Essere umano, maschio o femmina, nell'età compresa tra la nascita e la
fanciullezza. Il
b. al momento della nascita pesa in media 3 kg. Nei
primi giorni di vita diminuisce di peso e riacquista ciò che ha perduto
entro l'ottavo giorno, per aumentare poi 150 g la settimana per i primi tre
mesi. A sei mesi dovrebbe pesare il doppio che alla nascita e, al primo anno,
circa 10 kg. La lunghezza è in media di 50 cm al momento della nascita e
dopo il primo anno di vita raggiunge i 75 cm. Il più notevole mutamento
che avviene nei primi 12 mesi è quello che riguarda la dentizione: verso
il quinto mese (ma talvolta anche più tardi, generalmente entro l'ottavo)
compaiono i due incisivi mediani superiori e dopo circa un altro mese i
corrispondenti inferiori; verso il nono mese appaiono poi gli incisivi laterali
superiori e inferiori, finché alla fine dell'anno compaiono i molari. Il
b. appena nato non è portato a muoversi; è infastidito
dalla luce, motivo per cui tiene gli occhi chiusi e li apre dopo qualche ora o
qualche giorno. Dopo qualche ora dalla nascita il neonato comincia a sentire, al
terzo mese si interessa a ciò che si svolge intorno a lui, al quinto
riconosce i genitori, al settimo balbetta le prime sillabe, al nono comincia a
stare seduto, al decimo muove i primi passi e all'età di un anno comincia
a camminare solo. Per ciò che riguarda l'allattamento, il miglior
nutrimento sarebbe il latte materno, perché è quello che il
b. digerisce più facilmente e non contiene alcun germe di
malattie, anzi è ricco degli anticorpi materni molto utili al
b.
nei primi mesi di vita. Esistono tuttavia in commercio diversi tipi di latte
artificiale in grado di sostituire quello materno, qualora l'allattamento al
seno risultasse impossibile. Tra i quattro e i sei mesi nell'alimentazione del
b. vengono gradualmente introdotti i cibi solidi (
svezzamento), e
gli intervalli di tempo tra un pasto e il successivo vengono progressivamente
allungati (inizialmente il
b. viene nutrito ogni tre-quattro ore).
║
Psicoterapia del b.: lo sviluppo della psicoterapia infantile
è relativamente recente. Per lungo tempo non si è infatti tenuto
conto delle differenze esistenti tra la psiche dei
b. e quella degli
adulti e scarso è il valore delle opere di psicopedagogia tradizionali.
Infatti, per quanto negli ultimi decenni dell'Ottocento e nei primi del
Novecento siano apparsi numerosi trattati di psicologia dell'infanzia, tali
opere pre-psicanaliche (cioè anteriori agli studi di Freud sulla
psicologia dell'infanzia) si occupano prevalentemente dello sviluppo
intellettuale del
b., trascurando o trattando in modo superficiale la sua
vita emotiva e affettiva (come del resto fanno anche pubblicazioni più
recenti, ma di tipo tradizionale o, comunque, non influenzate dalla
psicanalisi), senza neanche sfiorare il problema della sessualità
infantile, anzi considerando questa totalmente estranea alla vita dell'individuo
in età prepuberale. Un errore scientifico, quello di considerare il
b. un essere asessuato, è avallato dalla tradizione morale e
dall'esaltazione letteraria della purezza, dell'innocenza, del candore
infantile. Pertanto, anche dopo lo sviluppo della psicologia infantile, si
ritenne per lungo tempo sufficiente soffermarsi sulle sue capacità
intellettuali, fornire indicazioni di carattere generale per rimediare ai
difetti dello sviluppo, rimanendo comunque entro i limiti dei metodi educativi,
didattici e disciplinari. Del resto, ciò che fece sentire la
necessità di elaborare una tecnica speciale per i sintomi di natura
psichica dei
b. non furono i casi di neurosi infantile, ma quelli di
delinquenza precoce. E, non a caso, la prima tecnica usata fu quella della
suggestione ipnotica, di facile applicazione sui
b. Una delle prime
cliniche specializzate nella cura dei
b. fu la Chicago Juvenile
Psychopathic Clinic, aperta nel 1909. Ma dovettero passare ancora diversi anni
prima che l'introduzione della psicanalisi si facesse sentire nel campo della
psicoterapia infantile. Lo stesso Freud, per quanto fosse un acuto osservatore
del comportamento del
b., e attraverso l'analisi e la cura degli adulti
tendesse sempre a risalire agli effetti negativi dell'infanzia, non si
occupò di psicoterapia infantile, fatta eccezione per il famoso
Caso
clinico del piccolo Hans (1909), il
b. di cinque anni affetto da una
forma di fobia. Ma, anche in questo caso, egli curò il
b. non
direttamente bensì attraverso il padre che gli riferiva i risultati
dell'analisi. Anzi, proprio illustrando il caso del piccolo Hans, Freud
attribuì il merito della riuscita dell'analisi al padre di Hans,
affermando che "nessun'altra persona sarebbe riuscita a indurre il
b. a
certe confessioni" e perciò escludendo che fosse possibile psicanalizzare
b. molto piccoli per le notevoli difficoltà tecniche che l'analisi
avrebbe comportato. Per quanto cure psicanalitiche su
b. almeno in
età superiore ai sei anni fossero già state avviate da alcuni
seguaci di Freud, si deve però soprattutto a Melanie Klein (prima a
Berlino e, in seguito, a Londra) l'introduzione delle prime importanti
innovazioni tecniche per l'applicazione del metodo psicanalitico ai
b. al
di sotto dei sei anni, metodo che si poteva applicare anche senza poter contare
sulla comunicazione verbale. La Klein infatti, sostituì la tecnica
dell'
associazione libera con quella dell'
analisi dei giochi,
basata sull'osservazione del modo di giocare del
b. con oggetti preparati
dallo stesso psicoterapista. Attraverso il gioco, infatti, il
b.
simboleggia i suoi rapporti con la famiglia, con parti del corpo e soprattutto
col seno materno, e applica inconsciamente i meccanismi fondamentali dell'io
infantile e cioè l'
introiezione (l'incorporazione psichica di
oggetti che possono essere sentiti come buoni o come cattivi) e la
proiezione (l'attribuzione a oggetti di caratteristiche e di impulsi,
benevoli od ostili, che in realtà appartengono all'inconscio del
soggetto). Insieme alla Klein, anche Anna Freud occupò una posizione di
primo piano nel campo della psicoanalisi infantile. Infatti, mentre in
Inghilterra gli psicanalisti concentrarono il loro interesse sulle nuove teorie
e tecniche presentate dalla Klein, a Vienna, a cominciare dal 1927, sulla base
delle prime ricerche di Anna Freud, un gruppo di psicanalisti applicò le
tecniche dell'analisi infantile su
b. dai due anni alla pre-adolescenza,
trattando tutti i tipi di disturbi non organici dello sviluppo infantile: dalle
più comuni fobie, alle malattie isteriche, le turbe ossessive, l'enuresi
notturna, la balbuzie, la masturbazione coatta, l'esibizionismo, sino alle
più gravi anomalie degli schizofrenici. Inoltre, fu tentata l'analisi di
fanciulli delinquenti e venne iniziata una stretta collaborazione tra
psicanalisti e pedagogisti, che durò sino al 1938 quando, in seguito
all'occupazione nazista, i membri della scuola psicoanalitica viennese
lasciarono in massa l'Austria. Molti problemi rimangono tuttavia irrisolti e,
soprattutto, rimane aperta la questione del ruolo del
transfert
(V.) nell'analisi del
b. Infatti, per
quanto quasi tutte le Scuole riconoscano che il
b. prova un forte
attaccamento per il suo terapista, esistono al riguardo divergenze notevoli.
Mentre vari analisti, soprattutto inglesi e americani, sostengono che i
b. da loro sottoposti a trattamento mostrano segni di
transfert
non diversamente da quanto avviene nei pazienti adulti, altri, e in primo luogo
Anna Freud, sostengono di non essersi mai imbattuti "in un solo caso in cui la
nevrosi originale del
b. sottoposto a trattamento sia stata rimpiazzata
da una nuova formazione nevrotica in cui gli oggetti originali fossero scomparsi
e sostituiti dall'analista nella vita emotiva del paziente. E soltanto un
fenomeno del genere merita il nome di
transfert". Pertanto, data
l'incompletezza delle conoscenze circa i processi evolutivi della psiche del
b. e dei suoi istinti, la psicanalisi e, più in generale, la
psicoterapia infantile è tuttora in pieno svolgimento e ricca di zone
d'ombra. Accanto alla vera e propria terapia analitica, sono venute
sviluppandosi varie altre tecniche terapeutiche integrative della prima o
applicate autonomamente. Per esempio, la
terapia del gioco del
b.
non solo può avere un valore terapeutico ai fini dell'interpretazione, ma
anche un effetto terapeutico liberatorio in se stesso. Anche il metodo della
terapia di gruppo è largamente usato in certe cliniche nel
trattamento dei
b. come anche la tecnica dello
psicodramma
(V.). La tecnica di gruppo, associata al gioco
(
gruppo di gioco), fu introdotta nel 1934 da S.R. Slavson. Essa consiste
nella formazione di gruppi di
b. che vengono invitati a giocare
liberamente, sotto la sorveglianza di uno psicanalista che, però,
interferisce il meno possibile. Ciò consentirebbe, non solo di cogliere
le difficoltà di ognuno, ma di ottenere, attraverso il gioco fine a se
stesso, un graduale miglioramento nei sintomi del
b. Lo stesso Slavson
distinse nettamente gli usi diagnostici da quelli terapeutici del trattamento di
gruppo. Per quanto inferiore all'influenza esercitata dalla Klein sulle moderne
tecniche psicoterapeutiche, non può essere dimenticato il contributo di
A. Adler alla storia della psicoterapia infantile, soprattutto con riferimento
allo sviluppo della psicoterapia di gruppo. Adler istituì, infatti, a
iniziare dal 1921, vari centri per l'orientamento infantile, nei quali il
b. veniva interrogato insieme con genitori e insegnanti. Tale carattere
pubblico, già criticato allora, non viene oggi generalmente considerato
molto efficace e opportuno, poiché si ritiene che i
b. tendano a
parlare più liberamente delle proprie difficoltà se i genitori non
sono presenti. Comunque, Adler ha il merito di aver capito la necessità
di rieducare, insieme col
b., i genitori, al cui comportamento sbagliato
va spesso attribuita la maggiore responsabilità dei danni psichici
arrecati al
b. in considerazione del fatto che, spesso, ciò che
è anormale non è tanto il comportamento del
b.,
bensì l'atteggiamento dei genitori verso di lui. Oggi i più
moderni centri e ospedali per l'orientamento infantile si preoccupano, oltre che
di curare i
b., anche di orientare i genitori, giungendo anzi a
sottoporli a veri e propri trattamenti analitici.