Automobili Protagonisti Premi Nobel Anno 2011

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Automobili Protagonisti Premi Nobel Anno 2011













Automobili Protagonisti Premi Nobel Anno 2011

Anno 2011.

Automobili.

Mercato italiano.

La fine del tunnel è ancora di là da venire: il mercato automobilistico italiano registra alla fine del 2011 l'ennesima contrazione, con 1.748.143 nuove immatricolazioni (-10,88% rispetto al 2010). E per il 2012 le previsioni indicano una stima sotto quota 1.700.000, il che significherebbe un'ulteriore perdita del 3% circa. Del resto non poteva andare diversamente in un settore come quello dell'automobile  già di suo interessato da una crisi strutturale  nel bel mezzo di una drammatica recessione e tartassato da aumenti dell'assicurazione RC Auto, dei carburanti, dell'IVA, dell'IPT, dei pedaggi autostradali. Non si tratta tuttavia di un quadro omogeneo, visto che tra le Case automobilistiche vi sono realtà in controtendenza. È il caso di alcuni gruppi asiatici, come Mitsubishi (+28,56%), Hyundai (+20,26) e Nissan (+17,88%), del marchio "low cost" Dacia (+15,34%), ma anche dell'Alfa Romeo (+12,04%). Hanno chiuso col segno positivo anche Volvo (+5,68%), il gruppo Volkswagen (+1,26%) e il gruppo BMW (+0,48%). Chiudono invece col segno negativo tutti gli altri, con il gruppo PSA fanalino di coda (-24,29%), seguito da Ford (- 19,54%), da Renault (-15,02%), dal gruppo Fiat (-13,84%), da Toyota (-11,22%), da General Motors (-9,19%) e da Daimler AG (Mercedes- Benz, Maybach e Smart, -6,61%). I modelli più venduti sul mercato italiano restano la Fiat Punto (121.963 modelli venduti), la Fiat Panda (115.613) e la Ford Fiesta (65.139). Nel segmento C, che è anche il più importante a livello europeo, la preferita dagli italiani è sempre la Volkswagen Golf (49.158 modelli venduti), tallonata dalla Citroën C3 (41.061). Nello stesso segmento, la debuttante Alfa Romeo Giulietta, eletta Auto dell'anno 2011, ha sfiorato quota 35.000, mentre nel neonato segmento delle auto elettriche, il primato spetta alla Citroën C-Zero, seppur con sole 89 immatricolazioni. In fatto di alimentazione, rispetto al 2010, continuano a lievitare le preferenze degli italiani per le autovetture diesel (motorizzazione passata dal 46,1% al 55,4% delle scelte) e per le auto a benzina (dal 36 al 38,94%), mentre crollano dell'80% quelle per l'alimentazione a Gpl e del 42% quelle per il metano (5,4% del mercato nel 2011 contro il 10% dell'anno precedente. Fonte UNRAE). Va anche sottolineato che, a fronte della contrazione della domanda da parte dei privati (- 17,4% rispetto al 2010), sono aumentati del 7,6% gli acquisti da parte delle società di noleggio. Sono cresciuti anche quelli effettuati dalle Aziende (+3,4%). Quanto alle preferenze per tipo di carrozzeria, non conosce pause la crescita dei crossover e delle grandi monovolume, mentre cala l'interesse per le berline, le monovolume compatte, le coupé, le cabrio e le spider. Nel segno della sempre maggiore attenzione per l'impatto ambientale è da leggere il calo del livello medio di CO2 emesso dalle vetture immatricolate nel corso dell'anno, sceso dai 133 g/km del 2010 ai 129,8 del 2011.

Mercato europeo e mondiale.

Se il mercato italiano decresce, quello europeo registra un sostanziale ristagno rispetto al 2010. Complessivamente, considerando i 27 Paesi dell'Unione + le nazioni aderenti all'Efta, il mercato continentale dell'auto ha chiuso il 2011 a quota 13.573.550 unità nuove vendute (contro i 13.768.401 del 2010), registrando una leggera flessione (-1,4%, fonte Acea). Se si considera però il solo mese di dicembre, il calo è stato decisamente più sensibile (5,8%). A far galleggiare l'automotive in Unione Europea sono soprattutto i marchi tedeschi, con la Volkswagen che guadagna quasi l'8%, BMW il 6,5 e Mercedes in leggera crescita. Male invece le francesi, con PSA e Renault in netta flessione. In Europa il gruppo Fiat perde addirittura poco meno del 12% rispetto al 2010; si salva solo l'Alfa Romeo, che grazie alla Giulietta guadagna il 25%. Significativo anche il calo della domanda di autovetture economiche (segmenti A e B), che per l'Italia sono in genere attestati sul 60% del mercato: nel 2011 hanno registrato flessioni di molto superiori alla media del mercato, con il segmento A in flessione del 23% e il segmento B del 15%. Hanno tenuto invece le vetture compatte medie e medie superiori (segmenti C e D), mentre è cresciuta la richiesta di vetture del segmento E (berline superiori). A guidare la classifica dei marchi in flessione è proprio il Gruppo Fiat, con un preoccupante -12% e una perdita secca di 130.000 unità. Quanto ai singoli brand, il marchio Fiat ha chiuso l'anno con 682.140 immatricolazioni, con un calo del 17,2%; Lancia-Chrysler ha registrato 103.151 nuove immatricolazioni e un calo del 6,1%. Alfa Romeo (130.535 nuove immatricolazioni unità e un progresso del 18,7%) e Jeep (23.745 nuove immatricolazioni e +61,8%) sono andate in controtendenza. Nel Vecchio Continente la quota del gruppo italo-americano scende nel 2011 al 7%, con una perdita percentuale di 0,8 punti. A parziale consolazione del Gruppo Fiat vi è la leadership continentale conquistata dalla Panda e dalla 500 nel segmento A (citycar); le due vetture, insieme, hanno coperto il 28,6% del totale del segmento. Sono andati bene anche i marchi sportivi e di lusso: sia Ferrari (3.100 unità) che Maserati e Lamborghini (entrambe attorno alle 1.600 unità) chiudono il 2011 in crescita. I marchi francesi hanno confermato lo stato di sofferenza dell'automotive nazionale, col gruppo PSA in flessione dell'8,8 e Renault dell'8,1%. Le americane di Germania Ford e Gruppo GM calano del 2,9 e dell'1,9%. Se si guarda al mercato mondiale si può dire certamente che le cose sono andate diversamente, considerato che il 2011 è l'anno che segna il record di ogni epoca per quanto riguarda le auto vendute (75 milioni di vetture immatricolate in tutto il mondo). Il merito è soprattutto dei Paesi emergenti (Russia, Turchia, Brasile), ma anche della ripresa statunitense; senza dimenticare il continuo sviluppo dell'enorme mercato cinese (+5% nel 2011). La frenata del Giappone è invece da mettere in relazione al devastante terremoto dell'11 marzo. Negli USA il mercato dell'auto ha chiuso il 2011 con un risultato positivo dovuto soprattutto all'exploit del gruppo Chrysler. Ma va detto che, nonostante la crisi globale, l'andamento del mercato dell'auto statunitense ha dato soddisfazione a tutti i principali competitors del settore: Ford ha infatti incrementato le vendite del 17%, mentre General Motors ha riportato un aumento del 14%. Quanto alla leadership mondiale, il gruppo automobilistico che nel 2011 si è piazzato al primo posto nelle vendite è Volkswagen (circa 8 milioni di veicoli), che ha sorpassato sia General Motors che Toyota. Nel 2012, tuttavia, è atteso il controsorpasso da parte del colosso nipponico, che nel 2011 ha lamentato il blocco della produzione seguito al grave sisma di marzo, che ha fermato gli stabilimenti della Corporation per diversi giorni.

Arrivano i cinesi.

Sono anni ormai che le case automobilistiche occidentali guardano con crescente interesse alla Repubblica Popolare Cinese, sia per le enormi potenzialità di assorbimento del suo infinito mercato, sia per insediarvi unità produttive "low cost". Nel 2011 ha iniziato a prender corpo un "contro-sbarco": ora sono i più qualificati marchi del gigante asiatico a puntare sul mercato occidentale; e lo fanno pensando a linee produttive dedicate alla produzione di automobili destinate al mercato  in verità piuttosto saturo  dell'Unione Europea. È il caso del maggior produttore indipendente cinese, la Chery-Quantum, che in joint venture con la Israel Corporation, ha creato un nuovo marchio, Qoros, con sede a Changshu, che produrrà un'autovettura progettata su standard europei. Chery-Quantum e Israel Corporation si sono limitate a stanziare la cifra ragguardevole di 1,9 miliardi di euro ciascuna, ponendo a capo del nuovo marchio un team di manager in gran parte teutonico: per la vicepresidenza è stato sceltoVolker Steinwascher, con una lunga esperienza ai vertici della VW del Nord America; al design è stato posto Gert Hildebrand, già a capo del centro stile della Mini; project leader è Klaus Schmidt, proveniente dalla BMW; per la gestione della qualità è stato scelto Ralf Niklas; responsabile dello sviluppo tecnico è invece Peter Matkin, già capo dell'engineering Jaguar. Questo gruppo di super esperti si è già messo al lavoro a Graz, in Austria, in collaborazione con i tecnici della Magna. Il primo progetto, che vedrà la luce già nel 2013, sarà una berlina di fascia media. La concept car Snow Tiger ha anticipato la linea della futura quattro porte, che segnerà anche lo stile delle successive produzioni. Il design delle vetture cinesi d'Europa, ispirato alla scuola stilistica del Bauhaus, sarà giocato sulle proporzioni. Inizialmente, il motore sarà fornito dalla tedesca Getrag. Si tratterà di un 4 cilindri 1.6 litri in versione aspirata da 126 CV e turbocompressa da 175 CV. Ma presto, forse già nel 2015, dovrebbe essere presentata una versione a trazione elettrica; in questa prospettiva diventerà prezioso l'apporto della Israel Corporation, che detiene il 30% delle azioni di un noto fornitore di reti di ricarica per veicoli elettrici, la Better Place. Se il tentativo della Qoros darà buoni frutti, c'è da aspettarsi operazioni analoghe da parte di altri marchi dell'automotive cinese, i quali hanno grande propensione all'investimento finanziario e tanta voglia di farsi le ossa su un mercato maturo come quello europeo.

Le auto del 2011: marche e modelli.

Aston Martin Cygnet.

La nuova lussuosa utilitaria 2+2 della casa di Gaydon deriva direttamente dalla più nota Toyota iQ, dalla quale eredita il pianale, la linea esterna e numerosi componenti. Rispetto alla sorellina nipponica, la piccola inglese sfodera rifiniture da vettura di gran lusso, che dichiarano senza equivoci il ristretto target di clienti a cui è destinata. Dotata di un'unità 1.3 litri/97 CV (abbinabile a un cambio manuale a sei rapporti), è in grado di accelerare da 0 a 100 Km/h in 11.8 secondi e di raggiungere la velocità massima di 170 Km/h. I consumi (5 l/100 Km) e le emissioni di CO2 (116 g/Km) sono da vera utilitaria, mentre il prezzo  quasi 40.000 q ne evidenzia la natura di vero e proprio oggetto di lusso.

Audi.

La quarta serie della berlina superiore A6 di Ingolstadt accentua il carattere sportivo della vettura, grazie ai nuovi proiettori dalla forma aggressiva, alla profonda nervatura sulla fiancata e all'accenno di spoiler sul cofano posteriore. Le dimensioni della nuova vettura restano per lo più invariate, se si eccettua il minimo aumento della larghezza, ora di 187 cm. Grandi novità nella scocca, derivata dalla sportiva A7, composta da acciai ad alta resistenza e da un 20% di alluminio, con un risparmio di peso nell'ordine del 15%. Anche l'aerodinamica è migliorata, tanto da far segnare un cx di 0,26. Rivista la gamma dei motori, tutti dotati del dispositivo Start&Stop: si tratta delle unità a gasolio TDI 2.0 litri/177 CV (unico 4 cilindri rimasto a listino) e 3.0 litri da 204 e 245 CV; due le unità a benzina: 2.8 litri/204 CV e 3.0 litri/300 CV. La forbice dei prezzi varia da 44.800 a 56.000 Euro, in attesa della nuova RS6, che supererà di slancio i 110.000 Euro. La casa dei quattro anelli presenta anche la Q3, una vettura inedita che ha le carte in regola per ben figurare nel segmento dei SUV compatti. La linea è sportiveggiante, con un frontale aggressivo e un lunotto molto piatto. Lunga 4,39 metri, larga 1,83 metri e alta 1,60 metri, ha una massa attorno ai 1.500 kg, un peso ragionevole reso possibile dall'utilizzo di alluminio per componenti come il cofano del vano motore e il portellone posteriore. Grazie all'ottimo cx (0,32), la Q3 vanta anche consumi interessanti. L'abitacolo, rifinito secondo gli elevati standard Audi, è comodo e sufficientemente spazioso; il vano bagagli ha una capienza di 460 litri (1.365 a divano posteriore abbattuto). I motori disponibili sono quattro: due benzina (TFSI 2.0 litri nei livelli di potenza da 170 e 211 CV), e due a gasolio (TDI 2.0 litri da 140 e 177 CV). L'unità turbodiesel meno potente è abbinata alla trazione anteriore, una soluzione che garantisce una percorrenza di 19 km/litro. Le altre unità sono abbinate alla trazione integrale permanente "quattro" e al cambio dinamico S-tronic a sette rapporti. I prezzi vanno da 30.800 a 41.800 Euro.

Bmw.

Il salone di Francoforte è stato la vetrina ideale per la presentazione ufficiale dell'attesa sesta edizione della Serie 3, che presenta diverse novità rispetto alla versione rinnovata nel 2005. La piattaforma sulla quale è stata sviluppata, tra l'altro, permetterà alla Casa bavarese di lanciare nei prossimi anni versioni ibride ed elettriche della popolare berlina. Le dimensioni della carrozzeria sono leggermente aumentate (93 mm in lunghezza, 50 mm nel passo): la lunghezza è ora di 462 cm. Le linee sono più morbide e coerenti con gli stilemi del marchio; l'epoca di Chris Bangle pare del tutto tramontata. Il nuovo responsabile del design Adrian van Hooydonk ha voluto una 3 dalla linea aggressiva ma allo stesso tempo rassicurante, ideale per soddisfare la più tradizionale clientela europea. Nel frontale, i gruppi ottici sono posizionati leggermente più in alto rispetto all'accattivante calandra a doppio rene. Per contenere il peso sono state utilizzate leghe in alluminio miste ad acciaio per numerosi componenti. Gli interni segnano un ritorno alle origini, con la plancia rivolta al guidatore e una nuova semplificata versione dell'I-Drive. Gli interni sono eleganti e sportivi, caratterizzati da finiture impeccabili. Quattro le motorizzazioni disponibili, tutte abbinate al cambio manuale a sei velocità: due a benzina (2 litri/245 CV e 3 litri/306 CV) e il noto turbodiesel 2 litri nelle declinazioni di potenza di 163 e 184 CV. I prezzi sono compresi in una forbice da 39.000 a 48.800 Euro. Fa il suo debutto nel segmento delle coupé di lusso la terza generazione della Serie 6, un'autovettura che mette in vetrina un design massiccio e muscoloso, mitigato dalle linee morbide dettate dal più recente corso stilistico bavarese. Rispetto al modello precedente, la 2+2 tedesca presenta dimensioni più generose: la scocca è infatti più lunga di 7 cm (489 in tutto) e più larga di 3 cm (189). L'impostazione della carrozzeria resta immutata, con il cofano motore lungo, lo sbalzo anteriore ridotto e l'abitacolo arretrato. Gli interni, di intonazione decisamente sportiva, esprimono tutta la qualità delle migliori finiture BMW. Riviste le motorizzazioni, con due unità a benzina (6 cilindri 3.0 litri/320 CV e V8 4.4 litri/407 CV) e una turbodiesel (6 cilindri 3.0 litri/313 CV). A tutte le versioni è abbinato un cambio sequenziale a 8 velocità (6 per la diesel). La più potente motorizzazione a benzina è offerta anche con trazione integrale. Destinata a un pubblico selezionato, la nuova 6 costa fra i 78.000 e i 100.000 Euro. La versione cabrio è offerta con un supplemento di 9.000 Euro.

Chevrolet.

Nell'anno del centenario, la Casa della Croce dorata presenta la nuova edizione della Aveo, vettura di segmento B ora disponibile in due versioni, due volumi/5 porte e tre volumi/4 porte. Le dimensioni sono cresciute in tutte le direzioni rispetto alla poco apprezzata versione precedente, avvicinandola al limite inferiore del segmento C: è lunga infatti 404 cm (440 la tre volumi), larga 174 cm e alta 152. Lo stile è decisamente accattivante, segnato da linee dinamiche e muscolose. A confermare il piglio più sportivo è tra l'altro la possibilità di montare cerchioni da 17" (di serie monta comunque cerchi da 16"). Gli interni sono eccentrici, ispirati al motociclismo, in particolare nel cruscotto. L'abitacolo è ampio e discreta anche la capacità di carico (290/980 litri). Le motorizzazioni disponibili per la due volumi sono 5, tre a benzina (1.2 litri con potenza di 69 e 86 CV e 1.4 litri/101 CV) e due turbodiesel (1.25 litri con potenza di 75 e 95 CV). La tre volumi è disponibile solo con benzina da 86 CV e con il diesel meno potente. I prezzi, compresi in una forbice da 10.400 e 14.800 q, sottolineano la politica del giusto rapporto prezzo/contenuti seguita dalla Casa americana. Dopo dieci anni di assenza, Chevrolet ripropone la mitica coupé che ha segnato quattro decenni di automobilismo a stelle e strisce, la Camaro, nella nuova versione sviluppata dal Gruppo GM per il mercato europeo. La linea, adeguatamente aggiornata, è sempre all'insegna dell'eccesso, con il cofano motore lunghissimo e muscoli un po' dappertutto. Il motore, rigorosamente a 8 cilindri, ha due livelli di potenza: 405 e 432 CV. La velocità è limitata elettronicamente a 250 Km/h, l'accelerazione da 0 a 100 Km/h avviene in 5,4 e 5,2 secondi. I prezzi, tutto sommato abbordabili, sono compresi fra 40.000 e 44.000 Euro. Per la versione cabrio occorre sborsare circa 5.000 q in più.

Citroën.

Sul solco della DS3, la Casa del double chevron ha allargato la gamma del suo sottomarchio premium presentando la DS4, realizzata sulla base della sua compatta di segmento C, la C4. La configurazione di questo modello permette di iscrivere la vettura tra le "crossover", vista la fusione di caratteristiche tipiche di diversi segmenti: infatti è un po' berlina sportiva, un po' spaziosa compatta di segmento C, e un po' crossover SUV. Le dimensioni non si discostano granché dall'altra cinque porte di famiglia, essendo lunga 428 cm, larga 181 e alta 153, ma il maggiore sviluppo verticale è percepibile sia a livello di spaziosità interna che per l'impostazione rialzata dell'assetto. La linea, raffinata e aggressiva, è segnata da un design di grande "appeal", nel quale spiccano il frontale "cattivo", i passaruota molto marcati, il parabrezza panoramico e il largo utilizzo di cromature. Gli interni sono originali, molto curati e di ottima finitura. Lo spazio a disposizione è sufficiente per ospitare anche cinque passeggeri adulti. Buona anche la capienza del bagagliaio (385 litri). Cinque le motorizzazioni disponibili, tre a benzina (1.6 litri/120 CV, THP 1.6 litri/163 CV e THP 1.6 litri/200 CV) e due turbodiesel HDi (1.6 litri/111 CV e 2.0 litri/163 CV). Particolarmente brillanti le prestazioni del più performante modello a benzina: 235 Km/h di velocità massima e 7,9 secondi per scattare da 0 a 100 Km/h. I prezzi sono compresi in una forbice da 20.500 a 28.500 Euro.

Ferrari FF.

La nuova Gran Turismo del cavallino rampante, presentata al salone dell'auto di Ginevra 2011, con la sua sigla, FF, si discosta dalla consolidata tradizione delle "rosse" di affiancare numeri e lettere dei vari modelli: la nuova sigla sta per "Ferrari Four", ovvero 4 posti e 4 ruote motrici. L'altra rivoluzione sta nel fatto che questo bolide è il primo modello di serie di Maranello ad adottare un sistema di trazione integrale intelligente. Un'ulteriore novità è racchiusa nella carrozzeria, di tipo shooting brake, in pratica una crossover che ammicca alle wagon 3 porte, ancorché caratterizzata da una linea estremamente sportiva. Le porte restano 2, come nel modello che va a sostituire, la 612 Scaglietti. Le dimensioni sono importanti: lunga 491 cm e larga 195 (grosso modo come la Scaglietti), la FF ha uno sviluppo verticale più marcato (138 cm), quasi da berlina. Spinta dal poderoso V12 di 6.3 litri posizionato anteriormente, la FF è la Ferrari di serie più potente di sempre, con i suoi 660 CV. Le prestazioni la rendono la 4 posti più veloce del mondo: 335 Km/h e 3,7 secondi per passare da 0 a 100 Km/h. Il prezzo, da sceicchi, è di 262.000 Euro.

Honda.

La gamma Jazz si arricchisce dell'allestimento Hybrid, dotato di una doppia motorizzazione: un motore termico a benzina 1.3 litri/88 CV abbinato a un motore elettrico da 14 CV alimentato da un pacco di batterie, sistemato nel vano sotto bagagliaio. L'abitacolo dell'MPV giapponese in versione ibrida mantiene pertanto le stesse ottime qualità delle versioni a benzina, beneficiando peraltro di consumi ancor più parchi (4,5 Km/100 Km nel ciclo medio) e di emissioni di CO2 tra le più basse della categoria (104 g/Km). Il prezzo varia da 18.700 a 20.150 Euro.

Hyundai.

La Casa coreana ha presentato la ix20, parente stretta della Kia Venga. La nuova monovolume compatta di Hyundai ha dimensioni che la pongono al limite inferiore del segmento C (410 cm di lunghezza, 177 di larghezza e 160 di altezza), con un abitacolo spazioso e un bagagliaio capiente e ben sfruttabile (440/1486 litri). Progettata e costruita per il mercato europeo, la multispazio asiatica ha una linea piacevole e interni ben rifiniti. I motori offerti sono due unità a benzina (1.4 litri/90 CV e 1.6 litri/125 CV) e tre turbodiesel (1.4 litri/77 CV, 1.4 litri/90 CV e 1.6 litri 128 CV). Per tutti gli allestimenti è prevista la garanzia di 5 anni. I prezzi sono compresi fra 13.800 e 21.000 Euro.

Kia.

La multispazio Venga, come la cugina ix20, è un'interessante autovettura destinata a un uso familiare, sufficientemente compatta per l'utilizzo cittadino e abbastanza spaziosa per ospitare quattro adulti anche per lunghi tragitti. Evidenti gli elementi comuni con la monovolume Hyundai, rispetto alla quale vanta però un muso un po' più accattivante. Con la parente coreana condivide anche i motori, esclusa la più piccola unità a benzina da 77 CV, non disponibile sulla Venga. Meno ampia la forbice dei prezzi, compresa fra 14.500 e 20.000 q, con l'atout degli ormai famosi 7 anni di garanzia concessi da Kia su tutti i suoi modelli.

Lamborghini.

L'ultimo "toro da combattimento" della Casa di Sant'Agata Bolognese, la Aventador, si pone ancora una volta ai vertici del segmento delle supersportive in termini di potenza e di prestazioni, grazie all'inedito propulsore V12 di 6.5 litri/700 CV. Forme spigolose, quasi da fumetto, contraddistinguono l'ultima "Lambo", una vettura capace di raggiungere i 350 Km/h e di scattare da 0 a 100 Km/h in soli 2,9 secondi, un tempo da Superbike. Tanta spregiudicatezza e tanta tecnologia si pagano a peso d'oro: i fortunati che intendono ricoverarla nel proprio garage, infatti, devono stanziare la bellezza di 316.000 Euro.

Lancia.

Tre le novità presentate nel 2011 dalla Casa torinese, l'unica veramente "made in Italy" è la nuova Ypsilon, piccola e lussuosa vettura Lancia che viene commercializzata anche negli "States" con Marchio Chrysler. L'unico elemento che tradisce la necessità di assecondare il gusto americano è la calandra anteriore, che strizza l'occhio al nuovo corso. L'ultima edizione della stilosa utilitaria ha misure non molto dissimili dal modello del 2006, rispetto al quale vanta 3 soli cm in più di lunghezza, mentre la larghezza (-1 cm) e l'altezza (-2 cm) subiscono un leggero ridimensionamento. La carrozzeria, il cui stile ricorda da vicino quello dell'ultima Delta, è disponibile sia in versione a tre porte che con cinque porte. La ricercatezza del design è evidenziata in particolare dalle versioni con livrea bi-colore. Sofisticati e avvolgenti gli interni, di impostazione un po' meno femminile che in passato. Quattro le motorizzazioni disponibili: tre a benzina (il nuovo e parco bicilindrico Twinair 875 cc/86 CV e il 1.2 litri/69 CV, disponibile anche in versione bi-fuel) e la turbodiesel 1.2 litri/95 CV. I prezzi variano da 12.600 a 17.500 Euro Torna a listino dopo ben 17 anni la Thema, nuova ammiraglia della gamma Lancia. Rispetto all'indimenticata antenata che fu lanciata a metà degli anni Ottanta, il nuovo modello è in pratica una Chrysler 300 sottoposta ad adeguata personalizzazione. La carrozzeria ha un'impostazione decisamente massiccia, che fa un po' a pugni con la tradizione della Casa torinese, anche se i responsabili Lancia hanno fatto il possibile per nobilitarla con l'uso di cromature e piccoli ma riusciti ritocchi estetici. Due i motori proposti, entrambi V6: il Pentastar benzina 3.6 litri/286 CV( abbinato a un cambio automatico a 8 rapporti) e il turbodiesel VM 3.0 litri nelle declinazioni di potenza da 190 e 239 CV. Prezzi da 41.500 a 51.000 Euro. In linea con la sinergia Gruppo Fiat-Chrysler, nasce l'erede della Phedra, la Lancia Voyager, MPV che non fa nulla per nascondere la stretta parentela con l'omonima regina americana delle multispazio. Se la carrozzeria e l'abitacolo sono identici per ingombri e impostazione generale, il livello delle finiture è decisamente superiore, con largo utilizzo di pelle e alcantara. L'unico motore disponibile inizialmente è il turbodiesel VM di 2.8 litri/163 CV. Il prezzo per questo allestimento è di 40.000 Euro.

Mercedes.

La Casa di Stoccarda rinnova il suo SUV di fascia alta. La nuova Classe M è più voluminosa, grazie all'aumento degli ingombri esterni (+2 cm in lunghezza, + 2 in larghezza, + 3 in altezza), e sfodera un frontale aggiornato e più accattivante, sullo stile di quello della CLS, e nuove luci diurne a LED. Migliorata la sicurezza, come dimostra la stella in più (ora sono 5) conquistata nei crash test Euro NCAP. Le novità motoristiche assecondano la consolidata tendenza al downsizing, con il "piccolo" turbodiesel 4 cilindri Blue TEC da 2.1 litri/204 CV nel ruolo di piatto più appetibile per gli utenti più attenti ai consumi. Disponibili anche un benzina V6 3.5 litri/306 CV e un altro diesel Blue- TEC V6 3.0 litri/258 CV. Prezzi da 59.000 a 72.000 Euro.

Mini.

La prima biposto della Casa anglo-tedesca, la Coupé, esalta il concetto di sportività e di piacere di guida innato nei modelli della gamma Mini. Grazie alla sensibile inclinazione dei montanti anteriori la carrozzeria vanta uno sviluppo verticale ridotto di ben 52 mm rispetto alla berlina, proprio come nella Coupé Concept presentata nel 2009. All'interno, l'abitacolo presenta nel cielo del tetto degli incavi che danno respiro alla testa degli occupanti; dietro i sedili, di impronta decisamente sportiva, trova posto un doppio vano portaoggetti. Anche l'offerta motoristica è adeguata all'anima corsaiola del modello, con 3 unità a benzina (1.6 litri/122 CV, 1.6 litri/184 CV e 1.6 litri/211 CV) e una turbodiesel 2.0 litri/143 CV dal temperamento decisamente brillante. Notevoli le prestazioni dell'allestimento più potente, quello della John Cooper Works, che tocca la velocità massima di 240 km/h e scatta da 0 a 100 km/h in soli 6,4 secondi. I prezzi, non proprio popolari, vanno dai 23.500 q della versione base ai 33.500 della John Cooper Works. Per la versione scoperta (Mini Spider) occorrono circa 1.400 Euro in più.

Opel.

La seconda generazione dell'Astra GTC presenta un marcato family feeling con la nuova Astra del 2009, anche se a ben vedere ha pochissimo in comune con la berlina. A parte l'antenna, i retrovisori e le maniglie, il resto della carrozzeria è stato realizzato specificamente per la dinamica tre porte della Casa del fulmine. Nel frontale, gli accattivanti gruppi ottici sovrastano una griglia inferiore di dimensioni più generose; il parabrezza è sensibilmente più inclinato rispetto alla cinque porte, mentre le fiancate sono attraversate da due belle scalfature. Rispetto alla berlina, la lunghezza (+5 cm) e la larghezza (+3 cm) sono cresciute; lo sviluppo verticale è invece inferiore di 3 cm. All'interno, molte componenti sono identiche alla berlina. Ottima l'abitabilità anteriore, un po' meno quella posteriore. Identico il bagagliaio (380 litri), dal volume regolare, ma con soglia di carico piuttosto alta. L'assetto è reso più sportivo dall'altezza dal suolo della GTC, ribassata di 10-15 mm a seconda delle versioni. L'offerta motoristica è articolata su tre unità a benzina (1.4 litri/120 CV, 1.4 litri/140 CV e 1.6 litri/180 CV) e tre turbodiesel (1.7 litri/110 CV, 1.7 litri/130 CV e 2.0 litri/165 CV). La forbice dei prezzi è compresa fra 19.500 e 26.500 Euro.

Peugeot.

La Casa del leone rampante lancia la nuova berlina media 508, che inizialmente si affianca alla 407, della quale è destinata a prendere il testimone. Per dimensioni si avvicina molto all'ammiraglia 607, anch'essa in odore di pensionamento (è lunga 479 cm, larga 185 e alta 146). La linea della cinque porte francese è sportiva e seducente, anche se nel frontale la calandra assume dimensioni meno appariscenti che nella 407. Il design, nel complesso appare più elegante ed equilibrato e pare strizzare l'occhio alla clientela abituale delle concorrenti tedesche. L'abitacolo è raffinato, votato al massimo comfort e può ospitare anche 5 adulti senza eccessivi sacrifici. Il bagagliaio, grazie alla coda alta, può ospitare ben 515 litri. Buona l'offerta motoristica, che prevede 2 unità a benzina (il 1.6 litri nelle versioni di potenza da 120 e 156 CV) e 4 turbodiesel HDi (1.6 litri/111 CV, 2.0 litri/140 CV, 2.0 litri/163 CV e 2.2 litri 204 CV). I prezzi vanno da 24.000 a quasi 30.000 Euro. Per la station wagon bisogna sborsare circa 1.400 Euro in più.

Porsche.

Presentata ufficialmente al Salone di Francoforte, l'ultima generazione della mitica sportiva di Zuffenhausen, la 911, conferma la tendenza ormai consolidata all'evoluzione ponderata: pochi infatti i ritocchi estetici, che si sono concentrati sui gruppi ottici anteriori e posteriori. Più decisi invece gli interventi sugli interni, nettamente migliorati, che richiamano il design interno della Panamera. Le dimensioni esterne sono cresciute unicamente in lunghezza (+5 cm) e nel passo (+ 10 cm). L'impostazione meccanica resta identica, con il motore 6 cilindri boxer posizionato sul retrotreno. Le nuove unità (il 3.4 litri/350 CV della Carrera e il 3.8 litri/400 CV della Carrera S) hanno un rendimento che permette alla sport car tedesca percorrenze al di sopra dei 10 Km/litro, grazie anche a una riduzione della massa. Un risultato tutt'altro che usuale per una supercar sportiva. Ottime come sempre le prestazioni, con la Carrera S capace di raggiungere la velocità massima di 304 Km/h e di scattare da 0 a 100 Km/h in 4,5 secondi. In attesa del completamento della gamma, resta inizialmente a listino a fianco della sorella maggiore, con prezzi compresi fra i 93.000 e 107.000 Euro.

Renault.

Derivata dall'omonima versione con motore termico (un modello non in vendita in Italia), l'elettrica Fluence è stata allungata dai tecnici francesi di 13 cm per dare spazio alle batterie, posizionate dietro il divano posteriore. La lunghezza totale della cinque porte transalpina tocca così i 475 cm, un ingombro ragguardevole per un'auto dalle spiccate doti cittadine. La linea, nel complesso, è morbida e tondeggiante, segnata da un lunotto molto spiovente, quasi da coupé, e da gruppi ottici anteriori che sfilano lateralmente. Lo spazio interno per i passeggeri è notevole, anche per chi siede dietro. La plancia è sovrastata dal display del navigatore TomTom Live che segnala, tra l'altro, l'autonomia e l'ubicazione delle colonnine di ricarica pubbliche. Apprezzabile il livello delle rifiniture e la presenza di vani portaoggetti sparsi qua e là nell'abitacolo per un totale di 23 litri. Molto meno generosa è la capienza del bagagliaio, di soli 317 litri: una miseria per una berlina che misura poco meno di 5 metri. Ottima la silenziosità: il fischio del motore elettrico si percepisce soltanto ad andatura sostenuta. La Fluence si guida come un'automatica: per partire basta inserire la "D" del selettore di marcia, rilasciando il freno. Il display del computer di bordo riporta la velocità media, i chilometri percorsi, l'autonomia residua e il consumo istantaneo, medio e totale in kW/h. Notevole la coppia a disposizione, a dispetto di una potenza non esuberante (70 kW/95 CV): ben 226 Nm, disponibili già tra 400 e 2.500 giri/minuto. La quattroporte francese scatta in modo brillante (da 0 a 50 Km/h in 4,1 secondi) e riprende con buona rapidità soprattutto a bassa velocità. Con l'aumentare della velocità, la spinta dell'elettrico si fa via via più blanda, fino alla velocità massima di 135 Km/h autolimitati. L'autonomia assicurata dal pacco di batterie agli ioni di litio, nota dolente delle elettriche, è di 185 km. Ma può variare da 80 a 200 km a seconda dello stile di guida, dalle condizioni del traffico e atmosferiche. Ottima la dotazione di serie, che include l'assistenza 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per qualsiasi problema, compreso l'arresto per batterie esaurite. Il prezzo d'acquisto non è proibitivo (28.200 Euro), ma non include il costo per il noleggio delle batterie, che varia in funzione della durata del noleggio e dei chilometri percorsi.

Subaru.

In collaborazione con Toyota, la Casa delle sei stelle entra nel mercato degli MPV compatti con la Trezia, una monovolume cinque porte dagli ingombri adatti all'utilizzo cittadino ma con l'abitabilità interna di un veicolo di segmento superiore. Lunga 4 metri esatti, larga 170 cm e alta 160, si innesta nella nicchia che in Italia vede in competizione una nutrita schiera di modelli, come la Lancia Musa, la Opel Meriva, la Renault Grand Modus, la Honda Jazz e le coreane Hyundai ix20 e Kia Venga. L'abitacolo, che può ospitare comodamente 4 persone adulte, si fa apprezzare per la spaziosità, ma anche per la capienza del bagagliaio (429 litri, che diventano 1600 a schienale posteriore abbattuto), che la pone al top del segmento. 2 i motori disponibili, entrambi di derivazione Toyota: un'unità a benzina di 1.3 litri/99 CV e un più vivace turbodiesel di 1.4 litri/90 CV. La forbice dei prezzi varia da 16.100 a 21.600 Euro.

Toyota Verso-S.

Parente stretta della Subaru Trezia, con la nuova Verso-S la Casa del Sol Levante ripropone un modello non più in produzione da quando, nel 2006, la Yaris Verso è stata tolta di produzione. Rispetto alla versione alta dell'utilitaria, la nuova Verso-S presenta un design decisamente più convenzionale, in linea con gli stilemi espressi dalle produzioni più recenti. Anche l'offerta motoristica è comune, mentre i prezzi vanno da 15.500 a 21.000 Euro.

Volkswagen.

La Up! è la nuova utilitaria Volkswagen realizzata per rinverdire il mito della prima "auto del popolo", l'indimenticato Maggiolino. Dietro uno stile apparentemente convenzionale si nascondono in effetti qualità piuttosto insolite: malgrado gli ingombri esterni contenuti (la Up! è lunga solo 354 cm e larga 164), la piccola tedesca cela insospettabili doti di spaziosità interna (vi possono prender posto abbastanza comodamente 4 passeggeri), complici lo sviluppo verticale da monovolume (148 cm), i ridottissimi sbalzi (58 cm all'anteriore e 53 al posteriore) e il passo sorprendentemente lungo (242 cm). Nell'abitacolo, sono a disposizione l'up! box, un semplice ma funzionale sistema multimediale personalizzabile con apposite apps e tanti spazi e vani utili all'uso quotidiano. Il bagagliaio può contenere fino a 251 litri (20% in più di Fiat Panda, 35% in più di Fiat 500, 80% in più di Citroën C1 e di Peugeot 107). Sul fronte della sicurezza, la Up! può essere dotata di un nuovo sistema, la funzione di frenata di emergenza City, dispositivo che si attiva automaticamente a velocità inferiori a 30 km/h e che, registrando il rischio di collisione imminente, a seconda delle condizioni, frena automaticamente il veicolo, contribuendo a ridurre la gravità dell'incidente e in alcuni casi anche di evitarlo. L'ultima gradita novità è nel prezzo: per acquistare la Up! è sufficiente stanziare una cifra fra i 10.600 e i 12.600 Euro.

Anno 2011.

Protagonisti.

Sergio Bonelli.

Sergio Bonelli, è l'uomo che ha reso popolare il fumetto italiano d'avventura. È stato lui a trasformare Tex, che era stato creato dal padre Gian Luigi, in un vero e proprio fenomeno di cultura pop, sicuramente il più celebre dei personaggi del made in Italy fumettaro. Nato a Milano il 2 dicembre 1932, da una famiglia di cui hanno sempre fatto parte i fumetti - la madre, Tea, prese in mano le redini della casa editrice Audace nel dopoguerra - Bonelli era editore e sceneggiatore, dunque non disegnava, ma aveva una fantasia alla Sergio Leone, che, prima di girarli, immaginava i suoi film fotogramma per fotogramma. Un personaggio fuori dal comune, nemico della tecnologia, affezionato al bianco e nero, innamorato del Brasile e dell'Amazzonia dove amava compiere viaggi avventurosi che nutrivano la sua passione per la magia e per le usanze dei popoli di quelle terre lontane e che ispirarono Mister No, una sorta di suo alter ego la cui pubblicazione, nel 1975, segna il suo passaggio alla guida della casa editrice. La sua prima creatura originale è Zagor, firmato nel 1961 con lo pseudonimo di Guido Nolitta, una sorta di difensore dei più deboli del West, amico degli Indiani che pure gli avevano ucciso il padre, a sua volta spietato massacratore dei nativi d'America. Insieme a Tex è, ancora oggi, una delle star delle casa editrice di famiglia. L'altra grande intuizione di Sergio Bonelli è stata quella di aprire le porte dei suoi albi a personaggi in linea con la fantascienza contemporanea: il primo caso è Martin Mystere, "il detective dell'impossibile" cui seguirà Natan Never, un'invenzione che si muove in un futuro alla Blade Runner. C'è poi il caso Dylan Dog, creazione di Tiziano Sclavi, un clamoroso successo editoriale e non solo, non per caso approdato anche al cinema. Tra le sue creature anche Julia, la criminologa che somiglia ad Audrey Hepburn. Sergio Bonelli ha dato un contributo unico alla diffusione del fumetto italiano, mantenendo un approccio al suo lavoro che era una combinazione felice tra artigianato, creatività e genialità imprenditoriale che poggiava su una infallibile capacità di nutrire la fantasia del pubblico. È morto a Monza il 26 settembre 2011.

Muhammar Gheddafi.

Nasce a Sirte, che a quel tempo è parte della provincia italiana di Misurata, in una famiglia islamica di cui però non si conosce molto. All'età di sei anni Gheddafi rimane coinvolto in un incidente, durante il quale perde due cugini e rimane ferito ad un braccio, a causa dell'esplosione di una mina risalente al periodo bellico. Tra il 1956 e il 1961 frequenta la scuola coranica di Sirte, in cui viene a contatto con le idee panarabe di Gamal Abd el-Nasser e alle quali aderisce con entusiasmo. Nel 1968 decide di iscriversi all'Accademia Militare di Bengasi. Una volta concluso il corso e dopo un breve periodo di specializzazione in Gran Bretagna, comincia la propria carriera nell'esercito ricevendo la nomina al grado di capitano all'età di 27 anni. Insoddisfatto del governo guidato dal re Idris I, giudicato da Gheddafi e da altri ufficiali troppo servile nei confronti di Stati Uniti e Francia, il 26 agosto del 1969 si pone alla guida del colpo di Stato organizzato contro il sovrano, che porta, il 1° settembre dello stesso anno, alla proclamazione della Repubblica, guidata da un Consiglio del Comando della Rivoluzione composto da 12 militari di tendenze panarabe filo-nasseriane (i cosiddetti "Liberi Ufficiali Unionisti"). Gheddafi, che nel frattempo si è autopromosso al grado di colonnello e si è messo a capo di tale Consiglio, instaura in Libia un regime che, progressivamente, si trasforma in una vera e propria dittatura. Una volta al potere, Gheddafi fa approvare dal Consiglio una nuova Costituzione e abolisce le elezioni e tutti i partiti politici. La Libia non si può infatti considerare una democrazia, non essendo concesso il multipartitismo. La politica della prima parte del governo Gheddafi viene definita dai suoi sostenitori una "terza via" rispetto al comunismo e al capitalismo, nella quale cerca di coniugare i principi del panarabismo con quelli della socialdemocrazia. Gheddafi decide di esporre le proprie visioni politiche e filosofiche nel suo Libro verde (esplicito ammiccamento al Libretto rosso di Mao Tse-tung), che pubblica nel 1976. In nome del Nazionalismo arabo, decide di nazionalizzare la maggior parte delle proprietà petrolifere straniere, di chiudere le basi militari statunitensi e di espropriare tutti i beni delle comunità italiana ed ebraica, espellendole dal paese. Infatti, proprio fra le primissime iniziative del regime di Gheddafi, c'è l'adozione di misure sempre più restrittive nei confronti della popolazione italiana che era rimasta a vivere in quella che era stata la ex-colonia, limitazioni che culminano con il decreto di confisca del 21 luglio 1970 emanato per "restituire al popolo libico le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpate dagli oppressori". Gli italiani vengono pertanto privati di ogni loro bene, compresi i contributi assistenziali versati all'INPS e da questo trasferiti, in base ad un accordo, all'istituto libico corrispondente, e sono sottoposti a progressive restrizioni che culminano con la costrizione a lasciare il Paese entro il 15 ottobre del 1970 (dal 1970, ogni 7 ottobre in Libia si celebra il "Giorno della vendetta", in ricordo del sequestro di tutti i beni e dell'espulsione di 20.000 italiani). In politica estera, il regime libico diventa finanziatore dell'OLP di Yasser Arafat nella sua lotta contro Israele. Inoltre, si fa spesso propugnatore di un'unione politica tra i tanti Stati islamici dell'Africa, caldeggiando in particolare, nei primi anni settanta, un'unione politica con la Tunisia; la risposta negativa dell'allora presidente tunisino Bourguiba fa però tramontare questa ipotesi. Sempre nel medesimo periodo, e per molti anni successivi, Gheddafi è uno dei pochissimi leader internazionali che continuano a sostenere i dittatori Idi Amin Dada e Bokassa (quest'ultimo però soltanto nel periodo in cui si dichiarò musulmano), mentre non verrà mai dimostrato un suo coinvolgimento nella misteriosa scomparsa in Libia, nel 1978, dell'Imam sciita Musa al-Sadr (di cui non apprezza i tentativi di pacificazione del Libano) e neppure il suo fattivo sostegno al combattente palestinese Abu Nidal e alla sua organizzazione paramilitare, organizzatori, tra l'altro, della Strage di Fiumicino nel 1985. In quest'ultimo caso la Libia smentisce ogni suo coinvolgimento, ma non manca di rendere ufficialmente onore ai terroristi attori di tale attentato. Nel 1977, grazie ai maggiori introiti derivanti dal petrolio, il regime decide di effettuare alcune opere a favore della propria nazione, come la costruzione di strade, ospedali, acquedotti ed industrie. Proprio sull'onda della popolarità di tale politica, nel 1979, Gheddafi rinuncia a ogni carica ufficiale, pur rimanendo l'unico vero leader del paese, serbandosi il solo appellativo onorifico di "Guida della Rivoluzione". Negli anni ottanta avviene un'ulteriore radicalizzazione nelle scelte di politica internazionale. La sua ideologia anti-israeliana e anti-americana lo porta a sostenere gruppi terroristi, quali ad esempio l'IRA irlandese e il Settembre Nero palestinese. Viene anche accusato dall'Intelligence statunitense di essere l'organizzatore degli attentati in Sicilia, Scozia e Francia, anche se per questi atti si è sempre proclamato estraneo. Si rende, altresì, sicuramente responsabile del lancio di due missili SS-1 Scud contro il territorio italiano di Lampedusa, come rappresaglia per il bombardamento della Libia da parte degli Stati Uniti nell'operazione El Dorado Canyon. I missili fortunatamente non provocano danni, cadendo in acqua a 2 km dalle coste siciliane. Il suo regime, pertanto, diviene il nemico numero uno degli Stati Uniti d'America ed è progressivamente emarginato dalla NATO. Questa tensione prelude, il 15 aprile 1986, al blitz militare sulla Libia per volere del presidente statunitense Ronald Reagan: un massiccio bombardamento ferisce mortalmente la figlia adottiva di Gheddafi, ma lascia indenne il colonnello, che poi si scoprirà essere stato preventivamente avvertito delle intenzioni statunitensi da Bettino Craxi, allora Presidente del Consiglio italiano. Il 21 dicembre del 1988 esplode un aereo passeggeri sopra la cittadina scozzese di Lockerbie, dove periscono tutte le 259 persone a bordo oltre a 11 cittadini di Lockerbie. Prima dell'11 settembre 2001, questo è l'attacco terroristico più grave mai avvenuto. L'ONU attribuisce alla Libia la responsabilità dell'attentato aereo, chiedendo al governo di Tripoli l'arresto di due suoi cittadini accusati di esservi direttamente coinvolti. Al netto e insindacabile rifiuto di Gheddafi, le Nazioni Unite approvano la Risoluzione 748, che sancisce un pesante embargo economico contro la Libia, la cui economia si trova già in fase calante. Solo nel 1999, con la decisione da parte libica di cambiare atteggiamento nei confronti della comunità internazionale, Tripoli accetta di consegnare i sospettati di Lockerbie: Abdelbaset ali Mohamed al-Megrahi viene condannato all'ergastolo nel gennaio 2001 da una corte scozzese, mentre al-Amin Khalifa Fhimah viene assolto. A partire dai primi anni novanta, Gheddafi decide un ulteriore cambiamento del ruolo del suo regime all'interno dello scacchiere internazionale; condanna l'invasione dell'Iraq ai danni del Kuwait nel 1990 e successivamente sostiene le trattative di pace tra Etiopia ed Eritrea. Quando anche Nelson Mandela fa appello alla "Comunità Internazionale", a fronte della disponibilità libica di lasciar sottoporre a giudizio gli imputati libici della strage di Lockerbie e al conseguente pagamento dei danni provocati alle vittime, l'ONU decide di ritirare l'embargo alla Libia (primavera del 1999). Nei primi anni duemila, proprio questi ultimi sviluppi della politica libica, portano Gheddafi ad un riavvicinamento agli USA e alle democrazie europee, con un conseguente allontanamento dall'integralismo islamico. Grazie a questi passi il presidente statunitense George W. Bush decide di togliere la Libia dalla lista degli Stati Canaglia (di cui fanno parte Iran, Siria e Corea del Nord) portando al ristabilimento di pieni rapporti diplomatici tra Libia e Stati Uniti. Gli anni 2000 vedono Gheddafi protagonista, assieme a Silvio Berlusconi, del riavvicinamento tra Italia e Libia, sancito da diverse visite ufficiali del capo libico in Italia e del presidente del consiglio italiano in Libia. In seguito alla "Primavera araba" anche in Libia iniziano le proteste contro il regime. Gheddafi soffoca le manifestazioni nel sangue e questo provoca l'intervento dell'Onu, che autorizza le forze aeree Nato a fornire supporto alle truppe dei ribelli proibendo però, in maniera esplicita, l'intervento militare sul territorio in quella che ormai è una vera e propria guerra civile. Dopo oltre 5 mesi di alterne fortune, e mentre il Tribunale Penale Internazionale, lo ha incriminato per crimini contro l'umanità, insieme al figlio Sayf al- Islam Gheddafi e al capo dei servizi segreti libici Abd Allah al-Sanussi per i comportamenti messi in atto durante la repressione della rivolta. Il 20 ottobre 2011 la tv libica Al Arabiya annuncia la cattura e la successiva uccisione di Gheddafi durante uno scontro a fuoco. Oltre a lui giunge subito la notizia dell'uccisione anche del figlio Mutassim. Stando alle notizie di fonte giornalistica, Gheddafi sarebbe stato ferito alle gambe e si sarebbe nascosto - come Saddam Husseyn - in un rifugio sotterraneo e, prima di morire, avrebbe inutilmente chiesto agli assalitori di non sparare, per poi essere raggiunto da un gran numero di colpi al petto e alle gambe.

I Figli di GHEDDAFI.

MUTASSIM: È stato ucciso il 20 ottobre, alle porte di Sirte.

KHAMIS: Leader di una delle brigate più spietate tra le truppe libiche, la 32a Brigata. È stato ucciso in combattimenti a sud-est della capitale, il 29 agosto.

SAIF AL-ARAB: Nel 2008 fu sospettato di contrabbandare armi da Monaco a Parigi in un'automobile con targa diplomatica. È morto in un bombardamento della Nato su Tripoli.

SAIF AL-ISLAM: L'uomo destinato probabilmente a prenderne il posto e a cui l'Occidente guardava con fiducia. È stato arrestato.

SAADI: È fuggito in Niger. Ha avuto una breve carriera come calciatore professionista nel campionato italiano di serie A, tra il 2003 e il 2007, nella squadra del Perugia.

HANNIBAL: È fuggito con la madre, la sorella Aisha e il fratello Mohammed, in Algeria ad agosto. Nel 2008 fu il protagonista di un clamoroso incidente diplomatico con la Svizzera: fu arrestato insieme alla moglie incinta perché accusato di aver picchiato due domestici; i due furono rapidamente rilasciati e le accuse lasciate cadere; ma la vendetta di Tripoli non si fece attendere: ritirati miliardi di dollari dai conti nelle banche elvetiche, bloccato l'export di petrolio, due svizzeri a Tripoli sequestrati in Libia per due anni.

MOHAMMED: Nel gruppo fuggito in Algeria ad agosto, figlio di primo letto del colonnello, era presidente del Comitato Olimpico e anche responsabile della rete telefonica del Paese, che veniva efficacemente usata per intercettare gli attivisti anti-regime.

AISHA: Avvocato di formazione, ambasciatrice di Buona Volontà dell'Unicef, è fuggita in Algeria ad agosto. Nel 2004 si era unita a un team di avvocati internazionali per difendere Saddam Hussein.

Steve Jobs.

Nato nel 1955 da madre americana (Joanne Carole Schieble) e da padre siriano (Abdulfattah "John" Jandali), Steve non fu educato dai suoi genitori naturali, ma fu dato in adozione appena nato. Fu adottato da Paul e Clara Jobs, residenti a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Nel 1972 si diplomò all'istituto Homestead di Cupertino, in California, iscrivendosi al Reed College di Portland, nell'Oregon, ma abbandonò l'università dopo solo un semestre per andare a lavorare. Nel 1974 era alla Atari con il suo amico Steve Wozniak, dove lavorarono su una prima versione della circuiteria del videogioco Breakout. Successivamente i due decisero di mettersi in proprio, fondando la Apple Computer il 1º aprile del 1976. Per finanziarsi, Jobs vendette il suo pulmino Volkswagen e Wozniak la propria calcolatrice. Apple fu fondata insieme a Ronald Wayne, che Jobs aveva conosciuto presso Atari: Wayne lasciò però quasi subito la società, non appena Apple ricevette la prima commessa. La prima sede della nuova società fu il garage dei genitori: qui lavorarono al loro primo computer, l'Apple I, inizialmente venduto ai membri dell'Homebrew Computer Club. Successivamente ottennero un finanziamento da un industriale, Mike Markkula, che versò nelle casse della società la somma di 250.000 dollari, ottenendo in cambio un terzo di Apple. Nel 1977 Jobs e Wozniak lanciarono il primo personal computer (all'epoca si utilizzava ancora il termine microcomputer) destinato a conoscere una diffusione di massa: l'Apple II. Le vendite toccarono il milione di dollari. Nel 1980 la Apple si quotò in Borsa. Dalle ceneri della collaborazione con il PARC (Palo Alto Research Center) e dell'Apple Lisa (primo computer al mondo nella grande distribuzione a interfaccia grafica e mouse), il 24 gennaio 1984 Apple produsse un personal computer compatto e dotato di un nuovo sistema operativo a interfaccia grafica: l'Apple Macintosh. Dotato di icone, finestre e menu a tendina, il Mac riscosse un grande successo. Per il grande pubblico Jobs divenne la persona più in vista nel mondo dell'informatica. Dopo il lancio di Macintosh, il sodalizio Jobs-Wozniak si sciolse. Nel 1985 Wozniak lasciò Apple Computer per cambiare attività; Jobs a sua volta entrò in rotta di collisione con John Sculley, l'amministratore delegato che egli stesso aveva nominato, e anch'egli uscì dalla Apple. All'età di trent'anni decise di ripartire da capo, fondando una nuova compagnia, la NeXT Computer, con l'obiettivo di avviare una nuova rivoluzione tecnologica. Nel 1986 acquistò la Pixar dalla LucasFilms, una casa di produzione cinematografica con l'ambizione di realizzare unicamente animazioni computerizzate. La NeXT produsse computer migliori e tecnologicamente più avanzati dei concorrenti, ma con prezzi più alti e non riuscì a imporsi sulla concorrenza, anche a causa della comparsa sul mercato di computer economici "cloni" dei PC IBM. Nel frattempo nel 1991 si sposò con Laurene Powell, con una cerimonia officiata da un monaco buddista. Dal matrimonio sono nati tre figli e successivamente Jobs ha anche riconosciuto la figlia Lisa, nata da una relazione con una pittrice. La Pixar si concentrò sulla produzione di lungometraggi al computer, riuscendo a sfondare nel 1995 con la produzione del film d'animazione "Toy Story - Il mondo dei giocattoli", primo film d'animazione realizzato completamente in computer grafica 3d. Seguì un altro successo planetario con il film "A Bug's Life". Nel 1996 la Apple Computer era in crisi; il sistema operativo Mac OS, montato sulle macchine Apple, era ormai obsoleto e l'azienda aveva necessità di cambiare e offrire qualcosa di nuovo sul mercato. L'azienda decise pertanto di acquistare una software house che disponesse di un moderno sistema operativo, da adattare successivamente a macchine con architettura PowerPC. All'inizio la società pensò all'acquisizione della Be Inc., azienda fondata da due transfughi della Apple: il maggior candidato a diventare il nuovo sistema operativo di Apple sembrava quindi essere il BeOS, di cui era già in corso la portabilità per l'architettura PowerPC. In seguito, la Apple Computer contattò Steve Jobs. Egli in cambio chiese che la Apple acquisisse la NeXT - in grave crisi - e l'affare andò in porto. Il NeXTSTEP, sistema operativo della NeXT, diviene la base di quello che fu il futuro OS di Apple, il Mac OS X, mentre lo sviluppo del vecchio Mac OS terminò con la versione 9.2. Nel 1997, dopo risultati commerciali altalenanti, l'amministratore delegato di Apple, Gil Amelio, venne allontanato e Jobs assunse nuovamente la carica di CEO ad interim, ma senza stipendio (ha ricevuto per molto tempo la cifra simbolica di 1 dollaro all'anno). La sua mansione, peraltro, ha comportato diversi premi di produzione, tra i quali un jet privato da 90 milioni di dollari (1999), e poco meno di 30 milioni di dollari in azioni (2000-2002). Questo tipo di retribuzione non deve considerarsi straordinaria, infatti viene usata da molti dirigenti per i considerevoli vantaggi fiscali derivati dal capital gain. Mentre lo sviluppo di Mac OS X era ancora in corso, Jobs lanciò l'iMac, un fortunatissimo modello di personal computer "all-in-one", cioè comprendente schermo e le altre componenti nello stesso telaio del computer, riducendo notevolmente l'ingombro sulla scrivania, rientrando nel mercato dei prodotti di massa. Fino ad allora la Apple si era accontentata di dominare due mercati di nicchia, quello della progettazione grafica e della musica, isolandosi dal mondo IBM. Il 2001 fu l'anno del lancio ufficiale di Mac OS X, basato sul NeXTSTEP, che come questo utilizza un kernel Unix. Con il Mac OS X Apple consolidò la propria quota di mercato. Mac OS X da allora è stato costantemente aggiornato e migliorato ed è stato commercializzato in numerose versioni successive, ognuna presentata con significative innovazioni (quella distribuita dal 2011 è Mac OS X 10.7 Lion). Quasi contemporaneamente al lancio del nuovo sistema operativo e del nuovo computer, Jobs decise anche di lanciarsi nel settore della musica digitale con l'iPod, un lettore digitale di musica avanzato presentato il 21 ottobre 2001, e iTunes, un software attraverso cui è possibile ascoltare musica e acquistarla attraverso il servizio online iTunes Music Store, che stabilì ben presto un primato di vendite e fu riscritto in seguito anche per il sistema operativo Microsoft Windows per aumentarne ulteriormente la diffusione. Attualmente l'iPod è il lettore multimediale più venduto al mondo, con una quota di mercato superiore all'80%, mentre iTunes Store è il "mercato" digitale più usato al mondo, con 10 miliardi di brani venduti. Per significare lo spostamento del proprio core business dal mercato dei computer a quello più generale del multimediale, Jobs fece ribattezzare Apple Computer Inc. nel gennaio 2007, chiamandola semplicemente Apple Inc. Dopo un battage pubblicitario durato diversi mesi, il 29 giugno 2007 Apple iniziò a commercializzare un nuovo prodotto lungamente atteso, l'iPhone, un telefono cellulare con un tasto solamente posto in basso col quale si interagisce tramite lo schermo multi-touch, comprendente anche le funzioni di navigazione su Internet tramite Wi-Fi (come un computer notebook), fotocamera, lettore di file multimediali (audio, video, immagini). Con l'introduzione di tale prodotto, Steve Jobs pose le basi per l'ingresso di Apple nel settore della telefonia cellulare. Nei primi 200 giorni di vendita, l'iPhone conquistò il 19% del mercato degli smartphone con 4 milioni di unità vendute. Attualmente la Apple è la prima produttrice di cellulari negli Stati Uniti. Il 27 gennaio 2010, Steve Jobs, alla conferenza Apple allo Yerba Buena Center for the Arts Theater di San Francisco, dopo una attesa reclamata a più voci da fan e media, presenta il tablet targato Apple. Alla base raccoglie il successo dell'iPhone, di nuovo introduce l'i- Bookstore, piazzando l'iPad come gestore e visualizzatore di libri e contenuti cartacei. Apple con la guida di Jobs continua a produrre e commercializzare Mac OS X, Mac, iPod, iPhone e iPad, prodotti che portarono l'azienda a divenire un riferimento nel campo dell'elettronica di consumo. La malattia. Steve Jobs nel 2004 ha scoperto di avere una rara forma di tumore maligno al pancreas, molto meno aggressiva della forma più comune, sviluppatosi nei 9 mesi precedenti apparentemente senza sintomi; è stato così sottoposto a terapia chirurgica per la rimozione della metastasi. Per i due mesi di assenza di Steve Jobs fu incaricato Tim Cook come amministratore delegato. A distanza di soli 2 anni dalla scoperta del cancro, nel 2006 Jobs è apparso in buona forma di salute. Tuttavia, a causa del cancro e delle conseguenti terapie, Jobs ha sviluppato il diabete di tipo 1, detto anche giovanile e insulino-dipendente, che lo ha costretto a iniziare la terapia insulinica per curare gli scompensi metabolici (perdita consistente di peso e presenza di proteine e zuccheri nelle urine) e a seguire una dieta bilanciata (Jobs è pescetariano) con apporti controllati di carboidrati, proteine e grassi. Nel 2009 sono state divulgate notizie contrastanti sulla salute di Steve Jobs, a causa anche della sua annunciata assenza al Mac world Conference & Expo di gennaio. Nel comunicato stampa ufficiale del 5 gennaio 2009, Jobs ha affermato di stare "bene" e che ha "solo uno scompenso ormonale" che gli impediva di "prendere peso". Nello stesso comunicato il board dei consiglieri di Apple ribadisce la completa fiducia in Steve Jobs e nelle sue capacità di guidare una azienda il cui titolo dal 1998 (anno in cui Jobs tornò alla guida di Apple dopo l'"esilio" iniziato nel 1986) a oggi è cresciuto del 2.250% circa. Il 14 gennaio 2009 Jobs ha annunciato il suo ritiro temporaneo da Apple per 5 mesi a causa dei suoi problemi di salute, delegando ancora una volta la carica di amministratore delegato a Tim Cook, direttore operativo di Apple. Il 20 giugno 2009 esce un articolo sul sito internet del Wall Street Journal spiegando che nel corso del mese di aprile 2009, ha subito un trapianto di fegato nello stato del Tennessee e le sue condizioni di salute sono buone. Apple Inc. ha confermato il suo rientro per la fine del mese di giugno 2009. Il 29 luglio 2009 il portale TMZ.com pubblica una fotografia che lo ritrae davanti al Campus Apple di Cupertino, da cui era stato assente dal mese di gennaio. Il 9 settembre 2009 Steve Jobs torna sul palco a presentare il rinnovo dell'intera gamma di iPod. Appare in condizioni migliori rispetto all'ultima volta che si mostrò al pubblico e ne approfitta per ringraziare il ragazzo di vent'anni, deceduto in un incidente stradale, che gli ha donato il suo fegato e per invitare tutti a diventare donatori. Il 17 gennaio 2011 Apple ha annunciato che Steve Jobs ha richiesto un nuovo congedo medico, precisando che Jobs rimane il CEO di Apple continuando a occuparsi delle principali questioni strategiche, ma sostituito per le questioni di tutti i giorni da Tim Cook, il Ceo di Apple. Il 2 marzo 2011, in occasione dell'evento di presentazione dell'iPad 2 compare sul palco a sorpresa. Il 24 agosto 2011 si dimette e lascia il suo incarico di amministratore delegato di Apple annunciando di volere chiedere al Consiglio di Amministrazione di nominarlo presidente e raccomanda la conferma Tim Cook come suo successore e nuovo Ceo di Apple. Muore il 5 ottobre 2011.

L'influenza della filosofia orientale.

Uno storico americano (B. Jandali) ha parlato del ruolo dei geni e della loro superiorità sull'educazione e l'ambiente, pubblicando l'articolo per poche ore su Internet prima che fosse rimosso. Sul fatto che Steve Jobs sia visto nel mondo arabo come un arabo-americano, Jandali ha dichiarato che "Steve non ha mai prestato attenzione a questa cosa dei geni ereditari. Ha la sua forte personalità ed è molto determinato. I geni come lui possono fare quello che vogliono". In effetti Steve fa tutto quello che vuole. Entra al Reed College a Portland, uno dei migliori d'America, ma frequenta solo un corso di calligrafia, un'arte coltivata in Cina e Giappone. Poi lascia gli studi ma più tardi dice che "se non avessi frequentato quel singolo corso di calligrafia, il Mac non avrebbe avuto tutte le caratteristiche grafiche che ha". Vive di piccoli lavori come fanno i bambini americani, raccogliendo bottiglie di plastica e rivendendole per pochi centesimi, dorme nelle stanze degli amici. Il suo primo incontro con la filosofia orientale sono i pasti gratuiti, il famoso prasad, cioè quello che avanza dalla mensa degli dèi, che riceve nel vicino tempio Iskon, dagli Hare Krishna. Sono induisti seguaci di Krishna, il dio bambino capriccioso e dispettoso diversissimo dalle altre divinità terrifiche o benigne, dai molti aspetti e dalle molti amanti. I devoti seguono una filosofia e uno stile di vita vecchio di quasi 4000 anni e vivono spesso in comunità. Jobs comincia a lavorare come tecnico in un'azienda di videogame per mettere da parte i soldi per un ritiro spirituale in India. Nel 1974 chiede un anno di permesso e parte per andare nell'ashram di Kainchi di Neem Karoli Baba, il famoso maestro di molti noti americani degli anni '60 e '70, morto nel 1973. Jobs gira per un mese in cerca dell'illuminazione induista - e torna illuminato buddhista. Rientra in patria con la testa rasata e i vestiti tradizionali. Frequenta per molti anni il Los Altos Zen Center, in California, e diventa vegano. Fra i suoi cibi preferiti sembra ci fosse la mela. Al centro pratica la "terapia dell'urlo", un metodo giapponese che usa la voce come strumento terapeutico. Diventa seguace di Kobun Chino, un monaco della scuola Soto Zen educato in Giappone, che diventerà il consigliere spirituale di NeXT, l'azienda che Jobs fonda nel 1985. La passione per il disegno di Jobs certamente lo ha avvicinato anche al concetto di Ma dello Zen. La parola viene tradotta con "spazio", "vuoto", ma in realtà è l'intervallo fra due pieni, un concetto ben noto anche in calligrafia, dove lo spazio vuoto serve a sottolineare lo spazio scritto, il pieno. L'assenza dà forma alla sostanza, l'assenza interagisce con la forma e ne è imprescindibile, come il buco dentro un anello è imprescindibile da quello che dà la forma. Il concetto giapponese di Mac, benché non sia stato mai nominato da Jobs - di cui una delle caratteristiche più geniali è stata l'abilità di tenere anche i suoi credo più esoterici nella sfera del possibile e del reale - è al centro della sua estetica, quello che ha fatto sì che la Apple fosse in grado di competere in primo luogo con i giganti giapponesi della Sony. Jobs cita spesso i koan Zen, le brevi storie e le domande che non possono essere capite e risolte con il pensiero razionale ma solo attraverso l'intuito. In una sua intervista a Wired Magazine parla della "mente di principiante" della filosofia Zen, la "mente originaria" che racchiude tutto in sé, autosufficiente, vuota e pronta, opposta alla mente da esperto. Se la mente è vuota da concetti e idee precostituite, in realtà è aperta a tutto e permette di vedere il mondo con gli occhi meravigliati del bambino. Quindi, di trovare nuove soluzioni. La mente di principiante fa sì che siamo sempre veri con noi La vita di Jobs è stata la realizzazione di quello in cui credeva e che è alla base dello Zen: vivere qui e adesso, come siamo e con quello che siamo. "Il vostro tempo è limitato, quindi non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi - che vuol dire vivere con i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo sanno già che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario". Addio, guru Jobs.

Rupert Murdoch.

Rupert Murdoch nasce il giorno 11 marzo 1931 a Melbourne, in Australia. Dopo gli studi parte per l'Inghilterra e per due anni è tirocinante presso il londinese Daily Express, in cui ha modo di farsi un po' le ossa nel campo giornalistico. Tornato nella sua nativa Australia, eredita dal padre un piccolo giornale di provincia "The Adelaide News", non certo famoso per la sua tiratura. Il futuro magnate dell'informazione porta l'oscura testata di provincia al successo nazionale, con numeri inimmaginabili prima del suo arrivo. Nel 1963 la prima acquisizione estera con il 28% di una società editoriale di Hong Kong; nel 1981 l'acquisto della società editoriale Times (che pubblica il prestigioso Times di Londra); poi le incursioni nella TV coronate dal successo di British Sky Broadcasting (BSkyB) e dall' acquisto di World Communication, pagata 3.750 miliardi di vecchie lire. Negli anni '90 i suoi interessi hanno cominciato a espandersi nello spazio, con BSkyB, tv satellitare, e dallo spazio verso l'Asia con l'acquisto di Star TV, tv satellitare con programmi in inglese e nelle principali lingue indiane. Sempre agli inizi degli anni Novanta sembrava che l'impero di Rupert Murdoch stesse crollando sotto il peso dell'eccessiva esposizione debitoria. Le maggiori banche d'affari internazionali sue creditrici, fidando nell'uomo, hanno praticamente abbuonato tutti i debiti. Negli anni dopo il 2000 Murdoch è diventato uno dei più importanti imprenditori nel mondo delle trasmissioni digitali satellitari, nel campo cinematografico ed in molte altre forme di media. L'ultima acquisizione che ha suscitato clamore è stata (nell'estate del 2007) "Dow Jones", società che controlla il Wall Street Journal, organo di comunicazione finanziaria noto in tutto il mondo Nel tempo ha messo in piedi un gruppo che comprende ogni aspetto delle comunicazioni e dell'entertainment. La "News Corporation Ltd.", valutato da "Forbes" a 9 miliardi di dollari, controlla, tra l'altro, il più grosso gruppo editoriale di libri e multimedia al mondo, "Harper Collins", la "20th Century Fox", la "Fox News Network", tv entertainment e notizie in tutto il mondo in molte lingue, tra cui l'arabo. Con la rete tv Star, adoperando uno dei pochi "grimaldelli" per accedere al mercato asiatico, ossia la capitalistica Hong Kong, sta conquistando anche il mercato della tv satellitare in Cina. Il tentativo è quello di costituire una rete satellitare globale che ricoprirebbe Asia, Europa, Nord e Sud America, anche se da più parti si levano voci di allarme per un probabile, colossale, buco nell'acqua. Infatti, gli analisti (ma anche il mercato reale), dicono che l'interesse per il digitale, ossia tv via cavo e linee telefoniche ad ampia banda, sta forse relegando l'antenna parabolica nel campo di una tecnologia sorpassata. Tra i giornali, oltre "Times", "Sun", "News of the World" e "Sunday Time" in Gran Bretagna, possiede anche il "New York Post", secondo giornale newyorkese. Oltre a questa potentissima rete di media Murdoch ha comprato anche la prima squadra di baseball di Los Angeles, la "LA Dodgers". In questi ultimi anni la sua espansione ha cominciato a farsi largo anche in Internet con la "LineOne Service", e altri portali. Ma nel 2011 i guai sono venuti da dove meno se li aspettava: in Gran Bretagna, forse perché timorosi di un suo strapotere politico che stava diventando troppo pervasivo, le autorità indipendenti hanno iniziato a controllare l'operato dei suoi giornalisti, specie quelli che scavano nella spazzatura del più bieco "gossip" per pubblicare giornali come il "News of the world" che vantano tirature pazzesche (fino a tre milioni di copie). Veramente l'inchiesta sembra sia iniziata addirittura nel 2006, un'indagine sui presunti mezzi utilizzati dal tabloid per raccogliere informazioni. I giornalisti avrebbero effettuato intercettazioni telefoniche abusive e corrotto degli agenti di polizia per avere informazioni strettamente riservate su politici, personaggi dello spettacolo, sulle famiglie di vittime degli attentati del 7 luglio 2005 a Londra, o di vittime di altre calamità naturali. Tale condotta ha portato ad un'ondata di forti critiche nei confronti del tabloid da parte dell'opinione pubblica britannica, e ha fatto sì che venisse aperta un'inchiesta su Murdoch, suo figlio e Rebekah Brooks, tutti e tre ritenuti responsabili. Già in passato il giornale era stato denunciato per diffamazione da personaggi noti come David Beckham, Wayne Rooney, Ashley Cole, Tommy Sheridan, Max Mosley, Angelina Jolie e Brad Pitt. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato scoprire che il "News of the World" ha interferito nell'indagine sulla scomparsa di Milly Dower, una bimba rapita e uccisa nel 2002. Inoltre si sospetta che la redazione del settimanale abbia assoldato investigatori privati che si muovevano con obiettivi specifici, portando a termine un vero e proprio hackeraggio nei confronti dei telefonini dei famigliari dei soldati britannici caduti in Iraq, per carpirne le comunicazioni dopo la notizia della morte dei loro cari. Ma i dubbi sulla vicenda sono parecchi e altre "sporche abitudini" sono emerse. Lo scandalo delle intercettazioni del 'News of the World' alla fine si è dimostrato fatale per le ambizioni di Rupert Murdoch che, abbandonato dai politici di ogni schieramento e minacciato su entrambe le sponde dell'Atlantico da indagini sui suoi giornali, ha deciso di mollare l'osso: James Murdoch, figlio del proprietario, ha annunciato che il giornale avrebbe chiuso con il numero del 10 luglio 2011 a causa dello scandalo che ha reso insostenibile il futuro del giornale e fatto crollare le vendite. L'ultimo numero, di 72 pagine, viene stampato in 5 milioni copie, il doppio della normale tiratura, e vi è un allegato di 48 pagine che ripercorre gli eventi raccontati dal giornale nei suoi 168 anni di storia. Sulla copertina del giornale campeggia il titolo Thank You & Goodbye ("Grazie e addio"), e l'editoriale rivolto ai lettori riporta: "Siete stati la nostra famiglia e per anni siamo stati la vostra, facendovi visita ogni fine settimana. Grazie per il supporto. Ci mancherete più di quanto le parole possano esprimere. Addio". Dopo questa "disavventura" Murdoch ha deciso di rinunciare alla scalata di BskyB, anche perché in tutto il mondo stanno incominciando a indagare sulle sue varie attività, non tutte limpide. Ad esempio, verso la fine dell'anno 2011, egli stesso ha ammesso che la sua azienda News Corporation ha mandato in malora Myspace. Il gruppo dell'imprenditore australiano aveva infatti comprato il sito di social network nel 2005 per 580 milioni di dollari, per poi rivenderlo lo scorso anno al network Specific Media per 35 milioni, meno di un decimo di quanto lo aveva pagato. Parlando dal suo nuovo account di Twitter, il tycoon ha ammesso che la sua società ha fallito con Myspace in ogni modo possibile ma ha imparato molte dispendiose lezioni. Insomma, sembra iniziato il lento declino del magnate australiano ultrasettantenne, affetto anche da un cancro alla prostata. Pare che passi gran parte delle sue giornate nel suo imperiale appartamento di Manhattan, a guardare partite di baseball, cricket e rugby sulle sue televisioni.

Anno 2011.

Premi Nobel 2011.

PACE: Ellen Johnson Sirleaf (Liberia), Tawakkul Karman (Yemen), Leymah Gbowee (Liberia) LETTERATURA: Tomas Transtromer (Svezia) MEDICINA: Bruce A. Beutler (Usa), Jules A. Hoffmann (Lussemburgo), Ralph M. Steinman (Canada) CHIMICA: David Shechtman (Israele) FISICA: Saul Perlmutter (Usa), Brian Schmidt (Australia - Usa), Adam Riess (Usa) ECONOMIA: Christopher Sims (Usa) Thomas J. Sargent (Usa)

Pace.

Secondo le intenzioni del comitato promotore il premio è un riconoscimento del rafforzamento del ruolo delle donne, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Alla vigilia la Sirleaf era tra le favorite, insieme agli attivisti egiziani per la "primavera araba" e all'Unione europea. La Sirleaf è presidente della Liberia, la Gbowee, anche lei liberiana, è un avvocato. La terza donna è l'attivista yemenita Tawakkol Karman. Hanno portato avanti battaglie tra loro diverse ma accomunate dallo stesso fine: la piena partecipazione delle donne alla vita politica e civile e alla costruzione della pace. Ellen J. Sirleaf è la prima donna a diventare presidente in Africa. È arrivata al potere nel 2005: la "Signora di ferro" è impegnata nella ricostruzione del suo Paese, devastato da 14 anni di guerra civile che ha causato 250.000 morti. Economista, Master of Public Administration all'Università Harvard nel 1971, la Sirleaf va in esilio a Nairobi, in Kenya, nel 1980, dopo il rovesciamento dell'allora presidente William Tolbert. Torna in patria solo nel 1985, per partecipare alle elezioni del Senato della Liberia, ma quando accusa pubblicamente il regime militare viene condannata a dieci anni di prigione. Rilasciata dopo poco si trasferisce a Washington e torna in Liberia solo nel 1997 nel ruolo di economista, lavorando per la Banca Mondiale e per la Citibank in Africa. Corre per la prima volta alle presidenziali contro Charles Taylor nel 1997, ma raggiunge solo il 10% dei voti, contro il 75% di Taylor, che poi l'accusa di tradimento. Dopo la sua vittoria alle elezioni del 2005, Johnson-Sirleaf pronuncia uno storico discorso alle camere riunite del Congresso degli Stati Uniti, chiedendo il supporto americano per aiutare il suo paese a "divenire un faro splendente, un esempio per l'Africa e per il mondo di cosa può ottenere l'amore per la libertà". Johnson-Sirleaf è madre di quattro figli (due vivono negli USA e due in Liberia) e ha sei nipoti, alcuni dei quali vivono ad Atlanta. Leymah Gbowee è una militante pacifista e nonviolenta che ha contribuito a mettere fine alle guerre civili che hanno dilaniato il suo paese sino al 2003. Da poco ha pubblicato la sua autobiografia, "Mighty Be Our Powers: How Sisterhood, Prayer, and Sex Changed a Nation at War" "La forza dei nostri poteri: come le comunità di donne, la preghiera e il sesso hanno cambiato una nazione in guerra". Tra le iniziative più note dell'attivista, di etnia Kpellè, nota anche come "la guerriera della pace", va ricordato "lo sciopero del sesso", un'iniziativa che costrinse il regime di Charles Taylor ad ammetterla al tavolo delle trattative per la pace. Tawakkol Karman ha 32 anni, gli stessi da quando Ali Abdallah Saleh è presidente in Yemen. Da anni impegnati per i diritti umani, è divenuta la leader della protesta femminile contro il regime. Giornalista e fondatrice dell'associazione "Giornaliste senza catene" e militante nel partito islamico e conservatore Al Islah, primo gruppo di opposizione, nel gennaio di quest'anno è stata arrestata dalle autorità yemenite, costrette poi a rilasciarla sotto la pressione delle manifestazioni in suo sostegno, che hanno portato in strada migliaia di persone. Dal 2007 ha organizzato manifestazioni di protesta contro il regime di Saleh, rischiando più volte la vita. Inizialmente, si è ribellata contro gli amministratori locali yemeniti protagonisti dalla corruzione. Col passare del tempo, le sue proteste hanno coinvolto sempre più il regime di Saleh e l'hanno esposta a numerose minacce psicologiche e fisiche. L'anno scorso è stata quasi accoltellata da una donna in strada: l'ha scampata grazie all'intervento dei suoi sostenitori. In altre occasioni è stato invece il marito Mohamed Al-Nehmi a salvarle la vita durante le rappresaglie delle forze di sicurezza yemenite. Tawakkul Karman portava fino a qualche anno fa il niqab (il velo totale delle donne musulmane che copre tutto il corpo a eccezione degli occhi), poi è passata al velo hijab, che le lascia il volto scoperto: un gesto inusuale nel suo paese, per essere un esempio per le donne yemenite che fino a qualche tempo fa non potevano rimanere fuori casa oltre le 19, ma che adesso rimangono con lei a dormire in piazza a Sana'a. Inoltre, Karman ha organizzato in passato manifestazioni in Yemen per innalzare l'età minima in cui le donne possono sposarsi, poi fissata a 17 anni.

Letteratura.

Il Premio Nobel per la Letteratura è stato assegnato al poeta svedese Tomas Transtromer. "Attraverso le sue immagini dense, limpide, offre un nuovo accesso alla realtà" è la motivazione diramata dall'Accademia Svedese. Il poeta e psicologo, appena insignito del massimo riconoscimento letterario, ha sconfitto contendenti più noti e più volte accreditati per la vittoria finale. I competentissimi bookmaker inglesi davano per certa l'affermazione del poeta siriano Adonis, non esattamente una pop-star, coetaneo di Transtromer, ma molto più conosciuto nel mondo. Oggi quindi è il giorno di gloria di Tomas Transtromer. A dover farsi perdonare la completa ignoranza della sua opera e della sua stessa esistenza, saranno in molti, a parte pochi specialisti. Transtromer è poeta vero, tradotto in 50 lingue, ma di certo non è, per dire, uno Stieg Larsson, e la sua raccolta più nota "Mörkseende" sarà difficile trovarla accanto a "Uomini che odiano le donne" negli scaffali delle librerie. È stato talvolta accusato da altri poeti, specialmente negli anni settanta, di essere troppo legato alla tradizione letteraria svedese e di tralasciare i grandi mutamenti contemporanei, non parlandone in poesie e romanzi. La sua opera, in effetti, è posta da alcuni critici come a metà tra il Modernismo, l'Espressionismo e il Surrealismo, tre correnti artistiche e letterarie di solito considerate come appartenenti al passato. La sua poetica, in generale, è concentrata sulla ricerca dell'uomo nella vita di tutti i giorni, espressa anche in versi mistici e nella descrizione degli universali aspetti della mente e del suo immenso potere, indipendentemente da concetti etici come bene e male.

Medicina.

Il Nobel per la Medicina 2011 è andato agli '"esploratori" del sistema immunitario: l'americano Bruce Beutler, 54 anni, il lussemburghese Jules Hoffmann, 70 anni, e il canadese Ralph Steinman, 68 anni, sono stati premiati per il contributo rivoluzionario che hanno dato alla comprensione delle difese dell'organismo. La Rockefeller University, per cui Steinman lavorava, ha spiegato in un comunicato che il professore 68enne era morto due giorni prima, il 30 settembre. Gli era stato diagnosticato un cancro al pancreas quattro anni fa, e la sua vita è stata prolungata grazie ad una terapia immunitaria a base di cellule dendritiche di sua concezione, ha sottolineato l'università con sede a New York in una dichiarazione postata sul suo sito Internet. Le loro ricerche hanno permesso di chiarire come funziona "a tutto tondo" il sistema immunitario, dalle prime linee di difesa che entrano in gioco non appena si presenta una minaccia esterna, alle cellule che entrano in azione successivamente per cacciare gli intrusi e che aiutano il sistema immunitario a ricordare quali sono i suoi nemici. In questo modo è stato possibile comprendere non solo i meccanismi con i quali l'organismo si difende dalle aggressioni esterne, come quelle di virus e batteri, ma anche da quelle interne, come accade nelle cosiddette malattie autoimmuni, come l'artrite reumatoide. Gli studi condotti dai tre Nobel hanno anche aperto la strada allo sviluppo di nuove strategie di prevenzione, la più recente delle quali punta a vaccini capaci di spingere il sistema immunitario ad aggredire le cellule tumorali. Importante anche il contributo delle loro ricerche nel favorire nuove strategie di cura contro le malattie infiammatorie. Beutler e Hoffmann dividono la metà del premio per avere scoperto come funziona la "prima linea" delle difese immunitarie. Hanno individuato infatti i recettori delle proteine che risvegliano la reazione del sistema immunitario nel momento in cui riconoscono batteri e virus. L'altra metà del premio è stata assegnata a Steinman per la scoperta delle cellule dendritiche, specializzate nel ''catturare'' gli intrusi e fondamentali per la memoria immunitaria. "I vincitori del Nobel quest'anno hanno rivoluzionato la nostra comprensione del sistema immunitario scoprendo i principi cardine per agevolarlo", ha motivato il premio l'Istituto Karolinska. Il lavoro dei tre scienziati è stato fondamentale per il miglioramento di vaccini contro malattie infettive e nuovi approcci nella lotta al cancro. La ricerca ha contribuito a gettare le basi per una nuova generazione di cosiddetti "vaccini terapeutici" che stimolano il sistema immunitario ad attaccare i tumori. I passi avanti nel comprendere la complessità del sistema immunitario del corpo ha anche fornito aiuti per il trattamento delle malattie infiammatorie, come l'artrite reumatoide, in cui le componenti del sistema di autodifesa finiscono per attaccare i tessuti stessi del corpo. Come si legge nelle motivazioni del premio, i tre scienziati hanno studiato a lungo la risposta immunitaria con cui gli esseri umani e gli altri animali si difendono dagli attacchi dei batteri e di altri microrganismi. Beutler e Hoffmann hanno scoperto la proteina recettore in grado di riconoscere i microrganismi che attaccano il corpo e che attivano l'immunità innata, il primo passo nella risposta immunitaria del corpo. Ralph Steinman ha scoperto le cellule dendritiche del sistema immunitario e la loro capacità unica di attivare e regolare l'immunità adattiva, il passo successivo della risposta immunitaria durante il quale i micro-organismi vengono eliminati dal corpo, spiega il comunicato.

Chimica.

Il Nobel per la Chimica 2011 è stato assegnato a Daniel Shechtman, dell'Istituto Technion di Israele, per la scoperta dei quasi-cristalli. Le ricerche di David Shechtman hanno permesso di gettare il primo sguardo sulla struttura più dettagliata della materia, rivelando l'esistenza di una simmetria a livello atomico che si riteneva impossibile da osservare. Gli studi che hanno valso il Nobel a Shechtman hanno permesso di osservare la straordinaria simmetria con la quale le strutture atomiche si ripetono. Scoperti nel 1982, i quasi-cristalli sono stati riprodotti nei laboratori di tutto il mondo. La loro caratteristica è di avere una struttura ordinata, come accade nei cristalli, ma molto più complessa e che non si ripete in modo periodico. Studiare la struttura dei quasi-cristalli potrebbe essere la chiave per mettere a punto materiali di nuova generazione. Per esempio, la struttura tipica dei quasi-cristalli è stata scoperta in uno dei tipi di acciaio più resistenti finora noti. Un'altra caratteristica dei quasi-cristalli è che, nonostante siano molto robusti, possono andare in frantumi come il vetro. La loro struttura atomica così particolare li rende molto efficienti nel condurre il calore e suggerisce che materiali di questo tipo potrebbero essere utilizzati con successo anche per convertire il calore in elettricità. Tra le tante applicazioni possibili dei quasi-cristalli, in primo piano ci sono quelle volte al risparmio energetico. Ad esempio, materiali come questi potrebbero essere la chiave per riutilizzare il calore prodotto dalle automobili. Alcune sperimentazioni in corso li stanno utilizzando come rivestimento per le padelle, oppure per realizzare diodi luminosi (Led) che consumino meno energia.

Fisica.

Sono andati a cercare le esplosioni stellari più brillanti per costruire la mappa del cosmo, ma si sono accorti che è una mappa impossibile da disegnare una volta per tutte perchè l'universo continua costantemente ad espandersi: è la scoperta premiata con il Nobel per la Fisica 2011, alla quale sono arrivati in modo del tutto indipendente due gruppi americani. Saul Perlmutter, Brian Schmidt e Adam Riess sono gli autori della scoperta che ha rivoluzionato la cosmologia. Il primo, del Lawrence Berkeley National Laboratory, nel 1988 aveva cominciato a cercare le luci cosmiche più brillanti nell'ambito del progetto sulla Cosmologia e le supernovae. Sei anni più tardi Schmidt, in collaborazione con Riess ha avviato un'impresa analoga nell'ambito del Gruppo di ricerca sulle supernovae High-z, presso l'Università Nazionale Australiana. In questo modo i due gruppi hanno scoperto complessivamente oltre 50 supernovae del tipo IA, i "fari" più brillanti, potenti e distanti dell'universo. La sorpresa è stata accorgersi che queste esplosioni stellari erano molto meno luminose del previsto: un segno inequivocabile che l'universo è in costante espansione. Se l'espansione continuerà, tutto potrebbe trasformarsi in ghiaccio. La necessità di trovare il motore responsabile di questa espansione ha portato quindi a ipotizzare un nuovo ingrediente misterioso dell'universo, chiamato energia oscura e che ne occupa ben il 70%. Per il mondo scientifico non ci sono dubbi che questa scoperta abbia avuto una portata rivoluzionaria. Misurare le distanze dell'universo è stata da sempre una sfida per generazioni di astronomi e astrofisici. Lo stesso Einstein aveva dovuto fare i conti con il fatto che l'universo si espandeva, tanto da dover aggiungere alla sua equazione una costante, che chiamò "costante cosmologica" e che in seguito considerò un errore. Ci sono voluti decenni perchè la scoperta fatta dai tre Nobel riabilitasse l'intuizione di Einstein. Ma vediamo chi sono i tre premiati. Saul Perlmutter è nato nel 1959 e nel 1986 si è laureato nell'università della California a Berkeley. Attualmente dirige il progetto sulla Cosmologia e le supernove e insegna Astrofisica nel Lawrence Berkeley National Laboratory. Brian P. Schmidt è cittadino australiano e americano. Nato nel 1967 negli Stati Uniti, si è laureato nel 1993 ad Harvard. È a capo del Gruppo di ricerca sulle supernovae High-z e insegna nell'Università Nazionale Australiana a Weston Creek. Adam G. Riess è nato nel 1969 a Washington e si è laureato nel 1996 ad Harvard. Attualmente insegna Astronomia e fisica nella Johns Hopkins University e nello Space Telescope Science Institute di Baltimora.

Economia.

Il premio Nobel per l'economia 2011 è stato conferito ai due economisti statunitensi, Thomas Sargent e Christopher Sims per il lavoro condotto sulle relazioni tra le misure politiche e il loro impatto sull'economia. Come specifica l'Accademia reale di Svezia, i due neo premi Nobel sono stati premiati perchè, con i loro studi, "hanno sviluppato metodi per rispondere a numerose questioni relative al legame di casualità tra la politica economica e le diverse variabili macroeconomiche come Pil, inflazione, lavoro e investimenti". I due economisti, attraverso i loro studi, hanno elaborato una teoria che evidenzia la relazione di causa-effetto esistente tra la politica economica e le variabili macroeconomiche come il Prodotto interno lordo, l'inflazione, l'occupazione e gli investimenti. Sargent e Sims hanno cercato di dare risposte a domande del tipo: "Come vengono colpiti il Pil e l'inflazione da un aumento temporaneo del tasso di interesse oppure da un taglio delle tasse? Cosa succede se una banca centrale effettua un cambiamento permanente nel suo obiettivo di inflazione o un governo modifica il suo obiettivo nell'equilibrio di bilancio?". I due accademici hanno dimostrato che tra questi eventi sussiste un rapporto a doppia direzione, attraverso il quale le aspettative per il futuro giocano un ruolo primario, le aspettative del settore privato per quanto riguarda il futuro dell'attività economica e le decisioni di politica influenzano i salari, il risparmio e gli investimenti. A loro volta, le decisioni di politica economica sono influenzate dalle aspettative sugli sviluppi nel settore privato. Thomas Sargent, nato nel 1943 e professore all'Università di New York (ritenuto uno degli economisti più influenti al mondo), ha dimostrato come "la macroeconometria strutturale può essere usata per analizzare i cambiamenti permanenti nella politica economica e studiare le relazioni macroeconomiche tra i diversi soggetti economici". In pratica, il suo contributo dovrebbe aiutare ad applicare la macroeconometria strutturale per cercare di ottenere delle indicazioni su come famiglie e imprese devono adeguare le proprie aspettative in concomitanza con gli sviluppi economici. Invece Christopher Sims, nato nel 1942 e docente alla Princeton University, ha sviluppato "un metodo basato sulla autoregressione dei vettori per analizzare come l'economia è influenzata da modifiche temporanee nella politica economica e da altri fattori. Questo metodo è stato adottato per esaminare, per esempio, gli effetti di un aumento del tasso di interesse da parte della banca centrale sul tasso di inflazione e sulla crescita economica".

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