(o
Avencebrol, o
Avicebrol). Nome latinizzato
di
Shelomoh ben Jehudah ibn
Gěbīrōl.
Filosofo e poeta ebreo spagnolo. Visse a Saragozza dedicandosi alla poesia e
alla filosofia sotto la protezione di Jekuthiel ibn Hasan, il visir ebreo del
sovrano arabo locale e di Shemuel ha-Nagid, visir e generale del Regno di
Granada. Secondo la tradizione fu ucciso da un rivale nell'arte poetica; secondo
altre fonti morì di malattia all'età di trentotto anni. Fu colpito
da gravi disgrazie familiari ed ebbe una salute malferma; queste circostanze si
riflettono nella sua poesia fortemente personale, che appare pervasa da un
profondo senso di amarezza. Un posto di rilievo all'interno della sua produzione
assume il poemetto
Corona regale, una lunga meditazione sugli attributi
divini, che illustra in parte anche le idee filosofiche dell'autore. Un'altra
opera fondamentale di
A. è
La fonte della vita, scritta in
arabo e tradotta in ebraico da Shem ibn Falaquera e in latino da Domenico
Gundislavi con il titolo
Fons Vitae. In questo testo filosofico lo
scrittore espone in forma di dialogo la tesi secondo la quale tutte le sostanze
create sono composte di materia e forma (Ilemorfismo universale), comprese
l'anima intellettiva e le sostanze spirituali. Questa concezione, che richiama
per molti aspetti il Neoplatonismo plotiniano, esercitò enorme influenza
sulla Scolastica cristiana. Nel suo aspetto ileomorfico essa venne ripresa dalla
scuola francescana del XIII sec., poiché consentiva una distinzione
totale del Creatore dall'universo creato (Malaga 1020 circa - Valencia 1070
circa).