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Arabia.

Penisola (3.000.000 kmq) dell'Asia sud-occidentale. È divisa nei seguenti Stati: Arabia Saudita, Yemen, Repubblica Democratica Popolare dello Yemen, Oman, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrein, Kuwait. La penisola arabica è limitata a Ovest dal Mar Rosso, a Sud-Est dall'Oceano Indiano, a Est dal Golfo Persico e dal Golfo di Oman. A Nord la penisola si collega al continente asiatico e i confini non sono ben definiti, ma corrispondono approssimativamente ai limiti occidentali della Mesopotamia, della Siria e della Palestina. • Geogr. - Morfologicamente la penisola arabica si presenta come un tavolato granitico dolcemente inclinato verso la pianura della Mesopotamia. A Ovest si trovano i rilievi che raggiungono le altezze maggiori (3.000 m) dell'Hegiaz, dell'Asir, dello Yemen; a Sud invece si innalzano le montagne dell'Hadramaut. All'interno il paesaggio è desertico, abitato solamente da tribù nomadi che sostano nelle poche oasi coltivate a cereali e a frutta. A Ovest il tavolato centrale termina a scarpata sul Mar Rosso, mentre verso il Golfo Persico e l'Oceano Indiano digrada lentamente in vaste pianure sabbiose. La parte centrale della penisola arabica è caratterizzata dal Neged, un vasto e arido altopiano a sua volta delimitato a Nord e a Sud da regioni desertiche, rispettivamente il Nafaud e il Rub' al-Khali. I 9/10 della penisola sono ricoperti da deserti, aridi e rocciosi. Le coste non offrono facili approdi: ora perché troppo basse e sabbiose o per la presenza di barriere coralline o montagne a ridosso della costa. Mancano fiumi a regime perenne e si riscontrano solo rare falde sotterranee. L'unica zona dove maggiori sono le precipitazioni è lo Yemen, dove le alture condensano l'aria umida dell'Oceano. La popolazione è per questo maggiormente concentrata in questa zona dove più abbondante è anche la produzione di grano, tabacco, caffè e sesamo. La penisola arabica è fra le terre più calde del mondo. Sulla costa il clima è caldo-umido, nei tavolati del centro è invece caldo-secco; su tutta la penisola sono molto scarse le piogge, che possono anche mancare completamente per alcuni anni; molto alta è l'escursione termica giornaliera. Nella zona desertica la vegetazione si presenta estremamente scarsa, mentre avvicinandosi agli orli degli altipiani e dei rilievi centrali il paesaggio assume aspetto di steppa. Dove si trova acqua nel sottosuolo, si hanno oasi lussureggianti con coltivazione di uva, datteri e frumento. • Econ. - L'economia è ancora in una fase arretrata. La zona più agricola è quella del versante esterno dell'orlo montuoso sud-occidentale (Yemen) con coltivazioni di frutta, canna da zucchero, tabacco, cotone e caffè. Nell'Asir si coltiva l'ulivo. Nelle oasi, accanto agli alberi da frutto, in particolare l'albero del dattero, si coltivano anche vari ortaggi e miglio. Sulla costa è largamente praticata la pesca e nelle regioni interne i Beduini esercitano la pastorizia allevando capre e cammelli. Molto sviluppato è l'artigianato con la lavorazione dei metalli e delle pietre preziose, e con la tessitura della tela e della lana di cammello. L'economia industriale è fondata quasi esclusivamente sull'estrazione e la raffinazione del petrolio. • Preist. - Ai primordi della preistoria la penisola doveva essere saldata al continente africano: separatasi da questo, subì un processo di inaridimento. Secondo alcuni studiosi a questo processo andrebbero fatte risalire alcune migrazioni di popolazioni verso le zone più fertili della Mezzaluna (III millennio a.C.). L'A. sarebbe così stata le sede delle primitive popolazioni meitiche (è una tesi controversa però, in quanto si connette al problema ancora irrisolto dell'origine dei Semiti). • St. - Del I millennio a.C. si hanno scarsissime notizie, si conoscono solamente i nomi di alcuni centri abitati, e si sa che nei secoli immediatamente precedenti l'era cristiana sorsero alcune organizzazioni statali che raggiunsero un certo grado di floridezza grazie alle attive relazioni commerciali con le coste orientali dell'Africa e con Egitto, India, Persia e Grecia. I Nabatei, abitanti dei territori nord-arabici esercitarono una larga influenza sui territori limitrofi e sulla Siria e aiutarono Roma, di cui erano divenuti vassalli nel 60 a.C., nella guerra contro Saba. Proprio a spese dei Nabatei, Roma fondò poi la provincia dell'A. Petrea. Nei secc. IV e V d.C., quando la potenza dell'Impero romano declinò, anche la civiltà araba attraversò un periodo di decadenza. Si formarono comunità di Beduini nomadi e barbari, per difendersi dai quali Bisanzio e i sovrani Sassanidi favorirono la formazione di piccoli Stati arabi che riuscirono a raggiungere una certa autonomia e potenza. Verso il VII sec. acquistò una certa importanza la regione di Hegiaz, la cui capitale La Mecca, trovandosi proprio sulla strada dei commerci con l'India, diventò tappa obbligata di tutte le carovane, mentre nel suo tempio (la Kaaba) dove era custodita la Pietra Nera, si accentrò la vita religiosa araba. Alla Mecca nel 570 nacque Maometto, che con il suo messaggio di fede e la sua opera sociale segna il passaggio dal periodo preislamico al periodo islamico, portando il popolo a superare la divisione in tribù e a fondersi nel primo Stato arabo unitario. Nel 630, quando Maometto conquistò La Mecca e tutta l'A. aderì alla religione dell'Islam, iniziò la formazione di una vera coscienza politica nazionale. Al comando dei successori del profeta, il popolo arabo attraversò un periodo di grande fulgore e di conquiste territoriali rapidissime. Assai presto tuttavia iniziarono le ribellioni e le lotte intestine che portarono prima alla supremazia del califfato omayyade e poi di quello abbaside, mentre il grande Impero islamico andava perdendo sempre di più la sua compattezza dando luogo alla formazione di piccoli Stati autonomi. I conflitti assunsero spesso l'aspetto di scismi religiosi: è il caso dei khargiti e degli sciiti. Un momento di estrema crisi si verificò tra il X e l'XI sec., coincidente con la decadenza della dinastia abbaside. All'anarchia pose fine, dopo la salita al potere nel 1171 in Egitto della dinastia Ayyubita che sostituì quella Fatimida, Turan Scia fratello del Saladino. Dopo la caduta degli Ayubbidi scalzati dai Mamelucchi (1250-1254) e la crisi della dinastia degli Abbasidi (1258), il titolo di califfo dell'Islam venne assunto dal sovrano dello Yemen: la dinastia dei Rasulidi e quella seguente dei Tahardi realizzarono successivamente l'unità del Paese. Iniziò così per questo Stato un periodo di grande floridezza, interrotto nel XVI sec. La prima causa fu l'affacciarsi dei Portoghesi sull'Oceano. Infatti, dopo la scoperta di Vasco de Gama della rotta del Capo di Buona Speranza, i mercanti europei provenienti da Portogallo, Inghilterra e Olanda cominciarono a percorrere i mari arabi occupando nella zona costiera alcuni porti per lo scalo delle merci, scontrandosi con gli Arabi per il dominio delle rotte indiane. Il secondo motivo di crisi fu l'avanzata dei Turchi che iniziarono l'invasione della penisola nel 1517 e giunsero a sottometterla in gran parte con Solimano il Magnifico tra il 1520 e il 1566. La dominazione turca interruppe il processo di unificazione del Paese e lo gettò in uno stato di regressione economica, favorendo il rinascere delle rivalità tribali. Una svolta si profilò all'inizio del XVIII sec., quando il risveglio di un movimento riformista favorito dalla dinastia Wahhabita condusse alla restaurazione di un Governo unitario islamico, con centro nel Neged, indipendente dalla Turchia. Nel 1803 la dinastia Saudita riuscì a ingrandire lo Stato conquistando La Mecca. Nel frattempo si intensificò la colonizzazione degli Inglesi che nel 1839 occuparono Aden e Hadhramaut e istituirono il protettorato sulla Costa dei Pirati (Emirati Arabi Uniti, 1853). Dopo il taglio dell'istmo di Suez (1869), la Gran Bretagna si espanse ottenendo il protettorato su Oman nel 1891 e sul Kuwait nel 1899. All'inizio del XX sec. Abd al-Aziz fomentò nuovamente l'agitazione dei wahhabiti, portando tra il 1902 e il 1904 alla riconquista del Neged, e alla formazione di uno Stato indipendente nell'A. settentrionale, mentre il dominio turco mantenne forte potere nell'Hegiaz e nello Yemen. La potenza turca declinò durante il primo conflitto mondiale: gli Inglesi si accordarono con Abd al-Aziz III nel 1915 e con lo sceriffo della Mecca che nel 1916 diede il via alla rivolta del deserto coadiuvato da Lawrence d'Arabia. Al termine del conflitto la penisola risultò divisa in quattro Stati: Yemen, Neged, Hegiaz e Asir. La frantumazione determinò una equilibrio precario rotto più volte dalle pretese espansionistiche del Neged che si annesse l'Hegiaz nel 1926 e dello Yemen. Una maggiore stabilità si ottenne nel 1932 con la creazione dell'Arabia Saudita che si rese garante dello status quo, riappacificandosi con lo Yemen e siglando un trattato di non aggressione con l'Iraq e l'Iran. Dopo la seconda guerra mondiale la Gran Bretagna dovette cedere progressivamente l'indipendenza al Kuwait nel 1961 e allo Yemen del Sud nel 1963. Nel 1971 la penisola arabica infine conquistò la piena indipendenza dalle truppe inglesi. • Antropol. - Rimane ancora oggi sconosciuta l'origine della stirpe araba, di cui è indubbia la omogeneità sia per le caratteristiche fisiche che per quelle culturali (elemento di forte coesione è certamente la religione). Nella penisola arabica i sedentari rappresentano il 20% della popolazione, la grande maggioranza quindi è costituita da Beduini nomadi che da due millenni hanno sostanzialmente conservato intatti i propri costumi e le proprie tradizioni, anche se oggi il fenomeno delle grandi migrazioni può dirsi scomparso, e ogni tribù si sposta soltanto nella zona territoriale di sua proprietà. Alla base dell'organizzazione della loro società vi è la tribù divisa in famiglie, a capo della quale sta uno sceicco. L'abbigliamento è costituito per l'uomo da una semplice tunica di lino, accompagnata da un mantello di lana e da un caratteristico copricapo formato da una pezzuola bianca fissata da un cordone avvolto intorno al capo. La donna adotta lo stesso abbigliamento maschile sostituendo il copricapo con una cuffia colorata.
"La poesia araba pagana" di Francesco Gabrieli