Imperatore romano. Nato da oscura famiglia a Sirmio, in
Pannonia, intraprese la carriera militare e diventò comandante supremo
della cavalleria. Vinti i Franchi a Magonza, divenne console nel 258, poi
governatore generale dell'Illiria e della Tracia; alla morte di Claudio II, ebbe
i suffragi dell'esercito e del Senato, e fu acclamato imperatore (270). Nel
tentativo di ricostituire l'unità dell'Impero (minacciata dal formarsi di
due Stati indipendenti, l'impero di Gallia, retto da Tetrico, e il regno di
Palmira, tenuto da Zenobia) cacciò i Goti dall'Illiria e riportò
varie vittorie su altre popolazioni barbariche. Famosa fu, soprattutto, la sua
vittoria su Zenobia, che egli portò a Roma per asservirla al proprio
trono. Promotore di diverse riforme politiche e finanziarie (volte
principalmente ad accentrare il potere nelle sue mani), abbellì Roma e
fece erigere un tempio al Sole (divinità sotto la cui protezione si era
posto). Nel 275, Manesteo, suo liberto e segretario, lo fece assassinare per
vendetta privata presso Eraclea, alla vigilia di una spedizione contro i Parti.
La sua opera di riunificazione e risanamento dell'Impero, proseguita più
tardi da Diocleziano, ne assicurò la sopravvivenza per altri due secoli
(Sirmio 214-275).