Dramma in cinque atti di Henrick Ibsen, pubblicato nel 1884
e rappresentato per la prima volta l'anno successivo. Traduzione in forma
drammatica della tesi ibseniana dell'impossibilità per le persone comuni
di vivere senza illusioni, mentre una limpida coscienza della realtà
può solo portare alla morte e alla distruzione, il dramma è una
delle opere migliori dello scrittore norvegese, in perfetto equilibrio tra
grottesco e patetico, comico e disperato. La vicenda ha come protagonista il
fotografo Hjalmar Ekdal, che vive nell'illusione di arricchirsi un giorno grazie
alle sue capacità di inventore. Il grigiore della sua vita mediocre
è improvvisamente spezzato dalla scoperta di una vecchia relazione
amorosa della moglie, rivelatagli da Gregorio Werle, suo vecchio amico e figlio
dell'uomo che era stato amante della moglie. Ma Hjalmar è un debole e si
scontra con il moralismo e la sete di verità di Werle: dopo vani
propositi di ribellione, torna rassegnato all'antica mortificante esistenza.
Vittima innocente sarà sua figlia Edvige, che si ucciderà.
L'
a., il cui titolo rimanda al piccolo animale ferito che si illude di
trovare riparo presso la famiglia Ekdal e che quindi allude simbolicamente alla
vicenda narrata, è uno dei drammi in cui il desolato pessimismo di Ibsen
appare nella sua più cruda evidenza.