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Baldus.

Poema in versi in latino maccheronico di Teofilo Folengo, pubblicato nel 1517. L'opera, che impegnò l'autore in uno strenuo lavoro di limatura per gran parte della sua vita, uscì con lo pseudonimo di Merlin Cocai (che significa il piccoletto nutrito dalla merla). Alla prima edizione ne seguirono altre tre: la seconda detta Toscolana nel 1521; la terza detta Cipadanese tra il 1539 e il 1540; e l'ultima postuma nel 1552 chiamata Vigaso Cocaio. L'opera ha per argomento le imprese di Baldus, eroe popolano ma di origine illustre, nato da Guido di Montalbano, della stirpe di Rinaldo e da Baldovina, figlia del re di Francia. L'eroe, nato a Cipada, presso Mantova, dove trovano rifugio i due innamorati, fuggiti oltre le Alpi, dopo la morte della madre e la partenza del padre per un pellegrinaggio, viene allevato in casa di un contadino, Berto Panada. Imbevuto dei libri di cavalleria il fanciullo vuol diventare un nuovo Orlando. Cresciuto egli si lega a un gruppo di scapestrati del paese e, alla morte del tutore, si mette a vivere alle spalle del figlio di Berto, lo scimunito Zambello. Baldus esercita una sorta di tirannia a Cipada aiutato da un gruppo di amici tra i quali Cingar (ladro, truffatore discendente di Margutte) Fracasso (un gigante della stirpe di Morgante) e Falchetto (mezzo uomo e mezzo cane). Perseguitato e citato dinanzi al pretore di Mantova, Barba Tognazzo, sotto l'accusa di brogli, viene imprigionato, e in seguito liberato dai tre amici furfanti. Insieme i quattro si imbarcano a Chioggia e partono in cerca di avventure di ogni sorta. Dopo aver lottato coi pirati, aver visitato luoghi fantastici, sterminato mostri diabolici, essi, guidati proprio da Merlin, scendono all'Inferno, dove in un'immensa zucca, si trovano filosofi e poeti, a cui tremila demoni strappano un dente per ogni bugia da loro detta. Un posto è riservato anche al poeta, che deve perdere tanti denti quante sono le menzogne accumulate nel poema. L'opera, nella struttura e nel linguaggio maccheronico, rivela l'intento caricaturale specie nei riguardi della tradizione petrarchesca e cavalleresca. L'eroe si trova a lottare contro le ingiustizie e le prepotenze (in mare contro i pirati e in terra contro la tirannia a Mantova) e contro le forze del mare (i diavoli, la sensualità). Nella lotta egli acquista la sua dignità di uomo. In particolar modo emerge dal poema il mondo contadino in opposizione a quello cittadino nei cui intrighi lo stesso Baldus viene coinvolto. Il poema offre almeno nella prima parte (libri I-XI) un quadro inedito di realismo nell'ambito del Rinascimento, mostrando villani dall'atavica saggezza o instupiditi dalla povertà, donne dalla forte vitalità, frati e preti colti in comiche e grottesche situazioni. De Sanctis vi vide la satira delle opinioni, delle credenze, delle istituzioni, dei costumi, delle forme religiose e sociali del Medioevo, e lodò nel Folengo "un realismo animato da una immaginazione impressionabile e da un umorismo inestinguibile".