Pseudonimo di Ariel Shinerman. Militare e uomo
politico israeliano. Proveniente da una famiglia di immigrati russi, nacque in
Palestina, quando la terra era un Protettorato britannico. Entrò giovanissimo
nell'Haganà, il futuro esercito dello Stato di Israele, compiendo una rapida
carriera: nel 1953 diresse l'unità speciale 101 contro il terrorismo, che fu
artefice di una serie di spedizioni del terrore, e nel 1964 divenne generale
comandante del Comando Nord. Dal 1958 al 1962, mentre frequentava la facoltà di
Giurisprudenza all'università di Tel Aviv, fu comandante della brigata di
fanteria e, quindi, comandante della scuola di fanteria. Distintosi per
intelligenza tattica nella guerra dei Sei giorni (1967), ebbe una parte attiva
nel conflitto contro l'Egitto (1969-70). Nel 1971 Sharon si dedicò alla lotta
contro il terrorismo palestinese nella Striscia di Gaza ma, a causa dei suoi
metodi eccessivamente violenti, venne sollevato dall'incarico dal Tribunale
militare. Durante la guerra del Kippur (1973) si mise in luce per le sue
capacità strategiche. Eletto al Parlamento nelle file del Likud nel dicembre
1973, fu capo dei servizi di sicurezza del primo ministro Yitzhak Rabin dal 1975
al 1976, anno in cui fondò il partito Shlomzion, fusosi poi con Herut. Nominato
ministro dell'Agricoltura e presidente della Commissione interministeriale per
gli insediamenti israeliani nei Territori nel Governo Begin (1977), Sharon
promosse un programma di insediamento dei coloni in Cisgiordania, avviando la
sua ascesa politica. Eletto ministro della Difesa nel 1981, l'anno successivo
favorì l'invasione del Libano al fine di rimuovere l'OLP da Beirut e dalle zone
meridionali del Paese e fu artefice della strage di migliaia di Palestinesi nei
campi profughi di Sabra e Chatila. Condannato dalla Commissione d'inchiesta
istituita in Israele, nel 1983 dovette rassegnare le dimissioni dall'incarico di
ministro. Dopo la caduta del Governo Begin, fu ministro dell'Industria e del
Commercio (1985-90) e quindi dell'Edilizia e della Abitazioni (1990-92) nel
Gabinetto Shamir. All'opposizione con i Governi Rabin e Peres (1992-96), fu
nominato ministro delle Infrastrutture (1996) e degli Esteri (1998) nel Governo
Netanyahu. In seguito alla vittoria del laburista Ehud Barak alle elezioni del
1999, Sharon assunse la leadership del Likud al posto del dimissionario
Netanyahu. La sua visita alla Spianata delle moschee a Gerusalemme (2000) fu
interpretata dai Palestinesi come una provocazione e scatenò la seconda
Intifada. La violenza crescente che ne conseguì spinse gli Israeliani a votare,
nelle elezioni politiche del febbraio 2001, per Sharon, sostenitore di una linea
di dura repressione nei confronti dei Palestinesi, tanto da essere
soprannominato "falco" o "bulldozer". Il neo premier attuò da subito la tattica
della rappresaglia come risposta agli attacchi suicidi palestinesi e si oppose a
qualsiasi negoziazione con il presidente dell'ANP Arafat, reputato colluso con
il terrorismo. La politica repressiva del Governo Sharon fu premiata alle
elezioni anticipate del gennaio 2003, che decretarono il netto trionfo del Likud
e del premier. In seguito alla nomina di Abu Mazen a primo ministro palestinese
(marzo 2003), Sharon pose la mediazione nella questione medio-orientale come uno
degli obiettivi primari e si dichiarò disponibile a dialogare con il neo premier
palestinese. In maggio espresse il proprio assenso all'adozione della "Road
Map", il piano di pace proposto da Stati Uniti, Unione europea, Russia e ONU che
prevedeva la costituzione di uno Stato palestinese entro il 2005. Nel 2005
sostenne il piano di sgombero dei coloni israeliani dalla Striscia di Gaza e
dalla Cisgiordania. Questa nuova linea politica innescò aspre polemiche da parte
delle frange ebraiche più oltranziste e creò profondi dissidi all'interno del
Likud, tanto che nel mese di novembre Sharon abbandonò il partito e costituì la
nuova formazione politica di centro Kadima ("avanti"). Ricoverato in ospedale
nel dicembre 2005 per un ictus, nel gennaio 2006 fu colpito da una grave
emorragia cerebrale e fu sottoposto a più interventi chirurgici. I poteri furono
trasferiti al vice premier, il ministro delle Finanze Ehud Olmert (n. Kefer
Malal, deserto del Negev 1928).