Scrittore russo. Discendente da una famiglia di
ricchi proprietari terrieri, perse entrambi i genitori quando era ancora bambino
e trascorse l'infanzia e l'adolescenza nella tenuta di famiglia a Jasnaja
Poljana, affidato a parenti e precettori stranieri che ne curarono l'educazione.
Iscrittosi a Kazan' alla facoltà di Orientalistica nel 1844, la lasciò nel 1849
per passare a quella di Giurisprudenza; ma presto abbandonò gli studi
universitari per intraprendere un intenso studio da autodidatta, appassionandosi
in particolare alla lettura della Bibbia e di J.-J. Rousseau, che
sembravano rispondere alle sue giovanili inquietudini. Dotato di un rigido senso
morale e tormentato da un continuo e ossessionante desiderio di analisi
introspettiva e autodisciplina, che strideva con la vita disordinata e mondana
che conduceva, si dette rigorose regole di comportamento che tuttavia non riuscì
a seguire; per questo, nel tentativo di trovare una forma di autocontrollo, si
dedicò alla compilazione di un diario, ripreso tra il 1850 e il 1888 e quindi,
senza interruzioni, fino alla morte. Nel frattempo si era cimentato
nell'attività letteraria pubblicando i primi capitoli del romanzo
Infanzia (1852), preceduto dalla stesura del Racconto della giornata
di ieri (1851, ma pubblicato postumo solo nel 1926). Il romanzo
Infanzia era concepito come il primo di una trilogia autobiografica,
completata con la pubblicazione di Adolescenza (1854) e di
Giovinezza (1857), opere nelle quali Tolstoj già rivelò spiccate doti
narrative e una sottile e penetrante capacità introspettiva. Nel 1851 si
trasferì nel Caucaso, intraprendendo la carriera militare che lo avrebbe visto
partecipe di alcune operazioni militari e quindi, durante la guerra di Crimea,
dell'assedio di Sebastopoli. In questi anni lo scrittore ebbe modo di venire a
contatto con una realtà diversa, quella dei contadini, nella quale credette di
trovare la pienezza di sentimenti, la semplicità e la naturalezza degli istinti
che da sempre andava ricercando. Da questa esperienza egli trasse la convinzione
di una rigida e inconciliabile contrapposizione tra uomo di natura, integro e
libero, e uomo di cultura, prigioniero di schemi convenzionali, incapace di
immediatezza e impossibilitato a esprimere i propri sentimenti. Tali concezioni
fanno da sfondo e da presupposto alle opere di questo periodo: Incursione
(1853), Il taglio del bosco (1855), I cosacchi (1852-63), il ciclo
dei tre Racconti di Sebastopoli (1855-56). In quest'ultima opera, in
particolare, Tolstoj riversò la propria esperienza della guerra, esprimendone
tutto l'orrore, ma insieme esaltando l'eroismo dei soldati semplici contrapposto
alla vanità degli alti ufficiali. Dopo la caduta di Sebastopoli, Tolstoj
abbandonò la carriera militare e fece ritorno a Pietroburgo (1856); trasferitosi
a Parigi e poi in Svizzera, dal 1857 al 1860 soggiornò in Germania, ancora in
Svizzera, in Francia, in Belgio, in Inghilterra e infine in Italia. La scrittura
continuava intanto a rappresentare per Tolstoj l'attività principale; agli anni
dei viaggi risalgono Due ussari (1856), La tormenta (1856),
Lucerna (1857), Albert (1857-58), Tre morti (1859),
Felicità domestica (1858-59). Il triennio 1859-62 rappresentò una lunga
pausa nell'attività letteraria, interrotta solo dal racconto Polikuska
(1862), durante la quale, arricchito dalle realtà conosciute all'estero, tentò
di concretizzare i propri ideali pedagogici, spinto dall'urgenza di fare
qualcosa di buono e di utile per i ceti più poveri e influenzato dall'ideologia
populista diffusasi presso la classe intellettuale russa. Unitosi in matrimonio
nel 1862 con Sofija Andreeevna Bers, molto più giovane di lui, e dalla quale
avrebbe avuto 13 figli, abbandonò poco dopo l'insegnamento per tornare a
scrivere, pubblicando le commedie Il nichilista (1865) e Una famiglia
contagiata (postumo, 1926) e iniziando la stesura de L'anno 1805, di
cui nel 1865 pubblicò la prima parte. Tra il 1867 e il 1869 lo scrittore si
dedicò unicamente alla continuazione del romanzo che, più volte modificato,
apparve su rivista con il titolo Guerra e pace. Sullo sfondo
dell'offensiva napoleonica in Russia e della sconfitta delle truppe francesi, il
romanzo narra le vicende di alcune famiglie della nobiltà russa, animando la
descrizione realistica e la narrazione dei fatti storici con una vivace analisi
interiore dei personaggi, capace di cogliere la mobile dialettica dell'anima
umana e la varietà dei sentimenti e delle passioni. Personaggi e sfondo storico,
quotidianità ed epos si fondono armoniosamente, in una storia che privilegia e
che indica come ideale da perseguire la semplicità dell'anima e la naturalezza
dei sentimenti. Il romanzo attirò inizialmente su Tolstoj aspre critiche da
parte degli storici per la sua interpretazione dei fatti che, contro le
affermazioni della storiografia ufficiale, lanciava pesanti accuse a tutto lo
Stato Maggiore dell'esercito russo (con l'eccezione di Kutuzov) e, più in
generale, per la concezione di storia proposta, come risultato non tanto delle
decisioni di un singolo uomo, seppure grande e potente come Napoleone, quanto
come frutto collettivo dei sentimenti e delle azioni di un intero popolo. Gli
anni che seguirono la pubblicazione del romanzo furono segnati da numerosi lutti
e da una profonda stanchezza, che spiegano il lungo silenzio dello scrittore,
relegato in solitudine nella sua tenuta di Jasnaja Poljana e occupato in
numerose letture (Omero, Platone, Schopenhauer) e nello studio del greco, oltre
che nel lavoro dei campi. Tornato con entusiasmo all'attività pedagogica,
Tolstoj si propose di scrivere un libro nel quale fosse contenuto tutto il
necessario per la formazione, umana e culturale, del bambino; stese quindi il
Sillabario (1872) e i Quattro libri di lettura (1875), criticati
dagli specialisti ma accolti favorevolmente dai lettori. La ripresa
dell'attività creativa coincise con l'inizio della stesura di Anna
Karenina (1873), che dopo abbandoni e modifiche fu pubblicato in rivista tra
il 1875 e il 1877 e in volume nel 1878. Anche in questo nuovo capolavoro,
accolto con entusiasmo dal pubblico, Tolstoj seppe conciliare analisi
psicologica dei personaggi e struttura narrativa, dando ancora una volta voce,
sullo sfondo di un grande quadro di vita contemporanea, alle proprie idee e ai
propri dissidi interiori. Semplicità e naturalezza, indicati da Tolstoj come
ideali da perseguire, sono incarnati nel personaggio di Anna, figura che nel
passaggio delle varie redazioni del romanzo acquistò un'evidenza sempre più
marcata; proprio a causa della sua esigenza di sincerità e per il rifiuto delle
rigide convenzioni sociali, frutto di menzogna e falsità, viene rifiutata e
condannata dalla società. Frutto di un tormentato travaglio, il romanzo segnò
l'inizio di una nuova, più profonda crisi spirituale di Tolstoj, insoddisfatto
della propria opera e assillato dall'idea di dedicarsi a un'attività vana e
inutile, costretto in una cerchia sociale estranea e avvertita come superficiale
e ostile. La convinzione che il senso della vita e la verità si possano trovare
solo tra il popolo, cioè in una vita conforme alla natura, è sottesa al nuovo
romanzo, Confessione, scritto fra 1879 e 1880 e pubblicato nel 1884.
Assillato dall'idea di dover propagare tale verità, Tolstoj abbandonò
l'ortodossia e si convertì al Vangelo, il cui spirito sarebbe stato tradito
dalla dottrina della Chiesa. Si dedicò alla stesura di studi e saggi sul
problema morale e religioso, battendosi contro ogni forma di dogmatismo, contro
la guerra, contro i sistemi politico ed economici contemporanei: Critica
della teologia dogmatica (1880), In che cosa consiste la mia fede
(1884), Sulla vita (1887), La Chiesa e lo Stato (1891), La
dottrina cristiana (1898), Non uccidere (1907), Non posso
tacere (1910). Cercò quasi con ossessione nuovi contatti con il popolo,
dando vita a numerose iniziative di aiuto e soccorso (per esempio, finanziando
l'emigrazione in Canada degli appartenenti alle sette dei molokane e dei
duchiborcy) e prospettando il problema della cessione della terra ai contadini.
Considerato elemento pericoloso, nel 1901 Tolstoj fu scomunicato dal Sinodo,
mentre molti dei suoi scritti furono vietati dalla censura. Nel frattempo
elaborò una nuova concezione dell'arte e dell'estetica, subordinata all'etica
(Che cos'è l'arte?, 1897-98), e in particolare dell'arte cristiana,
valida solo in quanto edificante, in quanto cioè costituisce un aiuto per vivere
una buona vita. A tale concezione sono legati i numerosi racconti scritti da
Tolstoj dopo il 1881; tuttavia, nonostante il teorico rifiuto dell'arte
dichiarato dallo scrittore, negli stessi anni Tolstoj si dedicò anche a opere di
maggior respiro e di ben altro valore artistico, che rivelano un'inesauribile
vena narrativa e un'ancor più matura capacità analitica: il dramma Il potere
delle tenebre (1886); il racconto, fra i migliori di Tolstoj, La morte di
Ivan Il'ic (1886), dramma di un uomo solo di fronte alla morte;
Cholstomer (1885), sui costumi della buona società del tempo; La
sonata a Kreutzer (1891), violento attacco all'amore sensuale; infine, il
romanzo Resurrezione (1889-99), l'ultima grande opera di Tolstoj,
incentrato sul disperato tentativo del protagonista di riscattare le colpe della
propria giovinezza, sullo sfondo di una rappresentazione negativa e polemica
della società russa, in tutte le sue istituzioni. Anche negli ultimi anni la
scrittura occupò Tolstoj, che tuttavia preferì non pubblicare le opere di
narrativa (E la luce splende nelle tenebre, 1896; Il diavolo,
1889-90; Padre Sergij, 1890-98; Il cadavere vivente, 1900),
attribuendo una maggior importanza alle raccolte di pensieri Pensieri di
saggi per ogni giorno (1906) e Per tutti i giorni (1907). Solo nel
1912 si decise a dare alle stampe Chadzsi-Murat, la cui stesura lo aveva
occupato per lunghi anni, tra il 1896 e il 1904; con questo racconto, che segnò
il ritorno ai temi degli esordi, si chiuse il ciclo della narrativa tolstoiana.
Negli anni seguenti Tolstoj fu sempre più tormentato e ossessionato dalla
preoccupazione di vivere incoerentemente con i principi predicati; infine,
desideroso di una vita solitaria e nascosta, purificata da ogni superficialità
mondana, in un estremo sforzo di coerenza fuggì abbandonando la famiglia, ma,
ammalatosi, morì poco dopo la fuga (Jasnaja Poljana 1828 - Astapovo, od. Lev
Tolstoj, Lipeck 1910).