PUTIN, VLADIMIR

Uomo politico russo. Conseguita la laurea in Giurisprudenza nel 1975 all'università di San Pietroburgo, fin da ragazzo nel tempo libero si dedicò alla pratica del sambo e dello judo, divenendo poi maestro di entrambe le discipline sportive. Dal 1975 al 1991 fu membro del KGB. All'interno dei servizi segreti sovietici svolse attività di controspionaggio, prima in Unione Sovietica, poi (dal 1985) in Germania Est. In seguito alla caduta del muro di Berlino (1989) tornò nella sua città natale. Ottenuto l'incarico di capo del Comitato internazionale dell'ufficio del sindaco di San Pietroburgo nel 1991, fu vice-sindaco della stessa città dal 1994 al 1996, affiancando il sindaco Anatoli Sobciak. In questa veste propugnò una serie di riforme economiche e politiche: favorì gli investimenti stranieri, in particolare tedeschi, introdusse la borsa valutaria, vigilò sulla costituzione di joint ventures e curò le privatizzazioni delle vecchie aziende sovietiche. Con la sconfitta di Sobciak alle elezioni del 1996, Putin si trasferì a Mosca, dove ebbe inizio la sua ascesa ai vertici dell'amministrazione russa: fedele sostenitore di Boris Eltsin, nel 1996 fu vice-gestore dei beni immobiliari del Cremlino, nel 1998-99 capo del Servizio federale di sicurezza (FSB) - il nuovo organismo sorto sulle ceneri del KGB -, e nel 1999 capo del Consiglio di sicurezza presidenziale. Eletto primo ministro nel Governo Eltsin nell'agosto 1999, riscosse i favori del popolo russo grazie all'immagine di uomo forte, in grado di far uscire il Paese dalla pesante crisi politica, economica e sociale, e al pugno di ferro utilizzato contro la Cecenia. In seguito alle improvvise dimissioni rassegnate da Eltsin il 31 dicembre 1999, nel gennaio 2000 Putin assunse la presidenza ad interim della Russia e, sfruttando l'ondata nazionalista alimentata dal conflitto ceceno, stravinse le elezioni presidenziali del 26 marzo 2000 al primo turno con il 52,6% dei voti, divenendo il secondo presidente della Russia democraticamente eletto. Il neo premier si pose come obiettivo primario la ricostruzione di una Russia forte, con una presidenza potente e un'economia florida. Combatté con determinazione il separatismo in Cecenia, distruggendo Grozny e massacrando la popolazione cecena, e rafforzò l'esercito allo scopo di reinserire la Russia nel novero delle grandi potenze. Attuò una politica autoritaria e centralistica, nominando di persona i governatori regionali (che con Eltsin si erano spesso sostituiti al potere centrale) e riducendo drasticamente la loro autonomia, quella della Duma e del potere giudiziario. In breve paralizzò l'opposizione, controllò tutti i mezzi di informazione e portò ai vertici di quasi tutte le più importanti compagnie energetiche del Paese i suoi uomini più fidati, detenendo di fatto il controllo diretto di tutta l'energia della Russia. L'intransigenza del "presidente-zar" (soprannome con cui è conosciuto per il suo autoritarismo) si manifestò anche in occasione del tragico incidente del sottomarino nucleare Kursk (agosto 2000), dell'attacco terroristico ceceno al teatro di Mosca (ottobre 2002) e del sequestro delle 1.200 persone nella scuola di Beslan (settembre 2004). Politico contraddittorio, Putin contrappose ai metodi decisamente antiliberali utilizzati all'interno del suo Paese un piano modernizzatore in ambito internazionale, operando un'apertura verso l'Occidente: nell'aprile 2000 ratificò il trattato START-2 sulla riduzione delle armi atomiche; nel maggio 2002 sottoscrisse con il presidente statunitense Bush un accordo sulla riduzione degli armamenti nucleari; nello stesso mese firmò uno storico accordo, nella base militare di Pratica di Mare (alle porte di Roma), con i leader dei Paesi membri della NATO che segnò l'ingresso ufficiale di Mosca nell'Alleanza Atlantica. Nel 2003 si oppose alla guerra in Iraq. Grazie alla politica fortemente autoritaria di Putin, il suo partito Russia Unita ottenne una schiacciante vittoria (37,1% dei voti) alle elezioni parlamentari tenutesi il 7 dicembre 2003. Il premier uscente fu riconfermato alla presidenza della Russia alle elezioni presidenziali del 14 marzo 2004, aggiudicandosi il 71,2% dei voti. Nell'aprile 2005 Putin effettuò un viaggio in Medio Oriente, primo leader russo in visita ufficiale a Gerusalemme (n. Leningrado, od. San Pietroburgo 1952).
Ritratto del premier russo Vladimir Putin

 

 

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