(dal latino
accusativus). Caso grammaticale della
lingua italiana che indica, essenzialmente, il compimento o l'effetto di
un'azione. In genere si immedesima con l'oggetto su cui cade direttamente
l'azione che viene espressa dal verbo. Nei sostantivi neutri, tale caso non si
distingue mai dal nominativo. Il caso
a. serve anche a indicare
direzione, estensioni di tipo spaziale o temporale, complementi di relazione,
esclamazioni, oppure può avere anche funzione avverbiale. In linea di
massima, i sostantivi e gli aggettivi delle lingue romanze derivano, di fatto,
tranne che in rari casi, dall'
a. latino: ad esempio la parola nazione
deriva da
nationem e non da
natio. L'
a. grammaticale
dipende direttamente da un verbo transitivo; l'
a. libero è un tipo
di
a. che può assumere vari significati. All'interno della
sintassi, inoltre, si possono distinguere, in opposizione all'
a.
ordinario, altri tipi di
a.: l'
a. di relazione (o
alla
greca) viene usato quando si limita a un determinato oggetto il significato
di un attributo; il
doppio a. viene impiegato con i verbi che si
costruiscono con l'
a. della cosa; l'
a. con l'infinito è un
particolare tipo di costruzione che consiste nel porre il soggetto della
proposizione nel caso
a., mentre il predicato collegato ad esso viene
posto all'infinito, per dare maggiore risalto alla narrazione.