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Andreotti, Giulio.

Uomo politico italiano. Laureatosi in Giurisprudenza nel 1941 e specializzatosi in diritto canonico, si avviò al giornalismo ed entrò nella FUCI, assumendo la direzione della rivista "Azione Fucina" e diventandone presidente dal 1942 al 1945. Tra i fondatori della Democrazia Cristiana, insieme ad Alcide De Gasperi e Guido Gonella, dopo la liberazione di Roma nel giugno 1944 fu delegato nazionale dei gruppi giovanili della DC e nel 1945 fece parte della Consulta. Deputato dell'Assemblea costituente (1946), fu confermato in tutte le successive elezioni della Camera dei deputati dal 1948 al 1987. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con De Gasperi e Pella (1947-54), fu ministro dell'Interno con Fanfani (1954), delle Finanze con Segni e Zoli (1955-58), del Tesoro con Fanfani (1958-59), reggendo successivamente i dicasteri della Difesa (1959-66, Governi Segni, Tambroni, Fanfani, Leone, Moro) e dell'Industria (1966-68, Governi Moro e Leone). Dal febbraio al luglio 1972 fu primo ministro di un Esecutivo monocolore democristiano e, dal luglio 1972 al giugno 1973, di un Governo di coalizione tra DC, PSDI e PLI, con l'appoggio esterno del PRI. Ministro della Difesa nel Gabinetto Rumor (1974), nei Governi Moro del 1974-76 resse il Bilancio. Nel luglio 1976, durante la difficile e delicata fase della solidarietà nazionale, fu a capo di un Esecutivo monocolore democristiano sostenuto anche dal PCI. Costretto a dimettersi nel gennaio 1978, dopo lunghe trattative il 16 marzo dello stesso anno (giorno del rapimento di Moro) si insediò nuovamente a palazzo Chigi con un Governo monocolore che restò in carica fino al gennaio 1979. Finita l'epoca della solidarietà nazionale con il ritiro del PCI dalla coalizione, il quinto Governo A. (gennaio-giugno 1979), formato da DC, PSDI, e PRI, guidò il Paese fino alle elezioni anticipate. Ministro degli Esteri dal 1983 al 1989 con i Governi Craxi, Fanfani, Goria, De Mita, A. fece del mantenimento degli equilibri geopolitici, dell'appoggio alla strategia atlantica e dell'apertura al mondo arabo le linee guida della politica estera italiana. Dal luglio 1989 fu a capo di un Governo pentapartito (DC, PSI, PRI, PSDI, PLI) al quale seguì, dall'aprile 1991, un settimo Gabinetto A., quadripartito (senza il PRI), che rimase in carica fino all'aprile 1992. Nel frattempo, nel 1991, era stato nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga. In seguito al disfacimento della DC, di cui A. rappresentò la componente moderata, pragmatica, attenta alla gestione del potere, aderì al PPI, che nel 2000 lasciò per fondare, insieme a Sergio D'Antoni e all'ex ministro dell'Università Ortensio Zecchino, Democrazia Europea (V.). Nel 1993 A. fu implicato in una clamorosa vicenda giudiziaria: accusato di collusione mafiosa, oltre che di essere stato il mandante dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli, assassinato nel 1979, fu rinviato a giudizio per ambedue i capi d'imputazione. Prosciolto nel 1999 in merito all'omicidio Pecorelli, nel 2002 fu condannato a 24 anni di carcere dalla Corte d'Appello di Perugia, che aveva ribaltato la sentenza emessa in primo grado, ma nel 2003 ottenne l'assoluzione definitiva dalla Cassazione. Riguardo all'altro capo d'imputazione, nel 2003, alla fine del processo d'appello per il reato di concorso in associazione mafiosa, il senatore a vita ricevette l'assoluzione, confermata nel 2004 dalla Cassazione. Insignito da numerose università di tutto il mondo della laurea honoris causa, A. fu autore di numerosi saggi storici e politici, tra cui citiamo: Concerto a sei voci (1946), Pranzo di magro per il Cardinale (1954), De Gasperi e il suo tempo (1965), La sciarada di Papa Mastai (1967), I minibigami (1971), Ore 13: il ministro deve morire (1975), A ogni morte di Papa (1980), Diari 1976-1979 (1981), Visti da vicino (1982-86), De Gasperi, visto da vicino (1986), Onorevole stia zitto (1987), L'URSS vista da vicino (1988), Gli USA visti da vicino (1989), Il potere logora... ma è meglio non perderlo (1990), Governare con la crisi, dal 1944 ad oggi (1991), Onorevole stia zitto. Atto secondo (1992), Il Ministero dell'uomo in grigio (1993), Cosa loro (1995), De prima re publica (1996), Operazione via Appia (1998), A non domanda rispondo (1999), I nonni della Repubblica (2002), Altri cento nonni della Repubblica (2003), Nonni e nipoti della Repubblica (2004), 1947. L'anno delle grandi svolte nel diario di un protagonista (2005), 1948. L'anno dello scampato pericolo (2005), 1949. L'anno del Patto Atlantico (2006). Fondatore e direttore della rivista politica "Concretezze" (1955-76) e collaboratore di vari periodici, attualmente dirige il mensile "30Giorni" ed è presidente del Centro Studi Ciceroniani e della Casa di Dante di Roma (n. Roma 1919).
Giulio Andreotti