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Medicina - Indice

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MEDICINA - PREVENZIONE - ALCOLISMO

INTRODUZIONE - PERCHÈ SI DIVENTA ALCOLISTI - I TIPI DI ALCOLISTI - L'ALCOL IN CIFRE - L'ALCOLISMO NELLE DONNE E NEI GIOVANI - LA FAMIGLIA DELL'ALCOLISTA - L'ALCOL IN CIFRE

 

METABOLISMO DELL'ALCOL - AZIONI DELL'ALCOL SUI VARI ORGANI E APPARATI DEL CORPO UMANO - ALCOL E SISTEMA NERVOSO - MALATTIE CAUSATE O ASSOCIATE ALL'ALCOL - SINDROME DI WERNICKE-KORSAKOW - NEUROPATIA PERIFERICA - DEGENERAZIONE CEREBELLARE ALCOLICA - MALATTIA DI MARCHIAFAVA-BIGNAMI - DEMENZA ALCOLICA - CIRROSI EPATICA ALCOLICA - TERAPIA DELL'ALCOLISMO - TERAPIE PSICOLOGICHE - PSICOTERAPIA INDIVIDUALE - PSICOTERAPIA DI GRUPPO - PSICOTERAPIA FAMILIARE - TERAPIA RELAZIONALE - TERAPIE FARMACOLOGICHE - PSICOFARMACI - FARMACI CHE INTERFERISCONO SUL METABOLISMO DELL'ALCOL - L'ANONIMA ALCOLISTI

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INTRODUZIONE

Parlare di alcol e soprattutto di alcolismo pone inizialmente problemi di definizione di una condizione che è stata considerata, a torto o a ragione, non solo uno stato o un'abitudine psicologica alterata, ma, in special modo negli ultimi tempi, una vera e propria condizione patologica che richiede interventi medici nella sua terapia. L'alcolismo inoltre riveste non solo implicazioni di salute personale, ma anche implicazioni sociali di notevole portata. D'altronde fino ad alcuni anni fa le tematiche inerenti l'alcolismo venivano spesso influenzate da pregiudizi moralistici che hanno rallentato il giusto e obiettivo inquadramento del problema.

L'espansione progressiva del consumo di alcolici in tutto il mondo occidentale (paesi dell'Est europeo e sudamericani compresi) con consumi anche in fasce di età più basse rispetto a quelle di una volta ha indotto a rivedere e meglio comprendere il fenomeno dell'alcolismo in relazione alle varie dinamiche che lo provocano e lo alimentano.

Il problema dell'alcol e dell'alcolismo va osservato tenendo ben presente due cardini fondamentali su cui si sorregge: il primo riguarda la salute fisica e mentale del singolo individuo alcolista inquadrandolo anche rispetto all'ambiente in cui vive (famiglia lavoro ecc.); il secondo attiene alle molte implicazioni sociali (violenza, criminalità ecc.).

Per il singolo individuo si può affermare che il desiderio incoercibile di assunzione di bevande alcoliche diviene un elemento psicodinamico distruttivo che può essere inquadrato anche come malattia.

Per la società l'alcolismo acquista invece interesse come danno per la salute pubblica, per i costi sociali conseguenti alla ridotta capacità lavorativa dell'alcolista e al suo recupero, senza contare l'insorgere di comportamenti devianti che richiedono un intervento su vasta scala sia come prevenzione sia come terapia.

In tale ottica va vista la raccomandazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che consiglia di abolire il termine alcolista per sostituirlo con "farmacodipendenza di tipo alcolico".

Che cosa si intende quindi per farmacodipendenza di tipo alcolico? Riportiamo la definizione che ne dà l'Organizzazione Mondiale della Sanità: "Si può affermare che esiste una tossicodipendenza di tipo alcolico quando il consumo di alcol da parte di un individuo supera i limiti accettati dalla sua cultura di appartenenza, nel caso egli consumi alcol in occasioni che sono giudicate inappropriate all'interno di questa cultura, o se questo consumo diventa così consistente da ledere la sua salute o danneggiare le sue relazioni sociali".

Tale classificazione, in virtù del suo moderno approccio sociologico, può condizionare la definizione del "problema alcolismo" ai parametri troppo fluttuanti delle caratteristiche sociali e culturali insite nei diversi paesi.

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L'Associazione Psichiatrica Americana definisce così l'alcolismo o tossicodipendenza alcolica: "In questa categoria vanno inclusi: soggetti che assumono alcol in quantità sufficiente a comprometterne salute psichica e fisica o quelle persone per le quali l'assunzione di alcol diviene indispensabile per affrontare la normali attività di vita quotidiana". L'Organizzazione Mondiale della Sanità inoltre nello spiegare e nel definire l'abuso di alcolici sottolinea anche due tipi di alcolismo legati a differenti modalità di assunzione di alcol. Nei paesi del Nord Europa e del Nord America, dove l'assunzione di alcol si concentra nelle ore di svago e socializzazione del 'dopo lavoro', sfociando frequentemente in stati di ubriachezza molesta con violenza di gruppo (per esempio i gruppi di tifosi calcistici al seguito delle loro squadre), l'abuso di alcolici è prevalentemente legato a bevande superalcoliche (whisky, cognac ecc.) o birra. Nei paesi latini del Sud Europa (Italia, Francia, Grecia, Spagna) la bevanda alcolica di più largo consumo è rappresentata dal vino. Il vino è sì assunto, come i superalcolici, nei momenti di aggregazione sociale, mantiene tuttavia la caratteristica di essere consumato solo al momento dei pasti e di procurare più raramente stati di ubriachezza molesta.

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PERCHÈ SI DIVENTA ALCOLISTI

L'etilismo va considerato uno stato patologico che presenta numerosi fattori eziologici, ossia varie e spesso associate concause di insorgenza. Vanno ricercati quindi motivi sociali, culturali, psicologici e fisici che possono agire come condizioni predisponenti all'instaurarsi dello stato di etilista abituale.

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1) EREDITARIETÀ

È diceria popolare e luogo comune ritenere che da ambiti familiari in cui un genitore (più frequentemente il padre) sia alcolista spesso nascano figli che diverranno a loro volta facilmente etilisti. Ma è vero questo fatto? E se è vero, è dovuto a fattori ereditari geneticamente trasmessi o è il contesto socio-culturale in cui cresce e vive l'adolescente ad innescare lo stesso meccanismo che ha portato i genitori all'alcolismo?

A questo proposito sono state studiate coppie di gemelli omozigoti (derivanti dallo stesso uovo materno, ossia i gemelli uguali) e coppie di gemelli eterozigoti (derivanti da due uova materne, ossia i gemelli diversi tra loro). In questi studi condotti da Kaij si rileva che nei gemelli uguali (omozigoti) se uno dei due fratelli era alcolista, nel 54% dei casi lo era anche l'altro, mentre nei gemelli diversi (eterozigoti) tale situazione si verificava solo nel 28% delle coppie.

Questo ricercatore suppose quindi la presenza di un fattore genetico ed ereditario predisponente all'abuso di alcol.

Altri studiosi del problema dell'alcolismo non sono però altrettanto sicuri che esistano veramente fattori ereditari in gioco (Partanen), non avendo sortito dagli studi condotti dati univoci e probanti.

Per cercare altre prove sull'esistenza di un fattore ereditario nell'alcolismo sono stati fatti anche studi nei bambini adottati. I figli di genitori alcolisti, pur allevati da genitori non dediti all'alcol diventavano più frequentemente alcolisti (Roe-Ladoret). Questi studi in gruppi di popolazione controllata sono tuttora in corso perché i dati ottenuti non sono considerati definitivi.

 

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2) FATTORI CARENZIALI

È una teoria proposta da R.J. Williams, il quale postulò un fabbisogno maggiore, trasmesso ereditariamente, di alcune vitamine essenziali, che non sarebbero assunte a sufficienza con una dieta normale. Se tali individui si trovassero nelle condizioni di procurarsi facilmente dell'alcol, risponderebbero a tale carenza con un aumento del desiderio di bere.

Tutti i tentativi sia di studio metabolico sia di sperimentazione animale (alimentando le cavie con diete prive di tali vitamine e valutando poi se assumessero più alcol del normale) per dimostrare tale teoria sono però risultati vani. Inoltre le carenze vitaminiche che si manifestano nell'etilista sono spesso conseguenza dell'incongrua alimentazione legata all'abuso di alcol.

 

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3) FATTORI PSICOLOGICI

Per comprendere i fattori psicologici che spingono un uomo all'alcolismo e le teorie psicanalitiche che ne stanno a monte, occorre dapprima sottolineare che l'alcol induce una liberazione sia dalle inibizioni socio-culturali, sia, soprattutto, da quelle personali, portando così alla luce desideri e pulsioni inconsce o comportamenti spesso inibiti e repressi. Il cambio di personalità indotto dall'alcol è noto a tutti: persone timide e tranquille diventano disinibite e aggressive e viceversa. L'alcol è inoltre un potente ansiolitico, smorzando e lenendo le condizioni dolorose fisiche e psichiche.

Da questa premessa nascono tre fondamentali motivazioni psicanalitiche inconsce all'alcolismo: omosessualità latente, autodistruzione e fissazione della fase orale.

Se si parla di omosessualità latente, si deve al fatto che in molti etilisti sono anche presenti problemi legati alla sfera sessuale. L'alcol inoltre viene ricercato da quei soggetti che, pur avendo impulsi eterosessuali, non riescono a soddisfarli adeguatamente per difficoltà e timori nei rapporti con l'altro sesso. Spesso sono uomini che hanno problemi, per timidezza e insicurezza legate a precedenti esperienze non gratificanti, ad instaurare un maturo, adulto e adeguato rapporto con le donne. La fragilità emotiva, l'insicurezza e l'impotenza che ne consegue portano difficoltà ad avere rapporti equilibrati; sono infatti comuni sia gli atteggiamenti aggressivi e violenti verso le donne, sia gli atteggiamenti schivi e timidi; entrambi spesso mascherano una impotenza coeundi di fatto che è precedente all'instaurarsi dell'alcolismo.

Autodistruzione e fissazione della fase orale presentano caratteristiche comuni. Si ritiene che tutto possa essere ricondotto ad una carenza affettiva nel rapporto con i genitori, con associati sentimenti inconsci di risentimento e collera nei loro confronti; ciò determinerebbe la fissazione della cosiddetta «fase orale» della evoluzione dell'Io, secondo le teorie psicanalitiche freudiane.
Da questa situazione nascerebbe il desiderio incontrollabile di soddisfazione orale rispetto al quale il bere diverrebbe fenomeno appagante (tale teoria è stata postulata anche per i grandi fumatori, in cui la sigaretta rappresenterebbe come il bere ricerca di soddisfacimento orale). Nella cosiddetta autodistruzione, invece, prevalgono sensi di colpa e il bere assume un aspetto di autopunizione. Menninger ritiene importante una inconscia volontà distruttiva e autolesionista negli alcolisti.

È inoltre di estremo interesse riuscire a individuare le condizioni psicologiche della vita adulta che predispongono all'alcolismo. Lisansky ne elenca alcune:

a) bisogno di dipendenza (ossia ricerca di persone che ci accudiscano, che si prendano cura di noi; fuga da tutte le possibili responsabilità);

b) basso grado di tolleranza delle frustrazioni o delle sconfitte della vita di tutti i giorni (contrasti familiari, insoddisfazione nell'ambiente di lavoro ecc.);

c) ambivalenza tra amore e odio (instabilità emotiva con facile trasformazione di un sentimento nel suo opposto). Sono queste le situazioni di debolezza psicologica che portano all'alcolismo quando l'ambiente socio-culturale è favorevole a determinare situazioni conflittuali nell'individuo predisposto.

L'alcol risulterebbe pertanto una sorta di anestetico o di gratificante; la ricerca continua di questa "medicina" per le difficoltà della vita, nei soggetti nelle condizioni psicologiche ricordate, porta all'etilismo cronico.

 

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4) FATTORI CULTURALI

L'atteggiamento verso l'alcol e la sua assunzione varia da cultura a cultura e da paese a paese; anche esaminando il problema sotto questi aspetti si possono individuare interessanti dati per capire il fenomeno etilismo.

Nelle società in cui l'assunzione di alcolici non è culturalmente permessa, ma anzi punita duramente da leggi severe ed intransigenti (paesi musulmani), l'alcolismo è un evento sporadico relegato a gruppi chiusi e vissuto privatamente.

Invece nelle società e nelle culture in rapido mutamento con disgregazione di costumi tradizionali, spesso in assenza di nuovi valori morali in cui credere, l'alcolismo è frequentissimo ed è spesso associato a gravi sensi di colpa e disadattamento (per esempio gli Indiani d'America). Negli Stati Uniti d'America l'atteggiamento verso l'uso o l'abuso di alcol è di grossa ambivalenza (dal proibizionismo degli anni '30, alle campagne pubblicitarie attuali che ne propongono l'uso per raggiungere il successo). In questa situazione di confusione di messaggi l'alcolismo è molto frequente.

Nelle culture e nelle società in cui l'abuso di alcol è accettato, l'alcolismo è più diffuso. In tali ambiti qualsiasi motivazione di incontro sociale (feste, celebrazioni di ricorrenze, meeting, manifestazioni sportive e persino funerali) diventano classici pretesti per ubriacature. Tali eccessi sono non solo tollerati, ma talora anche socialmente incoraggiati.

Ma quali sono i meccanismi fondamentali che portano un uomo all'alcolismo? Kessel e Walton sottolineano l'importanza di tre fattori: incitamento, occasione e esempio.

L'occasione è una situazione spesso legata ad ambiti professionali: per esempio l'alcolismo è più frequente tra i soggetti che vivono in situazioni ed in ambienti in cui i contatti con le bevande alcoliche sono continui. In questa ottica si inquadra il fatto che alcuni tipi di professioni espongono maggiormente all'uso di bevande alcoliche e all'etilismo.

 

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I lavoratori marittimi sono sicuramente una categoria a rischio: la loro professione rende piuttosto difficile stabilire e mantenere adeguati rapporti affettivi con conseguente isolamento sociale e a volte anche familiare. Tutto ciò è ben documentato da Gilberti, Grillo e Marcenare in "Aspetti psichiatrici dei marittimi".

L'esempio è un momento fondamentale dell'alcolismo. È un dato ormai perfettamente riconosciuto che la maggior parte degli etilisti ha alle spalle una condizione familiare disagiata. La presenza di alcolismo nel nucleo familiare d'origine è un altro elemento che spinge verso l'abuso di alcolici. Se i genitori assumono bevande alcoliche senza moderazione e il bambino è costretto a vedere il padre o la madre ubriachi, con maggiore difficoltà riuscirà ad imprimere nel proprio inconscio la disapprovazione sociale per questa condizione e avrà considerevoli possibilità di cadere negli errori commessi dal genitore. Gli errori educativi, le liti coniugali, la violenza all'interno della famiglia stessa, la separazione dei genitori sono tutte situazioni di disagio scatenanti comportamenti che possono portare all'etilismo durante la vita adulta.

Nella cultura italiana il vino è la bevanda alcolica per eccellenza, di antica tradizione, certamente la più diffusa.

Noi italiani ci consideriamo bevitori accorti, crediamo di sapere fare il giusto uso delle bevande alcoliche assumendole in situazioni di interesse sociale (incontri di gruppo), ma anche (riteniamo) con oculatezza nelle nostre case durante i pasti. Il vino infatti è una bevanda insita nella nostra cultura e il suo consumo ha radici profonde in tutti gli ambienti sociali (da quello contadino fino alle classi più agiate).

È credenza diffusa che il nostro atteggiamento verso il vino e il nostro modo di bere costituiscano un corretto atteggiamento culturale.
Per chiarire quanto ciò sia vero basti pensare a tutte le qualità che la cultura popolare rurale attribuisce al vino (il vino fa buon sangue, è nutriente, riscalda, fa digerire ecc.).

In questo stato di cose il rischio derivante dall'assunzione di bevande alcoliche non è sempre adeguatamente percepito dalla gente.
Nella situazione culturale italiana (il vino è parte integrante dei nostri rapporti sociali), non è certo considerato disdicevole bere un bicchierino in più, se ciò può essere fonte di comunione sociale e l'ubriaco non molesto può risultare figura simpatica e spesso considerata con benevola condiscendenza. Tutto ciò invece in altri paesi non sarebbe assolutamente tollerato (Paesi musulmani).

 

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Ubriacarsi qualche volta nella vita non significa certo essere un ubriacone alcolizzato, ma può essere indicativo di come la nostra cultura accetti anche l'individuo che assume grandi quantità di alcol e non lo emargini immediatamente. Da questa situazione di tolleranza può accadere che i soggetti con le caratteristiche psichiche che abbiamo già descritto, in assenza quindi di una drastica riprovazione sociale, cadano nell'etilismo cronico vero e proprio.

Consideriamo infine il ruolo della pubblicità.

E sotto gli occhi di tutti il bombardamento pubblicitario effettuato dai mass-media che ha come scopo l'incentivazione dell'uso delle bevande alcoliche. La pubblicità quasi sempre ci mostra uomini forti, di successo, sicuri di sé, ricchi, circondati da affetto e comprensione, persone che superano con sicurezza le avversità della vita. Immagini di uomini vincenti che nel momento della vittoria (successo con le donne o sul lavoro) festeggiano con gli alcolici reclamizzati.

Tutto ciò ci mostra come i pubblicitari conoscano bene la psicologia del bevitore. Lo colpiscono proprio nel suo punto più debole - la ricerca di sicurezza, di affetto e di successo - proponendogli un mondo privo di insicurezze e frustrazioni.

Nessuno di noi considera alcolizzato un uomo di successo che durante la giornata, tra meeting di lavoro e party con gli amici ingurgita senza batter ciglio parecchi aperitivi, vari bicchieri di whisky o cognac e poi durante il pasto sorseggia amabilmente vini raffinati, al contrario non si ha nessuna difficoltà ad etichettare come ubriacone un uomo che la sera va in osteria a bere vino anche se alla fine ha assunto molto meno alcol dell'altro. È dunque lampante come nel giudicare si possa essere fuorviati da preconcetti culturali e, inoltre, come l'alcolismo non sia un fenomeno relegato alle classi popolari, ma sia presente anche nelle classi agiate; comportamenti imitativi ricercati per emulare falsi nuovi miti possono condurre a stati di alcolismo cronico misconosciuto.

 

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¦                  SCALA DELL'ABUSO ALCOLICO                     ¦
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¦ Livello     ¦ Caratteristiche                                  ¦
+-------------+--------------------------------------------------¦
¦ 1. Nessuno  ¦ Bere solo occasionalmente, o non bere affatto.   ¦
+-------------+--------------------------------------------------¦
¦ 2. Minimo   ¦ Il bere non è cospicuo; intossicazioni occasio-  ¦
¦             ¦ nali (fino a quattro volte all'anno). Nessun     ¦
¦             ¦ problema sociale, familiare, occupazionale, di   ¦
¦             ¦ salute o legale, connesso al bere.               ¦
+-------------+--------------------------------------------------¦
¦ 3. Lieve    ¦ Le intossicazioni si verificano fino a una volta ¦
¦             ¦ al mese, ma di solito sono limitate alla sera o  ¦
¦             ¦ ai week-end, e/o si riscontra qualche disturbo   ¦
¦             ¦ nelle relazioni sociali e familiari, o nell'at-  ¦
¦             ¦ tività lavorativa in connessione con il bere.    ¦
¦             ¦ Nessun problema, fisico o sociale, legato al     ¦
¦             ¦ bere.                                            ¦
+-------------+--------------------------------------------------¦
¦ 4. Moderato ¦ Intossicazioni frequenti, fino a una o due volte ¦
¦             ¦ alla settimana e/o significativi disturbi nelle  ¦
¦             ¦ relazioni sociali e familiari e nell'attività    ¦
¦             ¦ lavorativa. Qualche sintomo evidente di disturbo ¦
¦             ¦ fisico connesso al bere, come tremori, frequenti ¦
¦             ¦ infortuni, stress epigastrici, a volte perdita   ¦
¦             ¦ di appetito. Nessun riscontro di delirium tre-   ¦
¦             ¦ mens, cirrosi, carenza nutritiva, ricoveri in    ¦
¦             ¦ ospedale o arresti connessi al bere.             ¦
+-------------+--------------------------------------------------¦
¦ 5. Grave    ¦ Bere quasi costantemente (praticamente ogni gior-¦
¦             ¦ no). Riscontri di delirium tremens, cirrosi epa- ¦
¦             ¦ tica, sindrome cerebrale cronica, nevrite, caren-¦
¦             ¦ za nutritiva, gravi rotture nelle relazioni so-  ¦
¦             ¦ ciali o familiari. Incapacità di mantenere un    ¦
¦             ¦ posto lavorativo stabile, ma capacità di mante-  ¦
¦             ¦ nersi grazie all'assistenza pubblica. Uno o più  ¦
¦             ¦ arresti connessi al bere (per ubriachezza o tur- ¦
¦             ¦ bolenza).                                        ¦
+-------------+--------------------------------------------------¦
¦ 6. Estremo  ¦ Tutte le caratteristiche del livello precedente, ¦
¦             ¦ più l'essere senza tetto e l'incapacità di man-  ¦
¦             ¦ tenersi, neppure facendo ricorso all'assistenza  ¦
¦             ¦ pubblica.                                        ¦
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Tabella: motivazioni psicanalitiche all'alcolismo

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I TIPI DI ALCOLISTI

Kessel e Walton nel libro "L'alcolismo: patologia e terapia del bere" identificano vari tipi di alcolisti:

1) L'alcolista ignaro: è l'etilista che non sa di esserlo, ignaro del suo stato; è arrivato a questa condizione per gradi, a poco a poco, e non ne ha preso coscienza. Non dà segni di ebrezza perché ha raggiunto una discreta tolleranza all'alcol.

2) L'alcolista abituale e tranquillo: è il tipo di alcolista che Jellinek etichetta con il termine "incapace a contenersi". Sono soggetti che bevono tutti i giorni, in continuazione, sono però quasi sempre in grado di controllarsi, difficilmente li si può vedere ubriachi e molesti (alcolista tranquillo). Sono i soggetti che la psicanalisi considera bloccati alla fase orale; spesso solitari, sono in difficoltà nei rapporti con gli altri.

3) L'alcolista temporaneo e intermittente: sono persone che per alcuni periodi di tempo (mesi, anni) si dedicano all'alcol in modo smodato ed eccessivo, con conseguente disgregazione della sfera affettiva, lavorativa e familiare, ma che in altri periodi della loro vita bevono solo raramente o sono addirittura astemi. Queste due situazioni possono alternarsi più volte nella vita dello stesso individuo.

4) L'alcolista obbligato: è l'etilista che ha ormai smarrito completamente il controllo sul bere, definito come "colui che ha ormai perso la libertà di non bere". Beve incontrollatamente distruggendo irrimediabilmente i suoi rapporti sociali e familiari. Anche le sue capacità lavorative si riducono con conseguente inarrestabile discesa verso la povertà e l'emarginazione.

5) L'alcolista nevrotico: è una condizione che presenta spesso presupposti di patologia psicologica preesistenti (nevrosi). Sono individui che ricercano nell'alcol la fuga da paure e fobie, da insuccessi e frustrazioni. Sono persone che spesso hanno paura di affrontare il mondo e non riescono a sopportare le possibili continue e quotidiane avversità e sconfitte della vita.

6) L'alcolista organico: è l'individuo alla cui base sta una malattia neurologica, ossia con presenza di alterazioni cerebrali organiche e non psicologiche come nell'etilista nevrotico (per esempio vari ritardi mentali organici). L'alcolismo e i comportamenti che ne derivano sono perciò solo i sintomi di un'altra condizione patologica del sistema nervoso centrale.

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L'ALCOLISMO NELLE DONNE E NEI GIOVANI

L'alcolismo nel sesso femminile è una condizione presente da sempre, ma i grandi cambiamenti sociali e culturali degli ultimi decenni con la "liberazione della donna" dai ruoli classici hanno contribuito a causare una progressiva diffusione dell'uso di alcol. La parità di diritti che la donna sembra aver raggiunto nel mondo del lavoro la espone alle stesse situazioni di "stress" che solitamente, in passato, coinvolgevano la figura maschile. La ricerca di gratificazione da una parte e, dall'altra, la sensazione più o meno conflittuale di non volere o potere abbandonare i vecchi schemi del ruolo femminile, la portano a situazioni di frustrazione spesso predisponenti all'abuso etilico. Non va però dimenticato che l'alcolismo femminile si manifesta non solo nei nuovi ruoli che la donna ha conquistato, ma anche nell'ambito familiare con il così detto "alcolismo delle casalinghe". Infatti è ancora questo il contesto in cui l'alcolismo femminile trova più facile terreno per diffondersi. La ripetitività della vita quotidiana, le insoddisfazioni di una vita noiosa in cui le aspirazioni individuali vengono via via deluse da una quotidianità grigia oppure la mancanza di autonomia, in un contesto sociale che per di più promuove una figura femminile che ha come obiettivo il successo personale, sono tutti elementi che concorrono a spiegare come una donna possa cadere nell'alcolismo alla ricerca di un "anestetico" per la vita banale di tutti i giorni. Tutto ciò spesso si aggiunge a condizioni psicologiche preesistenti spesso al limite del patologico. Sono donne che manifestano stati di nevrosi reattiva, con crisi di ansia, e disadattamento sociale, ma è molto difficile valutare se ciò sia precedente allo stato di alcolismo o conseguente ad esso. Secondo i dati del Ministero della Sanità su dieci uomini alcolisti, le donne che si ubriacano regolarmente sono quattro, ossia circa il 25-30% degli etilisti cronici sono donne. Oltre che nelle donne, anche nei giovani si assiste ad un continuo e progressivo aumento dell'uso di bevande alcoliche (ci riferiamo a soggetti di età compresa fra i 10 e i 18 anni). In Italia sono state condotte varie rilevazioni tramite questionari diffusi tra i giovani attraverso la scuola o altre istituzioni allo scopo di quantificare il fenomeno dell'alcolismo giovanile. La maggior parte degli studi è stata condotta su ragazzi del Nord Italia, ma ne esistono anche di comparativi tra Nord e Sud per vedere la differente incidenza del problema rispetto alle diverse culture. Senza voler entrare nei minimi dettagli, si è potuto rilevare come nel Veneto e nel Friuli Venezia Giulia, in "gruppi campione" di ragazzi tra i 12 e i 16 anni, il 73% assumesse regolarmente bevande alcoliche e addirittura il 24% bevesse persino fuori pasto. Altri studi, pur confermando questi dati allarmanti, presentano percentuali inferiori, ma comunque sempre gravi, che dimostrano la vasta diffusione del bere tra i giovani.

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Nel Sud Italia la percentuale di giovani abituati ad assumere regolarmente bevande alcoliche è di circa 1/3 rispetto al Nord Italia (33% di forti bevitori al Nord contro un 10% al Sud). Questo dato non ci deve però portare a ritenere che questo problema nel Sud Italia non esista, infatti è ugualmente presente, anche se in percentuali minori e con caratteristiche differenti. Per spiegare la diffusione dell'alcol tra i giovani un referente importante da non sottovalutare resta sempre l'esempio dei genitori (infatti nel Nord Italia l'alcolismo tra adulti è più diffuso e quindi più diffuso è il modello per gli adolescenti). Altra causa di avvicinamento all'alcol è il tentativo di emulazione dei coetanei. L'assunzione di precisi atteggiamenti comportamentali registra il desiderio di inserimento nel gruppo che a sua volta influenza il singolo individuo. Sono questi comportamenti frequenti nel periodo adolescenziale, e, quando l'abuso di alcolici entra a far parte delle abitudini giovanili la sua diffusione per progressiva imitazione sarà rapidissima. Se l'abuso di alcolici è un comportamento frequente e ritenuto positivo in una cerchia di amici, tutti, anche i nuovi inseriti per una sorta di adattamento e di riconoscimento nel gruppo acquisteranno questa abitudine, ricevendo in compenso l'accettazione nel gruppo stesso. Come in tutte le altre categorie di persone (adulti, donne), anche negli adolescenti l'alcol riveste lo stesso ruolo di fuga dalla realtà e da situazioni stressanti. È facilmente intuibile come, in una situazione di grave crisi dei valori morali e sociali, l'alcol o "tossicodipendenza alcolica", come dice l'Organizzazione Mondiale della Sanità, si vada diffondendo tra i giovani trovando lo stesso favorevole terreno che ha predisposto alla diffusione delle droghe (hashish ed eroina) con in più la mancanza di una drastica riprovazione sociale e di un preciso programma preventivo.

 

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¦                           ALCOLISMO                          ¦
+--------------------------------------------------------------¦
¦   ¦ Libagioni occasionali per «tirarsi su»                   ¦
¦   ¦ Le libagioni diventano sempre più frequenti              ¦
¦   ¦ Libagioni clandestine                                    ¦
¦   ¦ Sensi di colpa                                           ¦
¦   ¦ Diminuzione delle capacità dialettiche                   ¦
¦   ¦ Guida in stato di ebbrezza                               ¦
¦   ¦ Perdita di controllo sul bere                            ¦
¦   ¦ Megalomania e aggressività                               ¦
¦   ¦ Mancanza di iniziativa e decisione                       ¦
¦   ¦ Allontanamento dalla famiglia e dagli amici              ¦
¦   ¦ Difficoltà sul lavoro e dissesti economici               ¦
¦   ¦ Risentimenti ingiustificati                              ¦
¦   ¦ Indifferenza per il cibo                                 ¦
¦   ¦ Deterioramento morale                                    ¦
¦   ¦ Menomazione dell'ideazione                               ¦
¦   ¦ Incapacità di applicarsi                                 ¦
¦   ¦ «Sono ormai una persona finita»                          ¦
¦   ¦ Incoercibile necessità di bere                           ¦
+--------------------------------------------------------------¦
¦ ALCOLISTA: COLUI CHE HA PERSO LA LIBERTÀ  DI NON BERE        ¦
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¦                 EFFETTI NEGATIVI DELL'ALCOL                  ¦
+--------------------------------------------------------------¦
¦   ¦ Ridotta acuità visiva                                    ¦
¦   ¦ Rallentato recupero dopo l'abbagliamento                 ¦
¦   ¦ Peggioramento di gusto, olfatto e udito                  ¦
¦   ¦ Rallentamento dei riflessi                               ¦
¦   ¦ Presenza di ristagni e vertigini                         ¦
¦   ¦ Sopravvalutazione delle proprie capacità                 ¦
¦   ¦ Sottovalutazione dei propri errori                       ¦
¦   ¦ Ridotto stato di vigilanza                               ¦
¦   ¦ Incapacità di assimilare notizie e informazioni          ¦
¦   ¦ Rallentamento e incapacità di prendere decisioni         ¦
¦   ¦ Ridotta capacità di guidare veicoli                      ¦
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LA FAMIGLIA DELL'ALCOLISTA

L'alcolista di sesso maschile non è un uomo solo, spesso ha alle spalle una famiglia che ne condivide la drammatica esperienza. Il rapporto che si instaura tra l'alcolizzato e i suoi familiari è soggetto ad evolvere nel tempo, dagli iniziali conflitti, via via fino agli stati di grave danno con coinvolgimento di tutti i familiari.

La moglie e i figli, a loro volta, possono variare nel tempo il loro atteggiamento verso il padre che abusa di alcolici, a seconda del comportamento più o meno degenerato del genitore.

I rapporti e i conflitti che si instaurano tra l'etilista e sua moglie sono stati studiati attentamente da numerosi psicologi. La moglie dell'etilista è sola, non può quasi mai cercare nel marito aiuto e comprensione, tutte le scelte ricadono su di lei, deve perciò assumersi l'intero onere delle responsabilità familiari: dai piccoli problemi quotidiani alle scelte importanti nella cura e nell'educazione dei figli.

Molto spesso si aggiungono anche problemi economici, data l'incapacità lavorativa degli etilisti cronici e la loro facilità a sprecare il denaro, sia nel bere, sia in investimenti e attività economiche che si rivelano ben presto fallimentari. La moglie dell'alcolista si ritrova così addossato tutto l'onere finanziario della famiglia, spesso si trova costretta a coprire i debiti accumulati dal marito etilista.

I rapporti di tutto il contesto familiare vengono dunque alterati. La vita all'interno della famiglia viene completamente sconvolta: non ci sono più orari, i momenti di comunione familiare (cene, pasti, serate) diventano fonte di angoscianti tensioni. La vita sociale della famiglia si dirada notevolmente, e i contatti con gli amici si fanno via via più scarsi e complessi.

Nella maggior parte dei casi la vergogna è un altro sentimento che anima la moglie dell'alcolista. Nonostante la sua vita venga inesorabilmente distrutta dal vizio del marito, cerca ostinatamente di nascondere la realtà e spesso si anima di sensi di colpa. La moglie scusa il coniuge e lo protegge, gli offre continua copertura, fa di tutto per farlo sembrare un uomo all'altezza della situazione sia con i figli sia con i vicini di casa o con gli amici. Spesso però anche i figli sono partecipi di questa situazione e concorrono con la madre a proteggere la reputazione del padre.

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Raramente si verificano rotture complete tra l'alcolista e la sua famiglia, soprattutto il rapporto con la moglie è quello più difficile a sciogliersi; sono possibili più facilmente divisioni temporanee che definitive, infatti molto spesso le donne per le motivazioni suddette o per costrizioni sociali e culturali accettano di tornare a vivere con il marito che "promette di cambiare vita".

Ma quale influenza ha il padre alcolista sui propri figli? Il bambino figlio di un genitore etilista mostra comportamenti alterati che variano a seconda dell'età.

È con l'inizio della vita in comunità (con l'asilo, ma sopratutto con l'inserimento nella scuola elementare) che in genere si nota che il bambino ha difficoltà ad instaurare rapporti con i coetanei, spesso è di carattere chiuso e litigioso e mostra un rendimento scolastico mediocre, quasi sempre accompagnato da una scarsa capacità di concentrazione.

Aroson e Gilbert definiscono la personalità di questi bambini come "passiva-aggressiva" perché presenta i caratteri di ricerca di dipendenza tipici dell'alcolismo, e di distruzione dell'oggetto del desiderio. Questo tipo di personalità è motivato senza dubbio dall'ambito familiare dove il padre alcolista manifesta atteggiamenti di analoga ambivalenza (dipendenza e aggressività immotivata) che si ripercuotono sui figli.

L'ansia che i figli di padre etilista manifestano trae origine dall'imprevedibilità dei comportamenti paterni, che possono facilmente passare da violenza gratuita a slanci di affetto.

Chiediamoci che tipo di comportamento avranno questi bambini nei confronti del bere e dei bevitori.

Il sesso del bambino può sovente rappresentare un punto di riferimento fondamentale per la disamina del problema. Le figlie femmine raramente diventano alcoliste se il padre era alcolizzato, tuttavia presenteranno nevrosi ansiose o forme di insicurezza, spesso avranno un atteggiamento di rifiuto totale verso l'alcol. Le statistiche attestano che potranno essere inconsciamente attratte da uomini che ricalchino i comportamenti paterni. Tenderanno così a sposare uomini con caratteristiche riconducibili al quadro psichico dell'alcolista.

Per i figli maschi il rischio di identificazione con il padre è notevole. In molti casi il figlio maschio di padre etilista presenta da bambino personalità insicura con punte di aggressività immotivata che ne pregiudicano una normale maturazione nella fase adolescenziale. Da adulto potrà ricalcare i modelli comportamentali paterni.

 

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È ovvio che non necessariamente tutti i figli di alcolisti debbano assolutamente presentare queste caratteristiche, anzi in molti casi si sviluppano personalità normali con rifiuto assoluto dell'alcol (Kammeier). Infine vogliamo sottolineare che in alcuni casi questi bambini possono avere maggiori difficoltà nei rapporti con il genitore non alcolizzato (più frequentemente la madre) rispetto a quello etilista (il padre), come è stato rilevato da Nylander in "The children of alcoholic fathers", e ciò per gli eccessi di comportamenti compensatori da parte del primo rispetto alla carenza affettiva del secondo.

 

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L'ALCOL IN CIFRE

In Italia la diffusione degli alcolici è in continuo aumento e si estende con modalità difficili da valutare e controllare. Il fenomeno presenta risvolti nascosti e difficilmente individuabili perché mimetizzati e insiti in comportamenti a torto ritenuti normali. Ma come si può allora valutare la diffusione dell'alcolismo in un determinato paese? L'Organizzazione Mondiale della Santa ci indica quali sono i parametri da seguire per valutare la diffusione dell'uso di alcolici e l'incidenza dell'alcolismo.

1) Consumo medio annuo pro capite

2) Produzione e importazione di bevande alcoliche e facilità di reperimento sul mercato nazionale

3) Ospedalizzazione per alcolismo e psicosi alcoliche

4) Mortalità per cirrosi epatica. La produzione, l'elaborazione, la diffusione e la commercializzazione del vino e delle altre bevande alcoliche ha un importante ruolo economico nel nostro paese. Quanto questa attività incida anche sulla nostra agricoltura può essere ben valutato dalla sola constatazione che circa il dieci per cento delle terre coltivabili sono coltivate a vigna (la maggior parte come uva da vinificare e non da tavola).

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1) CONSUMO MEDIO ANNUO PRO CAPITE DI ALCOL IN ITALIA E NEL MONDO

Il consumo medio di alcol anidro (non di vino o di altre bevande, ma dell'alcol puro in esse contenuto) è di circa dieci litri l'anno come media nazionale. Il consumo medio pro capite di vino è di 97,4 litri, quello della birra è di 16,6 litri, mentre il dato registrato per i superalcolici è di 2 litri. Sono dati impressionanti, tra i più alti nel mondo. D'altra parte il consumo medio nazionale non rispecchia fedelmente la distribuzione effettiva del consumo di vino perché sussistono notevoli diversità tra le varie regioni italiane. Innanzi tutto si può constatare che il consumo è molto maggiore nelle regioni del Nord rispetto a quelle del Centro o del Sud Italia. Esistono tuttavia notevoli eccezioni: le Marche con 132 litri di vino pro capite costituiscono la regione italiana con il più alto consumo di vino. Seguono la Toscana con 120 litri, il Veneto con 114 , la Lombardia con 112 e l'Emilia Romagna con 111.

Tra le regioni in cui il vino è meno diffuso si ricordano la Puglia con 86 litri, la Campania con 78, la Sardegna con 74 e la Sicilia con 56. Questi dati però possono non mostrare interamente il fenomeno ed indurre in errore perché, per esempio, nelle regioni del Nord Italia come il Trentino Alto Adige, il Veneto e soprattutto il Friuli Venezia Giulia, il consumo di superalcolici, nella fattispecie della grappa, è molto diffuso, incrementando così di molto il consumo annuo pro capite di alcol anidro.

I più grandi bevitori mondiali di vino sono i Francesi, che detengono il record con circa 117 litri di vino pro capite annui, seguiti da Portoghesi e Argentini. Noi Italiani ci troviamo al quarto posto, come detto, con un consumo di 97 litri pro capite ogni anno. I paesi tradizionalmente produttori sono naturalmente anche i più grandi consumatori. Infatti il consumo annuo pro capite di vino nei paesi del Nord Europa (Norvegia, Finlandia, Svezia) è molto basso, circa 5-10 litri.

Per quanto riguarda la birra, i più forti bevitori sono gli Australiani ed i Tedeschi occidentali (184 litri di birra per persona ogni anno) seguiti da tutti i paesi che detengono produzioni basse o quasi nulle di vino (Cecoslovacchia, Germania Orientale, Danimarca, Inghilterra, Olanda, Belgio e molti altri). è interessante notare che i nostri cugini Francesi, che detengono con noi il poco edificante primato di più alti consumatori di vino, ci sorpassano non poco nel consumo di birra (57 litri contro i 16 degli Italiani).

Fino ad ora abbiamo parlato di consumo di vino o di birra separatamente, ma è il consumo di alcol anidro totale (la somma dell'alcol contenuto sia nel vino sia nella birra sia negli altri liquori) che permette di inquadrare il vero peso del problema nei vari paesi europei.

 

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I più forti bevitori sono i Francesi, con un consumo pro capite di 13 litri di alcol (dati del 1987), a parità con i Lussemburghesi seguiti dagli Spagnoli (12,71) e dagli Svizzeri (111). Noi Italiani siamo al decimo posto con un consumo di 10 litri di alcol anidro a testa ogni anno. È questo un dato incoraggiante anche se non da tutti condiviso come rispondente a verità, infatti altre statistiche ci pongono al secondo posto, sempre dopo i Francesi. Tale differenza non deve stupire essendo improbabile una raccolta precisa di dati attendibili da un così elevato numero di nazioni. Resta comunque il dato incontrovertibile che gli Italiani sono ai vertici mondiali nel consumo di alcol. L'ISTAT (l'Istituto di Statistica dello Stato) ha condotto nel 1983 un approfondito studio, fornendoci importanti informazioni.

Il 61,7 % degli Italiani adulti beve alcolici (ossia solo il 38,3 % è astemio), ma se si considera solo il sesso maschile, la percentuale dei bevitori sale al 74%. Sempre considerando solo i dati riguardanti gli uomini, si rileva che circa l'11% beve più di mezzo litro al giorno e il 3% oltre un litro. Nella popolazione femminile queste percentuali sono nettamente inferiori, ma comunque tali da interessare ugualmente vasti strati di popolazione. Sono state del resto condotte altre indagini per capire come l'abuso di vino si distribuisca tra le varie categorie di persone. L'istruzione gioca un ruolo non indifferente: l'alcolismo è più frequente tra persone con scolarità elementare e sembra decrescere con l'aumentare del livello di istruzione (tra i diplomati o laureati si riduce della metà rispetto a chi ha avuto poca istruzione). Anche il tipo di professione incide sull'abuso di alcolici.

 

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       +------------------------------------------+
       ¦      CONSUMO DI ALCOL ANIDRO IN LITRI    ¦
       ¦      PRO CAPITE/ANNO IN ALCUNI PAESI     ¦
       +------------------------------------------¦
       ¦ Germania                           21,1  ¦
       ¦ Francia                            13,0  ¦
       ¦ Lussemburgo                        13,0  ¦
       ¦ Spagna                             12,7  ¦
       ¦ Svizzera                           11,0  ¦
       ¦ Ungheria                           10,7  ¦
       ¦ Belgio                             10,7  ¦
       ¦ Portogallo                         10,5  ¦
       ¦ Italia                             10,0  ¦
       ¦ Austria                             9,9  ¦
       ¦ Danimarca                           9,6  ¦
       ¦ Bulgaria                            8,9  ¦
       ¦ Argentina                           8,9  ¦
       ¦ Cecoslovacchia                      8,6  ¦
       ¦ Olanda                              8,3  ¦
       ¦ USA                                 7,6  ¦
       ¦ Iugoslavia                          7,6  ¦
       ¦ Gran Bretagna                       7,3  ¦
       ¦ Polonia                             7,2  ¦
       ¦ Finlandia                           7,1  ¦
       ¦ Giappone                            6,3  ¦
       ¦ Uruguay                             5,5  ¦
       ¦ Svezia                              5,4  ¦
       ¦  Irlanda                            5,4  ¦
       ¦ Grecia                              5,4  ¦
       ¦ Cile                                5,2  ¦
       ¦ Sud Africa                          4,4  ¦
       ¦ Norvegia                            4,4  ¦
       ¦ Venezuela                           3,7  ¦
       ¦ ex Unione Sovietica                 3,2  ¦
       ¦ Colombia                            2,8  ¦
       ¦ Perù                                2,2  ¦
       ¦ Brasile                             1,9  ¦
       ¦ Messico                             1,8  ¦
       ¦ Algeria                             0,3  ¦
       ¦ Marocco                             0,3  ¦
       +------------------------------------------+

+----------------------------------------------------------------+
¦     ABITUALE CONSUMO GIORNALIERO DI VINO (per 100 abitanti)    ¦
¦              IN PERSONE IN ETÀ  DAI 14 ANNI IN SU              ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ CONSUMO  ¦ TOTALE ¦ UOMINI ¦ DONNE ¦  14-49 ¦  50-64 ¦  65 IN  ¦
¦ GIORNAL. ¦        ¦        ¦       ¦  ANNI  ¦  ANNI  ¦   SU    ¦
+----------+--------+--------+-------+--------+--------+---------¦
¦ Non beve ¦        ¦        ¦       ¦        ¦        ¦         ¦
¦ vino     ¦  38,3  ¦  26,0  ¦  49,7 ¦  43,2  ¦  29,4  ¦  32,6   ¦
+----------+--------+--------+-------+--------+--------+---------¦
¦ Meno di  ¦        ¦        ¦       ¦        ¦        ¦         ¦
¦ 1/4      ¦  35,7  ¦  30,9  ¦  40,1 ¦  33,9  ¦  36,9  ¦  40,7   ¦
+----------+--------+--------+-------+--------+--------+---------¦
¦ Da ¼ a   ¦        ¦        ¦       ¦        ¦        ¦         ¦
¦ meno di  ¦        ¦        ¦       ¦        ¦        ¦         ¦
¦ 1 l      ¦  18,1  ¦  28,3  ¦   8,7 ¦  16,8  ¦  21,6  ¦  18,2   ¦
+----------+--------+--------+-------+--------+--------+---------¦
¦ Da ½ l   ¦        ¦        ¦       ¦        ¦        ¦         ¦
¦ a meno   ¦        ¦        ¦       ¦        ¦        ¦         ¦
¦ di 1 l   ¦   5,9  ¦  11,4  ¦   0,9 ¦   4,7  ¦   9,0  ¦   6,2   ¦
+----------+--------+--------+-------+--------+--------+---------¦
¦ Oltre    ¦        ¦        ¦       ¦        ¦        ¦         ¦
¦ 1 l      ¦   1,5  ¦   3,0  ¦   0,1 ¦   0,9  ¦   2,7  ¦   1,9   ¦
+----------+--------+--------+-------+--------+--------+---------¦
¦ Non      ¦        ¦        ¦       ¦        ¦        ¦         ¦
¦ indicato ¦   0,5  ¦   0,4  ¦   0,5 ¦   0,5  ¦   0,4  ¦   0,4   ¦
+----------+--------+--------+-------+--------+--------+---------¦
¦ Totale   ¦ 100,0  ¦ 100,0  ¦ 100,0 ¦ 100,0  ¦ 100,0  ¦ 100,0   ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ ISTAT. Indagine statistica sulle condizioni di salute della    ¦
¦        popolazione e sul ricorso ai servizi sanitari - 1983    ¦
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2) PRODUZIONE DI BEVANDE ALCOLICHE

è sempre l'ISTAT la nostra fonte di informazioni. Come si può constatare la produzione di vino in Italia è in continuo aumento ed è passata da poco più di 50 milioni di ettolitri nei primi anni '60 a circa 85 milioni di ettolitri nel 1981, con un incremento dell'80% in soli 20 anni. Anche la produzione italiana di birra è passata da circa 2,5 milioni di ettolitri nel 1960 a quasi 9 milioni, con un aumento del 72%. La produzione nazionale di liquori è di 2,1 milioni di ettolitri. Inoltre, mentre per il vino le importazioni sono modeste, per la birra e i superalcolici si registrano considerevoli importazioni: circa 1 milione di ettolitri per la prima e mezzo milione di ettolitri per i secondi.
L'incremento di produzione non è certo solo italiano, infatti le produzioni mondiali sia di vino sia di birra hanno registrato aumenti veramente sensibili. Per il vino si è passati da 287 milioni di ettolitri nel 1965 a 341 nel 1980. Un incremento ben maggiore si è avuto per la birra: da 500 milioni di ettolitri, sempre nel 1965, si è passati a 930 milioni nel 1980, con un aumento del 86%, e a 1041 nel 1987. Anche la produzione di superalcolici, con riferimento alle annate sopra menzionate, è aumentata dell'87%, superando i 60 milioni di ettolitri.

L'Italia è il più grande produttore mondiale di vino (75 milioni di ettolitri nel 1980, il 23% della produzione mondiale), superando di poco la Francia (69 milioni di ettolitri); la Spagna viene al terzo posto (42 milioni di ettolitri); notevolmente distanziate, al quarto, quinto e sesto posto troviamo rispettivamente la Russia, l'Argentina e gli Stati Uniti d'America.

Il Portogallo e la Grecia, paesi mediterranei ad alta cultura vinicola, si trovano, rispettivamente, solo al settimo e quattordicesimo posto.

Quanto alla birra, l'Italia è (dati del 1981) il diciannovesimo produttore mondiale, al primo posto troviamo gli Stati Uniti con una produzione di 227 milioni di ettolitri e al secondo la Repubblica Federale Tedesca con 93 milioni di ettolitri.

L'URSS (dati del 1980) risulta essere il maggiore produttore su scala mondiale di superalcolici (22 milioni di ettolitri), seguono gli Stati Uniti (14.9 milioni di ettolitri). L'Inghilterra, famosa in tutto il mondo per i suoi whisky, è soltanto sesta, superata anche dal Giappone, dalla Polonia e addirittura dalla Corea del Sud. L'Italia non risulta tra i grandi produttori mondiali di superalcolici, infatti solo nel Nord Italia, e soprattutto in alcune regioni o località, la produzione di grappa o brandy è attiva, ma prevalentemente per consumi interni.
L'importanza economica che riveste la produzione di vino in Italia è facilmente intuibile: nella viticoltura sono impiegate circa 1.600.000 persone, sono attive 11.000 aziende commerciali con 50.000 addetti nel settore.

Il vino è inoltre, nel settore agroalimentare, il prodotto più importante per l'esportazione comportando un giro di affari di 1.500 miliardi di lire.

La spesa per la pubblicità che cura la diffusione delle bevande alcoliche (chi non ricorda qualche spot che reclamizza un vino o un liquore?) è di circa 300 miliardi annui.

 

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3) OSPEDALIZZAZIONE PER ALCOLISMO O PSICOSI ALCOLICHE

Anche per questi dati la fonte principale e più attendibile è l'ISTAT. È confortante constatare che negli ultimi 15 anni non si è verificato un incremento dei ricoveri, che risultano 7-8 mila, per alcolismo in genere, e 1500 per psicosi alcolica acuta, ogni anno; va comunque considerato che circa il 10% dei ricoveri in reparti psichiatrici o in altre strutture per alterazioni comportamentali è dovuta all'alcolismo.

4) MORTALITÀ ALCOL CORRELATA (CIRROSI EPATICA INCLUSA)

La mortalità in Italia per alcolismo e psicosi alcolica registra un trend in lieve calo. Tale diminuzione si riferisce principalmente a soggetti di sesso maschile, mentre per soggetti di sesso femminile l'incidenza di mortalità sembra più costante. La mortalità per patologie psichiche alcol correlate, in rapporto a tutti i decessi per malattie psichiatriche, è tra il 50 e il 70%. La mortalità per alcolismo oscilla tra il 7 e il 13%, quella dovuta a psicosi alcolica è tra il 20 e il 30% per i maschi e tra 1'1 e il 4% per le femmine.

Va inoltre sottolineato che se si valuta la distribuzione territoriale la mortalità è notevolmente più elevata al Nord rispetto al Centro e al Sud. Ma il vero flagello è la cirrosi epatica alcol correlata. Si ritiene che circa il 50-70% di tutte le cirrosi sia dovuto all'abuso di alcolici: una vera ecatombe, ossia circa 15.000 morti ogni anno per cirrosi epatica alcol correlata con una media di circa 30 casi ogni 100.000 abitanti. Inoltre, mentre i dati sulla mortalità per disturbi psichici alcol correlati sono costanti, la mortalità per cirrosi epatica è in progressivo aumento.

È inoltre interessante confrontare questi dati con il resto del mondo. La mortalità per cirrosi è estremamente elevata nei paesi in cui l'alcol è consumato soprattutto sotto forma di vino (Italia, Francia, Spagna, Portogallo), è più ridotta invece nei paesi del Nord Europa dove l'alcol è assunto sotto forma di birra e superalcolici. Se invece viene valutata la mortalità alcol- correlata in genere i paesi Nordici ci superano notevolmente. Pare infatti che l'assunzione di vino tenda a sviluppare la cirrosi epatica, mentre quella di superalcolici sia causa di psicosi alcolica e altri disturbi nervosi. Ma quanti sono gli alcolisti in Italia?

È questo il dato più difficile da valutare perché le statistiche spesso sono incomplete (molti casi sfuggono proprio per i motivi sociali e culturali insiti nel nostro modo di pensare e di fare). Comunque gli etilisti cronici in Italia sono valutati essere tra un milione e un milione e mezzo, 3 milioni sono inoltre le persone che assumono più alcol del dovuto.

Che l'alcol inoltre favorisca l'insorgenza di alcuni tumori è dato assolutamente provato. Le neoplasie la cui insorgenza può essere imputata all'abuso di alcol sono le primitive del fegato, quelle della bocca, dell'esofago e della laringe. Si ritiene pertanto che, nonostante la mortalità per tali tumori sia in diminuzione in Italia, l'alcol giochi un ruolo non del tutto secondario nel 5-6% di tali neoplasie.

L'alcol sia come intossicazione acuta sia come etilismo cronico è inoltre causa di molti casi di morte violenta provocata, ossia suicidi e omicidi. Quanto incida l'alcol su queste morti non è facile a stabilirsi comunque fonti autorevoli ritengono che nel 25% dei suicidi (ossia 1.000 morti per anno) e nel 50% degli omicidi (500 morti per anno) l'alcol sia una concausa non trascurabile nella genesi dell'evento.

Alle morti violente "alcol correlate" vanno poi aggiunti tutti i decessi in incidenti stradali causati dall'ebbrezza del conducente (circa 3.000 morti ogni anno in sinistri alcol correlati).

 

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      ¦        MORTI ATTRIBUITE ALL'ALCOL PER        ¦
      ¦          CAUSE DIRETTE O INDIRETTE           ¦
      +----------------------------------------------¦
      ¦ 1. Alcolismo e psicosi alcoliche        100% ¦
      ¦ 2. Cirrosi epatica                       80% ¦
      ¦ 3. Tumori bocca ed esofago               80% ¦
      ¦ 4. Tbc apparato respiratorio             33% ¦
      ¦ 5. Omicidi                               20% ¦
      ¦ 6. Suicidi                               25% ¦
      ¦ 7. Incidenti stradali                    33% ¦
      ¦ 8. Altre incidenti                       10% ¦
      ¦ 9. Cause varie                           10% ¦
      +----------------------------------------------+
 +-------------------------------------------------------+
 ¦            EFFETTI DELL'ALCOL SULLA GUIDA             ¦
 +-------------------------------------------------------¦
 ¦  1. Incapacità di fronteggiare imprevisti (ostacolo   ¦
 ¦     improvviso)                                       ¦
 ¦  2. Tendenza ad incorrere in incidenti senza cause    ¦
 ¦     apparenti (fuori strada senza motivo)             ¦
 ¦  3. Sopravvalutazione delle proprie capacità oppure   ¦
 ¦     prudenza eccessiva                                ¦
 ¦  4. Facilità a distrarsi                              ¦
 ¦  5. Movimenti eccessivi al posto di guida             ¦
 ¦  6. Tendenza a tenere il centro della strada e a      ¦
 ¦     zigzagare                                         ¦
 ¦  7. Imprecisione nell'effettuare le curve             ¦
 ¦  8. Ridotte capacità di valutazione                   ¦
 ¦  9. Ritardato recupero dell'abbigliamento notturno    ¦
 ¦ 10. Riflessi ritardati                                ¦
 ¦ 11. Ridotta discriminazione dei colori (semafori)     ¦
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