Pseudonimo di
Mahmūd Abdul-Baqi. Poeta ottomano. Di origini umili,
visse un'infanzia e una giovinezza difficili, soprattutto a causa delle
ristrettezze economiche in cui versava la famiglia; riuscì comunque a
studiare e ancora giovanissimo si dedicò alla poesia, scrivendo versi
molto apprezzati dai letterati di Costantinopoli. Presto si guadagnò la
stima del sultano Solimano il Magnifico, per il quale aveva composto una
qasida in occasione del suo ritorno da una spedizione vittoriosa in
Persia. Venne nominato da Solimano, poeta egli stesso e munifico mecenate,
danišmend, e grazie ai suoi favori intraprese la carriera accademica
ottenendo notevoli promozioni. Anche dopo la morte di Solimano,
B.
ricoprì importanti cariche sia nella scuola che nella magistratura,
meritandosi il titolo di "sultano dei poeti". L'opera poetica di
B.
è compresa nel
Canzoniere, una parte del quale è in
persiano. La sua poesia trova la massima espressione in
qaside e
ghazel. I soggetti si basano quasi sempre sul filone mistico-erotico
della tradizione persiana e turca ma vengono trattati dal poeta con una
giocosità, con una malizia, con un'auto-ironia che non trovano riscontro
in altri poeti ottomani dell'epoca. Le gioie dell'amore, i piaceri della vita,
il vino appaiono sotto una luce del tutto nuova, fatta di incantevoli sorrisi.
Giochi di parole, doppi sensi, contrasti, inaspettati accostamenti, irriverenti
parallelismi, preziosi arabeschi sono i caratteri principali della sua poesia
fresca, giocosa, elegante, ben diversa dal vecchio repertorio ottomano dello
"stile fiorito". La lirica turca ebbe in
B. il massimo rappresentante
(Costantinopoli 1526-1600).