Filosofo arabo di origine turca. Insegnò Teologia a
Baghdad, trasferendosi in seguito alla corte del principe Saif ad-Dawlah ad
Aleppo. Nel suo pensiero
A. cercò di conciliare le dottrine
aristoteliche con una serie di motivi tratti dal Neoplatonismo. Secondo il
filosofo arabo la distinzione tra esistenza ed essenza è comune a tutti
gli uomini e a tutti i fenomeni naturali. Solamente in Dio questa distinzione
non ha luogo. Dio è l'unico essere necessario e, secondo una concezione
vicina a quella del
primum movens aristotelico, viene concepito come
l'Essere che pensa se stesso, nel quale coincidono soggettività pensante
e oggettività-pensata. Pertanto in mancanza di Dio non sarebbe
ipotizzabile l'esistenza di alcun essere vivente, in quanto prodotto dall'azione
di un essere necessario. Dall'intelletto divino procedono i vari intelletti a
questo subordinati, secondo una gerarchia decrescente che perviene fino
all'intelletto
attivo, ultima emanazione della libera volontà di
Dio, al quale si deve la conoscenza umana e la creazione dei quattro elementi
fondamentali di cui è composto il mondo. Il legame che unisce i fenomeni
naturali e le azioni umane all'azione di Dio è di carattere necessario e
determinato attraverso la concatenazione delle cause naturali. La speculazione
di
A. si rivolse anche alla politica, dove risulta chiaro l'influsso del
pensiero platonico. L'ideale politico di
A. consiste nell'affidare il
governo della cosa pubblica a un sovrano che sia contemporaneamente anche
filosofo. Le opere di
A. ebbero una notevole influenza sul pensiero
medievale e, in particolare sulla dottrina di San Tommaso. Tra gli scritti
più noti ricordiamo:
De intellectu,
De Platonis
philosophia,
Compendium legum Platonis (Wasig, Turkestan 870 circa -
Damasco 950 circa).