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Aura fogliare.

In psicobiofisica, aureola luminosa che circonda le foglie delle piante e la cui origine è tuttora sconosciuta. Il fenomeno fu scoperto da un gruppo di scienziati sovietici dell'Istituto di Psicobiofisica di Novosibirsk che aveva fotografato una foglia con la "camera Kirlian", intorno agli anni Sessanta. L'irradiazione emessa dalla foglia fotografata consisteva in segnali luminosi, molto deboli ma in grado di impressionare la lastra sensibile. Il fenomeno fu poi riconfermato nel 1966 dal tecnico americano Cleve Backster, specialista in lie detectors (V.) dell'FBI. Backster non fotografò l'aureola delle foglie ma, mentre eseguiva alcuni esperimenti sulla variazione della resistenza elettrica in rapporto all'aumento dell'umidità all'interno delle piante, scoprì che le piante reagiscono a stimoli esterni in modo tale che le loro reazioni possono essere paragonate a sensazioni quali paura, eccitazione, sofferenza, ecc. Backster collegò una pianta a uno speciale poligrafo (capace di funzionare come un apparecchio per encefalogrammi) e i suoi pennini lasciarono sul nastro una traccia che variava grandemente d'intensità in stretta relazione con le emozioni provate dalla pianta cavia. Le ricerche furono continuate dall'Istituto Brasiliano di Ricerca Psicobiofisica di San Paolo e sotto la guida dell'ingegner Henrique Rodriguez l'équipe brasiliana ottenne delle splendide fotografie dell'a.f. nelle quali l'aureola presentava variazioni d'intensità e di colore in rapporto allo "stato d'animo" o allo "stato di salute" della pianta da cui è stata staccata la foglia. Si pensa che l'a.f. sia dovuta a una forma ignota di energia prodotta dalla materia vivente.