INTRODUZIONE
Gli
alimenti sono il vero e proprio carburante dell'uomo. Essi sono indispensabili
per la vita, poiché forniscono l'energia necessaria per l'espletamento
delle varie funzioni biologiche e nel contempo consentono l'apporto delle
sostanze chimiche capaci di far crescere il corpo e di mantenerlo in efficienza
mediante la sostituzione progressiva delle componenenti che via via si
logorano.
Alimentarsi bene, non significa solo
soddisfare piacevolmente il proprio senso di fame, ma garantire all'organismo lo
stato di integrità e salute
fisica.
Essenzialmente gli alimenti
contengono:
- acqua
-
proteine
- grassi
-
carboidrati (o zuccheri)
-
vitamine
- sali
minerali.
Proteine, grassi e zuccheri forniscono le
componenti di base, ma da soli non sono sufficienti per il buon funzionamento
dell'organismo.
Infatti, sia le vitamine che i
minerali ed altre componenti particolari (alcuni amminoacidi ed alcuni acidi
grassi) vengono definiti «essenziali», ovvero indispensabili,
perché l'organismo non è in grado di produrli da solo, partendo da
altre sostanze. Solo una corretta alimentazione può fornire quote
ottimali di nutrienti essenziali.
Un'altra
componente, assai importante, della dieta è rappresentata dalle fibre
alimentari. Le fibre, benché non apportino energia (calorie) o nutrienti,
risultano importantissime perché svolgono molte funzioni utili,
armonizzando la digestione e la funzione
intestinale.
Ora voi comprenderete bene che
l'ideale, per una nutrizione corretta, sarebbe il poter disporre di uno o
più alimenti che contengano tutte le sostanze nutrizionali di cui abbiamo
necessità. Un alimento con queste caratteristiche non
esiste.
Esistono alimenti più o meno ricchi
di nutrienti, ma nessun alimento è completo, così come nessun
alimento è indispensabile.
Ne deriva che,
per avere una alimentazione valida e corretta, occorre miscelare sapientemente
vari cibi. Per ottenere questo risultato bisognerebbe effettuare una complessa
analisi delle tabelle di composizione alimentare e fare calcoli
elaborati.
Ciò è naturalmente
impensabile, quindi, per semplificare il problema e favorire il corretto consumo
degli alimenti, si è pensato di riunire cibi simili in vari
gruppi.
L'Istituto Nazionale della Nutrizione di
Roma ha identificato sette gruppi di alimenti ed il Ministero della
Sanità ha utilizzato questo schema per diffondere in tutta Italia la sua
«Campagna Straordinaria di Educazione Alimentare e di Informazione dei
Consumatori».
Tale metodo semplifica
notevolmente le cose. È ovvio però che, nell'ambito di uno stesso
gruppo, non tutti gli alimenti presentano contenuti nutrizionali uguali, ma in
ogni alimento prevarranno gli stessi nutrimenti fondamentali (ad esempio le
proteine nelle carni, nel pesce e nelle uova, la vitamina A nella frutta e
verdura di colore giallo, arancione,
ecc.).
Basterà a questo punto scegliere un
alimento di ogni gruppo per ottenere un'alimentazione
bilanciata.
I gruppi di alimentiVediamo adesso quali sono gruppi (Tabella
5).
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¦ Tabella 5 ¦
¦ CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ Gruppo 1 ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ CARNI, PESCI, UOVA ¦ proteine di elevata qualità, ¦
¦ ¦ ferro, alcune vitamine del ¦
¦ ¦ gruppo B ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ Gruppo 2 ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ LATTE E DERIVATI ¦ proteine di elevata qualità, ¦
¦ ¦ calcio e alcune vitamine del ¦
¦ ¦ gruppo B ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ Gruppo 3 ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ CEREALI, PATATE ¦ carboidrati, proteine di medio ¦
¦ ¦ valore biologico, alcune vita- ¦
¦ ¦ mine del gruppo B ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ Gruppo 4 ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ LEGUMI SECCHI ¦ proteine di medio valore biolo- ¦
¦ ¦ gico, ferro, alcune vitamine ¦
¦ ¦ del gruppo B ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ Gruppo 5 ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ GRASSI DA CONDIMENTO ¦ grassi, acidi grassi essenziali ¦
¦ ¦ (acido linoleico e linolenico), ¦
¦ ¦ vitamina A ed E ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ Gruppo 6 ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ ORTAGGI E FRUTTA (di colore ¦ vitamina A, altre vitamine, ¦
¦ giallo-arancione o verde ¦ minerali e fibre ¦
¦ scuro) ¦ ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ Gruppo 7 ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ ORTAGGI E FRUTTA ¦ vitamina C, altre vitamine, ¦
¦ (ortaggi e frutta acidula) ¦ minerali e fibre ¦
+----------------------------------------------------------------+
GRUPPO 1: CARNE, PESCE, UOVA
Agli alimenti del gruppo 1
appartengono tutti i tipi di carne (incluse le carni lavorate, come gli
insaccati ed i prosciutti), tutti i tipi di pesce e prodotti della pesca e le
uova.
Gli alimenti di questo gruppo contengono
circa il 15-20% di proteine, con una composizione di amminoacidi ottimale dal
punto di vista delle necessità
dell'organismo.
Questi alimenti sono pure ricchi in
vitamine del complesso B, ed in particolare sono ricchi in vitamina B 12, che
manca completamente nei prodotti di origine
vegetale.
È pure costantemente presente ferro, che
appare disponibile in quantità elevate ed in una forma chimica
particolarmente favorevole
all'assorbimento.
Volendo stabilire delle
eguaglianze nei contenuti in proteine, si può segnalare che 100 grammi di
carne magra di vitellone contengono la stessa quota proteica di:
100 gr. di petto di
pollo
150 gr. di coscia di pollo
75 gr. di prosciutto magro
200 gr. di costolette di agnello
100 gr. di fegato bovino
160 gr. di
mortadella
2 uova
150
gr. di salsiccia fresca
160 gr. di alici
160 gr. di merluzzo
260 gr. di
sogliola
56 gr. di salame crudo (tipo
Milano).
Un'importante differenza fra gli
appartenenti a questo gruppo è rappresentata dal contenuto e dalla
qualità dei grassi. Infatti i grassi presenti nel pollame (senza la
pelle) e soprattutto nel pesce, forniscono un rapporto molto più
favorevole fra acidi grassi insaturi e saturi, rispetto alla
carne.
Le uova contengono grassi prevalentemente
monoinsaturi e saturi ed elevate quantità di colesterolo (nel
tuorlo!).
Quantità più elevate di
colesterolo sono pure presenti nella carne rispetto al
pesce.
È consigliabile dunque variare molto spesso
gli alimenti del gruppo 1, utilizzando almeno due volte per settimana il pesce
(Tabella 6).
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¦ Tabella 6 ¦
¦ GRUPPO 1: CONSUMI SUGGERIBILI ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ Regolarmente ¦ Moderatamente ¦ Raramente ¦
+---------------------+---------------------+--------------------¦
¦ (ogni giorno) ¦(2/3 volte/settimana)¦ (1 volta/settimana ¦
¦ ¦ ¦ o meno) ¦
+---------------------+---------------------+--------------------¦
¦ ¦ pollo e tacchino ¦ ¦ carne di maiale ¦ ¦ salumi ¦
¦ bolliti o arrosto ¦ ¦ ¦
¦ ¦ ¦ fegato e fratta- ¦ ¦ trippa ¦
¦ ¦ carne di manzo o ¦ glie ¦ ¦
¦ vitello magro ai ¦ ¦ ¦ carne o pesce ¦
¦ ferri, arrosto o ¦ ¦ uova alla coque, ¦ fritto ¦
¦ bollita ¦ sode o omelette ¦ ¦
¦ ¦ (senza grassi di ¦ ¦ frittate in olio ¦
¦ ¦ pesce magro (den- ¦ condimento) ¦ ¦
¦ tice, sogliola, ¦ ¦ ¦ bastoncini di pe-¦
¦ spigola, tonno: al¦ ¦ crostacei, mollu- ¦ sce o di carne ¦
¦ forno, lessato o ¦ schi ¦ ¦
¦ al cartoccio) ¦ ¦ ¦
¦ ¦ ¦ carne bovina gras-¦ ¦
¦ ¦ sa ¦ ¦
¦ ¦ ¦ ¦
¦ ¦ ¦ pesce grasso (sar-¦ ¦
¦ ¦ da, sgombro, an- ¦ ¦
¦ ¦ guilla, aringa) ¦ ¦
+----------------------------------------------------------------+
GRUPPO 2: LATTE, YOGURT E FORMAGGI
La componente nutrizionale
più importante e caratteristica di questo gruppo è il calcio.
Questo minerale è fondamentale per la formazione delle ossa e dei denti.
Vitamine del gruppo B e proteine di elevata qualità sono pure ben
rappresentate nel gruppo 2.
Uno o più fra
questi alimenti dovrebbero essere assunti tutti i giorni dai bambini e dagli
adolescenti, nonché dalle donne in gravidanza e durante
l'allattamento.
La porzione media consigliabile
è di 250 gr. di latte al giorno.
Un litro di
latte contiene più di un grammo di calcio e per stabilire delle
similitudini si deve ricordare che la quota di calcio contenuta in un quarto di
litro di latte è presente in:
100 gr. di
latte condensato e zuccherato
20 gr. di latte in
polvere
250 gr. di
yogurt
160 gr. di gelato (alla
crema)
20 gr. di formaggio
grana
50 gr. di
gorgonzola
185 gr. di
fiordilatte
75 gr. di
mozzarella
110 gr. di ricotta di
pecora
50 gr. di
stracchino
35 gr. di provolone, di fontina o di
caciocavallo
25 gr. di
pecorino.
Molti degli alimenti di questo gruppo
presentano elevate quantità di grassi (soprattutto di tipo
saturo).
È preferibile quindi variare il
piú possibile gli alimenti del gruppo 2, riducendo molto l'assunzione dei
prodotti piú ricchi in grassi (Tabella 7).
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¦ Tabella 7 ¦
¦ GRUPPO 2: CONSUMI SUGGERIBILI ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ Regolarmente ¦ Moderatamente ¦ Raramente ¦
+---------------------+---------------------+--------------------¦
¦ (ogni giorno) ¦(2/3 volte/settimana)¦ (1 volta/settimana ¦
¦ ¦ ¦ o meno) ¦
+---------------------+---------------------+--------------------¦
¦ ¦ latte parzialmen- ¦ ¦ formaggi a pasta ¦ ¦ burrini ¦
¦ te scremato o ¦ dura (groviera, ¦ ¦
¦ scremato ¦ provolone, ecc.) ¦ ¦ mascarpone ¦
¦ ¦ ¦ ¦
¦ ¦ yogurt magro o se-¦ ¦ formaggi tipo ¦ ¦ gelati e creme ¦
¦ migrasso ¦ gorgonzola ¦ industriali ¦
¦ ¦ ¦ ¦
¦ ¦ formaggi freschi e¦ ¦ formaggi fusi e ¦ ¦ panna ¦
¦ magri (fiordilat- ¦ grassi (> 40%) ¦ ¦
¦ te, mozzarella, ¦ ¦ ¦ dessert e budini ¦
¦ scamorza, caciot- ¦ ¦ ricotta ¦ industriali a ba-¦
¦ tina) ¦ ¦ se di latte ¦
¦ ¦ ¦ robiola ¦ ¦
¦ ¦ formaggi fusi non ¦ ¦ ¦
¦ grassi ¦ ¦ latte e yogurt ¦ ¦
¦ ¦ interi ¦ ¦
¦ ¦ yogurt alla frutta¦ ¦ ¦
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GRUPPO 3: CEREALI E PATATE
Fanno parte di questo gruppo
tutti i prodotti derivati dal frumento e dalla sua farina (come il pane, la
pasta, i biscotti, i grissini, le fette biscottate, i crackers, il semolino, la
pizza, ecc.), dal granturco (come la farina per la polenta o per biscotti, i
corn flakes), il riso e le patate.
Il nutriente di
maggiore importanza presente nei componenti di questo gruppo è costituito
dall'amido, uno zucchero «complesso» che rappresenta una fonte di
energia di ottima qualità a basso costo. Pensate che oltre la metà
del fabbisogno mondiale di calorie viene soddisfatto dai cereali e dai loro
derivati!
Questi alimenti contengono anche buone
quantità di proteine, benché manifestino una certa carenza in
amminoacidi essenziali. Tale carenza può essere facilmente integrata se
contemporaneamente a pasta, pane o patate si assumono legumi (fagioli, ceci,
lenticchie, ecc.).
Associando cereali e legumi si
ottiene un cibo che, dal punto di vista nutrizionale, comporta gli stessi
vantaggi proteici della carne, ma ad un costo molto più
basso.
Uno dei maggiori problemi dell'alimentazione
odierna è dovuto al fatto che, nella preparazione delle farine, i cereali
vengono spogliati della componente esterna (detta crusca) perdendo così:
molte fibre, buona parte delle vitamine del complesso B e circa i due terzi dei
minerali.
La raffinazione delle farine depaupera
considerevolmente i cereali, mentre sarebbe preferibile il massiccio ritorno
alla preparazione di prodotti a base di farine integrali e di riso integrale
(non sottoposto a «brillatura»).
La
razione giornaliera consigliata, dei prodotti di questo gruppo alimentare,
è di tre o quattro porzioni, a seconda dell'età e
dell'attività fisica (Parte IV).
Le porzioni
sono definibili in riferimento a 100 grammi di pane (contenente 64 grammi di
zuccheri disponibili) e corrispondono a:
75 gr. di
pasta di semola, di riso brillato o di corn
flakes
80 gr. di pasta all'uovo, di semolino, di
polenta o di crackers
155 gr. di pizza
bianca
125 gr. di pizza al pomodoro 110 gr. di
brioches
95 gr. di
grissini
335 gr. di
patate.
In particolare è suggeribile
assumere alimenti del gruppo 3 seguendo le regole indicate nella tabella
8.
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¦ Tabella 8 ¦
¦ GRUPPO 3: CONSUMI SUGGERIBILI ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ Regolarmente ¦ Moderatamente ¦ Raramente ¦
+---------------------+---------------------+--------------------¦
¦ (ogni giorno) ¦(2/3 volte/settimana)¦ (1 volta/settimana ¦
¦ ¦ ¦ o meno) ¦
+---------------------+---------------------+--------------------¦
¦ ¦ pane bianco o in- ¦ ¦ riso ¦ ¦ patate fritte ¦
¦ tegrale ¦ ¦ ¦
¦ ¦ ¦ pasta con sugo o ¦ ¦ prodotti di pa- ¦
¦ ¦ pasta con pomodoro¦ al burro ¦ sticceria ¦
¦ fresco ¦ ¦ ¦
¦ ¦ ¦ crackers ¦ ¦ castagne ¦
¦ ¦ cereali (integra- ¦ ¦ ¦
¦ li) per la prima ¦ ¦ pizza ¦ ¦ chips (molto ra- ¦
¦ colazione ¦ ¦ ramente perché ¦
¦ ¦ ¦ pasta all'uovo ¦ contengono il ¦
¦ ¦ fette biscottate ¦ ¦ 40% di grassi ¦
¦ ¦ ¦ biscotti (non ¦ ¦
¦ ¦ patate bollite, al¦ troppo grassi e ¦ ¦
¦ forno o in purè o ¦ in equilibrio col ¦ ¦
¦ minestre ¦ consumo di pane e ¦ ¦
¦ ¦ zucchero) ¦ ¦
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GRUPPO 4: LEGUMI
Per legumi si intendono i
fagioli, i piselli, i ceci, le lenticchie e le
fave.
La caratteristica più importante degli
alimenti del gruppo 4 è costituita dalla particolare ricchezza in
proteine, ferro, amidi e vitamine del gruppo
B.
Come si è già detto prima, questi
alimenti, se consumati insieme ai cereali ed ai loro derivati, possono
sostituire la carne, il pesce e le uova come sorgente di proteine, con il
vantaggio addizionale di contenere molto meno
grassi.
I legumi contengono anche buone
quantità di fibre.
L'unico problema
può essere rappresentato dalle fave, cui alcuni soggetti risultano
intolleranti. Questo fenomeno è diffuso soprattutto in Sardegna ed
è dovuto ad una malattia (il favismo) trasmessa ereditariamente. Comunque
anche chi è affetto da favismo può mangiare normalmente altri tipi
di legumi.
Una porzione di legumi, di fagiolini
freschi o di piselli lessati dovrebbe essere presente sulla nostra tavola tutti
i giorni.
Per programmare l'alimentazione è
sufficiente ricordare che 100 grammi di fagioli contengono circa 25 grammi di
proteine e che sostanzialmente le lenticchie, le fave, i ceci ed i piselli hanno
lo stesso valore nutritivo.
GRUPPO 5: GRASSI DA CONDIMENTO
Un' alimentazione completamente
priva di grassi, oltre a ridurre notevolmente il sapore dei cibi, comporterebbe
carenze nutrizionali tali da ostacolare la crescita dell'individuo e,
successivamente, il mantenimento del benessere
fisico.
La ragione di questo comportamento è
legata alla necessità di fornire sempre quote idonee di acidi grassi
essenziali (acido linoleico, linolenico ed arachidonico), quelli cioè di
cui non si può fare assolutamente a meno
nell'alimentazione.
Tuttavia oggi il consumo di
grassi è in generale superiore al necessario, ed uno dei modi migliori
per frenare questa crescita dei consumi è proprio quello di controllare
la quantità dei condimenti.
Contrariamente a
quanto alcuni possono credere, non esistono oli «magri» ed oli
«grassi». Ogni grammo di grasso fornisce nove calorie,
indipendentemente dal tipo di prodotto. Ciò che cambia, invece, è
la percentuale di grasso contenuto nei vari prodotti ed il tipo di sostanza
grassa che in essi è presente.
Occorre
prestare molta attenzione a questo problema, perché è di
particolare importanza per la nostra salute (Voci
Monografiche).
In generale i grassi si distinguono
invisibili (quelli da condimento) ed invisibili (quelli contenuti nella carne,
nel pesce, nelle uova e nei derivati del latte).
Di
fatto sono soprattutto i grassi saturi ad essere pericolosi, perché si
associano maggiormente al rischio di malattie cardiache e circolatorie. Questi
grassi sono soprattutto di origine animale. Quindi, per ottenere una quota
ottimale di grassi alimentari, oltre alla riduzione delle cami grasse, delle
uova e dei formaggi grassi, occorre ridurre la quantità dei condimenti e
preferire tutti i grassi di origine vegetale (l'olio di oliva e gli oli di semi)
(Tabella 8).
La riprova di questi dati viene da
molte esperienze del recente passato e soprattutto, dalla osservazione che
l'abitudine tipica del nostro Paese al consumo di olio di oliva, come
condimento, si associa a valori di colesterolo nel sangue più bassi,
rispetto ai Paesi del Nord Europa e degli Stati Uniti che, notoriamente usano
molti grassi di condimento di origine animale (burro, strutto, pancetta,
ecc.).
L'olio di oliva è uno dei fondamenti
della dieta mediterranea ed il suo consumo deve essere molto
incoraggiato.
Anche gli acidi grassi insaturi (in
particolare l'acido linoleico, presente in quantità elevata negli oli di
semi) sono in grado di prevenire l'aumento di colesterolo nel
sangue.
I condimenti di origine animale, oltre a
contenere molti grassi saturi (che come si è detto sono meno indicati per
la salute), contengono pure colesterolo, che è completamente assente in
tutti gli oli vegetali, di oliva e di
semi.
Nell'uso quotidiano è dunque
preferibile optare per grassi di condimento di origine vegetale, senza esagerare
però nella quantità: 20 grammi di olio di oliva (pari a 4
cucchiaini) sono la quota giornaliera ideale.
Venti
grammi di olio di oliva forniscono la stessa quantità di grassi
(benché non lo stesso tipo!) di:
20 gr. di
olio di girasole, di mais, di vinaccioli, di soia, di colza, di sesamo, di semi
vari
24 gr. di burro e di margarina
20 gr. di lardo o
strutto
25 gr. di maionese
30 gr. di pancetta
57 gr. di
panna.
Alcuni alimenti di questo gruppo contengono
pure delle vitamine, come la vitamina A (burro e panna), e la vitamina E (olio
vergine di oliva).
Pertanto è raccomandabile
l'assunzione di grassi di condimento secondo le indicazioni della Tabella
9.
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¦ Tabella 9 ¦
¦ GRUPPO 5: CONSUMI SUGGERIBILI ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ Regolarmente ¦ Moderatamente ¦ Raramente ¦
+---------------------+---------------------+--------------------¦
¦ (ogni giorno) ¦(2/3 volte/settimana)¦ (1 volta/settimana ¦
¦ ¦ ¦ o meno) ¦
+---------------------+---------------------+--------------------¦
¦ ¦ olio di oliva ¦ ¦ burro ¦ ¦ grassi fritti ¦
¦ ¦ ¦ ¦
¦ ¦ olio di girasole ¦ ¦ margarina ¦ ¦ lardo ¦
¦ ¦ ¦ ¦
¦ ¦ olio di mais ¦ ¦ maionese ¦ ¦ pancetta ¦
¦ ¦ ¦ ¦
¦ ¦ olio di vinaccio- ¦ ¦ ¦ strutto ¦
¦ li ¦ ¦ ¦
¦ ¦ ¦ ¦
¦ ¦ olio di soia ¦ ¦ ¦
+----------------------------------------------------------------+
GRUPPO 6: ORTAGGI E FRUTTA FONTI DI VITAMINA A
Benché le
caratteristiche generali siano simili, non tutti i frutti e non tutte le verdure
si equivalgono.
In particolare, la distinzione
più importante è quella che intercorre fra ortaggi e frutta che
sono particolarmente ricchi di vitamina A (gruppo 6) e quelli ricchi soprattutto
di vitamina C (gruppo 7).
Gli alimenti compresi in
questi due gruppi sono in genere poveri di calorie e ricchi di minerali
(soprattutto potassio, calcio e fosforo), di acqua, di fibre e di
vitamine.
Gli alimenti del gruppo 6 si distinguono
facilmente per il colore giallo-arancione o verde scuro. Essi comprendono tra
l'altro: carote, albicocche, melone giallo, cachi, zucca gialla, peperoni,
spinaci, cicoria e lattuga. La quantità consigliata degli alimenti di
questo gruppo corrisponde a 100 gr. di spinaci il dì, o a dosi di altri
alimenti contenenti la stessa quantità di vitamina A (circa 400
microgrammi):
35 gr. di
carote
80 gr. di radicchio
verde
110 gr. di zucca
gialla
120 gr. di albicocche
105 gr. di
agretti
175 gr. di
cachi
190 gr. di
bieta
215 gr. di foglie di broccoletti di
rapa
205 gr. di insalata da taglio
220 gr. di lattuga romana
275 gr. di indivia.
GRUPPO 7: ORTAGGI E FRUTTA FONTI DI VITAMINA C
Questo gruppo comprende
soprattutto la frutta a carattere acidulo (tutti gli agrumi, il kiwi, i frutti
di bosco e l'ananas) e molti ortaggi, fra cui: tutte le specie di cavolo, i
peperoni, il radicchio verde, le patate novelle e gli
spinaci.
Alcuni prodotti sono presenti anche nel
gruppo 6 perché costituiscono delle fonti importanti di vitamina A, oltre
che di vitamina C.
La vitamina C può
deteriorarsi facilmente, soprattutto per azione del calore e dell'ossigeno
atmosferico, pertanto la sua presenza diminuisce fortemente con la conservazione
prolungata e con la cottura.
È dunque
consigliabile consumare questi alimenti freschi e crudi: questa è una
regola che (quando possibile), è preferibile usare con ogni tipo di
frutta e verdura.
La dose ideale di alimenti del
gruppo 7 corrisponde a 120 grammi di arance, oppure alle seguenti quote di altri
alimenti (con pari quantità di vitamina C: 50
milligrammi).
155 gr. di limoni o di
mandaranci
150 gr. di
mandarini
100 gr. di fragole o di lattuga da
taglio
180 gr. di pompelmi o di
broccoli
200 gr. di lamponi o di lattuga a
cappuccio
500 gr. di
ananas
80 gr. di cavolini di
Bruxelles
40 gr. di
peperoni
230 gr. di
pomodori
115 gr. di radicchio
verde
110 gr. di
spinaci.
Esistono altri alimenti di comune uso
quali le bevande alcoliche, le bibite analcoliche, lo zucchero, il miele, le
merendine, le caramelle ed i dolci in generale. Questi alimenti, benché
contengano molti nutrimenti, non sono inclusi fra i cibi fondamentali: il motivo
è che, dal punto di vista nutrizionale, sono facilmente sostituibili.
Inoltre i dolci sono caratterizzati da quote molto elevate di calorie e troppi
tendono ad abusarne, così come troppi tendono ad abusare delle bevande a
contenuto alcolico, aumentando sensibilmente la quota giornaliera di
calorie.
LE BEVANDE ALCOLICHE
Sulle origini del vino esistono
molti racconti pittoreschi, ma ciò che accadde quasi con certezza
è che, in un tempo indeterminato della preistoria, un recipiente
contenente uva fu dimenticato per un po', consentendo così l'avvio della
fermentazione.
Il liquido venne poi assaggiato da
quel nostro antenato distratto e nello stesso tempo curioso, venne giudicato
gradevole ed adottato come bevanda abituale.
La
vite selvatica prosperava nel Caucaso e fu probabilmente in quest'area che la
pianta venne sottoposta a coltivazione per la prima volta. Nel 3000 avanti
Cristo essa aveva raggiunto la Mesopotamia e l'Egitto, ma solo quando
l'influenza greca cominciò a farsi sentire in Egitto (nel primo millenio
prima di Cristo), il vino si impose come bevanda popolare e si diffuse in tutto
il Mediterraneo.
Da quel tempo in poi, sia la
capacità produttiva che i consumi di vino sono aumentati a dismisura:
oggi la produzione mondiale per anno è di circa 300 milioni di
ettolitri.
Nel 1977 i Paesi della CEE hanno fornito
il 43,8% della produzione mondiale, coinvolgendo in modo prevalente due paesi:
la Francia (18,4%) e l'Italia (22%).
In Italia il
consumo vinicolo è leggermente diminuito negli ultimi anni, ma si
è associato ad un costante aumento dei superalcolici e soprattutto della
birra, comportando un marcato aumento di molte malattie legate all'abuso di
alcolici.
Le bevande alcoliche contengono numerose
sostanze: fra queste l'alcol etilico (detto etanolo) è la componente
comune a tutti e la più importante.
In
termini nutrizionali le bevande alcoliche sono caratterizzate da elevati apporti
di energia (calorie), perché ogni grammo di alcol equivale a 7 calorie e
perché molto spesso le bevande alcoliche contengono
zucchero.
L'alcol viene assorbito senza dover
essere prima digerito in alcun modo. Dallo stomaco e dall'intestino passa poi
nel sangue e di qui al fegato, che ne regola la
eliminazione.
Il nostro organismo è in grado
di tollerare le bevande alcoliche, purchè non si ecceda nella
quantità. Inoltre, l'entità dei danni che l'alcol può
indurre nell'organismo dipende da molti fattori e soprattutto dal tipo di
bevanda, dal sesso, dall'età e dalla costituzione fisica degli
individui.
In generale i bambini, gli adolescenti e
le donne sono molto più vulnerabili.
Piccole
dosi di bevande alcoliche a bassa gradazione, assunte durante i pasti principali
e da soggetti adulti, possono stimolare l'appetito ed addirittura favorire la
digestione. Al contrario l'abuso di alcolici di ogni tipo, specie se prolungato
nel tempo, può condurre a carenze e squilibri nutrizionali e può
creare le basi per gravi malattie.
Certo esiste una
marcata variabilità da individuo ad individuo nel tollerare le bevande
alcoliche, tuttavia è bene sottolineare che dosi elevate di alcolici sono
dannose per tutti, anche per chi, apparentemente, è in grado di
«sopportarle bene», cioè di rimanere
lucido.
Occorre ricordare che gli alcolici
comportano euforia e disinibizione, ma anche una diminuzione dell'attenzione e
della concentrazione e successivamente confusione, difficoltà di
equilibrio e vera e propria ubriachezza.
Proprio
per queste ragioni è molto pericolosa la guida automobilistica dopo
assunzioni di alcolici.
Quando poi l'abuso di
alcolici continua per lungo tempo, possono nascere gravi malattie del fegato,
come la cirrosi e diversi tipi di tumore.
Le
bevande alcoliche fanno parte della tradizione di molta parte della popolazione
italiana, però bisogna ricordare con chiarezza
che:
- è bene sempre preferire bevande a
bassa gradazione alcolica
- può bere
alcolici solo chi sta bene di salute ed è
adulto
- è preferibile bere solo durante i
pasti
- la quantità ottimale è di un
bicchiere di vino o di un boccale di birra per pasto.
I DOLCI E LE BEVANDE NON ALCOLICHE
Diciamolo subito: i dolci sono
cibi molto buoni e non sono affatto dei veleni! Detto questo, non dobbiamo
però dimenticare che il grande aumento del consumo di zucchero,
verificatosi in questo secolo, ha favorito la comparsa di molte malattie ed in
particolare dell'obesità e della carie
dentaria.
Lo zucchero comune, detto chimicamente
saccarosio, era conosciuto sin dal tempo di Alessandro Magno (ricavato dalla
canna), ma il suo utilizzo è diventato comune solo nel secolo scorso,
sino a giungere ai 15.200.000 quintali consumati in Italia nel
1982.
Il problema dello zucchero nasce dal fatto
che costituisce una fonte di calorie assorbibili molto
rapidamente.
Infatti, benchè tutti i tipi di
carboidrati forniscano 4 calorie per grammo, esiste una notevole differenza
nelle modalità di utilizzo dei carboidrati «complessi» (amido
della pasta e del pane, ad esempio) e degli zuccheri «semplici»
(zucchero comune, zucchero del miele, ecc.). Mentre i primi devono essere
digeriti con intervento enzimatico complesso e sono assorbiti assai lentamente,
i secondi richiedono un atto digestivo minimo o nullo, a seconda dei casi, e
sono assorbiti con estrema rapidità, tanto da indurre un velocissimo
rialzo della glicemia.
Lo zucchero, ed i dolci che
lo contengono, non devono essere eliminati dalla nostra alimentazione, ma
occorre farne un uso moderato, anche perché quasi tutti i dolci sono
ricchi pure in grassi, cosa questa che determina un ulteriore aumento
dell'apporto di energia (calorie).
Attenzione
dunque a pianificare bene la propria dieta, tenendo in debito conto tutte le
quote caloriche fornite dallo zucchero e dai dolci, soprattutto quando il peso
tende a salire un po' troppo.
Per quel che riguarda
la carie, accanto alla cautela nel consumo di dolci, occorre avere sempre in
mente la necessità di pulire bene la bocca ed i denti dopo ogni
assunzione zuccherina, perché proprio gli zuccheri favoriscono la
crescita dei batteri responsabili delle lesioni
dentali.
A questo riguardo risultano
particolarmente pericolosi tutti i dolci che tendono ad appiccicarsi ai denti,
come le caramelle a pasta gommosa o molle, il cioccolato e le
marmellate.
Lo zucchero è presente in
percentuale diversa nei vari cibi dolci. Le caramelle contengono in media
zucchero in proporzione pari al 90% del peso totale. Nelle marmellate e nel
cioccolato, invece, la quota di zucchero corrisponde circa al 50% del
peso.
I dolci veri e propri contengono quote
caloriche molto più elevate, per la contemporanea presenza di uova,
grassi, panna e farina, potendo giungere sino alle 300 o addirittura 500 calorie
per 100 grammi di peso.
Molta attenzione deve pure
essere posta alle bibite gassate e dolcificate. L'unico valore nutrizionale di
queste bibite è dato dallo zucchero, che rappresenta più o meno il
10% del peso totale. Una coca-cola, quindi, fornisce circa 150 calorie per
lattina.
La bevanda ottimale, per dissetare,
è l'acqua naturale non gassata (il gas distende ed irrita la parete dello
stomaco): utilissime sono pure le bevande derivate dalla frutta (spremute o
succhi di frutta) perché, oltre all'acqua, forniscono componenti
nutrizionali utili all'organismo, soprattutto per chi pratica lo sport (zuccheri
della frutta, sali minerali e vitamine).
Un
discorso a parte meritano i gelati.
Il gelato non
è solo una fresca golosità, ma un valido e prezioso
alimento.
Possiamo distinguere due tipi di gelati:
quelli a base di latte e quelli a base di frutta. I primi sono più ricchi
in calorie (250-300 calorie per 100 grammi di gelato), perché contengono
latte, crema di latte, zucchero, uova ed alimenti aggiuntivi quali cioccolato,
torrone, nocciole, liquori.
I gelati alla frutta,
invece, contengono solo frutta, acqua e zucchero e per questa ragione comportano
meno calorie (circa 100 calorie per 100 grammi di gelato). Pertanto i gelati,
soprattutto quelli alla frutta, sono indicati per i ragazzi, purchè non
vi sia diabete e purchè il peso corporeo sia normale (dato il loro
elevato contenuto in zuccheri).
È suggeribile
comunque gustare il gelato quando non si è sudati e con calma, per
evitare forti sbalzi di temperatura all'interno dello
stomaco.
Infine, se non si è certi
dell'igiene con cui sono confezionati i gelati prodotti artigianalmente e
venduti sfusi, è preferibile ricorrere a prodotti industriali: la scelta
ottimale resta comunque quella del confezionamento domiciliare, con alimenti
genuini e accuratamente scelti.
LE SPEZIE E LE ERBE AROMATICHE
Le spezie e le erbe aromatiche
sono sostanze normalmente aggiunte ai cibi in piccola quantità per
insaporirli.
Infatti, nonostante alcuni di questi
prodotti contengano discrete quantità di vitamine e minerali, il loro
ruolo nutrizionale è quasi trascurabile, date le esigue quantità
che si introducono. Il loro effetto aromatizzante è dovuto alla
liberazione di oli detti «essenziali» in grado di essere percepiti dal
nostro apparato olfattivo e gustativo anche quando sono presenti in minime
quantità. Lo spezzettamento, la triturazione o la macinazione di questi
prodotti determina la liberazione degli oli essenziali e quindi
dell'aroma.
Le erbe aromatiche sono costituite dai
fiori, dagli stimmi, dalle foglie, dalle radici e, talvolta, dai semi delle
varie piante.
Le spezie derivano invece dalle
radici, dal tronco, dai frutti o dalle bacche di alcune
piante.
L'uso appropriato ed accorto delle spezie e
soprattutto delle erbe aromatiche, è molto positivo perché
consente di ridurre la quantità di sale e di grassi di condimento,
normalmente aggiunti per insaporire i cibi.
SPEZIE
CANNELLA
È coltivata a Ceylon, in India, in Giamaica ed in Brasile. Viene usata
grattando o pestando dei bastoncini arrotolati (di qui il nome di cannella), per
insaporire macedonie, dolci e piatti in agro-dolce.
CHIODI DI GAROFANO
Sono i fiori della Euglena Caryophyllata e sembrano proprio dei piccoli chiodi.
Vengono utilizzati nella preparazione di frutta cotta, cibi marinati, vino
brulè, creme.
CURRY
È una miscela di pepe nero, cannella, noce moscata, zenzero, peperoncino e
chiodi di garofano. Viene soprattutto usato nella cucina indiana ed orientale
per la preparazione di piatti di carne, minestre, salse, insalate, riso.
GINEPRO
È una pianta reperibile in tutta l'area del Mediterraneo. Le foglie e le bacche
vengono usate con le carni, le marinate e le salse, oltre che per l'affumicatura
del prosciutto.
NOCE MOSCATA
Originariamente era reperibile solo nelle isole Molucche, ma, attualmente,
è coltivata anche in altri paesi tropicali. Si usa il seme essiccato che
viene grattuggiato direttamente su carni, verdure, salse e dolci.
PEPERONCINO e PAPRIKA
La paprika è il peperoncino in polvere. Questi due prodotti sono tipici
di tutti i paesi mediterranei e di molti paesi tropicali. Le qualità
coltivate sono molte e con aroma più o meno intenso. I semi, usati a
grani interi o macinati, vengono adoperati per preparare carni, pesci, salumi,
salse (tipica è, per esempio, quella con aglio, olio e peperoncino, per
la pasta asciutta).
PEPE
È una delle spezie note da più tempo. Sia il pepe nero che il pepe
bianco derivano dalla stessa pianta tropicale: la differenza è dovuta al
diverso momento di raccolta del frutto. A grani interi o macinati, il pepe viene
usato oggi in svariate preparazioni alimentari ed è spesso presente in
tavola, insieme al sale.
SENAPE
Della senape si usano i semi che, una volta frantumati, vengono utilizzati per
la preparazione della mostarda. Questa salsa risale al XVIII secolo ed il suo
uso è ancor oggi molto diffuso, soprattutto per accompagnare le
carni.
ZAFFERANO
Inizialmente era coltivato in Asia, ma ora altri paesi, tra cui l'Italia, lo
producono. Ridotto in polvere viene usato per la preparazione di risotti (tipico
quello alla milanese e quello alla Valenziana, detto paella).
LE ERBE AROMATICHE
ALLORO
Se ne usano le foglie fresche o secche, crude o cotte, per la preparazione di
arrosti, ragù, piatti in umido e marinate.
BASILICO
È una pianta erbacea di cui si usano le foglie (debbono essere raccolte prima
che fiorisca) per la preparazione di sughi al pomodoro e per la preparazione del
pesto. Il pesto è una salsa molto densa, tipicamente ligure, fatta con
basilico, olio d'oliva, formaggio pecorino, pinoli, sale e aglio ed usata per la
pasta e per i minestroni.
CAPPERO
È una pianta perenne, reperibile nel sud d'Italia, spesso aggrappata a rocce o
vecchi muri. Se ne usano i boccioli di fiore non ancora schiusi, conservati in
salamoia o sott'aceto e usati per dare sapore ad antipasti, salse e
ripieni.
MAGGIORANA
Sovente è confusa con l'origano. Si usa con le carni e con le verdure ed
è pure usata per la preparazione della pizza napoletana.
MENTA
Ne esistono molte varietà, caratterizzate da aromi più o meno
intensi (menta romana, menta piperita, mentuccia, ecc.). Viene usata per
preparare bevande e per insaporire molti piatti.
ORIGANO
Di questa pianta si adoperano le punte fiorite. Cresce tipicamente nell'Italia
meridionale e nel bacino mediterraneo. È assai tipico il suo uso nella pizza
napoletana e per condire insalate, pomodori e mozzarelle.
PREZZEMOLO
Tritato, sia fresco che congelato, è molto usato per insalate, ortaggi,
grigliate e per mille altri piatti: proprio da questo ampio utilizzo prende
origine il detto «sei come il prezzemolo!».
ROSMARINO
È una pianta a cespuglio, mediterranea, usata a volte come siepe. L'ideale, per
ottenere il massimo dell'aroma, è toglierne un rametto fresco subito
prima di aggiungerlo ad arrosti di carne o pesce ed a grigliate.
SALVIA
La salvia cresce in tutto il mediterraneo, dal livello del mare sino a 800
metri. Il suo impiego è molto noto da lungo tempo, tanto che il nome
deriva dal latino 'salus', vale a dire: salute. è molto usata in tutti i
piatti di difficile digestione (cavoli, ripieni, legumi, carni).
TIMO
Fresco o secco, se ne usa un rametto da servire con marinate, grigliate ed
arrosti.
IL SALE
Tra le sostanze aggiunte per insaporire i cibi, il sale merita un discorso a
parte.
In epoca preistorica il sale non era utilizzato, perché l'uomo
viveva in climi tropicali con possibilità di consumare cibi raccolti o
cacciati durante tutto l'anno. Le successive migrazioni di popoli verso le aree
temperate o fredde hanno reso necessaria la conservazione dei cibi, per far
fronte alle carenze della brutta stagione. Così si è diffusa la
salatura dei prodotti e con essa l'abitudine al consumo di sale aggiunto ai
cibi.
Nell'antichità questo prodotto era molto prezioso, prova ne
è che ancor oggi si usa il termine «salario» per indicare lo
stipendio e quindi il denaro.
Nell'alimentazione dei giorni nostri il sale
è certamente usato in eccesso. Le fonti di questa sostanza sono
rappresentate da molti cibi (per lo più sottoposti a trattamento
industriale o artigianale di varia natura, come i salumi, i formaggi, il pesce,
le carni, ecc.) e dalla quota individualmente aggiunta agli alimenti.
Si
calcola che quest'ultima quota sia particolarmente elevata e che corrisponda al
20-40% del sale totale introdotto in un giorno da ogni individuo.
In Italia
la quantità media di cloruro di sodio (termine chimico del sale)
introdotta ogni giorno, varia dagli 8 ai 15 grammi, mentre la quota ideale
sarebbe solo di 5.
Bisogna dunque mangiare meno sale e, soprattutto,
abituarsi ad aggiungere meno sale ai cibi, durante la preparazione dei pasti in
famiglia o al ristorante.
Un altro metodo importante per abbassare il consumo
di sale è chiedere all'industria di ridurre la quantità di sale
introdotto nelle preparazioni del commercio e soprattutto di indicare con
chiarezza sull'etichetta la quantità di sale presente.
Il motivo
più importante per suggerire una riduzione del consumo di sale è
legato al fatto che la dieta ricca di questa sostanza comporta un aumento del
rischio di ipertensione arteriosa e, di conseguenza, un aumento del rischio di
malattie circolatorie e cardiache, oltre ad un aumento del rischio di tumori
allo stomaco.
Cercate dunque di diminuire la quantità di sale aggiunto
ai cibi e di ridurre il consumo di cibi molto ricchi in sale (prosciutti,
salumi, carni essiccate, pesce o altri prodotti in salamoia, olive, cibi
marinati, formaggi molto salati, ecc.).
Fatelo progressivamente. Diminuendo
la quantità poco alla volta, non ve ne accorgerete e nell'arco di due o
tre mesi vi troverete a consumare la metà del sale assunto
abitualmente.
Per ottenere dei buoni risultati, è importante
coinvolgere anche i vostri familiari e soprattutto chi cucina. Fatelo! La vostra
salute ne guadagnerà negli anni a venire.
IL VIAGGIO DEI CIBI NEL CORPO UMANO
Il cibo, dopo essere stato masticato e deglutito, va incontro a complesse
trasformazioni che vengono definite «processo digestivo».
Lo scopo
della digestione è di demolire la struttura dei cibi e di ottenere
molecole molto più semplici e piccole. Solo così sarà
possibile liberare le sostanze idonee all'assorbimento, che saranno poi
trasferite dall'interno del canale digestivo alla parete intestinale e
successivamente al circolo linfatico o sanguigno ed ai vari organi del
corpo.
La digestione implica una serie molto ampia di meccanismi e di
reazioni chimiche diverse e si avvale di interventi ormonali e di contrazioni
muscolari particolari.
L'azione ormonale è fondamentale per regolare
le varie tappe della digestione, mentre la motilità è
indispensabile per far progredire i derivati del cibo lungo tutto il canale
alimentare, dalla bocca al colon (quindi dal momento dell'introduzione degli
alimenti all'espulsione del materiale fecale). Durante la masticazione il cibo
si mescola alla saliva, che ne rende più facile la deglutizione ed avvia
il processo digestivo. Nello stomaco una serie continua di movimenti ritmici
rende possibile il mescolamento e l'omogenizzazione del cibo.
Inoltre, la
presenza di acido (acido cloridrico) nello stomaco consente di distruggere tutti
i microbi eventualmente introdotti col cibo e di far cominciare la digestione
delle proteine.
Il cibo rimane in media quattro ore nello stomaco, ma le
bevande non restano più di venti minuti/mezz'ora, ed alcuni alimenti
particolari, come ad esempio i legumi, possono rimanere sinol a cinque o sei
ore.
La presenza di cibo nello stomaco fornisce una sensazione di
sazietà che ne limita l'assunzione addizionale (la sazietà
è particolarmente favorita dalla presenza di fibre nel pasto).
Quando
il materiale alimentare (detto «chimo») lascia lo stomaco ed entra nel
duodeno, si stimola la liberazione di tre componenti fondamentali per la
digestione: il succo pancreatico, la bile e la secrezione della parete duodenale
ed intestinale.
Questo intervento consente la completa digestione dei
derivati alimentari e l'assorbimento di tutte le componenti nutrizionali.
Il
cibo, ormai diventato una poltiglia acquosa, viene progressivamente assorbito e
spinto lungo tutto il canale alimentare. I residui non assorbibili giungeranno
al colon e qui si mescoleranno con i derivati delle secrezioni digestive e con i
batteri intestinali (microbi normalmente presenti nel colon) per formare il
materiale fecale. Questa azione è favorevolmente influenzata dalla
presenza di fibre che non vengono mai assorbite e trattengono acqua nelle feci,
rendendone più facile l'espulsione.
La digestione è diversa per
le varie componenti alimentari.
I carboidrati o zuccheri di tipo complesso
iniziano la digestione nella bocca per intervento di un enzima (sostanza che
rende possibile una reazione chimica di trasformazione molecolare) della saliva:
l'amilasi salivare.
Tuttavia la loro digestione si espleta in modo completo
nell'intestino tenue per azione dell'amilasi pancreatica. Altri enzimi
intestinali trasformano le molecole derivate dagli amidi o da altri zuccheri,
come lo zucchero del latte (lattosio), in zuccheri semplici ed idonei
all'assorbimento attraverso i «villi» intestinali, cioè
attraverso digitazioni microscopiche della parete che catturano ed assorbono i
nutrienti.
La digestione delle proteine inizia nello stomaco per intervento
dell'acido cloridrico che attiva l'azione di un enzima, la pepsina.
Le grandi
molecole proteiche vanno incontro a vari gradi di rottura e transitano nel
duodeno. Qui intervengono gli enzimi del pancreas che trasformano i residui
proteici in amminoacidi, i costituenti base delle proteine. Gli amminoacidi a
loro volta verranno assorbiti dai villi intestinali.
La digestione delle
sostanze grasse avviene completamente nell'intestino tenue ed è resa
possibile essenzialmente dalla bile e dal succo pancreatico.
I grassi,
demoliti nelle loro unità minime, si uniscono ai sali biliari e vengono
assorbiti senza particolari trasformazioni, ma in punti diversi dell'intestino
tenue, a seconda del tipo di vitamina o di minerale.
Una volta assorbite,
tutte le componenti nutrizionali andranno incontro a destini diversi, mediante
un ampio processo di distribuzione nel corpo ed utilizzato da parte dei vari
tipi di cellule.
Digestione e assimilazione delle sostanze alimentari
L'apparato digerente
ESERCITAZIONI PRATICHE
Gli alimenti: questo è un tema senz'altro ideale per una serie di
ricerche! Proviamo dunque ad individuare alcuni spunti per il vostro lavoro. Ma,
mi raccomando! Non limitatevi a questo: andate avanti scegliendo altri argomenti
che siano di vostro interesse e si aggancino a problemi trattati a scuola in
questo periodo.
- Compilate il questionario dal titolo «Sai tutto sul
cibo?».
- Compilate il questionario dal titolo «Dimmi come mangi e
ti dirò chi sei!».
- Effettuate l'analisi della composizione
nutrizionale di una vostra giornata, considerando tutti i pasti e gli spuntini.
Per ottenere un buon risultato scrivete su un foglio tutti i cibi assunti
(divisi per pasto) e la quantità ingerita. Poi, con l'aiuto delle tavole
di composizione alimentare, indicate la quota di proteine, grassi e zuccheri
contenuta in ogni alimento assunto. Fate la somma di proteine, zuccheri e grassi
e calcolate la quota calorica introdotta nella giornata (ricordando che ogni
grammo di zuccheri equivale a 4 calorie, ogni grammo di grassi equivale a 9
calorie; ogni grammo di proteine a 4 ed ogni grammo di alcol a 7 calorie).
-
Procedendo con lo stesso metodo del punto 3, effettuate la valutazione
nutrizionale di una porzione di determinati piatti tipici della vostra regione.
Oltre alle proteine, zuccheri, grassi e calorie, calcolate pure la
quantità di vitamina C, ferro, calcio e fibre.
- Se disponete di una
cucina, provate a preparare un menù a basso contenuto in colesterolo e
valutate mediante una bilancia la quota di ogni singolo alimento.
-
Utilizzate una bilancia per verificare il peso di vari alimenti all'interno di
contenitori abituali (ad esempio la quantità di olio contenuta in un
cucchiaio; la quantità di zucchero in un cucchiaino; il volume di acqua
in un bicchiere di varia dimensione; ecc.).
- Organizzate una visita guidata
ad un supermercato.
- Chiedete al vostro farmacista di illustrarvi le
caratteristiche di alcuni prodotti dietetici (omogeneizzati, integratori di
fibre, ecc.).
- Effettuate una ricerca su alimenti specifici, di particolare
interesse nutrizionale e storico (ad esempio il pane, il cioccolato, la patata,
il caffé, ecc.).