Trattato di Stendhal iniziato nel 1819 e pubblicato a Milano
nel 1822. L'autore vi esamina la natura dell'amore, visto nell'insieme dei suoi
fenomeni fisiologici, ma anche in rapporto alla vita sociale. Come un ramoscello
secco, calato nella miniera di Salisburgo, si presenta nel momento in cui viene
ritirato tutto iridescente di cristalli, così l'amore trasforma il nostro
cuore, accendendo in noi uno stato di vagheggiamento e di idealizzazione.
Tuttavia, bisogna distinguere tra l'amore sincero e quello che è frutto
di capriccio, di finzione, di vanità e di interesse economico. L'opera
stendhaliana, sotto l'apparente proposito scientifico di voler ridurre l'amore
alla sua essenza, spogliandolo di ogni sovrastruttura sociale o romanzesca,
rivela l'atteggiamento sentimentale dello scrittore, la sua ammirazione per
l'Italia, "il solo Paese dove cresca in libertà la pianta dell'amore" e
il suo rimpianto più segreto per l'amore non corrisposto di Matilde
Dembovski Viscontini, probabilmente l'ispiratrice dell'opera.