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Antropomorfismo.

Fil. e Rel. - In filosofia, tendenza a creare modelli interpretativi della realtà basati su presupposti tratti dalla natura e dal comportamento umani. In un'accezione religiosa e mitologica, indica le dottrine che attribuiscono alla divinità forme e passioni umane. Analogamente, tratti umani possono essere attribuiti anche a fenomeni naturali, ad animali e a oggetti inanimati, che - mediante questo processo di "personificazione" - vengono investiti di aspetti e di qualità intellettuali e morali prettamente umane. In particolare, si distinguono l'a. fisico (attribuzione alla divinità di qualità fisiche) e l'a. psichico o antropopatia (assegnazione alla divinità di qualità intellettuali e morali). Molto diffusa, soprattutto tra le popolazioni primitive, è la tendenza a interpretare ogni fenomeno naturale in termini conformi alle manifestazioni fisiologiche e psicologiche attinenti alla sfera umana. Dal punto di vista religioso, l'a. è largamente presente nella storia presso molte civiltà, e in primo luogo nell'antica Grecia. La religione politeistica greca elaborò infatti un complesso sistema antropomorfico, assegnando a ciascuna divinità un suo particolare aspetto, nonché funzioni e comportamenti di matrice inequivocabilmente umana. La moderna scienza comparata delle religioni ha messo in luce che il processo di personificazione degli oggetti del culto rappresenta uno stadio relativamente avanzato, successivo a una fase in cui prevaleva ancora la mancata distinzione tra umano e divino in un contesto di ritualismo magico e collettivo. Nel pensiero classico greco, Senofane di Colofone (VI-V sec. a.C.) è il più noto esponente dell'esegesi antropomorfica, che identificava l'origine del mito nella tendenza dell'uomo a concepire gli esseri divini a propria immagine e somiglianza. Nella sua arditissima concezione della divinità, basata sull'identificazione di Dio con l'Uno e l'Universo nella sua totalità, combatté ogni forma di a. Nella religione popolare, invece, prevale l'identificazione di Dio a immagine e somiglianza dell'uomo, caratteri razziali compresi. Nel secolo scorso, A. Comte cercò di spiegare il corso della storia attraverso la cosiddetta "legge dei tre stadi", ovvero le tappe successive attraverso cui sarebbe passata l'umanità. Il primo stadio è proprio quello teologico o immaginativo, in cui l'uomo - volgendo la sua ricerca verso una conoscenza assoluta - interpreta i fenomeni naturali come prodotti dall'azione, diretta o indiretta, di agenti sovrannaturali, concepiti antropomorficamente. Le tappe successive a tale stadio sono il feticismo, il politeismo e il monoteismo, che ha raggiunto la sua vetta più alta nel Cristianesimo.