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Associazioni vegetali.

Biol. - Raggruppamenti di piante dotati di una fisionomia caratteristica e comprendenti varie specie vegetali associate in un biotopo ben preciso e in modo determinato; costituiscono quindi delle unità fitosociologiche fondamentali rappresentando esse gli elementi base del mantello vegetale di una determinata zona. Tra due o più a.v. limitrofe non esiste quasi mai un limite netto, ma spesso elementi di una comunità si inseriscono - almeno per un certo tratto - entro i confini del vicino raggruppamento, a causa delle condizioni ambientali comuni alle diverse unità fitosociologiche. Alla formazione di una a.v. concorrono particolarmente gli effetti del clima, del terreno e degli esseri viventi che abitano nella stessa zona (e tra questi, in particolare, anche l'uomo). Perciò si può ben dire che un raggruppamento di tal genere rappresenti il risultato di una elaborata selezione, ed entro i suoi confini le varie piante si trovino in aperta concorrenza le une con le altre. Due o più a.v. vicine e - di norma - compenetrantesi costituiscono quello che i biologi chiamano un ordine; più ordini limitrofi costituiscono una classe. Per distinguere un tipo di a.v. da un altro si usa aggiungere al radicale del nome generico della specie più rappresentata in quel raggruppamento la desinenza etum: si avranno in tal modo il fagetum, costituito in prevalenza da faggi, myrtetum formato da piante di mirto, pinetum (pini), populetum (pioppi) e così via. La presenza costante di una determinata specie entro l'ambito di una a.v. viene chiamata costanza, mentre vien detto fedeltà il legame che si riscontra fra una specie e una data a.v. La frequenza di una specie in una comunità è invece data dalla percentuale degli individui di una specie rispetto all'intera popolazione di quel raggruppamento. Grado di copertura è detto lo spazio occupato da una specie all'interno dell'a.v. In rapporto al grado di copertura si possono avere quindi "specie rare" o "specie abbondanti". Si chiama dispersione la densità degli individui di ogni specie; essa viene indicata con numeri arabi: 1 = piante isolate; 2 = piccoli gruppi; 3 = raggruppamenti abbastanza densi ma non troppo; 4 = colonie sufficientemente compatte; 5 = popolazione di vasta estensione. I raggruppamenti possono essere "aperti" o "chiusi"; i primi non hanno praticamente dei limiti per quanto riguarda la loro estensione purché la qualità del terreno e quella del clima si mantengano costanti. I raggruppamenti chiusi sono invece limitati e al loro interno i singoli individui sono costretti a subire l'altrui concorrenza e, di conseguenza, si sviluppano più che altro in senso verticale; nei raggruppamenti aperti, invece, non essendo limitata la superficie, è molto raro che gli individui vivano isolati - il che avviene spesso entro i raggruppamenti chiusi - come si può riscontrare sulle rocce, dove le società di licheni si allargano orizzontalmente, o come nelle regioni semidesertiche dove pure la vegetazione si espande orizzontalmente. Ciò che permette la vita contemporanea, in una a.v. chiusa, è l'adattamento delle varie piante alle diverse intensità dell'illuminazione; le specie a radici superficiali e quelle a radici lunghe e profonde, le forme di alta statura e quelle di bassa statura, possono vivere in modo armonico fra loro proprio per le loro rispettive facoltà di adattamento ai vari gradi di intensità luminosa. Per quanto concerne l'adattamento alle condizioni climatiche è proprio il clima a determinare questa o quella formazione vegetale che, si badi bene, presenta sempre delle caratteristiche omogenee. Lo sviluppo di tali a.v., poi, si può avere, sempre in considerazione dei fattori climatici, sia sul piano orizzontale che su quello verticale, cioè lungo le pendici delle montagne. I vari fattori ecologici, poi, provvedono ad una nettissima stratificazione delle zone di vegetazione e, con le modificazioni cui essi sono soggetti, tali stratificazioni rispecchiano le condizioni ambientali predominanti; il fenomeno si verifica in tutte le regioni della Terra con la stessa regolarità anche se le diverse a.v. presentano composizioni specifiche differenti. Perché una a.v. raggiunga il suo massimo sviluppo occorre, evidentemente, un largo spazio di tempo anche perché la sua realizzazione richiede una accurata selezione delle forze presenti, escludendo tutte quelle che sono incapaci di adattarsi alle condizioni ambientali, sia sotto l'aspetto morfologico, che sotto quello fisiologico. Il lungo processo evolutivo del raggruppamento conduce a un equilibrio stabile fra le vegetazioni e i fattori ecologici di quella data zona purché, naturalmente, qualche specie nuova non venga a formare una colonia nello stesso areale ma, anche in tal caso, la formazione raggiungerà in un periodo di tempo più o meno lungo le stesse condizioni di equilibrio che esistevano prima dell'invasione. Se le condizioni locali sono soggette a cambiamenti di una certa importanza si può verificare il caso della scomparsa di un certo numero di specie - quelle che non sopportano i nuovi fattori ecologici - che verranno poi sostituite da altre specie meglio adatte a vivere in quelle condizioni. Seguendo le diverse fasi temporali e atmosferiche vedremo allora un succedersi - nello stesso areale - di vegetazioni diverse e il raggruppamento assumerà di volta in volta aspetti diversi (governati da leggi ben precise) realizzando quella che viene chiamata una successione di popolazioni. Quando poi i fattori ecologici di quella particolare regione si stabilizzano nuovamente, il mantello vegetale assumerà un aspetto stabile, quell'aspetto di popolamento che in ecologia viene chiamato climax. La fitosociologia, branca della biologia che si occupa delle a.v., ha una grande importanza pratica. Nel settore della scienza forestale tale studio ha permesso notevoli miglioramenti nella coltura di boschi e di foreste. In molti Paesi - non in Italia, purtroppo - le piantagioni lungo le autostrade vengono programmate in base alle regole dettate da questa giovane scienza e con risultati soddisfacenti. Prima di concludere accenneremo brevemente alle a.v. più caratteristiche del nostro Paese. Tra quelle più importanti per la loro diffusione sono le a.v. rappresentate dai boschi; fra questi i più notevoli sono i boschi di faggi puri o misti che generalmente popolano le zone montane, mentre nelle zone collinari prevalgono i boschi misti di latifoglie (oltre alle colture erbacee e a quelle della vite). Nella zona subalpina si trovano estesi boschi di conifere formati dall'abete bianco, dall'abete rosso, dal larice e dal cembro; in parte tale zona è coperta da prati e da pascoli. Nella zona alpina (alta montagna) si trovano a.v. di mughi (pini mughi e ontani); di cespugli nani (rododendro, ericacee, ecc.); di prati naturali (ciperacee, graminacee, ecc.); di prati pionieri subnivali (di norma discontinui); della cosiddetta vegetazione a cuscinetto; delle crittogame (licheni, muschi, alghe). Lungo le rive dei corsi d'acqua, un po' dovunque, si hanno i boschi delle bassure; anche le zone aride, le dune, le spiagge marine, le rive delle acque interne, presentano a.v. di maggior o minor estensione e di diversa costituzione specifica. La determinazione di tali mantelli vegetali è dovuta ai fattori ecologici e, in gran parte, all'opera dell'uomo.