Uomo politico romeno. Membro del Comitato nazionale
antifascista già a 15 anni, fu incarcerato per la sua attività nei ranghi della
gioventù comunista; liberato grazie a una insurrezione da lui stesso
organizzata, si rifugiò in Unione Sovietica dove si unì all'Armata Rossa.
Tornato in Romania, divenne nel 1945 membro del Comitato centrale del partito e
intraprese da quel momento una veloce carriera politica, che lo portò a essere
nel 1967 presidente del Consiglio di Stato. Principale artefice di un nuovo
corso della politica romena, Ceausescu rivendicò costantemente l'autonomia del
suo Paese dall'URSS, staccandosi radicalmente da Mosca nel 1983 in seguito al
suo dissenso circa l'installazione di missili sovietici in Germania Orientale e
Cecoslovacchia. Fautore di numerose aperture verso i Paesi occidentali e
orientali disposti a collaborare economicamente con la Romania su un piano di
parità, e aperto in politica estera, Ceausescu operò all'interno del Paese un
rigoroso dogmatismo ideologico e una rigida repressione di ogni libertà civile e
politica. A seguito della violenta sollevazione popolare del 1989, Ceausescu fu
destituito da un Tribunale speciale e condannato a morte insieme alla moglie per
i reati di genocidio e furto di fondi dello Stato (Scorniceti, Valacchia 1918 -
Targoviste 1989).