Biol. - Raggruppamenti di animali appartenenti alla stessa
specie che si riuniscono fra loro per scopi ben precisi e che vivono nello
stesso ambiente fisico (
biotopo) facendo parte della medesima
biocenosi (ovvero di quella
a.a. e vegetale caratteristica di un
biotopo e retta da un equilibrio biologico-dinamico). In raffronto con il numero
degli animali noti, i casi di
a.a. non sono molti; diverse specie,
infatti, vivono con i loro simili soltanto al momento della riproduzione per
riprendere poi la loro vita solitaria o, al massimo, in coppia e più
raramente con la famiglia. In questi ultimi casi, tuttavia, non si parla di
a.a. ma di raggruppamenti dovuti ai rapporti relativi alla riproduzione o
ai rapporti con la prole; lo stesso dicasi di quanto si verifica talvolta tra
certi ditteri e gli onichi, che si radunano in un luogo, ma senza costituire una
vera
a.a., cioè un gruppo organizzato. Non si parla di
a.a.
neppure nei casi di simbiosi o di colonie di cellule - che rappresentano in ogni
caso una forma di rapporto con la prole - od anche nelle varie forme di
parassitismo. L'
a.a. prende forma quando il raggruppamento animale
è dovuto a vere esigenze di carattere sociologico quali la suddivisione
del lavoro, la difesa comune, la caccia organizzata, la sorveglianza durante i
pasti, e così via. La formazione di taluni tipi di
a.a.,
particolarmente per quanto attiene agli animali cosiddetti superiori, può
rappresentare la garanzia per la sopravvivenza della specie; un chiaro esempio
ci viene dato dai raggruppamenti di varie forme di antilope, dalle zebre e da
altri erbivori - soprattutto africani - che si riuniscono in mandrie per evitare
gli attacchi dei predatori carnivori, quali il leone e il leopardo; essi,
infatti, non aggrediscono quasi mai gli individui costituenti la mandria, ma
soltanto quelli che si staccano dal gruppo rimanendo isolati. Quando
eccezionalmente un leone, tenta di aggredire un animale nel folto della mandria
esso è quasi sempre costretto ad abbandonare la caccia causa le continue
evoluzioni eseguite ad arte da tutto il gruppo e che hanno lo scopo di
disorientarlo. Di grande importanza è in un'
a.a. di animali
superiori il posto che ciascuno di essi occupa nel gruppo; la creazione di una
certa gerarchia consente il mantenimento dell'ordine all'interno della mandria.
Essendo riconosciuto agli esemplari più forti e più aggressivi un
diritto di precedenza sia nella scelta del cibo che negli accoppiamenti, vengono
eliminate - o almeno assai ridotte - le zuffe e le lotte tra individui col
grande beneficio dell'ordine interno del gruppo. Nelle mute di lupi - mai troppo
numerose - esiste un capo, il più abile e il più forte della
comunità, il quale detta legge a tutto il branco essendogli, fra l'altro,
riconosciuta la facoltà di azzannare gli eventuali contestatori senza che
questi osino passare al contrattacco. Ciascuno degli altri componenti la muta,
in rapporto alla propria forza ed abilità di cacciatore, occupa un
gradino della scala gerarchica e chi occupa i posti più alti fa valere la
propria volontà nel confronto dei subordinati. Spesso l'
a.a.
rappresenta una famiglia formata dai genitori e dalla prole; ai figli si
aggregano in certi casi individui provenienti da altre comunità e che
formano coppia con individui, maschi o femmine, del gruppo familiare.
Unità di questo tipo si riscontrano fra le oche e i cigni, i cui stormi
sono quasi sempre composti da un nucleo familiare e dai "parenti" acquisiti.
Anche le bande dei gibboni hanno per base la famiglia e ciò dipende
soprattutto dalle loro abitudini monogame. In talune
a.a. vige il
matriarcato e quindi il gruppo è comandato da una femmina; l'esempio
più chiaro di questo tipo di organizzazione ci è dato dai cervi.
Quando non è la stagione degli amori i maschi formano dei gruppi
appartati e così pure si comportano le femmine; al momento della
riproduzione i due gruppi si riuniscono fondendosi in un'unica comunità
diretta dalla femmina che, prima, era a capo del gruppo femminile. In caso di
pericolo la cerva-capo assume i pieni poteri ed anche i maschi le ubbidiscono.
Le scimmie catarrine del genere
Papio (babuini) vivono in grandi bande di
diverse decine di capi; un vecchio maschio guida la banda che presenta una ben
distinta gerarchia e una perfetta organizzazione. Il gruppo si distingue in
unità sociali formate da un maschio, da varie femmine e dai piccoli
(famiglia:
harem). Della banda fanno parte anche maschi non integrati
nella comunità organizzata e che vivono ai margini della società,
appena tollerati dagli altri. Il loro maggior nemico è il leopardo,
ghiotto delle loro carni e, a difesa, vengono poste, intorno al luogo di sosta,
delle sentinelle pronte a dare l'allarme in caso di pericolo. Se un leopardo si
avvicina, tutti i vecchi maschi lo affrontano e spesso riescono a metterlo in
fuga. Non è raro neppure il caso che i babuini circondino gruppi di donne
indigene che lavorano nei campi avvicinandosi ad esse a semicerchio fino a
dieci, dodici metri. Se si avvicina alle lavoratrici un uomo armato di lancia o
di arco il gruppo si allontana di qualche decina di metri come se conoscesse la
corta portata di quelle armi; ma se l'indigeno è armato di fucile i
babuini si danno precipitosamente alla fuga e non ritornano sul posto se non
dopo qualche giorno a saccheggiare la piantagione. Le
a.a. di amadriadi
sono molto più numerose di quelle dei babuini, riunendo esse anche
parecchie centinaia di individui. Il cane della prateria (genere
Cynomis)
che vive nel Nord-America scava delle vere città sotterranee formate da
numerosi quartieri a loro volta suddivisi in nuclei minori; ognuno di questi
nuclei è formato da un maschio, alcune femmine e la prole. Una
città di cani della prateria può avere anche un migliaio di
abitanti e può estendersi su una superficie di 25 o 30 ettari. Regole
precise stabiliscono i rapporti di buon vicinato tra una famiglia e l'altra; in
caso di invasione da parte dei vicini i maschi difendono strenuamente il loro
territorio e in tal modo viene mantenuto l'equilibrio fra popolazione e risorse
alimentari. Anche i leoni formano delle comunità costituite, in genere,
da un maschio, da alcune femmine e dai piccoli. Il maschio è il capo del
gruppo, ma sono le femmine che provvedono a procacciare il cibo il cui primo
boccone spetta di diritto al maschio. Nell'Africa centro-meridionale vive il
licaone (
lycaon pictus) un canide che forma molto spesso delle piccole
comunità allo scopo di cacciare; non è raro che le mute di licaoni
riuniscano anche 50 o 60 esemplari che, come tra i lupi, rispettano una
gerarchia alla cui vetta sta l'individuo maschio più forte e più
aggressivo. Queste mute sono pericolose anche per l'uomo e non temono affatto i
cani che custodiscono le greggi di pecore. In certe
a.a. lo scopo del
raggruppamento è anche quello di poter consumare i pasti tranquillamente.
Molti ungulati che vivono in gruppi hanno l'abitudine di porre delle sentinelle
attorno al luogo dove stanno pascolando; le vedette, in caso di pericolo,
avvertono i compagni che stanno cibandosi in modo che questi abbiano il tempo di
disporsi in difesa o di allontanarsi. Questo comportamento si riscontra anche
tra i corvi e varie altre specie di uccelli. Anche certi fattori ecologici
inducono varie specie di animali a riunirsi in gruppi più o meno numerosi
esercitando essi un'identica influenza sugli individui della medesima specie; i
pipistrelli e le salamandre si riuniscono per lo svernamento in luoghi
particolarmente adatti. Corvi e stornelli si raggruppano al calar della sera
negli stessi "dormitori comuni"; per dormire si raggruppano anche le renne che,
addossate le une alle altre, conservano maggiormente il calore corporeo durante
la notte. Non pochi sono poi gli animali che si riuniscono in comunità, a
volte numerosissime, unicamente all'epoca della riproduzione mentre normalmente
conducono vita solitaria o quasi. Si tratta comunque di
a.a. provvisorie
che favoriscono l'incontro fra maschi e femmine e, probabilmente, influiscono
anche sull'istinto della riproduzione. Ben noti sono i raggruppamenti formati
stagionalmente da varie specie di uccelli marini; tra i più comuni sono
gli stormi di beccacce di mare, di cormorani, di aironi, di fenicotteri, di
anatre, di oche selvatiche, di voltapietre, di gabbiani, di beccapesci, di gazze
marine, ecc. Il numero di sule che si associano ogni anno in una sola colonia
dell'Atlantico settentrionale, raggiunge anche le 10.000 unità mentre
sull'isola Macquarie si possono trovare nella stagione adatta più di
mezzo milione di pinguini reali. I nidi vengono costruiti a una certa distanza
l'uno dall'altro per evitare eventuali insidie da parte dei vicini; ogni maschio
protegge il proprio territorio ricorrendo ai mezzi forti, ma difficilmente si
arriva a duelli all'ultimo sangue: i combattimenti sono spesso ritualizzati e
gli individui più deboli possono quasi sempre ritirarsi dalla lotta prima
di subirne le estreme conseguenze. Anche molti pinnipedi mostrano costumi
gregari specialmente in occasione della riproduzione; le otarie formano degli
harem appartati ma sempre compresi nell'ambito di una colonia. Un maschio di
otaria può avere al suo seguito anche più di 70 femmine, mentre i
trichechi si accontentano di un minor numero di mogli. Tra gli insetti le
a.a. più note sono quelle formate dalle api, dalle formiche e
dalle termiti; sui loro costumi sociali esiste ormai una vastissima letteratura.
Si tratta comunque di
a.a. dovute a casi particolari di rapporti tra
genitori e figli poiché sono formate dai discendenti di una o più
femmine; solo tra le formiche le femmine-madri possono essere anche alcune
centinaia. Queste
a.a. hanno importanza soprattutto ecologica in quanto
si basano sulla suddivisione del lavoro, suddivisione possibile soltanto grazie
all'esistenza di caste e quindi al polimorfismo riscontrabile in questa o in
quella specie di insetti. In una sola società di termiti si possono avere
anche 50 tipi diversi di individui; perciò un solo termitaio può
riunire diversi milioni di individui. Lo stesso si riscontra tra le formiche
mentre tra le api gli individui non superano mai le 50.000 unità.
Meravigliosa è l'attività di questi gruppi sociali nei quali si
trovano individui incaricati della nutrizione delle larve e della conservazione
del cibo per gli eventuali periodi di carestia. Tra le formiche e le termiti
esistono soldati destinati alla protezione delle altre caste; altri consociati
provvedono alla costruzione dei nidi, dei magazzini viveri, delle mura
protettive. Certe formiche sono dedite esclusivamente all'allevamento di funghi
utilizzati dalla comunità come nutrimento insostituibile. Alcune termiti
dispongono di "approvvigionatrici di acqua" che scendono a prenderla fino ai
depositi sotterranei situati anche a decine di metri al di sotto del termitaio.
Tra le formiche, alcune hanno l'incarico di mantenere un determinato grado di
umidità all'interno del nido, e questa particolare attribuzione si
verifica anche tra le api. Grande importanza hanno poi, in dette
a.a.,
gli individui procacciatori di cibo; certe specie di imenotteri usano una sorta
di alfabeto danzante col quale indicano la scoperta di fiori ricchi di nettare
ai quali i propri compagni di lavoro possono attingere orientandosi con
precisione. Certamente la coordinazione del complesso lavoro di un alveare, di
un formicaio o di un termitaio presuppone una mutua informazione fra gli
individui associati; probabilmente si tratta di un linguaggio parlato per mezzo
delle antenne (nelle formiche) o di altri organi non ancora chiaramente
individuati dagli studiosi, delle danze (tra le api), ecc.