Erudito e cardinale italiano. Dotato di una solida cultura,
fu consacrato cardinale da Leone IV nell'847; avendo abbandonato la propria sede
ed essendosi rifiutato di farvi ritorno, fu condannato nell'853 e scomunicato.
Alla morte di Leone IV (855), sperando nell'appoggio dell'imperatore Ludovico
II, tentò di deporre il neoeletto papa Benedetto III e di salire al
soglio pontificio con il nome di Anastasio III, ma la sua impresa fallì.
Fu quindi sospeso
a divinis e nuovamente obbligato ad allontanarsi da
Roma. Graziato dallo stesso Benedetto III, divenne consigliere e segretario di
Nicola I e poi di Adriano II, che lo nominò nell'867 bibliotecario di
Santa Romana Chiesa, carica che mantenne anche sotto il pontificato di Giovanni
VIII. Fu abile diplomatico e prese parte al Concilio ecumenico
costantinopolitano (869-870) durante il quale si impegnò per la
ricomposizione dello scisma di Fozio e del quale tradusse in latino gli
Atti (come aveva fatto per quelli del Concilio niceno dell'787). Fu
autore anche della
Chronographia tripartita, dei
Collectanea ad
controversiam et historiam monothelitarum spectantia e degli
Acta S.
Martini papae e della
Historia ecclesiastica. Per lungo tempo gli
è stato erroneamente attributo il
Liber Pontificalis (forse Roma
817 circa - 877 circa).