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Adler, Alfred.

Psicologo e medico austriaco. Laureatosi in Medicina nel 1895 a Vienna, dapprima si specializzò in Oculistica e Psichiatria, seguendo contemporaneamente le lezioni di Krafft e Ebing che lo incoraggiarono a dedicarsi alla neurologia. La sua passione per le tematiche sociali lo indusse a prendere parte ai primi circoli socialisti, dove incontrò Raissa Epstein che sposò nel 1897. Nel 1898 scrisse un saggio nel quale prendeva in esame le condizioni di lavoro dei sarti, mettendo in rilievo i nessi tra queste e alcune malattie dei lavoratori. Per migliorare la situazione lavorativa egli proponeva di abolire il lavoro a cottimo, di costruire delle abitazioni decenti e di migliorare le condizioni igienico-sanitarie. Nel 1902 entrò in contatto con Freud, di cui divenne un seguace entusiasta e che difese vivacemente in seno all'associazione dei medici viennesi. L'anno successivo entrò nel cosiddetto "Gruppo del Mercoledì", così chiamato perché si riuniva ogni mercoledì in casa di Freud. All'inizio vi presero parte pochi medici tra i quali M. Khane, R. Reitler, W. Stekel; in seguito il numero dei partecipanti aumentò considerevolmente e l'associazione si trasformò nella "Società viennese di Psicoanalisi". Nel 1910 A. ne divenne presidente e contemporaneamente, insieme con W. Stekel, assunse la direzione della rivista "Zentralblatt Psychoanalyse" (Archivio centrale di Psicoanalisi). Già a quell'epoca A. era in pieno disaccordo con Freud su vari punti e l'anno successivo, il 1911, la rottura divenne definitiva con le quattro conferenze Sulla critica della teoria sessuale freudiana della vita psichica. Al termine della conferenza, su richiesta dello stesso Freud, A. fu invitato a fare una aperta professione di fede della teoria sulla sessualità. Il rifiuto fu seguito dall'allontanamento di A. e di altri sei medici, dalle dimissioni dalla società psicoanalitica viennese e dalla condirezione del "Zentralblatt". Nel 1912 i dissidenti diedero vita a un piccolo gruppo chiamato "Società di psicoanalisi libera" modificato poi in quello di "Società di psicologia individuale". Nel 1921 A. fondò a Vienna il primo "Centro per l'orientamento infantile", nel quale impostò e avviò le prime tecniche di psicoterapia di gruppo. Nel 1924 fu chiamato a insegnare all'Istituto di Pedagogia di Vienna, diretto da K. Buhler, quindi passò a Berlino. Fino all'avvento del Nazismo fu anche consigliere del Governo austriaco in fatto di problematiche legate all'istruzione. Nel 1927 tenne un corso presso la Columbia University di New York dove, nel 1932, ottenne anche un incarico in qualità di professore di Psicologia medica. Trasferitosi definitivamente negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni razziali, ottenne l'incarico di professore nella medesima materia al Long Island College nel 1935. Nello stesso periodo promosse la pubblicazione dell'"International Journal of Experimental Psychology". Morì in Scozia, dove si era recato per un ciclo di conferenze. Con C.G. Jung, A., fondatore della scuola di psicologia individuale, incentrata sull'istinto di dominazione, viene considerato il più grande allievo di Freud. Già ai tempi della sua collaborazione con il maestro A. aveva intuito quale fosse il ruolo giocato dal senso di inferiorità nella vita psichica dell'individuo: da ciò era derivata l'idea della pulsione aggressiva come tentativo di compensazione. Risale al 1907 la pubblicazione dell'opera Studie über Minderwertigkeit von Organen, (Studi sulle inferiorità d'organo), in cui aveva sottoposto ad esame alcuni fatti riguardanti organi difettosi del corpo, rilevando come spesso, in corrispondenza ai difetti di un organo particolare, si manifestano anche mutamenti nel resto del corpo, il quale si sviluppa in modo da compensare tali mancanze. Con le conferenze contro la teoria sessuale di Freud si determinò la definitiva rottura tra i due: A. abbandonò completamente la teoria freudiana sugli istinti e sulla libido, ritenendo che il riferimento alla sessualità andasse considerato solo metaforicamente: l'invidia del pene, fattore nevrogeno nelle donne secondo Freud, non sarebbe altro per A. che l'invidia per la preminenza maschile nella società occidentale; così la nevrosi maschile non sarebbe altro che una sorta di sentimento di inadeguatezza, ossia quella che A. definiva la protesta virile. La critica alla teoria della sessualità si ripresenta anche in quella che si può considerare l'opera che meglio esprime il pensiero di A. e nella quale meglio si articola la teoria della psicologia individuale: Praxis und Theorie der Individualpsychologie, 1918 (Prassi e teoria della psicologia individuale, 1947). Ribadendo quanto già espresso nelle opere giovanili A., criticando l'impostazione freudiana della teoria degli istinti, concentrava i suoi studi sulle determinanti sociali del comportamento e sulla importanza dei rapporti interpersonali: l'uomo, animale sociale, è per sua natura portato a stabilire contatti con gli altri esseri e a sua volta a esserne condizionato. Egli sviluppò i concetti a partire da alcune osservazioni che lo avevano colpito quando studiava medicina generale: egli aveva osservato che persone sofferenti di qualche disturbo tendevano a compensare in qualche modo la carenza e anzi sviluppavano maggiormente le parti carenti. Egli citava il caso di Demostene balbuziente da bambino e divenuto in seguito valente oratore o il caso di poliomielitici diventati campioni olimpionici. Proseguendo nelle sue osservazioni, A. trovò che non era possibile rilevare solo un tipo di compensazione somatica, bensì andava considerata anche una compensazione psichica. In tal modo giunse a spiegare certi comportamenti in termini di "senso di inferiorità" e di "senso di dominazione". Ogni individuo, alla nascita e nel corso della prima infanzia, è un minorato di fronte all'ambiente, in quanto non è ancora adattato ad esso e non può così ottenere le soddisfazioni che vorrebbe. Pertanto, l'infanzia trascorre in un'atmosfera di inferiorità dovuta alla debolezza fisica del bambino, per l'incompleto sviluppo del suo organismo, per le difficoltà alle quali va incontro, nonché per la sua dipendenza nei confronti degli adulti. Le tendenze aggressive dei bambini, lo spirito di contraddizione, gli atti violenti e distruttivi, sono altrettanti modi di reagire a questo sentimento di inferiorità e di affermare la propria volontà di potenza. Secondo A., infatti, "ogni volontà altro non è che una ricerca di compensazione, uno sforzo teso a sopraffare il sentimento di inferiorità". Questo sentimento può essere rafforzato da una cattiva educazione e può invece venire attenuato da un sistema educativo che si proponga di rispettare la personalità dell'individuo e tenda a creare nel bambino la fiducia in se stesso. A. considerò ogni forma di anomalia nello sviluppo come manifestazione della spinta verso il dominio, ossia della "volontà di potenza", mentre lo sviluppo normale della personalità si attua attraverso la maturazione del "senso sociale", da cui si sviluppano la tenerezza, la disponibilità, l'amicizia, l'amore. Poiché A., come molti dei suoi seguaci, era socialista, la nozione di senso sociale inteso come forza psichica derivava, oltre che dall'osservazione scientifica, anche dalla fede socialista nel futuro dell'uomo. La tecnica terapeutica di A. si differenziò sostanzialmente da quella psicoanalitica classica e consisteva soprattutto nel convincere il paziente che egli si serviva dei suoi sintomi come mezzo per esercitare la propria volontà di potenza sugli altri. Secondo A. gli individui che si sentono insoddisfatti tendono a crearsi uno stile di vita: esso è una sorta di autoinganno, un insieme di meccanismi di autodifesa che il soggetto pone in atto per nascondere la propria inferiorità. Per A. la psicoanalisi deve essere una libera discussione durante la quale psicoanalista e paziente cercano assieme di scoprire il momento inconscio in cui l'individuo organizza questo inganno a se stesso. Lo stile di vita si forma durante l'infanzia ed è fortemente condizionato dall'ambiente famigliare e in particolar modo dai rapporti coi fratelli. A. individuò inoltre alcuni fattori importanti per lo sviluppo anomalo o perturbato della personalità: il sentirsi fisicamente inferiori, l'essere trascurati o viziati. I problemi possono essere superati con l'aiuto e la comprensione dei genitori. Un grave rischio vi è quando il bambino è troppo viziato, in quanto acquisisce un senso di superiorità fasullo, tendendo a diventare dispotico ed egocentrico. Disturbi patologici nello stile di vita si possono riscontare inoltre nei soggetti che sono maltrattati, i quali sviluppano sentimenti ostili verso gli altri e la società. Rispetto ai rapporti tra i fratelli, A. osservò i comportamenti dei figli a seconda dell'ordine di nascita, e considerò i primi e gli ultimi come i più soggetti a sviluppare personalità problematiche. Il primogenito, ad esempio, in un primo momento oggetto di grande attenzione e affetto, rischia di perdere troppo presto questa protezione con l'arrivo del secondogenito. Rispetto alla teoria di Freud, prettamente deterministica, il sistema di A. si può considerare finalistico: nella spiegazione del concetto di sé creativo, inteso come il momento di maggiore realizzazione dell'adulto, è evidente la distanza con il maestro e la sua concezione pessimistica e materialistica dell'uomo. La concezione adleriana dell'individuo infatti attribuisce all'uomo una naturale predisposizione a esprimere qualità di altruismo, umanitarie e creative e non solo come reazione al senso di inferiorità ma anche in funzione di principi ideali propri dell'uomo. Tra le principali opere, oltre alle già citate, si ricordano: Uber den nervosen Charakter, 1912 (Il temperamento nervoso, 1950); Menschenkenntnis, 1921 (Conoscenza dell'uomo, 1954); Technik der Individualpsychologie, 1928; Science of Living, 1929; Education of Children, 1930; The Pattern of Life, 1930; Religion und Individualpsychologie, 1933, in collaborazione con E. John (Vienna 1870 - Aberdeen 1937).