Il più importante ed elevato sistema montuoso (260.000
kmq) d'Europa. Si estende, disposto ad arco, tra il Golfo di Genova ad Ovest e
la pianura pannonica ad Est. Le
A. sono comprese tra 43° e 48°
di latitudine Nord e tra 5° e 17° di longitudine Est; sono limitate ad
Ovest dalla Valle del Rodano, a Nord dal Giura svizzero, dall'altopiano
svevo-bavarese e dalla Valle del Danubio, ad Est dal bassopiano pannonico, e a
Sud dalla pianura padana. La lunghezza massima, misurata sul lato esterno
settentrionale, è di circa 1.300 km; sul lato interno meridionale la
lunghezza è di circa 750 km; la larghezza del sistema montuoso, da Nord a
Sud, è di 130 km nel settore occidentale, in corrispondenza del Monte
Bianco, di 240 km nel settore orientale, tra Füssen e Verona. ║
Partizione orografica: la suddivisione della catena alpina in sezioni,
sottosezioni e gruppi è stata introdotta in tempi relativamente recenti.
La tripartizione in
A. Occidentali,
A. Centrali e
A.
Orientali è ormai universalmente accettata; sull'individuazione dei
relativi sottogruppi non esiste invece ad oggi un'unanimità di pareri. Si
propone in tabella la partizione più comunemente adottata. ║
Morfologia: le
A. digradano piuttosto dolcemente lungo il versante
esterno, mentre il versante interno scende ripidamente sul bassopiano
padano-veneto. Su entrambi i versanti, ad eccezione del solo settore piemontese,
la catena alpina è accompagnata da una successione di rilievi periferici,
di altezza più modesta e di caratteristiche autonome, che in Italia
prendono il nome di Prealpi, in Francia di Basses Alpes, e nelle regioni di
lingua tedesca di Voralpen. La regione alpina ha un'altitudine media di circa
1.300 m; la massima elevazione è il Monte Bianco, la cui vetta raggiunge
i 4.807 m. Il profilo altimetrico della catena presenta una distribuzione
asimmetrica, con le quote più elevate concentrate nelle
A.
Occidentali e Centrali, ove si trovano tutte le cime superiori ai 4.000 m, che
sono complessivamente un'ottantina. • Geol. - Da
un punto di vista geologico nell'arco alpino si possono individuare tre fasce in
senso longitudinale. La fascia mediana, che comprende lo spartiacque principale
della catena con le montagne più alte, è costituita in prevalenza
da rocce cristalline e metamorfiche con locali intercalazioni di calcari e
scisti mesozoici. La fascia mediana è racchiusa tra due fasce periferiche
di natura prevalentemente calcarea: la fascia esterna, che coincide con la
cintura prealpina francese, svizzera, bavarese e austriaca, è costituita
da rocce sedimentarie (calcari, dolomie, arenarie e argille) con locali
affioramenti di rocce serpentinose; la fascia interna che coincide con la
cintura prealpina italiana è prevalentemente costituita, nella sua parte
settentrionale da scisti, porfidi, conglomerati e arenarie, mentre la parte
meridionale è formata da rocce calcaree, dolomitiche e arenacee. ║
Nascita e formazione delle A.: il processo di formazione delle
A.,
molto lungo ed articolato, risale a circa 50 milioni di anni fa. Durante il
Mesozoico l'attuale regione alpina era interamente sommersa dalle acque marine;
a partire dal Cretaceo cominciarono importanti movimenti orogenetici, originati
da potenti spinte provenienti da Sud; tali movimenti portarono alla formazione
dapprima delle
A. Orientali (durante il Cretaceo e il Paleocene) e
successivamente delle
A. Occidentali (nell'Oligocene e soprattutto nel
Miocene). A seguito del processo orogenetico si originarono la falda elvetica,
presente sulla fascia esterna delle
A. Occidentali e Centrali, la falda
pennidica che costituisce la fascia interna delle
A. Occidentali e
Centrali, e la falda austro-alpina, in corrispondenza delle
A. Orientali.
Mentre ai movimenti orogenetici sono dovute la natura delle rocce e la struttura
generale dell'arco alpino, la forma attuale dei diversi gruppi montuosi è
stata determinata prevalentemente dall'azione dei ghiacciai, dei fiumi e degli
agenti atmosferici. ║
Glacialismo: la catena alpina ospita
attualmente circa 2.500 ghiacciai la cui superficie complessiva ammonta a quasi
3.000 kmq, ciò che resta di quella vastissima estensione glaciale che
ricopriva le
A. nel Quaternario (circa 200.000 kmq). Per motivi climatici
e meteorologici le masse glaciali sono normalmente più sviluppate sul
versante settentrionale esterno della catena alpina. Il limite delle nevi
è oggi generalmente situato tra i 2.400 e i 2.800 m; esistono tuttavia
importanti ghiacciai, soprattutto nelle
A. Occidentali, la cui lingua
scende ben al di sotto di tale quota. Tra questi si citano, nel gruppo del Monte
Bianco, il Ghiacciaio dei Bossons, che si spinge fino a 1.200 m, la Mer de
Glace, a 1.350 m, e il Ghiacciaio della Brenva, a 1.450 m; nelle
A.
Bernesi l'Oberer Grindelwaldgletscher scende fino a 1.350 m. Le
A.
Bernesi ospitano anche il più esteso ghiacciaio delle
A.,
l'Aletschgletscher. I principali ghiacciai alpini, e la loro collocazione, sono
elencati nella tabella. • Geogr. -
Idrografia: le
A. rappresentano il maggior serbatoio naturale
d'acqua in Europa: nella regione alpina nascono infatti molti importanti fiumi
europei quali il Danubio, il Reno, il Rodano, il Po e l'Adige. L'origine e le
caratteristiche dei corsi d'acqua sono prevalentemente legati alla copertura
glaciale e alle precipitazioni nivo-pluviali. Esistono corsi d'acqua a regime
glaciale, originati dall'acqua di fusione dei ghiacciai, la cui portata è
massima in estate; vi sono poi corsi d'acqua a regime nivale, le cui sorgenti
sono situate in aree non costantemente occupate da ghiacciai, la cui portata
è massima intorno al mese di maggio; i corsi d'acqua a regime pluviale
hanno sorgenti a quote più basse e portata massima all'inizio della
primavera (con la fusione delle nevi) e nel tardo autunno (con l'abbondanza
delle precipitazioni). All'azione dei ghiacciai risale anche la formazione dei
laghi alpini. I più grandi occupano conche vallive glaciali spesso
sbarrate da depositi morenici: possono trovarsi nel cuore della catena alpina
come i grandi laghi svizzeri (Ginevra, Costanza, Quattro Cantoni, Zurigo, Thun e
Brienz) o alla sua periferia come i grandi laghi sub-alpini italiani (Maggiore,
Como, Garda). Vi sono poi numerosissimi laghi di circo o inter-morenici,
generalmente di modeste dimensioni e situati ad alta quota. Molti tra i laghi
minori sono sfruttati per la produzione di energia idroelettrica e numerosi
bacini sono stati creati artificialmente a tal fine in tutta la catena alpina.
║
Clima: il clima della regione alpina è influenzato
dall'altitudine, dall'esposizione al sole e dalla posizione geografica. In linea
generale si possono distinguere cinque tipi di clima. Il clima mediterraneo,
caratterizzato da estati molto secche e precipitazioni generalmente modeste,
è presente nel settore più meridionale delle
A.
Occidentali. Il clima atlantico, umido e fresco, è proprio della fascia
nord-occidentale più esterna: esso favorisce lo sviluppo di boschi e
foreste. Il clima continentale influenza il settore esterno nord-orientale; si
caratterizza per piovosità moderata ed elevata escursione termica tra
estate e inverno. Il clima temperato prevale nel settore meridionale, in
corrispondenza dei grandi laghi prealpini italiani. Si tratta di un clima mite
con precipitazioni cospicue ed insolazione abbondante. Il quinto tipo di clima
è proprio della fascia più interna della catena, vale a dire delle
valli situate nel cuore del sistema alpino, racchiuse generalmente tra cime
assai elevate: la piovosità moderata, la discreta insolazione e
l'altitudine favoriscono lo sviluppo dei boschi di conifere (abeti, larici,
cembri e pini silvestri). ║
Flora: direttamente collegata al clima
e all'altitudine è la flora. Nella cosiddetta zona alpina, appena al di
sotto del limite delle nevi perenni, prevalgono i pascoli con predominanza di
graminacee. Scendendo a quote inferiori si incontra la zona subalpina
caratterizzata dalla presenza di piante di statura ridotta (pini mughi,
rododendri, ontani). Nella sottostante fascia montana compaiono alberi d'alto
fusto quali il larice, il pino cembro e l'abete rosso; alle quote più
elevate il pino silvestre, l'abete bianco e il faggio sotto i 1.600 m. Nella
regione submontana la vegetazione diventa molto varia comprendendo numerose
specie di latifoglie tra cui, comunissimo, il castagno. In questa fascia sono
molto diffuse le aree coltivate, con specie di vario tipo, spesso introdotte a
spese del bosco. Le coltivazioni si spingono anche nella fascia montana (vite,
granoturco, orzo, segale e patate). ║
Fauna: nella regione alpina
vivono numerose specie animali, che in molti casi hanno sviluppato, in analogia
con la fauna artica, un particolare adattamento alle specifiche condizioni
climatiche e ambientali: tale adattamento si manifesta ad esempio nello spessore
del mantello o del piumaggio, nel letargo invernale e nel dimorfismo stagionale
del mantello. Tra i grandi mammiferi sono caratteristici della regione alpina lo
stambecco, inizialmente presente nel solo Parco del Gran Paradiso ma diffuso
oggi in numerose aree delle
A. Occidentali, il camoscio, il capriolo e il
cervo, presenti in tutta la catena alpina. Esemplari di orso bruno si trovano,
in numero estremamente ridotto, solo in poche regioni, in particolare in alcuni
sottogruppi delle Dolomiti di Brenta. Tra i mammiferi minori si riscontra una
certa diffusione della volpe, mentre il tasso è divenuto assai raro.
Molto comuni sono alcuni roditori quali la marmotta, lo scoiattolo, l'arvicola e
la lepre delle nevi e alcuni insettivori, quali l'ermellino e la donnola. Tra
gli uccelli predatori si segnalano l'aquila reale e il gipeto, recentemente
reintrodotto in alcune aree, oltre che il gheppio; altre specie avicole presenti
nella catena alpina sono il rondone, il gracchio, la pernice, la coturnice, il
gallo cedrone e il gallo forcello. Molti laghetti alpini sono popolati dalla
trota e, più raramente, dal salmerino. ║
Popolazione: si
stima che solo un terzo del territorio alpino sia abitato e utilizzato
permanentemente. La popolazione alpina, che ammonta a circa una decina di
milioni di individui, è stata per anni in costante diminuzione, attratta
dalle attività soprattutto industriali dei centri di pianura. In
quest'ultimo periodo diverse iniziative sono sorte in difesa degli insediamenti
stabili nelle alte vallate alpine: in particolare si è cercato di
facilitare l'accesso agli alpeggi attraverso la costruzione di strade
agro-silvo-pastorali, spesso anche asfaltate. La densità abitativa
decresce in relazione all'aumento dell'altitudine. Assai rari sono, in tutte le
A., i centri abitati permanentemente a quota superiore ai 2.000 m. Le
abitazioni temporanee e gli alpeggi stagionali si spingono, invece, molto
più in alto, fin verso i 2.600 m. La distribuzione degli insediamenti,
così come la tipologia delle abitazioni, risultano in ogni caso
determinate dalla morfologia del terreno e dalle condizioni climatiche, con una
costante ricerca dei versanti più soleggiati. Nella fascia esterna
settentrionale del sistema alpino prevale l'uso del legno, con tetti fortemente
spioventi. Nel settore interno meridionale è più largamente
impiegata la pietra, con il legno prevalentemente usato per i piani superiori ed
i balconi. Le attività che più frequentemente si svolgono nei
centri abitati di alta quota sono legate allo sfruttamento delle risorse
forestali o pascolive. ║
Comunicazioni: la catena alpina è
attraversata da numerosi valichi stradali e ferroviari. Alcuni passi alpini
furono scoperti e utilizzati con regolarità già in epoca romana e
medievale; la costruzione di una moderna infrastruttura stradale risale
all'età napoleonica. Attualmente il trasporto su gomma e su rotaia fa
largo uso di una fitta rete di valichi e trafori. I valichi automobilistici sono
numerosissimi lungo tutto l'arco alpino; alcuni sono situati ad altezza
ragguardevole, come il Col de la Bonette (2.802 m), tra le valli Tinée e
Ubaye, il Col de l'Iseran (2.762 m), tra le valli dell'Arc e dell'Isère,
il Passo dello Stelvio (2.758 m), tra la Valtellina e la Val Venosta, e il Colle
dell'Agnello (2.748 m), tra la Val Varaita e il Queyras. Fra i trafori stradali,
i più lunghi sono il Gottardo (17 km), il Gran San Bernardo (16,3 km) e
il Fréjus (12,8 km); il primato di lunghezza delle gallerie ferroviarie
alpine spetta attualmente al Sempione (19,8 km), seguito dal Furka (15,4 km) e
dal Gottardo (14,9 km).
Settori
|
Confini
|
Cime principali
|
Ghiacciai principali
|
ALPI OCCIDENTALI (DAL Colle di Cadibona
al Col Ferret)
|
Alpi Marittime
|
Colle Cadibona – Colle della
Maddalena
|
Punta Marguaréis (2.651
m) Mont Clapier (3.045
m) Cima del Gelais (3.143
m) Argentera (3.297
m) Monte Ténibre (3.031
m)
|
Lourousa
|
Alpi Cozie
|
Colle della Maddalena –
Moncenisio
|
Aiguille de Chambeyron (3.411
m) Monviso (3.841
m) Punta Ramière
(3.303) Pierre Menue (3.505
m) Rocca d'Ambin (3.378
m)
|
Aiguilette, Pierre Menue, Ambin,
Sommeiller, Vallonetto
|
Alpi Graie
|
Moncenisio – Col
Ferret
|
Rocciamelone (3.538
m) Uia di Ciamarella (3.676
m) Grande Casse (3.852
m) Monte Pourri (3.779
m) Gran Paradiso (4.061
m) Grande Sassière (3.747
m) Monte Bianco (4.807
m) Mont Maudit (4.468
m) Grandes Jorasses (4.206
m) Aiguille Verte (4.122
m)
|
Evettes, Grande Motte, Tribolazione,
Rutor, Trélatêté, Bionnassay, Bossons, Mer de Glace,
Argentière, Tour, Brenva, Miage
|
Alpi di Provenza
|
Durance – Ubaye –
Verdon
|
Trois Evêchés (2.961
m)
|
|
Alpi del Delfinato
|
Durance – Isère – Arc
Drac
|
Pic Bayle (3.465
m) Aiguilles d'Arves (3.510
m) Barre des Écrins (4.102
m) La Meije (3.982
m) L'Ailefroide (3.953
m) Mont Pelvoux (3.946
m) Les Bans (3.669
m) Le Sirac (3.440 m)
|
St.-Sorlin, Mont de Lans, Girose, Plate
des Agneaux, Glacier Blanc, Glacier Noir, Chardon, Pilatte,
Sélé
|
ALPI CENTRALI (dal Col Ferret al
Brennero)
|
Alpi Pennine
|
Col Ferret –
Sempione
|
Gran Combin
(4.314) Dent Blanche (4.357
m) Weisshorn (4.505
m) Cervino (4.478
m) Lyskamm (4.527
m) Monte Rosa (4.634
m) Dom (4.545 m)
|
Corbassière, Otemma, Mont
Miné, Turtmann, Gorner, Findeln, Ried, Fee, Grandes Murailles, Verra,
Lys
|
Alpi Lepontine
|
Sempione –
Spluga
|
Monte Leone (3.552
m) Binnenhorn (3.374
m) Monte Basodino (3.273
m) Piz Blas (3.019
m) Scopì (3.199
m) Piz Medel (3.210
m) Rheinwaldhorn (3.402
m) Pizzo Tambò (3.275
m)
|
Gries, Sabbione, Paradiso, Rheinwald,
Zapport, Curcusa, Medel
|
Alpi Retiche
|
Spluga –
Brennero
|
Pizzo Badile (3.308
m) Disgrazia (3.678
m) Pizzo Bernina (4.049
m) Ortles (3.905
m) Cevedale (3.769
m) Adamello (3.539
m) Presanella (3.558
m) Cima Tosa (3.173
m) Piz Kesch (3.418
m) Piz Linard (3.411
m) Palla Bianca (3.738
m) Wildspitze (3.772
m) Pan di Zucchero (3.507
m)
|
Albigna, Forno, Roseg, Morteratsch,
Scerscen, Forni, Cevedale, Mandrone, Lobbia, Lares, Hintereisferner,
Gepatschferner, Gr. Vernagtferner, Taschachferner, Gurglerferner,
Sulzenauferner
|
Alpi Bernesi
|
Col du Sanetsch –
Grimselpass
|
Wildhorn (3.248
m) Wildstrubel (3.244
m) Balmhorn (3.699
m) Bietschhorn (3.934
m) Jungfrau (4.158
m) Eiger (3.970
m) Finsteraarhorn (4.274
m) Schreckhorn (4.078
m)
|
Kanderfirn, Grosser Aletschgletscher,
Fieschergletscher, Unt. Grindelwaldgletscher, Oberaargletscher,
Unteraargletscher, Lauteraargletscher, Gauli
|
Alpi di Uri
|
Grimselpass –
Klausenpass
|
Dammastock (3.630
m) Galenstock (3.583
m) Sustenhorn (3.504
m) Titlis (3.239
m) Gross Spannort (3.198
m)
|
Rhonegletscher, Triftgletscher,
Steingletscher
|
Alpi di Glarona
|
Klausenpass –
Reno
|
Oberalpstock (3.328
m) Scherhorn (3.294
m) Tödi (3.614
m) Hausstock (3.158
m) Piz Sardona (3.058
m) Ringelspitz (3.247
m)
|
Claridenfirn
|
ALPI ORIENTALI (dal Brennero al Passo di
Vrata)
|
Alpi Noriche
|
Brennero –
Schoberpass
|
Gran Pilastro (3.510
m) Picco dei Tre Signori (3.498
m) Collalto (3.436
m) Grossvenediger (3.674
m) Grossglockner (3.798
m) Hochschober (3.240
m) Petzeck (3.283 m)
|
Schlegeiskees, Krimmlerkees,
Mullwitzkees, Obersulzbachkees, Schlatenkees, Oberster Pasterzenboden Mitt.
Pasterzenkees
|
Alpi Carniche
|
Passo Monte Croce di Comelico –
Passo di Camporosso
|
Monte Cavallino (2.689
m) Monte Terza Grande (2.585
m) Eggenkofel (2.590
m) Gr. Sandspitze (2.772
m) Monte Peralba (2.693
m) Monte Coglians (2.780
m)
|
|
Alpi Giulie
|
Passo di Camporosso – Passo di
Vrata
|
Jôf di Montasio (2.753
m) Jôf Fuart (2.666
m) Monte Canin (2.587
m) Mangart (2.677
m) Triglav [M.te Tricorno] (2.863
m) Krn [Monte Nero] (2.245
m)
|
|
Dolomiti
|
Rienza – Adige – Brenta
– Piave
|
Croda dei Toni (3.094 m) Punta dei Tre Scarperi (3.152 m) Tre cime di Lavaredo (2.999 m) Sassolungo (3.179 m) Tofana di Mezzo (3.243 m) Cristallo (3.221 m) Antelao (3.263 m) Sorapiss (3.205 m) Torri del Vaiolet (2.821 m) Marmolada (3.343 m) Pelmo (3.168 m) Civetta (3.220 m) Cimon della Pala (3.185 m) Agner (2.872 m)
|
Marmolada
|
Il ghiacciaio dello Stein dal passo del Susten (m. 2224) fra i cantoni di Berna e di Uri
Segheria a Forni Avoltri (UD) in Carnia
Pascoli nella valle di La Thuile (Valle d'Aosta)
Diga del Chiotas nella valle del Gesso (Piemonte)
La vetta del Monte Bianco
Il Cimon della Pala nelle Dolomiti
Pascoli del Piccolo San Bernardo