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Ogni organismo vivente capace di vita sensitiva e di movimenti spontanei. ║ Bestia. ║ Fig. - Essere umano in cui l'istinto ha la prevalenza sulle qualità spirituali. ║ Persona grossolana, ignorante, rozza. • Biol. - Organismi eterotrofi a nutrizione olozoica (cioè incapaci di produrre le sostanze organiche di cui hanno bisogno), gli a. si differenziano dai vegetali, organismi autotrofi, il cui sistema di nutrizione, detto olofitica, si basa sull'assunzione di sostanze inorganiche (gassose o in soluzione). Per il loro metabolismo, gli a. necessitano di ossigeno e producono, come sostanze di rifiuto, anidride carbonica e altri materiali. Tutti gli a. hanno organi interni, il cui accrescimento è diverso a seconda delle specie, mentre i vegetali sono dotati di organi esterni; inoltre, mentre i vegetali sono per lo più immobili o poco mobili, tipica degli a. è la possibilità di locomozione. Le cellule a. posseggono una membrana alquanto sottile e piuttosto fragile, priva di cellulosa, al contrario di quanto si verifica nei vegetali, la cui membrana cellulare è abbastanza spessa. Gli a. reagiscono agli stimoli esterni e dispongono di sistemi specializzati in varie funzioni (apparato digerente, circolatorio e respiratorio; sistema escretore), dai quali dipende il mantenimento dei processi anabolici e catabolici tipici della vita a. Negli organismi a., a differenza che negli organismi vegetali, organi e tessuti sono profondamente interdipendenti: il cattivo funzionamento di un organo si riflette sulla salute dell'intero individuo. Alcune distinzioni fra a. e vegetali, ritenute a lungo valide, hanno oggi soltanto un valore storico; il movimento e la sensibilità, per esempio, sono stati riconosciuti come proprietà generali del protoplasma comune tanto ai procarioti (batteri, attinomiceti, alghe cianoficee) che agli eucarioti (a. e vegetali superiori). Analogamente esistono a., un tempo classificati come zoofiti, incapaci di movimento (spugne, varie specie di cnidari). ║ Teoria dell'evoluzione a.: teoria secondo la quale gli organismi viventi sarebbero progressivamente derivati da forme molto semplici che, nel corso del tempo, si sarebbero trasformate fino a raggiungere le attuali strutture. Secondo tale teoria, quando circa 4.500 milioni di anni fa la Terra era circondata da un'atmosfera in cui prevalevano il metano e l'ammonio, cominciarono a prodursi nei mari particolari reazioni chimiche che portarono alla formazione di amminoacidi, zuccheri e basi organiche. L'unione di tali composti organici avrebbe dato origine a grosse molecole di proteine che, pur non costituendo ancora materia vivente, potevano riprodursi ed evolversi seguendo le leggi della "selezione naturale". Da esse, in seguito alla formazione di una sottile pellicola esterna contenente gruppi di acidi nucleici e altre molecole complesse, avrebbe avuto origine la prima cellula vivente. L'acido desossiribonucleico (DNA) e l'acido ribonucleico (RNA) avrebbero reagito trasmettendo l'informazione genetica ai ribosomi. A partire dai ribosomi si costituirono le proteine di cui le cellule avevano necessità per la loro sopravvivenza. Dalla prima cellula vivente, la cui formazione risalirebbe a circa 2.000 milioni di anni fa, e che secondo molti studiosi sarebbe stata un protozoo, si sarebbero formati altri organismi unicellulari che, a loro volta, riuniti in colonie, avrebbero originato i primi Metazoi. Dapprima sprovvisti di celoma (cavità del corpo), essi lo avrebbero acquisito in seguito, perfezionandosi. Successivamente, alcune specie si sarebbero evolute in modo da disporre di numerosi tessuti (aggregati di cellule) che costituirono organi nuovi sempre più specializzati: ciò sarebbe avvenuto approssimativamente in un periodo che varia da un miliardo a cinquecento milioni di anni fa. Secondo la teoria evoluzionistica solo nell'era paleozoica si ebbero i primi artropodi e i cordati, con i primi antenati dei vertebrati. Circa 400 milioni di anni or sono sarebbero nati i primi pesci che, nel Mesozoico, conobbero una grande diffusione. Da essi derivarono gli anfibi che, a loro volta, diedero origine ai rettili. Questi, essendo a. a sangue freddo, non riuscirono ad adattarsi a tutti gli ambienti e perciò si diffusero meno dei mammiferi, nati in un'epoca posteriore, ma dotati di un complesso meccanismo nervoso di controllo della temperatura. Nel Giurassico, circa 190 milioni di anni fa, esistevano già cinque ordini di mammiferi, tutti ben differenziati (ora estinti); da due ceppi di essi (docodonti e pantoteri) ebbero origine i mammiferi attuali. Gli a. che maggiormente beneficiarono dell'evoluzione sarebbero stati i primati, dotati di un cervello di notevoli dimensioni, mani prensili e un'acuta sensibilità tattile e visiva; fra i primati era l'Australopithecus, dal quale si ritiene siano derivati l'Homo erectus e l'Homo sapiens. ║ Classificazione degli a.: la classificazione degli organismi a. è oggetto di studio di un ramo della biologia identificato come sistematica zoologica. Con il supporto di altre discipline, quali l'anatomia e la genetica, gli a. che presentano caratteristiche e abitudini simili vengono riuniti in gruppi via via più ampi (dalla razza alla famiglia, al genere, ecc.). Secondo la classificazione ormai tradizionale, il regno a. comprende due grandi raggruppamenti: i protozoi e i metazoi. I primi sono organismi di dimensioni microscopiche, costituiti da un'unica cellula (fanno eccezione i nummuliti, protozoi fossili che raggiungono alcuni centimetri di lunghezza); essi vivono come individui singoli oppure in colonie. La distinzione tra questi a. unicellulari e i vegetali aventi lo stesso livello evolutivo risulta, in molti casi, problematica. Alcuni Protozoi, per esempio, hanno un comportamento parzialmente autotrofo, quindi simile a quello vegetale: è il caso di un gruppo di organismi unicellulari detti flagellati che vengono comunemente distinti, in un tentativo di chiara classificazione, in zooflagellati e infitoflagellati. Alcuni studiosi hanno ipotizzato l'esistenza, in epoca remota, di un gruppo di organismi (protisti) in posizione intermedia tra vegetali e a., dai quali si sarebbero poi sviluppati questi individui unicellulari di dubbia classificazione. Tale ipotesi, però, non è affatto accettata universalmente; presenterebbe il vantaggio di assegnare un'origine comune, seguita da un diverso processo evolutivo, agli organismi dei due regni. I metazoi sono organismi a. pluricellulari, le cui cellule sono più o meno differenziate in tessuti a seconda delle diverse funzioni alle quali sono preposte. Nei metazoi primitivi la differenziazione delle funzioni è parziale, in quanto esse possono essere svolte, indistintamente da ciascuna cellula dell'organismo. Tutti i metazoi traggono origine da una cellula-uovo, vale a dire da uno stadio unicellulare. Da questo, per successive divisioni mitotiche, derivano tutte le altre cellule e categorie di cellule che formano il corpo. Durante lo stadio embrionale e le successive fasi di sviluppo si formano tessuti di tipo diverso (epiteliali, connettivi, muscolari, nervosi) che attraverso le successive differenziazioni finiscono per caratterizzare, anche mediante le loro funzioni, l'a. adulto, pienamente formato. I metazoi vengono suddivisi a loro volta in parazoi, quelli che presentano caratteri di maggior primitività (spugne, jalospongie, demospongie) ed eumetazoi, muniti di una cavità digerente comunicante con l'esterno e dotati di tessuti di vario tipo che concorrono alla formazione di organi specializzati. A loro volta gli eumetazoi sono distinti in radiati e bilateri, a simmetria bilaterale o a simmetria bilaterale doppia. Ai radiati appartengono i cnidari, con gli idrozoi (idre, millepore), gli scifozoi (meduse), gli antozoi (coralli, attinie, madrepore); gli ctenofori con i beroidei, i plactinidei e i tentaculiferi. Ai bilateri appartengono i deuterostomi (chetognati, pogonoferi, pterobranchi, enteropneusti, echinodermi) e i protostomi, che riuniscono il maggior numero di invertebrati. Anche i cordati appartengono al gruppo dei bilateri; essi rappresentano gli a. morfologicamente più evoluti: ciclostomi (lamprede), pesci, anfibi (rane, rospi, salamandre), rettili (tartarughe, coccodrilli, lucertole, serpenti), uccelli e mammiferi, fra i quali anche l'uomo. • Etol. - Il comportamento a.: indipendentemente dalla specie alla quale appartiene il comportamento di un a. è dettato dall'istinto di sopravvivenza e dalla necessità di conservazione e continuazione della propria specie. Negli a. il comportamento è istintivo e, almeno parzialmente, controllato da appositi ormoni secreti da particolari ghiandole endocrine. La secrezione di ormoni ha come conseguenza reazioni tipiche, come il raddrizzare il pelo in atteggiamento minaccioso se si presenta un pericolo, e presiede ad aspetti fondamentali della vita a. (la nidificazione, il corteggiamento durante il periodo degli amori, ecc.). Numerosi fattori (la luce, il suono, i campi elettrici, le sostanze chimiche) rappresentano per gli a. stimoli attraverso i quali essi possono assumere informazioni sull'ambiente in cui sono inseriti. La complessità del comportamento dipende dallo sviluppo del cervello e dei sensi di un a. Nel processo di adattamento di un a. all'ambiente di cui fa parte, si assiste ad un progressivo sviluppo degli organi che si rivelano più utili per la sopravvivenza. Gusto e olfatto sono relativamente poco sviluppati negli uccelli, che si servono soprattutto della vista, particolarmente acuta, mentre hanno importanza determinante in altri a. che se ne servono per la ricerca del cibo. L'olfatto è di fondamentale importanza anche per molti mammiferi che, grazie ad esso, possono fiutare a distanza la presenza di cibo, di nemici o di individui di sesso opposto. Anche i rumori possono indicare all'a. la presenza di una preda, di un pericolo o di un individuo della stessa specie; l'udito è sviluppato soprattutto nei vertebrati terrestri. Il tatto sembra invece fondamentale nella vita sociale di a. superiori quali i primati. Particolarmente interessante è il comportamento degli a. di fronte al nemico; esso varia a seconda della specie cui appartengono. Alcuni a. si salvano fuggendo, altri si fingono morti, altri ancora ricorrono al mimetismo. Il volo irregolare di molte farfalle serve proprio a impedire ai nemici di catturarle facilmente; sostanze chimiche sono usate dalle formiche o dalle moffette; particolari tipi di serpenti sono dotati di veleno che lanciano fino a più di due metri di distanza. Alcuni a. ricorrono a sibili, a fischi e altri rumori emessi allo scopo di spaventare l'avversario. Altro aspetto importante nel comportamento a. è la vita sociale; per molti a. la vita all'interno di un gruppo costituisce una maggior protezione dai pericoli e aumenta le possibilità di sopravvivenza, facilitando anche la riproduzione. La struttura delle associazioni a. è fortemente condizionata dall'habitat in cui una specie è inserita: i babbuini, che vivono sul terreno, formano gruppi numerosissimi e ben organizzati per proteggersi dagli attacchi dei predatori; i gibboni, invece, vivendo soprattutto sugli alberi, formano gruppi di pochi individui, in quanto riescono facilmente a sfuggire ai grossi carnivori. Gli uccelli marini, infine, formano grossi stormi soltanto nella stagione degli amori, allo scopo di proteggere le uova e i piccoli; terminato tale periodo, la maggior parte di essi torna a vivere individualmente o in coppia. Le lotte fra individui della stessa specie non si risolvono quasi mai con la morte di uno di essi; la lotta serve a dare una prova di forza anche se, nel combattimento, essi usano le stesse armi che in altra occasione possono adoperare contro a. di altra specie e con effetti mortali. Un momento interessante del comportamento a. riguarda il corteggiamento, una sorta di rito che precede l'accoppiamento; pare che esso serva a facilitare il riconoscimento reciproco fra individui della stessa specie di sesso diverso. Le cure parentali, cioè quel complesso di atti e di manifestazioni che si riscontrano durante il periodo di allevamento della prole, sono frequenti fra le specie a. che generano pochi figli; esse sarebbero, al contrario, impossibili per le specie che depongono molte uova. La durata delle cure parentali, quando vengono effettuate, è variabile a seconda della specie. Molte specie a. effettuano migrazioni, cioè spostamenti stagionali da una zona all'altra; in altri casi si hanno semplicemente incursioni irregolari, durante le quali essi non si allontanano molto dal luogo di partenza e non seguono una rotta precisa. Le migrazioni vengono generalmente compiute da alcune specie di mammiferi (caribù, alcuni cetacei come le megattere, ecc.); da moltissimi pesci che si spostano per recarsi in luoghi più adatti alla riproduzione (tonno, salmone, anguille, ecc.); da varie specie di insetti capaci di volare (farfalle, locuste, particolari libellule) e sprovvisti di ali (formiche); dagli uccelli (rondini, starne, cicogne, anatre, oche, ecc.). Le ragioni che presiedono a tali migrazioni sono diverse: la ricerca di cibo, la necessità di un posto adatto alla riproduzione o allo svernamento, ecc. Gli a. seguono le loro rotte affidandosi a un preciso senso dell'orientamento, in stormi o formazioni regolari, oppure in gruppi irregolari. Pare che per orientarsi gli uccelli seguano il sole e, durante la notte, le costellazioni; la migrazione dei pesci è forse regolata dalle correnti marine (sembra che essi vadano contro corrente per recarsi nei luoghi di riproduzione, e si muovano nella direzione della corrente al ritorno). È provato che le balene (ma anche i delfini) si orientano, invece, utilizzando il proprio udito, molto sviluppato, il quale consente loro di percepire gli ultrasuoni che esse stesse emettono e che vengono riflessi dalle coste o dai fondi marini. Non si sa ancora con certezza, al contrario, come si orientino gli insetti, le tartarughe, i pipistrelli e altri a. migratori o nomadi; per alcuni si è addirittura ipotizzato che siano in gradi di sfruttare il campo magnetico terrestre. • Icon. - L'importanza dell'elemento a. nella creazione artistica dell'uomo, fin dalle epoche più remote, è confermata dai dipinti ritrovati sulle pareti di caverne o dai graffiti su rocce, eseguiti nel paleolitico superiore; molti disegni, riproducono scene di caccia o figure di a. (cervi, gazzelle, bisonti, elefanti, leoni, orsi, rinoceronti, renne), isolati o in gruppo, probabilmente eseguiti con intenti magici e propiziatori, per il felice esito della caccia stessa. Numerosi elementi testimoniano la centralità degli a. nell'espressione artistica delle prime grandi civiltà: in Mesopotamia sono venuti alla luce alcuni rilievi, risalenti al 3.000 circa a.C., che raffigurano momenti di una caccia al leone. Nell'antico Egitto che, prima dell'epoca dei Faraoni, era abitato da cacciatori nomadi, il coccodrillo e il serpente erano venerati come sacri; più tardi si divinizzarono l'ariete e l'uro, mentre il lupo, il falco e il serpente vennero associati a divinità già esistenti e adorate (al dio della saggezza Toth, per esempio, venne consacrato l'ibis). Gioielli foggiati a guisa di scarabeo sono stati rinvenuti anche in molte tombe di faraoni; il simbolo stesso dell'Egitto, la Sfinge, era rappresentato come creatura in parte umana, in parte leonina. Anche nella mitologia greca si ripete la centralità delle figure a.: i centauri avevano busto di uomo e corpo di cavallo; i protagonisti di numerose leggende sono a. come il toro e l'aquila, talvolta immaginari come il cavallo alato e il Minotauro di Creta. Anche gli Etruschi subirono il fascino degli a.: la famosa "chimera di Arezzo" ha corpo di leone e molti bronzi etruschi sono zoomorfi; soggetti tra i più diffusi sono inoltre i cavalli, che appaiono spesso sia nelle sculture sia nelle pitture e negli affreschi (famoso è il Cavallo degli inferi scoperto nella cosiddetta Tomba dei baroni a Tarquinia). Anche l'arte romana mostra di aver prediletto l'elemento a.: sono famose le sculture rappresentanti Sileno con l'oca, la Nereide con il cavallo marino, Ercole con l'aquila, mentre, in pittura, prezioso documento restano i cavalli con quadrighe conservati al Museo di Napoli e gli affreschi di Pompei. Altri a. sono introdotti in molte opere d'arte del periodo imperiale. Si pensa che risalga al III o IV sec. d.C. la celebre Caccia al cinghiale, scena rappresentata in un mosaico nella villa di Piazza Armerina. Gli stessi cristiani scelsero come loro simbolo il pesce, che di conseguenza conobbe una notevole diffusione in campo figurativo; ma anche l'immagine dell'agnello ebbe molta fortuna e, insieme ad essa, quelle dell'asino e del bue, tipiche del presepio. Per quanto l'Islamismo non ammettesse la raffigurazione di esseri viventi, ci sono giunte alcune opere d'arte che contengono la rappresentazione di a.: fra tutte, preziosi esempi sono il codice Le Assemblee di Hariri, attribuito alla scuola di Baghdad e arricchito di illustrazioni con uccelli, pesci, scimmie, ecc. e la scultura di un cane in bronzo, ora conservato al Museo del Bargello a Firenze. Anche presso le grandi civiltà orientali gli a. mantennero lungo tutto l'arco della storia una fondamentale importanza in campo iconografico: in India, molti a. appaiono sulla facciata del tempio di Meenakshi (moglie di Siva), e in molti altri templi indù, ma fra tutti predominano l'elefante e la vacca. In Cina sono frequenti immagini di elefanti, cavalli, uccelli acquatici; il cammello si trova spesso nell'iconografia dell'Asia centrale, mentre la tigre appare spesso in opere giapponesi (ma qui prevalgono i cavalli, gli aironi e altri uccelli). Nella Mesoamerica le raffigurazioni di a., quasi sempre stilizzati, sono presenti presso gli Aztechi e soprattutto presso i Maya. In Europa, a partire dal Duecento quasi tutti i grandi artisti hanno introdotto a. nei loro quadri o nelle loro sculture: Duccio di Boninsegna (Ingresso a Gerusalemme; Apparizione sul lago), Konrad Witz (Pesca miracolosa), Cranach (Adamo ed Eva; Caccia al cervo). L'elemento a. ha conservato la sua centralità anche in epoca moderna, presso quasi tutti i pittori, da Mantegna a Carpaccio, da Cosmè Tura a Botticelli, da Pisanello a Giorgione, da Brueghel a Pollaiolo, da Raffaello a Tintoretto, fino a Rubens, a Goya, a Renoir, alle espressioni artistiche del XX secolo. • Arald. - L'a. è una delle figure più ricorrenti nella decorazione dello scudo. Sono rappresentate figure realistiche, quali rettili, quadrupedi, volatili, insetti, o figure chimeriche. Generalmente sono rappresentate nella loro posizione più naturale e con colori che si avvicinano il più possibile alla realtà, ma talvolta vengono inseriti negli scudi anche le sole membra (testa, artigli, coda, ecc.). • Dir. - Gli a. sono considerati dalla legge beni mobili, valendo per il loro acquisto le norme relative a tali beni. Solo in alcuni casi (a. utilizzati per lavoro o per produzione) sono soggetti al regime giuridico delle pertinenze. Hanno una particolare importanza le norme concernenti le responsabilità civili per i danni causati da a.: di tali eventuali danni è ritenuto responsabile il proprietario, anche nel caso di fuga o smarrimento dell'a. In materia penale il maltrattamento, il sottoporre l'a. ad eccessivo affaticamento o il suo sfruttamento per lavori non adatti comportano reato contravvenzionale. Un reato più grave è, però, l'ipotesi di maltrattamento di a. appartenenti ad altri. Gli esperimenti scientifici di vivisezione sono sottoposti a controlli e a norme specifiche.

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