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Assolutismo.

Regime politico in cui chi governa ha potere assoluto. Riferito alle grandi Monarchie assolute dell'età moderna, il termine può già essere utilizzato per definire la teoria del dispotismo illuminato enunciata da Platone nella Repubblica e nel Politico, in cui si prefigura lo "Stato ideale" governato dal re filosofo, senza bisogno di leggi. Nell'XI sec., in connessione con la lotta per le investiture, si affermò una nuova concezione della dignità papale espressa da Gregorio VII, secondo cui il papa doveva essere considerato il sovrano assoluto della Chiesa nella sua totalità; la massima affermazione dell'a. papale si ebbe nel XIII sec. da parte di Innocenzo III e Innocenzo IV, assertori del potere unico del papato, esteso anche ai rapporti tra Chiesa e Stato. In virtù della plenitudo potestatis, il papa si riteneva in diritto di intervenire nelle questioni dello Stato e di sostituire un re inefficiente; la posizione del papa fu enunciata da Bonifacio VIII nel 1302 con la bolla Unam Sanctam, in cui si affermò che entrambe le spade, quella temporale e quella spirituale, appartenevano alla Chiesa e che il papa, l'autorità ecclesiastica suprema, esigeva totale sottomissione ai suoi decreti per la salvezza dell'anima. Malgrado la dottrina dell'universalità della Chiesa e dell'Impero, le istituzioni politiche medioevali erano basate su una società costituita da unità locali largamente indipendenti; a cominciare dalla metà del XV sec., in ogni parte d'Europa il potere monarchico progredì enormemente, a spese delle istituzioni rivali: nobiltà, parlamenti, città libere, clero, e ciò in connessione con le trasformazioni economiche che stavano avvenendo insieme allo sviluppo dei traffici e alla nascita di una classe mercantile borghese, nemica naturale della nobiltà. Nel XVI sec. si affermò, quindi, la concezione di un sovrano supremo reggitore di tutto il potere politico, che sino allora era stata di pochi giuristi, influenzati dalla legge imperiale di Roma, e dei papisti che avevano adottato tale concezione nell'elaborazione della teoria del diritto divino del papa. ║ A. moderno: nel corso del XVI sec. la Monarchia assoluta diventò il tipo di governo prevalente nell'Europa occidentale; rovesciò il costituzionalismo feudale e le città libere su cui si era fondata la civiltà medioevale. La Chiesa stessa, in quanto istituzione caratteristica del Medioevo, venne assoggettata alla Monarchia. Il progresso dell'a. monarchico portò in Spagna all'unione delle corone di Castiglia e d'Aragona, attraverso il matrimonio di Ferdinando e di Isabella, e fece di questo Paese la maggiore potenza europea del XVI sec. In Inghilterra l'a. Tudor, iniziato col Regno di Enrico VII (1485-1509), incoraggiò le imprese marittime, promosse i commerci ed eclissò la Camera dei Comuni, dominata dalla nobiltà. In Francia, dopo l'estenuante guerra dei Cent'anni, si ebbe nella seconda metà del XV sec. un rapido consolidamento del potere regio che la rese la nazione più unita e compatta d'Europa e, dai primi anni del XVI sec. sino alla Rivoluzione, il re divenne pressoché l'unico rappresentante della nazione. In Germania la tendenza all'a. prevalente negli altri Paesi fu ritardata, ma si ebbe ugualmente il sorgere del potere assoluto prussiano e austriaco: Federico di Prussia e Maria Teresa d'Austria, al pari di Caterina la Grande di Russia, accentrarono il governo nelle proprie mani, a danno dei privilegi municipali e feudali. In Italia, per quanto le forze del nuovo sistema commerciale e industriale fossero state come altrove fatali alle istituzioni più antiche, per ragioni implicite alla situazione politica non portarono alla costituzione di un potere centrale, frenando lo sviluppo politico, economico e sociale del Paese. L'opera che più di ogni altra illustra la trasformazione del pensiero politico connessa col sorgere delle Monarchie assolute fu Il Principe di Machiavelli; il massimo assertore dell'a. moderno fu T. Hobbes, secondo cui, poiché il diritto naturale di tutti su tutto determinerebbe un conflitto rovinoso (bellum omnium contra omnes), per garantire ai singoli il loro benessere è necessario che ciascuno rinunci ai suoi naturali diritti. Ha così origine il Leviathan, ossia lo Stato, necessariamente assolutista, che assomma in sé, per la rinuncia dei singoli, tutti i poteri. La sua volontà è fonte assoluta di ogni legge morale, giuridica, religiosa, e l'ordine che esso garantisce supera in valore la libertà che esso deve necessariamente distruggere.