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Azeglio, Massimo Taparelli d'.

Scrittore, pittore, patriota e statista piemontese. Cresciuto a Torino ed educato, secondo l'uso dei tempi, prima in casa poi in ambiente militare, si affina culturalmente nei circoli giovanili piemontesi di scuola alfieriana, frequentati anche da C. Balbo. Nel 1820, trasferitosi a Roma, decide di dedicarsi unicamente alla pittura, rompendo momentaneamente con l'esistenza ordinata del suo ceto. Nel 1831, dopo la morte del padre, si trasferisce a Milano dove, frequentando i cenacoli romantici allora dominati dalla figura del Manzoni, conosce e sposa la figlia di questi, Giulia. A Milano pubblica nel 1833 il suo primo romanzo storico Ettore Fieramosca, traendo ispirazione da un quadro dipinto in precedenza: La disfida di Barletta. A questo primo successo segue nel 1841 il più maturo e documentato Niccolò de' Lapi. Entrambi i romanzi soffrono di un'impostazione a tesi e didattica, ma godono anche di un ritmo narrativo vivace e di un buon disegno degli ambienti nonché di un'abile alternanza di comico e tragico, patetico e grottesco. Nel 1846, dopo un viaggio nelle regioni dell'Italia centrale, pubblica il saggio Gli ultimi casi di Romagna, in cui da una parte denuncia il malgoverno e l'oppressione del regime pontificio, dall'altra condanna le sette segrete e ogni cospirazione, invitando al rifiuto della violenza. Sulla stessa linea si pone I lutti di Lombardia, pamphlet contro il Governo austriaco. Durante la prima guerra d'indipendenza combatte valorosamente e viene ferito durante la difesa di Vicenza. Nel 1949, chiamato da Vittorio Emanuele II, forma il suo primo gabinetto con il difficile compito di trattare la pace con l'Austria. Dopo le nuove elezioni guida il governo per quasi quattro anni, confermandosi politico moderato ma capace di ridare slancio alle istituzioni parlamentari e di varare importanti riforme (leggi Siccardi). Nel 1852 subentra a lui Cavour; da questo momento A. assolve solo incarichi diplomatici: nel 1859 come commissario per le Romagne e nel 1860 come governatore di Milano. Favorito dal maggior tempo libero si dedica a quella che risulta essere la sua opera letteraria di maggior rilievo, I miei ricordi, pubblicata postuma nel 1867: sullo sfondo di un Piemonte tradizionale, emerge il ritratto di un gentiluomo combattuto fra vecchio e nuovo. Nonostante l'intento educativo e civile, la vena del narratore scorre libera dal manierismo che aveva soffocato le sue opere precedenti. Nel campo pittorico A. segue la corrente storica e paesaggistica, a quel tempo molto coltivata in Piemonte. Mentre nelle composizioni storiche egli riesce freddo e convenzionale, nei paesaggi, che riecheggiano i vedutisti del Settecento, raggiunge momenti di spontaneità e di seducente freschezza. Citiamo fra tutti La sagra di San Michele, conservata nel Museo Civico di Torino (Torino 1798-1866).
Massimo d'Azeglio ritratto da F. Gonin (Torino, Museo del Risorgimento)