Fiaba teatrale di Carlo Gozzi, rappresentata nel 1761 a
Venezia. Con tono familiare e scherzoso, nonostante i suoi aspri assunti
polemici, l'autore intende bersagliare, oltre che il teatro goldoniano, la
barocca poesia di Chiari. Nel personaggio della fata Morgana si nasconde infatti
quest'ultimo e in quello di Mago Celio Goldoni: Gozzi parodiò lo stile
dei due avversari facendo parlare il secondo con stile avvocatesco, il primo con
stile pindarico. Il tema si rifà a quello di una nota fiaba, narrata per
la prima volta da Giambattista Basile nel suo
Lu cunto de li cunti. La
fata Morgana ispira al principe Tartaglia, figlio del re di Coppe, il desiderio
delle tre melarance nelle quali sono state tramutate da un incantesimo tre
principesse. Per possederle egli deve superare quattro ostacoli: un porto
arrugginito, un cane affamato, una fornaia e una corda infradiciata. Da qui si
sviluppa l'azione, in cui i vari personaggi diventano, nelle mani dell'autore,
strumenti di satira letteraria. Due secoli dopo, il russo Sergiej Prokofiev ne
trasse un'opera in quattro atti, rappresentata per la prima volta a Chicago nel
1921. Della medesima opera lo stesso Prokofiev elaborò una sintesi
efficace in una
Suite.