Romanzo di Nikolaj Vasil'evic Gogol' pubblicato nel 1842.
Doveva essere in tre parti; la terza non venne mai scritta, mentre della
seconda, distrutta dall'autore poco prima di morire nel 1852, esistono alcuni
frammenti. Il soggetto fu suggerito a Gogol' da Puškin, suo amico e
sostenitore nelle violente polemiche suscitate dalla rappresentazione della
commedia
L'ispettore generale. Gogol' lavorò con fervore per vari
anni al suo romanzo, soprattutto durante alcune lunghe permanenze a Roma.
Secondo l'idea di Puškin egli avrebbe dovuto, in una serie di quadri,
rappresentare le nefaste conseguenze amministrative, favorite dalla barbara
istituzione dei servi della gleba, che potevano essere provocate da speculatori
senza scrupolo; nel pensiero di Gogol' l'opera assumeva però anche un
importante significato morale. Al centro della vicenda vi è la bramosia
di ricchezza del protagonista, Čičikov, piccolo proprietario
terriero, il quale viaggia attraverso la Russia
comprando a poco prezzo "anime morte", cioè i nomi dei contadini
(denominati "anime" nella Russia zarista) morti dopo l'ultimo censimento e sui
quali i proprietari erano tenuti a pagare la tassa governativa fino al
censimento successivo. Il suo progetto è quello di utilizzare quelle
"anime" per ottenere alcune terre, concesse da parte di un governatorato, a chi
possa dimostrare di possedere un certo numero di servi della gleba. Le vere
"anime morte", secondo Gogol', sono i proprietari
con cui Čičikov conduce le trattative: il pigro Manilov, la
vecchia Korobočka, l'avaro Pliuškin, il goloso e imbroglione
Sobakevic. Alla fine del romanzo Čičikov viene scoperto. Tema
conduttore è l'orrore per il denaro e la sua
forza demoniaca, che induce gli uomini a compiere azioni terribili. Ne emerge un
quadro che insieme è denuncia della situazione russa e simbolo della
condizione umana dove tutto sembra voler impedire lo sviluppo delle
qualità dell'uomo e accelerare il suo processo di degenerazione morale e
spirituale.