Scrittore italiano. Compiuti i primi studi nella sua
città natale fino all'età di 15 anni, nel 1878 si iscrisse al Regio Istituto
Tecnico e Nautico di Venezia, senza tuttavia ottenere il diploma di capitano di
marina. Rientrato a Verona, nel tempo libero si dedicò alla stesura di poesie e
racconti d'avventura, ispiratigli dalla lettura delle opere di J. Verne, R.L.
Stevenson e A. Dumas padre. Nel 1883 riuscì a pubblicare sulla rivista milanese
di avventure e di viaggi "La Valigia" il racconto I selvaggi della
Papuasia e iniziò a collaborare con il giornale veronese "La Nuova Arena",
sulle cui colonne, nello stesso anno, uscì La Tigre della Malesia. Nel
1884 "L'Arena" pubblicò a puntate il suo romanzo Tay-See, nuovamente
edito anni dopo con il titolo La rosa del Dong-Giang, che riscosse
notevole successo di pubblico. La sua prima opera pubblicata in volume fu La
favorita del Mahdi (1887). Nonostante l’unico viaggio che Salgari avesse
intrapreso fosse una navigazione di tre mesi lungo l’Adriatico a bordo
dell’"Italia Una" durante gli anni di studio, questa noiosa spola marittima fu
sufficiente ad alimentare una delle più fertili fantasie della letteratura
mondiale. Da allora egli si dedicò esclusivamente alla letteratura d'avventura e
nell'arco di oltre 20 anni scrisse 85 romanzi e più di 100 racconti; ne lasciò
incompiuti altri, alcuni dei quali furono portati a termine da Luigi Motta e
pubblicati postumi (I cacciatori del Far West, 1925; Lo scettro di
Sandokan, 1928). I suoi libri più fortunati raggiunsero in breve tempo
tirature impensabili per l'epoca: i romanzi della serie malesiana (fra cui I
misteri della giungla nera, 1895; I pirati della Malesia, 1896; Le
tigri di Mompracem, 1899; Sandokan alla riscossa, 1907) e quelli del
ciclo dei corsari (fra i quali il celeberrimo Il corsaro nero, 1899, e
La regina dei Caraibi, 1901) superarono le 85.000 copie. Nel 1892 Salgari
si trasferì a Cuorgné, perché suo editore era divenuto il torinese Speirani,
specializzato nella letteratura per ragazzi. Tra il 1896 e il 1900 Salgari visse
a Genova, dove abitava l'editore tedesco Donath con il quale aveva firmato un
contratto in esclusiva. Nonostante avesse raggiunto una certa fama, al suo
ritorno a Torino nel 1900 Salgari fu accolto con ostilità. Vessato da difficoltà
economiche e dai continui disturbi di salute mentale della moglie, nel 1910
tentò una prima volta il suicidio; l'anno successivo, pochi mesi dopo il
ricovero in manicomio della consorte, Salgari si tolse la vita, come già aveva
fatto suo padre nel 1889 e come avrebbe fatto suo figlio Romero nel 1931. I suoi
romanzi continuano a essere fra i più letti della letteratura per ragazzi e si
segnalano per la ricchezza e il vigore espressivo del suo mondo immaginario, la
rapidità dell'azione, l'evocazione di mari e nature lontane e selvagge, i
ritratti di personaggi eroici le cui gesta muovono da valori eterni come
l'amicizia, il coraggio, il senso dell'onore e della giustizia. Fin dalla loro
prima pubblicazione, i libri di Salgari ispirarono illustratori e fumettisti; in
tempi più recenti hanno fornito abbondante materiale a registi cinematografici e
televisivi (Verona 1862 - Val San Martino, Torino 1911).