Regista e attore cinematografico inglese. Tra i
più grandi del cinema di tutti i tempi, Charlot (nomignolo con cui è conosciuto)
trascorse l'infanzia nei sobborghi londinesi. Dopo avere lavorato nella troupe
di Fred Karno, sostenitore della grande tradizione della pantomima inglese,
approdò a Hollywood a 23 anni e nel 1914 interpretò una serie di film comici
settimanali per la Keystone, la ditta di Mack Sennett. Qui Charlot inventò
l'omino dai pantaloni troppo larghi, dalle scarpe troppo lunghe, dai baffetti a
spazzola, stretto in una giacchetta lisa e galante, con una bombetta e un
bastone di bambù sempre per aria. L'ispirazione di questo personaggio gli era
nata osservando gli snob declassati a Londra. Il suo vagabondo, che vive in
preda all'eterna paura di un nemico simboleggiato dal poliziotto, da cui si
salva ogni volta con gli ironici sgambetti dell'ingegno, è un misto di innocenza
e di malizia. Nacquero così
Charlot boxeur,
Charlot vagabondo,
Charlot apprendista,
Charlot inserviente di banca,
Charlot al
teatro. Nel 1915 firmò un contratto con la Essanay e dal 1916 al 1918 lavorò
per la Mutual, con cui girò
Charlot caporeparto,
Charlot pompiere,
Il vagabondo,
Charlot rientra tardi,
Charlot conte,
Charlot usuraio,
Charlot macchinista,
Charlot al
pattinaggio,
La strada della paura,
Charlot fa una cura,
Charlot emigrante,
L'evaso. Nel 1918, ormai famosissimo, ottenne
il celebre contratto da un milione di dollari con la First National, per cui
produsse
Vita da cani e
Charlot soldato. Nel 1919 fondò, insieme a
Douglas Fairbanks, Mary Pickford e David Wark Griffith, la United Artists, che
gli garantì la completa libertà produttiva, e divenne il regista di se stesso e
lo scrittore di tutte le sue trame. Nel 1921 Chaplin creò il suo primo
lungometraggio,
Il monello, che riscosse uno strepitoso successo. Dopo il
drammatico
La donna di Parigi (1923), nel 1925 diresse uno dei suoi più
grandi successi,
La febbre dell'oro, il cui tema centrale è la lotta per
la sopravvivenza, e nel 1928 con
Il circo ottenne un premio speciale
nella prima edizione degli Oscar. Opponendosi con tutte le forze al cinema
sonoro, per non spogliare il suo personaggio della poesia del gesto silenzioso,
Charlot realizzò
Luci della città (1931), accompagnato soltanto dal
commento musicale, e
Tempi moderni (1936), dedicati entrambi ai mali
della società capitalistica, che con la la fabbrica a catena intensifica lo
sfruttamento dell'operaio. Satira del Nazismo e del Fascismo fu invece
Il
grande dittatore (1940), in cui Charlot, camuffatosi da Hitler, diede il suo
grande addio con un discorso di sei minuti rivolto all'umanità. Nel dopoguerra
il personaggio si trasformò in
Monsieur Verdoux (1947), che per
sopravvivere uccide, e nel vecchio clown di
Luci della ribalta (1952) -
per la cui colonna sonora nel 1973 ottenne l'Oscar -, memorabile omaggio
all'arte e al vecchio mondo del teatro, con Buster Keaton che gli fa da spalla
nell'indimenticabile sequenza finale. Messo sotto inchiesta da parte del
Comitato per le attività anti-americane, per via delle sue presunte simpatie
comuniste, non poté più tornare negli Stati Uniti. Si stabilì in Europa, dove
realizzò i suoi ultimi film,
Un re a New York (1957) e
La contessa di
Hong Kong (1967). Dopo 20 anni di lontananza, nel 1972, Charlot tornò negli
Stati Uniti, in occasione del conferimento del premio Oscar alla carriera
(Londra 1889 - Vevey, Svizzera 1977).
Charlie Chaplin in “La
febbre dell'oro” (1925) Charlie Chaplin nel film “Il
vagabondo”