Filosofo e scrittore francese. Orfano di padre,
trascorse l'infanzia presso i nonni materni, entrando precocemente in contatto,
come lui stesso ebbe a ricordare in Le parole (1964), con la letteratura
francese e tedesca. Dopo aver seguito la madre a La Rochelle e aver lì ottenuto
il baccalauréat (1922), nel 1924 si trasferì a Parigi, essendo stato ammesso
all'Ecole Normale Supérieure; ebbe così modo di conoscere P. Nizan, R. Aron e,
soprattutto, Simone de Beauvoir, cui restò legato tutta la vita. Ottenuta nel
1929 l'abilitazione, nel decennio successivo, fatto salvo il biennio 1933-34 nel
corso del quale usufruì di una borsa presso l'Istituto francese di Berlino,
insegnò Filosofia nei licei a Le Havre e Parigi. Contemporaneamente portò avanti
i suoi studi sulla Fenomenologia e sull'Esistenzialismo e pubblicò alcuni saggi
filosofici (L'immaginazione e La trascendenza dell'ego, entrambi
del 1936), il romanzo La nausea (1938) e la raccolta di novelle Il
muro (1939). Chiamato alle armi (1939), fu prigioniero dei Tedeschi fino al
1941, allorché, liberato, tornò in Francia. Di quegli anni è la pubblicazione de
L'essere e il nulla (1943) e del suo primo dramma teatrale Le
mosche (1943), ma anche quel ripensamento del ruolo dell'intellettuale che
lo avrebbe spinto nell'immediato a partecipare alla Resistenza e che ne avrebbe
da allora caratterizzato la vita e la produzione filosofico-letteraria. Così,
dopo la fondazione della rivista "Les temps modernes" (1945) e la pubblicazione
dell'opera divulgativa L'esistenzialismo è un umanismo (1946), di alcuni
drammi teatrali impegnati (A porte chiuse, 1945; La sgualdrina
timorata, 1946; Morti senza tombe, 1946; Le mani sporche,
1948) e del ciclo di romanzi rimasto incompiuto Les chemins de la liberté
(L'età della ragione, 1945; Il rinvio, 1945; La morte
nell'anima, 1949), diede vita al Rassemblement Démocratique Révolutionnaire
(1947-49). Questo partito, che voleva essere alternativo tanto al Gaullismo
quanto allo Stalinismo, ebbe, però, uno scarso successo elettorale e fu presto
sciolto. Sartre, intanto, si andava avvicinando alle posizioni marxiste,
rispetto alle quali, tuttavia, negli anni seguenti mantenne sempre un margine di
autonomia, come testimoniano i saggi I comunisti e la pace (1952-54) e
Critica della ragione dialettica (1960). Il suo essere un "compagno di
strada critico" gli procurò critiche sia da destra sia da sinistra e provocò le
celebri rotture con A. Camus (1952) e con M. Merleau-Ponty (1953). Negli anni
Cinquanta e Sessanta, Sartre intervenne sulle maggiori questioni politiche del
tempo: si schierò a favore dell'Indocina nel 1953; tuonò contro l'intervento
sovietico in Ungheria nel 1956, rompendo così con il Partito comunista francese;
sostenne la causa dell'indipendenza algerina a partire dal 1960; denunciò i
crimini di guerra statunitensi nel Vietnam, divenendo nel 1967 anche presidente
del Tribunale Russell; si scagliò contro la repressione sovietica in
Cecoslovacchia nel 1968; si allineò sulle posizioni della sinistra
extraparlamentare in occasione del maggio francese. Fu quindi direttore di "La
cause du peuple" (dal 1970), "Révolution" (dal 1971) e "Libération" (dal 1973),
alternando fino alla morte l'azione politica e l'attività letteraria. Nel 1964
gli venne conferito il premio Nobel per la letteratura. Partendo dalla
Fenomenologia di E. Husserl e dall'Esistenzialismo di M. Heidegger, Sartre, nei
primi scritti, elabora un'analisi esistenziale in cui la coscienza si rivela
come riproducente in sé il nulla dell'essere e la condizione umana finisce per
essere caratterizzata da un'assoluta libertà che conduce all'angoscia e allo
scacco. Questo pessimismo radicale viene attenuato nel dopoguerra attraverso una
reinterpretazione della libertà in termini di responsabilità etica e politica
nei confronti della società e della storia. In questo senso, si può capire
l'avvicinamento di Sartre al Marxismo, del quale pure egli critica il dogmatismo
e rifiuta l'economicismo e il materialismo dialettico; secondo Sartre, occorre
piuttosto integrare la prospettiva marxista con quella esistenzialista, in
quanto questa è in grado di fornire un'antropologia e una teoria del soggetto di
cui quella è priva. Queste tematiche si ritrovano, nella loro sostanza, nella
produzione letteraria sartriana, sebbene col passare degli anni Sartre si
preoccupi di porre in luce le differenze tra comunicazione filosofica (che è
semplice trascrizione del pensiero e non richiede ricerca formale) e
comunicazione letteraria (che esige questa ricerca formale in grado di
attribuire materialità alle parole) (Parigi 1905-1980).