Medicina Erboristeria Rosolida Drosera rotundifolia L. e Drosera longifolia L.

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Medicina Erboristeria Rosolida Drosera rotundifolia L. e Drosera longifolia L.














MEDICINA

Piante della famiglia delle Droseraceae, distribuite nell'emisfero settentrionale. In Italia sono specie comuni nella zona montana e submontana delle Alpi e dell'Appennino settentrionale; preferiscono aree umide, quali le torbiere.

GENERALITÀ
Le drosere sono piante erbacee perenni, con un piccolo rizoma verticale da cui si sviluppano radichette sottili. Superiormente, da questo rizoma si originano delle foglie e dei piccoli scapi fiorali, alti al più 10-15 cm.
Le drosere sono piante carnivore, in grado cioè di catturare piccoli insetti, che vengono imprigionati dalle foglie, capaci di richiudersi. Gli insetti poi vengono digeriti mediante l'emissione di enzimi proteolitici.
Le foglie, riunite in una rosetta basale, hanno forma arrotondata nella Drosera rotundifolia, allungata invece nella Drosera longifolia.
Il margine e gran parte della superficie fogliare superiore sono ricoperti da peli ghiandolari rigidi di colore rosso, all'apice dei quali è disposta una ghiandola secernente liquidi zuccherini, vischiosi, che attirano gli insetti. Quando gli insetti si posano sulle foglie, queste, per stimolo biochimico, iniziano il processo di chiusura, avvolgendo completamente le prede.
I fiori, riuniti in una spiga, sono rivolti normalmente da un solo lato; hanno un calice tubolare suddiviso in cinque sepali e una corolla composta pure da cinque elementi di colore bianco.
I frutti sono delle capsule ovali a superficie liscia, rivestita dal calice che è persistente. Ogni capsula contiene numerosi piccoli semi di colore giallastro, allungati e a superficie reticolare.
Per scopi terapeutici si utilizza l'intera parte aerea della pianta.

IMPIEGO TERAPEUTICO
L'uso della drosera in campo terapeutico è abbastanza recente. Esternamente, allo stato fresco, è utilizzata contro le verruche e i porri. Internamente ha proprietà balsamiche ed espettoranti, tossifughe e antiinfiammatorie.
Le proprietà antispastiche della drosera sono state confermate anche da numerose ricerche recenti. Le preparazioni a base di drosera prevengono il broncospasmo provocato dall'acetilcolina e sono in grado di decontrarre l'intestino spastico per opera del cloruro di bario.
Per le sue proprietà antitussive, la drosera viene utilmente impiegata per eliminare le tossi convulse e per sedare lo stimolo nelle tossi stizzose e asciutte. L'azione antitussiva e antispastica è dovuta ai principi attivi di natura chinonica, e principalmente ai natochinoni, i principali dei quali sono la plumbagina e il plumbagone.
Altri principi attivi contenuti nelle piante di drosera sono:
enzimi proteolitici, glucosidi, sostanze tanniche, resine.

PREPARAZIONI
- Uso interno: si utilizzano l'infuso e la tintura alcoolica.
L'infuso si prepara con 10 g per litro di acqua bollente. Si lascia riposare per 5-10 minuti, si filtra per tela e si prende nella dose di 1-2 tazzine al giorno per combattere la tosse, gli spasmi bronchiali, l'asma, la bronchite e la pertosse.
La tintura viene preparata con 150-200 g di pianta secca ridotta in frammenti per litro di alcool a bassa gradazione (20-30°). Si lascia a macero per una settimana, si filtra per tela. Si prende nella dose di 10-20 gocce, 2-3 volte al giorno.
La tintura può essere miscelata con altre bevande liquide, come spremute o latte.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE
La drosera rotundifolia e la drosera longifolia devono essere raccolte nel periodo estivo, da giugno a settembre, tagliando le piantine alla base e ripulendole da parti estranee.
L'essiccamento si fa all'ombra, disponendo le piantine
in sottile strato su graticciati. Una volta ben secche, si conservano in vasi di vetro scuro o in sacchetti di carta.
La drosera va rinnovata ogni anno.
La coltivazione delle drosere è estremamente difficile, pur rendendosi spesso necessaria data la scarsa distribuzione di questa pianta in natura.
Si può tentare la coltivazione solo in zone paludose, inserendo come terriccio di supporto un po' di torba o dello sfagno, che può essere raccolto nelle torbiere e fatto seccare prima di ricavarne un terricciato miscelato a terra e sabbia. In questa palude artificiale, creata secondo le nostre indicazioni, si potrà operare il trapianto delle piantine raccolte in natura al termine del ciclo vegetativo.
La coltivazione da seme risulta alquanto più difficile, dovendo il seme già germinare in condizioni di umidità elevata costante.

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