Re dei Visigoti. Dopo alcuni anni di servizio militare
nell'esercito romano a capo di una guarnigione di Goti, venne acclamato re del
suo popolo nel 395. Nello stesso anno, alla morte dell'imperatore Teodosio,
approfittando della crisi tra la parte orientale e la parte occidentale
dell'Impero, invase la regione dei Balcani. Successivamente l'imperatore
Arcadio, per porre un freno alle mire unitarie di Stilicone, si accordò
con lui dichiarandolo
magister militum ossia generale dell'Illirico, nel
396. Alla ricerca di nuove sedi,
A. si diresse così nuovamente
verso l'Italia nel 401. Dopo aver conquistato Aquileia, battuto a Pollenzo nel
402, fu costretto a ritirarsi e a scendere a patti con il generale Stilicone.
Nel 408 morto quest'ultimo, si diresse nuovamente verso la penisola, giungendo a
portare ben due volte l'assedio a Roma. Nello stesso anno
A. impose a
Onorio condizioni durissime, e dopo aver costretto Roma a pagare ingenti
tributi, si astenne dal saccheggiarla. Tuttavia nel 410, interrotte le
trattative con Onorio, l'assedio fu rinnovato: superate le difese, Roma fu
saccheggiata per tre giorni. Fu il cosiddetto "sacco di Roma" che suscitò
fra i contemporanei profonda impressione, in quanto poneva fine al mito della
città eterna. Dopo i saccheggi,
A. iniziò a devastare
l'Italia, portando con sé la sorella dell'imperatore Galla Placidia, e si
diresse verso il meridione forse con l'intento di raggiungere l'Africa.
Morì presso Cosenza, mentre per far fronte a una tempesta che aveva
distrutto la sua flotta, aveva fatto rotta verso Nord. Secondo il racconto dello
storico Giordane, i suoi armati, per preservarlo da ogni contatto, lo
seppellirono nel letto del fiume Busento, di cui avevano deviato il corso (370
circa - 410).