà del '600,
segnando un periodo caratterizzato da una intensa produzione teorica normativa,
oscillante tra una estetica pedagogica e una estetica edonistica. Nella querelle
tra gli antichi e i moderni, Marino si schiera apertamente dalla parte di questi
ultimi in nome anche di un nuovo ruolo affidato al poeta. Non mancano certo
elementi di continuità con la tradizione rinascimentale: in particolar
modo in Galileo, in Campanella, in Giordano Bruno; dello scienziato pisano,
rimane lo stile alieno dalle stravaganze
b. e caratterizzato invece da un
notevole rigore e controllo formale. Si diffonde però ben presto una
prosa italiana molto più vicina alla prosa
b. (Tesauro, Boccalini,
Tassoni, Zuccolo, Accetto, Paruta, Botero, Redi e Magalotti). Non mancano
contraddizioni nella produzione letteraria del Seicento, quali ad esempio la
presunta libertà formale nei confronti delle trattazioni teoriche e
precettistiche. La ricerca di inventività si concretizza nel romanzo,
così come, legata al gusto per la bizzarria, si diffonde la letteratura
dialettale (Basile). La letteratura
b. spagnola si articola in due
filoni: concettismo e culteranesimo. Maggiore esponente del concettismo fu
Quevedo, mentre del culteranesimo fu Góngora. Il
B. si
caratterizza anche per il realismo: il reale vien osservato e analizzato
minuziosamente per contrapporlo alla visione idealizzata del mondo, cosa che
crea una sorta di satira nel mondo irreale. Il motivo della riduzione del mondo
a vacuo fantasma è proprio dell'opera di Calderón de la Barca
mentre il realismo domina nell'opera di Lope de Vega. In Francia non si ha una
vera e propria diffusione del
B., dominata come era la cultura dal
classicismo del secolo di Luigi XIV. Anche in Francia, in coincidenza con le
guerre di religione e con il declino delle forme italianeggianti, si ha
però un momento
b., rappresentato soprattutto dai poeti religiosi
del protestantesimo (Du Bartas, D'Aubigné) e dai libertini (Saint-Amain).
Vanno poi ricordati D'Urfé, che nel romanzo ricerca lo sperimentalismo
stilistico, e Scarron col suo esasperato realismo. Anche nel teatro di
Corneille, nel modo enfatico di presentare il classicismo, si può
intravedere una volontà di sperimentazione
b. Più vicino ai
canoni del
B. fu poi il
preziosismo. In Inghilterra domina la
figura di Shakespeare. Se la figura del poeta inglese si riallaccia al
Rinascimento in molte opere si scorgono tematiche proprie del
B., quali
il conflitto tra individuo e società e potere, il rapporto dell'uomo col
cosmo e con il reale. Specificatamente
b., poi, sono le espressioni dei
poeti religiosi. Un aspetto considerevole del
B. è dato dal
teatro. Sulla scena si prediligono le situazioni altamente drammatiche, le tinte
fosche, le passioni violente, gli effetti sorprendenti: il tutto per raggiungere
quella meraviglia che deve stupire (tipiche opere sono
Ermenegildo di E.
Tesauro, lo
Scedase di A. Hardy, il
Charitè di Poullet, la
Machabée di Virey du Gravier e
Saint Vincent di Boissin de
Gallardon). • Arch. - La crisi estetica del Manierismo e quella politica e
religiosa della Controriforma portano a una radicale critica dei modelli
classici e delle regole, e alla ricerca di nuovi strumenti espressivi. In
architettura si ricerca il dinamismo, una sorta di interazione tra i volumi e
gli spazi interni ed esterni; si dà spazio al rapporto dinamico della
statua con l'ambiente; si combinano insieme materiali diversi; si ricercano gli
effetti di luce, luce non più intesa come lume chiaro e assoluto ma come
raggio infinito che irrompe e che anima le superfici. Fenomeno ampio e
difficilmente catalogabile il
B. può essere diviso in tre grandi
correnti artistiche: quella naturalistica scenografica propria dell'Italia e
della Spagna, quella più fedele ai canoni rinascimentali quale quella
sviluppata in Francia, Inghilterra e Olanda; e quella del caravaggismo in parte
apparentemente lontana dalla estetica
b., ma il cui naturalismo ci
riconduce a quella ricerca sulla natura oltre i modelli classici, che è
in parte l'origine del nuovo stile. In Italia il
B. si sviluppa
principalmente a Roma. Sotto il pontificato di Urbano VIII (1623-44), Roma
assume progressivamente un volto
b. Bernini scolpisce la Santa Bibiana e
il Longino: viene innalzato il baldacchino di S. Pietro a cui collabora anche
Borromini; Lanfranco affresca la cupola a Sant'Andrea della Valle; Cortona
affresca la volta grande del Palazzo Barberini. Negli anni successivi l'aspetto
b. diventa prorompente: Borromini realizza il San Carlino alle Quattro
Fontane, Sant'Ivo alla Sapienza, l'Oratorio dei Filippini, Sant'Agnese in Piazza
Navona; Bernini il colonnato di piazza S. Pietro. Alla costruzione di un volto
b. contribuiscono artisti quali Fontana, Fuga, Filippo Raguzzini, Nicola
Salvini. Urbanisticamente vennero ripresi alcuni progetti già iniziati
sotto Sisto V, con l'apertura di rettifili a collegare le zone monumentali della
città e a creare una sorta di scenografia. Ciò che unisce gli
artisti romani è la ricerca di dare forma agli aspetti mutevoli e di
movimento del reale. Le linee si incurvano, le colonne si attorcigliano, le
facciate si ondulano in modo da accordarsi con la scena urbana e nello stesso
tempo conservare il collegamento con l'interno dell'edificio. Se gli architetti
del Cinquecento avevano prediletto due forme ben distinte di piante (la pianta
centrale e quella longitudinale), ora gli architetti preferiscono la pianta
ellittica di cui scoprono le possibilità scenografiche e illusionistiche.
Il prestigio della cultura romana favorì l'irradiarsi della cultura
romana. Nell'Italia settentrionale, la Torino di Carlo Emanuele II e di Vittorio
Amedeo è luogo di grandi elaborazioni
b., in particolar modo nelle
figure di G. Guarini e di F. Juvarra la cui arte condiziona l'operato di B.
Vittone e B. Alfieri: il primo realizza la chiesa di San Lorenzo, la cappella
della Sacra Sindone e il Palazzo Carignano; il secondo è l'autore della
basilica di Superga, del Palazzo Madama e del casinò di caccia di
Stupinigi. A Genova gli interventi urbanistici di B. Bianco si rifanno alla
attività cinquecentesca, ma ormai
b. è la ricerca
scenografica delle soluzioni. Meno permeabili alla sensibilità
b.
sono gli ambienti milanesi lombardi e veneti: a Milano si può citare la
ripresa in forme più mosse da parte di Richini del linguaggio del
Tibaldi. Venezia rimane fedele agli ideali classici e alcune opere di Longhena
quali la facciata di San Moisè e di Santa Maria Zebenigo vanno
considerate più come il frutto di uno sperimentalismo decorativo che non
forme di un nuovo linguaggio
b. Lo stesso dicasi per Firenze dove scarsa
eco ha l'opera di Cortona a Palazzo Pitti, e solo un vago sentore
b. si
coglie nella decorazione di Foggini in San Lorenzo. L'Italia meridionale
raccoglie maggiormente la nuova corrente: a Napoli con l'attività di
Fanzago, Lanfranco, Solimena; a Lecce e in Sicilia. In Spagna a partire da
Filippo II in architettura si assiste a un uso sempre più frequente di
colonne tortili, di flessioni delle mura, al moltiplicarsi di episodi
decorativi, ad opera di architetti come F. Bautista (chiese di S. Isidoro a
Madrid e di san Juán a Toledo), di J. Gómez de Mora, autore del
Noviziato dei Gesuiti di Salamanca e della Plaza Mayor di Madrid e di Pedro de
Ribeira (chiesa de la Virgera del Puerot a Madrid). Una intensificazione degli
elementi
b. (decorativismi, sovrapporsi di colonne, cornici mistilinee)
si realizza a fine Seicento con le opere di Churriguera a Madrid e Salamanca
(Retablo de San Estebán), con quelle di Narciso Tomé (facciata
della cattedrale di Salamanca) e con quelle di Ribeira (portale dell'Hospicio de
S. Ferdinando a Madrid). Dalla Spagna il
B. si diffonde poi in Sicilia e
nelle colonie americane: in Messico, in Brasile, importato dai religiosi degli
ordini monastici. In Germania il soggiorno di alcuni artisti romani facilita la
penetrazione del gusto
b. che si scontra però con la influenza e
opposizione dell'arte francese. Superamento degli ordini rinascimentali,
continuità tra gli elementi decorativi, stucchi policromi caratterizzano
l'opera di artisti come J.B. Neumann (cappella di Bruchsal, santuario di
Vierzehnheiligen, residenza vescovile di Würzburg), dei Dientzenhofer
(chiesa dei Gesuiti e convento di San Martino a Bamberga; duomo di Fulda), di J.
Prandtauer (conventi di Melk e di Sankt Florian), dei fratelli Asam (chiese di
Weltenburg e di San Giovanni Napomuceno a Monaco), di D. Zimmermann (chiese di
Pellegrinaggio di Steinhausen e della Wiess). Nelle Fiandre lo sviluppo di
un'arte
b. rimane sostanzialmente legato al prestigio di Rubens. In
Francia si ha invece una forte reazione al
B. Domina piuttosto un
classicismo certamente ben lontano dal classicismo rinascimentale, monumentale
ed enfatico, lontano quindi dagli ideali della tradizione classica, ma nello
stesso tempo, polemico nei confronti delle soluzioni più eterodosse
italiane. Tra le fabbriche si ricordano le grandi costruzioni di Versailles, del
Louvre, degli Invalides nelle quali l'iterazione di stilemi classici (le
colonne, i frontoni, le metope) ottengono un effetto altrettanto retorico quanto
quello realizzato dalle soluzioni italiane. In Francia si sviluppa inoltre una
corrente vicina alla scuola carraccesca (decorazioni degli interni di Versailles
ad opera di Le Brun), alla quale si può accostare anche l'attività
di Poussin. In Inghilterra è difficile individuare una corrente
b.: al Neopalladianesimo di Inigo Jones si affiancò lo studio di
Ch. Wren che, estraendo dalle forme classiche effetti insoliti crea opere che
potremmo definire
b. quale la cattedrale di S. Paolo. • Mus. -
L'aggettivo
b. applicato alla musica appare nel 1920, in un periodo in
cui appariva ormai superato il significato negativo del nome e se ne indicava
invece un particolare stile, sorto in un preciso momento storico e con
caratteristiche precise. Le caratteristiche del nuovo stile sono la
polarizzazione sulle voci estreme, l'avvento del basso continuo, lo sviluppo
della monodia e dell'armonia. Ancora agli inizi del Seicento e fino al 1630
perdura l'uso cosiddetto antico, cioè la tradizione polifonica fiamminga,
tramandata in linea diretta dalle due scuole principali, quella romana e quella
veneziana. Successivamente si sviluppa lo stile concertato o moderno.
Opponendosi al concetto di armonia come omogeneità la scuola veneziana
elabora un nuovo stile, dove si spezza la monotonia della polifonia fiamminga
attraverso l'uso dei contrasti e dei timbri, il tutto accompagnato da un
accompagnamento cordale (basso seguente e poi basso continuo). Il concertato
mira a realizzare la varietà nell'unità. Si precisa inoltre lo
stile monodico sviluppatosi dalla Camerata dei Bardi. Esso si realizza in tutte
le sue potenzialità nel melodramma. Durante tutto il Seicento il
melodramma, nato come fase intermedia tra il cantare e il recitare (il recitar
cantando), si evolve e, modificando il rapporto tra poeta, scrittore del
libretto, scenografo e musicista, giunge a far primeggiare la musica sul testo.
Già nel 1630 con Landi, Mazzocchi, Marazzoli, Rossi si avverte la noia
per il recitativo e la necessità di alleviarlo con arie e scene di massa.
Il bel canto della scuola veneziana passa da Monteverdi a Cesti a Cavalli, unito
alle esperienze della musica strumentale, conquista i palcoscenici e giunge alla
stilizzazione formale propria del melodramma settecentesco con l'opera di
Alessandro Scarlatti. Sempre nel Seicento si afferma anche una musica puramente
strumentale all'inizio così varia da non potere essere catalogata, e la
cui caratteristica principale è la ricerca della massima libertà
costruttrice. Successivamente la penetrazione del pensiero razionalista porta a
un processo di chiarificazione e al passaggio dal primo
B. a uno stile
internazionale e al grande
B. di Vivaldi, Bach e Haendel. In Inghilterra
si prolungano modelli stilistici che non corrispondono al nuovo clima culturale.
Il tardivo e non completo assorbimento della musica rinascimentale fa sì
che maggiore sia l'impulso della classe borghese a un nuovo genere e più
rapido il travolgimento delle forme cinquecentesche. Le nuove forme, lontane dal
brio e dalla festosità di quelle italiane, diventano esperienze ad esse
complementari e indispensabili per lo sviluppo della musica settecentesca. In
particolare modo, la musica per liuto e per strumenti a tastiera prende spunto
dalla musica popolare; in seguito il crescente divario tra classi colte e
popolari induce alla ricerca di una maggiore autonomia ottenuta con la
stilizzazione e l'astrazione di procedimenti tipicamente strumentali.
Interessante è l'opera di J. Bull e Th. Tomkins, i quali elaborano
l'opera di J.P. Sweelinck che crea un linguaggio musicale proprio, rielaborando
quello italiano e quello inglese, e dando vita a uno stile che influenza l'opera
di Bach. Scarsa è del resto la penetrazione del melodramma: il
masque fiorito nell'Inghilterra di Giacomo I e Carlo I non è
sufficiente a creare un teatro musicale autonomo forse condizionato dallo
strapotere del teatro di prosa. Questa situazione condiziona anche l'opera di
uno dei maggiori musicisti dell'epoca H. Purcell, isolata figura creatrice di un
linguaggio non completamente compreso e che solo in parte nel Settecento
verrà ripreso da Handel. In Germania i principali modi di passaggio dalla
musica rinascimentale a quella
b. sono da ricercarsi nella musica sacra e
organistica. La frattura tra protestanti e cattolici si ripercuote anche nella
musica. In genere i musicisti del Sud si rifanno all'esperienza italiana, mentre
quelli del Nord tendono a imporre uno stile nuovo nordico. Nella letteratura per
strumenti a tastiera si assiste anche a una convivenza: S. Scheidt si fa
promotore dello stile nordico, mentre J.J. Froberger l'arricchisce del motivo
italiano. Rispetto ad altri organisti francesi in seguito orientatisi più
verso forme indipendenti, la scuola tedesca si caratterizza per questa duplice
presenza dell'elemento autoctono e di quello extranazionale. È inoltre da
osservare come in Germania fosse assicurato il contatto tra la musica dotta e la
tradizione popolare: in particolare si diffondono capillarmente gruppi vocali in
università e chiese che contribuiscono a tenere vivo questo rapporto. In
Francia il nuovo gusto non si afferma in coincidenza anche con una situazione
politico-sociale particolare, nella quale non è necessario affermare il
potere assoluto per mezzo dell'arte. È proprio in Francia del resto che
si avvertono i primi segni di decadenza del genere musicale
b. con
elementi rococò, nell'opera di Couperin. Ancora fino al 1750 però
convivono forme
b. con le proposte innovatrici di G.Ph. Telemann e di
Domenico Scarlatti.
PROTAGONISTI E CAPOLAVORI DEL BAROCCO EUROPEO
|
Italia
|
A. CARRACCI (1560-1609)
|
Affreschi nella Galleria di Palazzo Farnese (Roma)
|
CARAVAGGIO (1571-1610)
|
Riposo nella fuga in Egitto (Roma, Galleria Doria-Pamphili). Vocazione
di San Matteo (Roma, San Luigi dei Francesi).
|
G. RENI (1575-1642)
|
Strage degli innocenti (Bologna, Pinacoteca Nazionale).
|
GUERCINO (1591-1666)
|
L’aurora (Roma, Casino Ludovisi).
|
G. RIBERA detto LO SPAGNOLETTO (1591-1652)
|
Martirio di San Bartolomeo (Madrid, Prado).
|
F. FUGA (1699-1781)
|
Cortile della Consulta (Roma).
|
L. GIORDANO (1634-1705)
|
Affreschi nella Galleria di Palazzo Medici-Riccardi (Firenze).
|
B. STROZZI (1581-1644)
|
Elemosina di San Lorenzo (Venezia, San Nicolò dei
Tolentini).
|
G.B. CRESPI detto IL CERANO (1567-1632)
|
Il beato Carlo visita gli appestati (Milano, Duomo).
|
P. DA CORTONA (1596-1669)
|
Gloria della famiglia Barberini (Roma, Palazzo Barberini). Trionfo
della Divina Provvidenza (Roma, Palazzo Barberini).
|
A. POZZO (1642-1709)
|
Affresco con la Gloria di Sant’Ignazio (Roma,
Sant’Ignazio).
|
L. BINAGO (1554-1629)
|
Chiesa di Sant’Alessandro (Milano).
|
S. MADERNO (1576-1636)
|
Santa Cecilia (Roma, Santa Cecilia in Trastevere).
|
F. MOCHI
|
Statua equestre di Alessandro Farnese (Piacenza, Piazza
Cavalli).
|
G.L. BERNINI (1598-1680)
|
Colonnato di San Pietro (Roma). Baldacchino sulla tomba di San Pietro
(Roma, San Pietro). Apollo e Dafne (Roma, Galleria Borghese)
|
F. BORROMINI (1599-1667)
|
Chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane (Roma). Chiesa di
Sant’Ivo alla Sapienza (Roma).
|
B. LONGHENA (1598-1682)
|
Chiesa della Salute (Venezia).
|
G. GUARINI (1524-1683)
|
Cappella della Sacra Sindone (Torino, Duomo). Chiesa di San Lorenzo
(Torino).
|
Spagna
|
D. VELÁZQUEZ (1599-1660)
|
Damigelle d’onore (Madrid, Prado).
|
F. ZURBARÁN (1598-1664)
|
Decorazione del salone dei Regni (Madrid, Palazzo del Buen
Retiro).
|
B.E. MURILLO (1618-1682)
|
Apparizione della Vergine e Sant’Ildefonso (Madird,
Prado).
|
N. TOMÉ (1690-1742)
|
Il Transparente (Toledo, Cattedrale).
|
Austria e Germania
|
J. PRANDTAUER (1660-1726)
|
Abbazia dei Benedettini (Melk).
|
|
Monastero degli Agostiniani (Sankt Florian).
|
J.B. FISCHER VON ERLACH (1656-1723)
|
Biblioteca di corte (Vienna)
|
|
Chiesa di San Carlo Borromeo (Vienna)
|
|
Chiesa della Trinità e Collegiata di Nostra Signora
(Salisburgo).
|
J.B. NEUMANN (1687-1753)
|
Santuario dei Vierzehnheiligen.
|
|
Cappella della residenza (Würzburg).
|
Francia
|
G. DE LA TOUR (1593-1652)
|
San Sebastiano (Grenoble)
|
F. POURBUS IL GIOVANE (1569-1622)
|
Enrico IV re di Francia (Parigi, Louvre).
|
S. VOUET (1590-1649)
|
La tentazione di San Francesco (Roma, San Lorenzo in Lucina).
|
L. LE NAIN (1593-1648)
|
Pasto dei contadini (Parigi, Louvre).
|
N. POUSSIN (1594-1665)
|
Il ritratto delle Sabine (New York, Metropolitan Museum).
|
Russia
|
B. RASTRELLI (1700-1771)
|
Monastero (Smol’nyi).
|
|
Palazzo d’Inverno (Pietroburgo).
|
Inghilterra
|
C. WREN (1632-1723)
|
Cattedrale di San Paolo (Londra).
|
Fiandre e Olanda
|
P.P. RUBENS (1577-1640) REMBRANDT (1606-1669)
|
Adorazione dei magi (Madrid, Prado). Ronda di notte (Amsterdam,
Rijkksmuseum).
|