CLAY, CASSIUS

Pugile statunitense. Originario di una famiglia modesta (il padre dipingeva insegne, la madre era domestica), fu avviato alla boxe dall'età di 12 anni. Ottimo incassatore, dotato di eccezionale agilità e jab tagliente, da dilettante vinse 6 Kentucky Golden Gloves, 2 Campionati nazionali della lega AAUE, 2 corone del National Golden Gloves e la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Roma nella categoria dei medio-massimi. Passato al professionismo (1960), nel 1964 si laureò campione del mondo dei pesi massimi battendo il quotatissimo Sonny Liston, steso alla 7a ripresa. Nei due anni successivi, Clay difese il titolo con successo in nove occasioni, ma nel 1967 ne venne privato a causa del suo rifiuto di compiere il servizio militare. Erano gli anni della guerra in Vietnam e della lotta per i diritti degli afroamericani e Cassius Clay abbracciò la fede islamica, diventando Muhammad Ali. Tornato nuovamente sul ring nel 1970, nel 1971 subì la prima sconfitta della carriera per mano di Joe Frazier, che lo batté in 15 round impedendogli di riconquistare la corona mondiale dei massimi. La rivincita si consumò nel 1974, quando Ali vinse al termine di una straordinaria battaglia di potenza e agilità. Leggendario fu anche l'incontro di Kinshasa (Congo) tra Ali e George Foreman disputato per la prima volta da due pugili di colore su suolo africano, che si concluse con la vittoria per k.o. all'8a ripresa del pugile di Louisville. Ali avrebbe conservato il titolo per quattro anni, difendendolo con successo per dieci volte, finché nel febbraio 1978 fu sconfitto da Leon Spinks, contro cui si prese la rivincita sette mesi più tardi, riconquistando la corona dei massimi per la terza volta. Da allora cominciò il declino del grande pugile statunitense che, dopo essere stato sconfitto per k.o. da Larry Holmes nel 1980, nel 1981 combatté il suo ultimo incontro, perso per mano di Trevor Berbick, ritirandosi definitivamente dall'agonismo. Rimasto negli anni un simbolo della lotta pacifista e della causa dei diritti civili, nel 1990, durante la crisi del Golfo, fu ambasciatore di pace presso Saddam Hussein. Ai Giochi di Atlanta del 1996, nonostante la grave malattia che lo colpì proprio a causa della passata attività pugilistica (i troppi traumi subiti negli incontri gli provocarono il morbo di Parkinson), ebbe l'onore di accendere la fiamma olimpica (n. Louisville, Kentucky 1942).

 

 

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