PAOLO VI, PAPA

Al secolo Giovanni Battista Montini. Compiuti gli studi classici, fu ordinato sacerdote nel 1920; nello stesso anno si trasferì a Roma e tra il 1922 e il 1924 ottenne le lauree in Diritto canonico e civile e in Filosofia. Dopo un breve periodo trascorso presso la nunziatura di Varsavia, fu chiamato nel 1925 alla segreteria di Stato vaticana e dal 1925 al 1933 fu assistente ecclesiastico nazionale della FUCI. Durante la seconda guerra mondiale svolse un'intensa attività nell'Ufficio informazioni del Vaticano per ricercare notizie su soldati e civili. Dal 1937 al 1955 fu sostituto e poi prosegretario alla segreteria di Stato, stretto collaboratore di Pio XI e Pio XII. Nominato arcivescovo di Milano nel 1955, svolse un'attività intensa e di alto valore pastorale, occupandosi sia del mondo della cultura sia di quello del lavoro e delle periferie, dei problemi dell'immigrazione e della missione evangelizzatrice. Nel 1958 fu il primo cardinale creato da papa Giovanni XXIII. Figura di mediazione tra curiali conservatori e progressisti, fu eletto papa il 21 giugno 1963, succedendo a papa Roncalli. Uomo riservato, di vasta cultura e legato a un'intensa vita spirituale, proseguì il percorso innovativo iniziato da Giovanni XXIII, finalizzato al dialogo con il mondo laico e cone le altre confessioni cristiane e non. Portò a compimento il Concilio Vaticano II con grande capacità di mediazione, garantendo la solidità dottrinale cattolica in un periodo di rivolgimenti ideologici e aprendosi verso i temi del Terzo Mondo e della pace. Il programma del suo pontificato fu espresso nell'enciclica Ecclesiam suam (1964). Paolo VI effettuò la scelta, allora rivoluzionaria, di compiere viaggi nel mondo (fu il primo pontefice a visitare tutti i cinque continenti), secondo una volontà di dialogo che apparisse concretamente. Enormi furono i progressi in campo ecumenico, dalla revoca reciproca delle scomuniche tra Roma e Costantinopoli agli incontri con il patriarca Atenagora e con l'arcivescovo di Canterbury, alla visita al Consiglio mondiale delle Chiese a Ginevra. Secondo lo spirito del Concilio, creò i due segretariati per i non cristiani e i non credenti, riformò le strutture del governo centrale della Chiesa, trasformò il Sant'Uffizio nella Congregazione per la Dottrina della Fede, abolì l'Indice dei libri proibiti, istituì il sinodo dei vescovi. Riformò la curia e la corte pontificia, rivide la procedura relativa al conclave e agì per una maggiore universalità della Chiesa, anche attraverso l'elezione di 144 cardinali, appartenenti alle nuove Chiese di tutti i continenti, incrementando la presenza di prelati non italiani fra i membri della curia romana. Inoltre introdusse i limiti di età per vescovi e cardinali (superati i quali essi non possono partecipare a un conclave). Promotore dei processi di canonizzazione sia di Pio XII sia di Giovanni XXIII, nel 1970 dichiarò per la prima volta dottori della Chiesa due donne: santa Teresa d'Avila e santa Caterina da Siena. Oltre alla prima enciclica già citata, Paolo VI ne emanò altre sei: Mense maio (1965), per la conclusione del Concilio; Mysterium fidei (1965), dedicata al sacramento eucaristico; Christi matri (1966), sul bisogno di pace e di giustizia; Popolorum progressio (1967), sulla giustizia sociale e sui rapporti tra le Nazioni ricche e i Paesi in via di sviluppo; Sacerdotalis coelibatus (1967), per il mantenimento del celibato sacerdotale nella chiesa latina. Quest'ultima, insieme a Humanae vitae (1968) sul controllo delle nascite, che consentiva ai cattolici solo l'adozione di metodi naturali, suscitò numerose polemiche anche internamente alla Chiesa. Inoltre Paolo VI realizzò con impegno e coerenza la riforma liturgica voluta dal Concilio. Adottò alcuni atti formali, quali l'abolizione della guardia palatina, per eliminare ogni traccia di potere temporale dal Papato, sottolineandone la natura di magistero esclusivamente spirituale (Concesio, Brescia 1897 - Castel Gandolfo, Roma 1978).
Un'immagine di Papa Paolo VI


 

 

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