Mit. - Dea greca dell'amore, della bellezza e della
fecondità, che presenta molte caratteristiche in comune con la
divinità fenicia Ishtar; fu venerata dai Romani con il nome di Venere
(V.). Secondo la mitologia ellenica, la dea
sarebbe nata dalla spuma del mare fecondato da Urano. In Omero
A.
è figlia di Zeus e di Dione, moglie di Efesto, amante di Ares. Il culto
di
A. si diffuse in tutto il mondo greco; i centri maggiori furono i
santuari di Pafo e Amatunte nell'isola di Cipro, Corinto e la Magna Grecia.
Considerata la dea dell'amore
A. veniva posta in relazione con il mare e
con la navigazione; era conosciuta con gli appellativi di
Urania (celeste
o ideale),
Pandemia (di tutto il popolo),
Acrea (dea delle vette)
e
Acreia (armata). Le furono attribuite diverse unioni con mortali, tra i
quali Bute, Adone e Anchise. Da quest'ultima unione gli antichi pensavano fosse
nato l'eroe troiano Enea. Sacri alla divinità dell'amore erano il capro,
il coniglio, la colomba, i passeri e il cigno; tra le piante, il mirto. La sua
corte era formata da Eros, Poto, Imene, Imero, le Ore e le Grazie.
• Icon. - Divinità alata nell'arte greca
arcaica, con Prassitele (IV sec. a.C.)
A. cominciò a essere
raffigurata nuda. Tra i rilievi più importanti si ricordano quello del
Trono Ludovisi, conservato a Roma presso il Museo Nazionale Romano e la
figura del frontone orientale del Partenone. Tra le statue, celebri sono l'
A.
Cnidia di Prassitele, l'
A. di Milo (Parigi, Louvre), l'
A. di
Cirene (Roma, Museo Nazionale Romano).
La "Nascita di Venere" di Botticelli (Firenze, Galleria degli Uffizi)