Musicista di jazz statunitense. Dopo aver suonato come
saxofonista in varie orchestre di provincia, nel 1962 conobbe a New York il
pianista Cecil Taylor, già affermatissimo nel campo del jazz
d'avanguardia; sotto la sua guida
A. assorbì rapidamente un audace
sperimentalismo e divenne il caposcuola del
free degli anni Sessanta,
ponendosi su un piano di assoluta rottura con la tradizione. Il suo stile
caratterizzato da assoli e linee melodiche ancorati a vari nuclei tonali, da
improvvisazioni prive di prevedibilità, denso di frasi onomatopeiche, di
simboli, di immagini gridate ricavate deformando la naturale sonorità
dello strumento, si rivelò come tessuto di un espressionismo brutale.
Intorno al 1970
A. affrontò una svolta decisiva cercando di
reinventare un linguaggio di recupero, inserendo nel fraseggio vari stilemi
tradizionali capaci di spogliare di ogni accademismo la superata musica di
rottura, risalendo spesso fino alle origini africane del jazz. Nelle sue ultime
composizioni iniziò a battere la strada, assai più facile, della
pop music, contaminando in tal modo la tematica delle sue opere
più audaci (Cleveland, Ohio 1936 - New York 1970).