Re dei Longobardi dal 749 al 756. Fu il successore del
fratello Rachis, che costrinse a entrare nell'ordine benedettino, e capofila di
una corrente militarista della nobiltà longobarda. Già nel 751
scacciò i Bizantini dell'Esarcato e conquistò la città di
Ravenna, minacciando Roma, occupando terre e imponendo tributi. Il pontefice
Stefano II, preoccupato dall'espansione territoriale dei Longobardi, si
incontrò a Pavia con
A. per cercare una composizione dei dissidi,
ma fu costretto a una pace gravosa. Nel 754 ripresero le ostilità, ma il
papa chiese soccorso a Pipino, figlio di Carlo Martello, re dei Franchi, che
vinse
A. presso le Chiuse di S. Michele, a Pavia, costringendolo ad
abbandonare le terre invase. Questi territori, cioè le terre conquistate
ai Bizantini, la Romagna, il Ducato d'Urbino, parte della Marca di Ancona,
furono donati da Pipino al pontefice, costituendo il
Patrimonio di S.
Pietro, nucleo dello Stato Pontificio. Ventuno capitoli di leggi sono stati
aggiunti da
A. all'editto di Rotari, segno di una più profonda
romanizzazione della società longobarda.