(dal greco
anarchía, der. di
a
privativo e
arché: comando). Mancanza di governo. || Stato di
disordine politico dovuto ad assenza o a debolezza di governo. || Fig. - Stato
di confusione, di disordine. • St. - Nel corso
della storia, le dottrine di ispirazione anarchica si sono affermate soprattutto
nei momenti di ribellione contro uno Stato oppressore, caratterizzando le frange
più estremiste dei movimenti rivoluzionari. Teorie anarchiche sono
rintracciabili lungo tutta la storia del pensiero politico e filosofico,
intendendo con ciò quelle correnti che tendono a negare ogni
autorità in nome di una libertà originaria assoluta e
incoercibile. Nel pensiero greco, l'avversione allo Stato è presente in
pensatori quali Aristippo, Antifonte e soprattutto in Zenone di Cizio, il
fondatore della Scuola stoica, che negava valore alle costrizioni provenienti
dall'esterno per esaltare l'impulso morale, proprio dell'individuo, come unica
regola all'azione del singolo e della comunità. Lungamente costretti al
silenzio, i sostenitori di un'azione politica ispirata a principi e valori
libertari ricomparvero nel tardo Medioevo, benché in forme inquinate dal
fanatismo, dal misticismo e dal comunismo evangelico di varie sette religiose.
In particolare si ricorda la setta dei
Fratelli e sorelle di spirito
libero, i cui seguaci praticavano un comunismo radicale: la loro tradizione
sopravvisse soprattutto in Olanda e nelle Fiandre dove fu continuata dai
Klompdraggers del XIV sec. Si ricordano inoltre i
Libertini
d'America del XVI sec. Fermenti libertari sono altresì alla base di vari
movimenti politico-religiosi sfociati in feroci rivolte contadine, in modo
particolare gli
Anabattisti e i
Livellatori. Motivi e tematiche
analoghe sono presenti anche nei filosofi del Rinascimento e soprattutto
dell'Illuminismo, in particolare nell'idealizzazione dello "stato di natura" di
J.J. Rousseau. La teoria e la pratica anarchiche sono andate però
sviluppandosi soltanto nel XIX sec. Infatti, la dottrina propriamente anarchica,
pur avendo precedenti illuministici e utopistici (si ricorda anzitutto W.
Godwin,
Enquiry concerning Political Justice, 1793), ha ricevuto la sua
prima coerente formulazione da Max Stirner, appartenente alla sinistra
hegeliana. Nella sua opera principale (
Der Einzige und sein Eigentum,
1845), Stirner portò alle estreme conseguenze lo spirito di dissoluzione
del sistema hegeliano che fermentava tra i "giovani hegeliani", come reazione
alla dura e oppressiva realtà dello Stato tedesco. Stirner sostenne
infatti l'assoluta autonomia del singolo individuo, dell'
unico, contro
ogni forma di costrizione politica e sociale, sostituendo allo Stato la libera
associazione degli
unici. Dopo aver aderito alla teoria di Feuerbach
sulla religione e la società, Stirner se ne distaccò respingendo
il culto dell'umanità che Feuerbach voleva instaurare e sostituendogli il
culto dell'Io: fine ultimo dell'educazione è il raggiungimento,
attraverso la libertà di pensiero, dell'autonomia della volontà:
solo lo sviluppo di questo valore può rendere l'uomo realmente libero,
affrancandolo da ogni autorità ed emancipando la sua personalità,
il suo Io. Egli giunge così a respingere ogni principio di
autorità, criticando sia lo Stato rivoluzionario francese (che subordina
l'individuo alla legge) sia altre forme di Stato basate sull'oppressione
dell'individuo. Pertanto, egli respinge non solo l'autorità dello Stato e
delle leggi, ma anche quella della Chiesa, come contraria all'autonomia
dell'individuo. Allo Stato, che egli considera autoritario quale che sia la sua
forma istituzionale, in quanto tende a limitare ed asservire la volontà
degli individui, Stirner contrappone l'
egoismo, la sola forza che,
secondo il suo pensiero, può realizzare i valori assoluti di
libertà e di uguaglianza. Dopo Stirner i più noti teorici
dell'
a. furono i rivoluzionari russi M. Bakunin e P.A. Kropotkin
(V. ANARCHISMO).