L'EUROPA COMUNITARIA
La Comunità
Europea ha quasi quarant'anni: tanti ne sono passati dal 25 marzo 1957, quando,
a Roma, i rappresentanti dei 6 Paesi fondatori (Belgio, Repubblica Federale
Tedesca, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi) firmarono il trattato
costitutivo della Comunità Economica Europea (Cee), insieme con quello
che istituiva la Comunità Europea per l'Energia Atomica (Euratom).
A
partire da tale data molti progressi sono stati realizzati in direzione di una
effettiva integrazione europea; l'aspetto più appariscente è
l’incremento del numero degli Stati membri, con l'adesione del Regno
Unito, dell'Irlanda e della Danimarca nel 1973, della Grecia nel 1981, della
Spagna e del Portogallo nel 1986, di Austria, Finlandia e Svezia nel 1995. Dal
1990 la vecchia Germania Federale vi fa parte sotto forma di Germania
Unita.
Il raggiungimento dell'unificazione europea è stato ottenuto
attraverso realizzazioni parziali, ma concrete, nell'ambito di singoli settori o
gruppi di settori economici e sociali. La prima di esse è stata quella
dell'unione doganale (1° luglio 1968) con la quale i 6 stati membri hanno
abolito le tariffe doganali reciproche e fissato tariffe comuni nei confronti
dei Paesi terzi.
Uno fra i primi settori in cui le istituzioni comunitarie
hanno esercitato le potenzialità di cooperazione è poi quello
agricolo: nel 1962 venne infatti lanciata la Politica Agricola Comune (Pac), con
l'obiettivo di sostenere l'agricoltura dei Paesi membri e di armonizzare i loro
sistemi agricoli e le loro politiche agricole; la Pac, a partire da tale epoca,
ha messo in atto (anche se in alcune circostanze con risultati alterni) numerosi
interventi, in particolare attraverso l'utilizzo dell'importante strumento
rappresentato dal Feoga (Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia Agricola).
L'adozione di una politica agricola comune ha condotto la Cee a fissare, di anno
in anno, dei prezzi minimi garantiti, espressi in Unità di Conto Europea
(Ecu) e poi convertiti nelle varie monete nazionali mediante parità
fittizie (le cosiddette valute verdi), per i più importanti prodotti
agricoli. Nel caso in cui il prezzo del mercato fosse sceso al di sotto di quei
minimi, la Cee sarebbe intervenuta mediante il Feoga per assicurare ai
produttori il prezzo minimo. In tema di concorrenza è stato stabilito il
divieto di accordi tra imprese suscettibili di originare situazioni di monopolio
o di oligopolio che potrebbero pregiudicare il commercio tra gli Stati membri, e
sono state ideate misure atte a impedire che le imprese, che si trovino in
condizioni di predominio sul mercato, abusino di tale situazione per danneggiare
l'attività di imprese minori, sempre nella misura in cui una tale
turbativa si rifletta sugli scambi commerciali. L'azione delle istituzioni
comunitarie è esplicata poi, sin dai primi anni della loro creazione,
anche nel settore dell'occupazione e della formazione professionale, attraverso
il Fondo Sociale Europeo (Fse), istituito nel 1960. Ad esso si aggiunse, nel
1975, il Fondo Europeo per lo sviluppo regionale (Feder), strumento per il
sostegno economico delle regioni in ritardo di sviluppo o in crisi.
Le
regioni in ritardo di sviluppo sono individuate in base al criterio della
rilevazione, per tre anni consecutivi, di un reddito pro capite inferiore al 75
per cento della media comunitaria. Regioni industriali in crisi sono quelle che
hanno apparati industriali antiquati specializzati in settori in declino: si
tratta di alcune regioni dell'Inghilterra settentrionale, della Scozia e del
Galles, delle regioni nord-orientali della Francia, della regione vallona in
Belgio, di alcune aree della Saar e della Ruhr in Germania, di alcune regioni
settentrionali della Spagna.
Nel marzo 1979 erano state introdotte
importanti misure per armonizzare i sistemi monetari dei Paesi membri: si
trattava dell'istituzione dello Sme (Sistema Monetario Europeo), che aveva la
funzione di assicurare una certa stabilità dei cambi fra le monete delle
nazioni ad esso aderenti, nonché della creazione dell'Ecu (European
Currency Unit), unità monetaria e di conto europea. Esso agganciava tra
loro le varie monete europee, permettendo ad esse di fluttuare all'interno di
limiti prefissati in rapporto alla parità determinata. Sempre nel 1979 il
Parlamento Europeo veniva eletto per la prima volta a suffragio universale
diretto dai cittadini dei Paesi membri. questo dispone di limitati poteri
deliberativi e di controllo dell'operato del Consiglio e della Commissione.
Quest'ultima, nominata di comune accordo dai Governi degli Stati membri, ha un
generale potere di proposta in relazione allo sviluppo dell'attività
della Comunità; essa ha il compito, in secondo luogo, di vigilare
sull'esatta esecuzione dei trattati; infine, essa è l'istituzione che ha
la rappresentanza della Comunità, sia all'interno degli Stati membri sia
in buona parte delle relazioni comunitarie esterne. Il Consiglio (ogni Governo
degli Stati membri vi delega uno dei suoi componenti) provvede al coordinamento
delle politiche economiche generali degli Stati membri e dispone di un potere di
decisione. Il Comitato Economico e Sociale svolge funzioni consultive a
vantaggio del Consiglio e della Commissione. La Corte dei Conti esplica funzioni
di controllo contabile. La Corte di Giustizia assicura il rispetto del diritto
nell'interpretazione e nell'applicazione dei trattati comunitari. Va ricordata,
infine, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), la cui funzione principale
è quella di favorire un armonico sviluppo del mercato comune.
La
successiva importante tappa del processo di integrazione comunitaria è
costituita dalla firma, nel febbraio 1986, dell'«Atto unico europeo»,
un nuovo trattato, che completava e in parte modificava quelli costitutivi del
1957. Tale trattato, redatto al fine di rilanciare ed accelerare il processo di
integrazione europea, era entrato in vigore il 1° luglio 1987. Obiettivo
principale era quello di realizzare, entro la scadenza del 1° gennaio 1993,
una completa integrazione economica fra i Paesi membri.
In realtà
la realizzazione era slittata di qualche mese e la nuova Unione Europea aveva
preso il via, dopo la ratifica del Trattato di Maastricht, il 1° novembre
1993. Da tale data erano state elaborate misure importanti volte alla
soppressione delle frontiere «fisiche», «tecniche» e
«fiscali» fra i Paesi membri: il superamento delle prime prevedeva
l'eliminazione dei controlli sulle persone e sulle merci ai posti di frontiera:
l'abolizione delle seconde prevedeva l'introduzione di legislazioni comuni
concernenti la libertà di circolazione dei capitali e dei servizi, la
libertà di esercitare le libere professioni all'interno dei territori di
tutti i Paesi membri, il riconoscimento generalizzato dei titoli di studio
conseguiti nelle varie nazioni, la cooperazione fra le istituzioni scolastiche
dei diversi Stati, ecc.; l'integrazione fiscale era infine intesa nel senso di
una completa armonizzazione delle legislazioni fiscali vigenti nei vari Paesi.
L'«Atto unico europeo» prevedeva poi l'introduzione di misure per
rafforzare le azioni a sostegno dello sviluppo delle regioni in crisi o in
ritardo economico, quelle di politica sociale e del lavoro e quelle di politica
monetaria. In quell'ambito l'Ecu, fino a quel momento utilizzato come
unità di conto per i regolamenti internazionali, entro il 1997 sarebbe
dovuto diventare effettivamente la moneta europea. Sempre l'«Atto»
prevedeva l'avvio di nuove forme di cooperazione in settori come quelli della
ricerca, dello sviluppo tecnologico, della politica ambientale,
ecc.
Infine, l'«Atto unico europeo» impegnava i Paesi membri a
una più stretta collaborazione in materia di politica estera in modo da
poter elaborare linee di condotta comuni sulle grandi questioni internazionale.
L'obiettivo finale era infatti la realizzazione dell'unità politica fra i
Paesi dell'Europa dei Dodici. In merito a questo aspetto, alcune
perplessità erano sorte in seguito alle elezioni europee del giugno 1994.
Indipendentemente dai risultati delle votazioni nei diversi Paesi, il fatto che
più aveva dato da pensare ai sostenitori dell'Unione europea è
stata l'altissima percentuale di votanti che avevano disertato le urne. Il forte
astensionismo (quasi la metà degli aventi diritto al voto) aveva fatto
supporre una mancanza di fiducia e di interesse verso le istituzioni della
Comunità europea. Dal punto di vista prettamente politico, l'esito delle
elezioni europee del 1994 aveva rivelato un panorama piuttosto frammentato, in
cui le realtà nazionali dei singoli Paesi aderenti erano prevalse sulla
prospettiva comunitaria. In linea di massima si era potuto riscontrare uno
spostamento verso il centro-destra, con una diminuzione del sostegno ai partiti
tradizionali a favore di alcune liste "di protesta". Nel 1995 anche Austria,
Finlandia e Svezia entrarono nell’Unione e nel 1997, ad Amsterdam, venne
stilata un’agenda, la cosiddetta “Agenda 2000’’, vero e
proprio vademecum per l’attuazione degli sviluppi futuri
dell’Unione. Tre anni dopo nacque ufficialmente l’euro, la moneta
unica europea sostitutiva e integrativa dell’ecu, e venne resa operativa
la Banca centrale europea, destinata ad entrare in funzione nel 1999, anno in
cui anche l’euro sarebbe entrato in vigore - non in forma cartacea,
però - e i tassi di cambio tra esso e le monete dei Paesi dell’area
interessata (solo 11 su 15) sarebbero stati irrevocabilmente fissati. Il 1°
gennaio 2002 prese avvio l’ultima fase di introduzione dell’euro,
quella relativa all’immissione fisica della nuova moneta europea a
sostituzione delle divise nazionali. Il 1° maggio 2004 otto paesi dell’Europa centrale e
orientale — Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica ceca,
Slovacchia, Slovenia e Ungheria — entrarono a far parte dell’Unione europea, ponendo fine
alla divisione dell’Europa decisa
dalle grandi potenze sessant’anni prima alla conferenza di Yalta. Anche Cipro e Malta aderirono all’Ue.
Il 1º gennaio 2007
altri due paesi dell’Europa dell’Est, la Bulgaria e la Romania, entrarono
a far parte dell’Ue, facendo salire così il numero degli Stati membri a 27.
La moneta da 1 euro nei vari Paesi di Eurolandia