Regista cinematografico italiano. Abbandonato dal padre alla nascita, crebbe con la
nonna materna. L'assenza della figura paterna condizionò la sua vita artistica,
portandolo a girare film nei quali il padre è assente o lontano e i rapporti con lui
sono sempre conflittuali, mentre le figure di donna sono opache e sfumate. Dopo aver
frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia ed essersi laureato in Filosofia
all'università di Messina,
A. si formò negli anni Sessanta lavorando come
operatore e come aiuto regista in numerose produzioni. Esordì come regista nel 1970
dirigendo il film per la televisione
La fine del gioco, realizzato nell'ambito
dei programmi sperimentali della RAI. Tutta la prima parte della sua carriera si inserì
nel circuito televisivo: da
La città del sole (1973), curiosa divagazione sulla
vita di Tommaso Campanella, a
Bertolucci secondo il cinema (1976), documentario
sulla lavorazione di
Novecento, dal giallo
La morte al lavoro (1978) a
Il piccolo Archimede (1979), suggestivo adattamento dell'omonimo romanzo di
Aldous Huxley. Debuttò in ambito cinematografico nel 1982 con
Colpire al cuore,
sul tema del terrorismo e del difficile rapporto tra giovane e adulto, che vinse il Nastro
d'Argento come migliore soggetto originale.
A. confermò anche in seguito il suo
interesse per un cinema impegnato e di denuncia, con
I ragazzi di via Panisperna
(1988);
Porte aperte (1990), tratto dall'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia,
premiato con il Nastro d'Argento come miglior film;
Il ladro di bambini (1993),
insignito del premio speciale al Festival di Cannes, del David di Donatello e del
Nastro d'Argento come miglior film;
Lamerica (1994), che ottenne il Nastro
d'Argento come miglior film;
Così ridevano (1998), Leone d'Oro a Venezia;
Le chiavi di casa (2004), di cui fu anche sceneggiatore, liberamente ispirato
al romanzo di Giuseppe Pontiggia
Nati due volte (n. San Pietro Magisano,
Catanzaro 1945).
Gianni Amelio