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Arami.

(dall'assiro Aramu, Armaya e dall'ebraico 'aram, 'aramim). Popolazione nord-orientale appartenente a uno dei grandi gruppi etnici e linguistici in cui si divide la stirpe dei Semiti. Le prime notizie del popolo arameo (Akhlamu) la cui origine viene fatta risalire dalla Bibbia ad Aram, figlio di Sem, risalgono alla fine del III millennio a.C., e numerosi sono i riferimenti biblici a partire dal tempo di Abramo. Dapprima nomadi e stanziati nella steppa mesopotamica, verso il XIII sec. a.C. cominciarono a spostarsi sia verso Nord-Est, nel territorio della Mesopotamia settentrionale, sia verso Ovest, nel territorio siriano e palestinese, dove finirono col creare insediamenti stabili, fondendosi con i Cananei e i Neoittiti, abbandonando il nomadismo e sovrapponendosi alle popolazioni preesistenti cui trasmisero la loro lingua e civiltà. Fondarono numerosi piccoli Stati autonomi soprattutto nella Valle del Khabur e in Siria. Il più noto di questi Stati, poi sottomesso dagli Assiri, fu quello di Sam'al in Siria. Dediti soprattutto al commercio, non raggiunsero mai posizioni politicamente importanti e, al di là dell'autonomia più formale che sostanziale dei piccoli Stati da loro creati, furono sottomessi ai più potenti Stati vicini. Devono la loro importanza storica soprattutto all'influenza linguistica e culturale esercitata su un'area geograficamente molto vasta. Dopo la conquista romana, anche nel mondo occidentale si diffusero principi e pratiche magico-religiose derivate dalla cultura aramaica (V. ARAMAICO).