MEDICINA - ERBORISTERIA - FICO D'INDIA (Opuntia Ficus-indica (L.) Miller)

Pianta della famiglia delle Cactaceae, originaria delle Indie occidentali e precisamente dell'America tropicale. Oggi è coltivata in Italia e in molti Paesi delle zone temperate e tropicali del globo. Da noi è naturalizzata nel Sud e nelle isole.

GENERALITÀ
Il fico d'India è una pianta grassa arbustiva alta 2-4 m, con fusto formato da elementi particolari detti cladodi. Le foglie sono trasformate in spine e distribuite su entrambe le facce di questi cladodi, che hanno forma appiattita e allargata a racchetta.
Le vere foglie sono piccole e compaiono sulle areole cadono quasi subito dopo l'inizio del periodo vegetativo.
I fiori, inseriti nella parte terminale dei cladodi superiori, sono costituiti da un ricettacolo carnoso ricoperto da sepali disposti in più serie. La corolla è formata da numerosissimi petali di colore giallo e di forma ovale allungata, acuminata all'apice.
I frutti sono dei corpi globosi a superficie esterna munita di areole con fitti ciuffi di aculei; si generano dallo sviluppo del ricettacolo carnoso del fiore. Il colore esterno varia dal giallo al rosso. La polpa interna ha un colore giallo-aranciato e contiene numerosi semi.
Per scopi terapeutici si utilizzano i fiori e il succo dei fusti o cladodi.

IMPIEGO TERAPEUTICO
Il fico d'India venne utilizzato sia come frutto edule sia per scopi terapeutici subito dopo la sua introduzione in Europa, conseguente alla scoperta dell'America.
Il suo frutto ha proprietà rinfrescanti, diuretiche, antispasmodiche, oltre a quelle dietetiche dipendenti dall'elevato contenuto in sostanze zuccherine e in vitamine.
I cladodi contengono in elevata quantità mucillagini. I fiori invece contengono soprattutto flavoni, che hanno proprietà antispastiche, specie a livello dell'apparato gastroenterico.
Il succo ottenuto dai cladodi secondo le conoscenze di medicina popolare, è utile per eliminare i disturbi epatici, ma serve anche come idratante e emolliente per le pelli secche ed irritate.

PREPARAZIONI
- Uso interno: si utilizza l'infuso di fiori secchi, che viene preparato con 20 g per litro di acqua bollente. Si lascia a macero per 5-10 minuti, poi si filtra per tela.
L'infuso viene somministrato nella dose di 2-4 tazzine al giorno, per eliminare spasmi viscerali e per facilitare la diuresi.

- Uso cosmetico: si utilizza il frutto dei cladodi, che è un buon tonico delle pelli secche.
Il succo ottenuto per spremitura, diluito con acqua o tal quale, viene applicato sull'epidermide con una garza imbevuta. Prima di questa applicazione è bene pulire a fondo la pelle con lavaggi.
Il succo del fico India è antispastico, lenitivo, idratante delle pelli secche.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE
I fiori del fico d'India si colgono al momento della loro apertura, in giugno-luglio. Vanno colti in giornata asciutta, senza rugiada, ed essiccati al più presto all'ombra, in sottile strato su graticciati. I fiori così preparati si conservano in vasi di vetro scuro chiusi.
Il succo dei cladodi del fico d'India si ottiene per spremitura dopo aver eliminato gli aculei presenti nelle areole.
La coltivazione di questa pianta è assai semplice nelle zone a clima temperato, a caldo tropicale o subtropicale: risulta invece difficile nelle zone settentrionali, se non la si protegge durante l'inverno. È pertanto necessario nel nord Italia coltivare questa pianta in vasi di grossa dimensione, da ritirare in locali riscaldati durante l'inverno: il fico d'India non sopporta le gelate invernali.
La coltivazione va difatti iniziata per via vegetativa staccando qualche cladodo terminale, che viene messo in terra dopo un certo periodo di riposo all'asciutto.
Il fico d'India sopporta per lunghi periodi la siccità. Non bisogna mai eccedere in irrigazioni per evitare fenomeni di marcescenza, che interessano dapprima l'apparato radicale ma che si estendono in fretta ai fusti e alle ramificazioni o cladodi.
Il terreno indicato per la coltivazione in vaso di questa pianta è quello normale da vasi, miscelato con un poco di sabbia o di ghiaietto fine.
Nel Nord del nostro Paese la pianta non matura i frutti, ma riesce a produrre fiori. La fioritura si ha di solito con uno o due mesi di ritardo rispetto alle piante naturalizzate nel Sud.
 

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