GORBACIOV, MICHAIL

Uomo politico sovietico. Cominciò la sua carriera politica come membro del Komsomol (Lega dei giovani comunisti) nel 1946. Conseguita la laurea in Legge nel 1955, a cui si sarebbe aggiunta quella in Economia agraria (1967), durante gli anni dell'università si iscrisse al Partito comunista (1952). Nel 1970 fu eletto primo segretario del comitato del partito nel territorio di Stavropol ed ebbe modo di conoscere Mikhail Suslov, allora il principale ideologo del partito, che agevolò la sua rapida ascesa ai vertici del potere sovietico, fino all'arrivo, nel 1979, nel Politburo, di cui diventò uno dei membri più influenti. Trasferitosi a Mosca, nel marzo 1985 fu eletto segretario generale del PCUS, l’incarico più alto nella gerarchia di partito e nel Paese. La politica di Gorbaciov si concentrò sulla modernizzazione tecnologica, sull'aumento di efficienza della produzione e sullo snellimento dell'ingombrante burocrazia statale, obiettivi raggiungibili solo con una riforma profonda del sistema statale dell'URSS, prima di tutto scalfendo il ruolo accentratore del Partito comunista. Nel 1987 Gorbaciov aprì una nuova fase di riforme all'insegna dei concetti-base di perestrojka (rinnovamento) e glasnost (trasparenza d'informazione), parole che sintetizzarono il tentativo di liberalizzare e democratizzare il sistema sovietico. Attuò una politica finalizzata all'ampliamento della libertà di espressione, allo smantellamento del monopolio politico del Partito comunista con l'introduzione di più candidati e dello scrutinio segreto alle elezioni, all'adozione di meccanismi di mercato nella pianificazione dell'economia. Alle riforme interne Gorbaciov fece seguire una politica estera che puntò alla fine della "guerra fredda"; essa ebbe importanti ripercussioni, quali l'avvicinamento agli Stati Uniti, le proposte di disarmo bilaterale e i grandi rivolgimenti politici verificatisi nel corso del 1989 nei Paesi dell'Europa orientale. Molto importante anche il ripristino delle relazioni diplomatiche con il mondo cattolico, culminato nell'incontro fra Gorbaciov e il papa nel novembre 1989 a Roma. Ma l'ondata riformatrice voluta da Gorbaciov fece deflagrare tutto il sistema di alleanze dell'URSS. Tra il 1989 e il 1990 il leader sovietico dovette affrontare le tendenze indipendentiste manifestatesi in diverse Repubbliche sovietiche (Armenia, Azerbaigian, Lituania). Nonostante queste difficoltà, egli proseguì sulla strada delle riforme, proponendo al Comitato Centrale l'abolizione del ruolo guida del PCUS. Il 15 marzo 1990 fu eletto presidente dell'Unione Sovietica dal Congresso dei rappresentanti del popolo dell'URSS, il primo Parlamento costituito sulla base di libere elezioni nella storia dell'Unione Sovietica. Nell'ottobre dello stesso anno fu insignito del premio Nobel per la pace, a riconoscimento del suo fondamentale ruolo di riformatore e leader politico mondiale. Sul piano interno Gorbaciov dovette affrontare l'opposizione politica dei riformisti radicali e dei conservatori, oltre a una pesante crisi economica, originata dalla stagnazione delle precedenti leadership. Abbandonato dai fedelissimi della perestrojka, nell'agosto 1991 fu vittima di un golpe, guidato dalle forze conservatrici. Fallito il colpo di Stato, Gorbaciov riprese in mano il potere ma, indebolito politicamente dagli eventi, in dicembre sciolse il PCUS; il 25 dicembre 1991 si dimise dalla presidenza dell'URSS, mentre 11 Repubbliche dell'Unione Sovietica davano vita alla nuova Comunità di Stati indipendenti. Gorbaciov ottenne l’Ordine della Bandiera Rossa del Lavoro, tre Ordini di Lenin, molte onorificenze e riconoscimenti sovietici e internazionali e numerose lauree honoris causa da università di tutto il mondo (n. Privolnoye, Territorio di Stavropol, Russia 1931).
Michail Gorbaciov


 

 

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